"Gridatelo dai tetti...."

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

 

Il ministro non è un leader che cattura consensi per farsi il suo gruppo. È uomo di pace, di comunione e di profondo spirito ecclesiale.

Per esprimere in pienezza questa sua funzione il Lettore deve convincersi che il cristianesimo non si riduce ad un insieme di pratiche religiose, ma deve essere un fatto che coinvolge l’esistenza personale trasformata dalla fede vissuta perché l’esistenza è alimentata dalla parola di Dio; il cristianesimo non è una filosofia che ci vuole insegnare a vivere una vita diversa, ma arriva per vivere la nostra vita in un “altro modo”.

Occorre pensare a una formazione del lettore intelligente perché la celebrazione della parola di Dio è un gesto liturgico che ha una sua profonda importanza teologica ed ecclesiale; e il lettore svolge un compito fondamentale che comporta una selezione dei candidati e una “formazione continua”.

Si è creata una confusione di significati sulla parola “leggere” ritenendo che non fosse necessaria alcuna competenza specifica, né che ci si debba preparare, per leggere durante una celebrazione liturgica.

Ma la parola “leggere” indica due azioni molto diverse: leggere per sé e leggere pubblicamente, per gli altri. Nella prima azione si può anche non usare la voce, mentre per la seconda la voce è indispensabile.

E così si verifica quello che già abbiamo detto: le persone vengono incaricate di leggere alcuni secondi prima della celebrazione; lettori che, arrivano all’ambone, e vedono per la prima volta il brano da leggere; lettori che leggono distrattamente; letture importanti affidate a bambini che non possono comprenderle a fondo e nemmeno trasmetterne il contenuto, e tante altre simili disfunzioni.

Questo comporta che la parola di Dio non “arriva” all’Assemblea e la liturgia della Parola così diventa inutile. E di conseguenza anche l’omelia perde parte della sua efficacia, poiché è impossibile, spiegare ed attualizzare letture che non sono state ben ascoltate e non sono state capite.


Che cosa si può fare per cercare di risolvere problemi così importanti? Anzitutto far sì che i lettori si rendano conto che il lasciarsi andare all’impreparazione, all’improvvisazione, alla trascuratezza equivale a “prendere in giro” Dio e l’Assemblea.

Che un tale modo di comportarsi, umanamente parlando, non è serio e, cristianamente, è irriguardoso sia verso la parola di Dio, sia verso i fratelli nella fede.

L’aver preso coscienza di quanto siano importanti le leggi della comunicazione per la lettura in pubblico comporta poi che il lettore si sforzi di acquisire un’adeguata competenza tecnica, allo scopo d’imparare ad usare correttamente la propria voce e quindi consentire e favorire la trasmissione del messaggio che è chiamato ad annunciare attraverso la comunicazione orale, cioè la parola di Dio. Quindi la tecnica usata, cioè il modo di leggere, d’interpretare il testo non è un di più, un lusso: è invece la prima condizione perché sia suscitato un minimo interesse di ascolto.

Il lettore è chiamato a svolgere un compito “delicato” che sconsiglia l’improvvisazione dilagante nell’assegnare un tale ministero. Dal lettore ci si deve attendere “qualcosa di più” della semplice “lettura” di un testo biblico, che ormai anche un bambino saprebbe fare egregiamente.

Ma dev’essere in grado di esercitare con sicurezza, competenza e con stile tutta una serie di strumenti tecniche e carismi, per fare in modo che la Parola proclamata penetri con efficacia nel cuore dell’Assemblea.

Con la sua voce il lettore deve comunicare la convinzione che quello che si ascolta è “la parola di Dio”, non una parola qualsiasi ascoltata per abitudine o per conformismo. È una Parola trascendente che trasmette un messaggio di salvezza che si manifesta su un piano superiore all’ambiguità delle parole umane.

Gli obiettivi che devono definire un progetto di formazione per l’esercizio del ministero del lettore sono due:

  • dev’essere stimolato a una vita cristiana più impegnata e coerente,

  • deve apprendere certe nozioni tecniche essenziali per un servizio efficace.

Questi due obiettivi possono essere applicati in un percorso formativo che segue queste quattro direzioni:

  1. LA FORMAZIONE SPIRITUALE. Un qualsiasi incarico all’interno di una liturgia non può essere inteso come un fatto operativo e funzionale, ma presuppone una adesione consapevole di chi si rende disponibile, oltre che a svolgere un certo servizio, anche a fare un’esperienza di fede.

    Ogni ministero presuppone di vivere una concreta ed intensa esperienza di fede, uno sperimentato amore, al servizio nella comunità cristiana, la decisione dedicare tempo al servizio scelto, e l’impegno ad apprendere le competenze necessarie se non si hanno già e, la volontà convinta di vivere la spiritualità che quel ministero presuppone.

    Ogni ministero non può essere considerato solo come “prestazione” rituale, una specie di manovalanza volontaria solo operativa, ma costituisce un dono reale che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa e comporta una grazia invocata dall’intercessione della Chiesa.

    Un ministero che non è alimentato da una vita di fede pian piano finisce per essere una semplice prestazione rituale. Per questo è fondamentale che la formazione spirituale del lettore non può essere delegata alla istintiva auto formazione delle singole persone. Ogni ministero presuppone una spiritualità ecclesiale, aiutata e sostenuta nel suo cammino.

  2. LA FORMAZIONE BIBLICA. Per svolgere bene il compito del lettore certo non si richiede una perfetta padronanza dei testi biblici, ma almeno un amore alla parola di Dio e, una frequentazione assidua della Scrittura. Questo avviene attraverso lo studio e la meditazione personale della parola di Dio, in modo che lo spirito del lettore sia costantemente orientato verso la Parola che proclama nella liturgia.

    Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi”.

    La formazione biblica del lettore, dev’essere finalizzata anche in senso ministeriale per conoscere sempre meglio la parola di Dio e proclamarla con maggiore efficacia:

    La formazione biblica deve portare i lettori a saper inquadrare le letture nel loro contesto e a cogliere il centro dell’annunzio rivelato alla luce della fede”.

  3. LA FORMAZIONE LITURGICA. Il lettore si pone al servizio di una struttura rituale che egli deve conoscere e animare; anche se il fascino della Bibbia può essere proposto anche in gruppi, fuori della liturgia. Perciò il lettore deve conoscere e rispettare la struttura rituale della liturgia della Parola, per consentire che questa emerga e interpelli l’Assemblea e che renda possibile l’accoglienza del suo messaggio e la conversione della vita.

    L’OLM è sempre preciso ed esigente nell’indicare le mete di un cammino di formazione liturgica dei fedeli: “La formazione liturgica deve comunicare ai lettori una certa facilità nel percepire il senso e la struttura della liturgia della Parola e le motivazioni del nesso fra la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica”.

    Quindi non ci si può improvvisare lettori e chiedere al primo che capita di svolgere questo servizio.

    La consapevolezza di dover essere strumenti dell’annuncio della parola di Dio a un’assemblea riunita dovrebbe rendere i lettori e i principali operatori pastorali più attenti all’importanza di una seria formazione liturgica di chi è chiamato a proclamare la Parola nell’ambito della liturgia.

  4. LA FORMAZIONE TECNICA. Un ultimo importante aspetto della formazione è quello riguardante le tecniche della comunicazione umana. I testi sacri che il lettore proclama, sono dei messaggi da “comunicare” a un gruppo di persone. Per tale compito bisogna conoscere e rispettare le tecniche della comunicazione orale.

 

La proclamazione della parola di Dio può essere definita come una vera e propria arte, diversa dall’oratoria o dalla declamazione teatrale.

 

 

Anche se le tecniche fondamentali sono simili, l’approccio espressivo dev’essere diverso. Il lettore non deve porre in evidenza se stesso, ma il testo biblico.

 

  1. Egli è uno strumento: non legge un testo “qualsiasi” ma proclama l’evento della salvezza. Il carattere pubblico della lettura esige, che siano rispettate alcune regole fondamentali: non si può leggere davanti agli altri come si fa per proprio conto, quando si legge un libro o un giornale; non si parla in pubblico come quando si conversa fra amici o ci si trova al bar.

    La lettura dei testi liturgici è una proclamazione che avviene nel contesto di una celebrazione che ha un carattere sacramentale e attualizzante, ed in presenza di un’assemblea di fedeli molto eterogenea.

Andiamo ora verso la conclusione riportando ancora alcune citazioni ufficiali che ci aiutano, se ancora ce ne fosse bisogno, a capire il perché di questo compito fondamentale nella liturgia.

  • Perché... “è Cristo che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura” (Sacrosanctum Concilium, Concilio Ecumenico Vaticano II)

  • La tradizione cristiana affidava volentieri questo ministero ai fedeli che avevano confessato la fede durante le persecuzioni. Cipriano di Cartagine (m. 258) spiega: “Alla voce che ha dato a Dio prova di epica testimonianza null’altro è più appropriato che risuonare nelle solenni proclamazioni della parola di Dio… che leggere il Vangelo: è giusto che dal patibolo passi all’ambone” (da Lucien Deiss, Celebrare la Parola, Ed. Paoline, 1992).

  • Con le letture si offre ai fedeli la mensa della parola di Dio e si aprono loro i tesori della Bibbia. Poiché secondo la tradizione l’ufficio di proclamare le letture non spetta al presidente ma ad uno dei ministri, conviene che, d’ordinario, il diacono, o, in sua assenza, un altro sacerdote legga il Vangelo; un lettore invece legga le altre letture” (Principi e norme per l’uso del messale romano).

Concludiamo adesso questa serie di riflessioni con una bellissima poesia dedicata allo Spirito, visto che nel Nuovo Testamento si troverà molte volte la parola Spirito Santo, una presenza davvero consolante e fondamentale che ci aiuta a trovare coraggio e forza per dare significazione a ciò che ci proponiamo di fare in questo particolare percorso dedicato alla parola di Dio.

O Spirito Santo, la cui voce ascolto nel vento e il cui respiro fa vivere il mondo, ascoltami, sono uno dei tuoi tanti figli e vengo a te: sono piccolo e debole, ho bisogno della tua forza e della tua sapienza… lasciami camminare tra le cose belle e fà che i miei occhi possano ammirare il tramonto rosso e d’oro, fa che le mie mani possano rispettare ciò che hai creato e le mie orecchie sentire chiaramente il suono della tua voce!”

 

 

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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"Gridatelo dai tetti...."