«HALLOWEEN: COSA RISPONDERE AI BAMBINI CHE CHIEDONO “DOLCETTO O SCHERZETTO”?»
«Come ogni anno in occasione di Halloween sentirò suonare alla mia porta ragazzini festanti con costumi da film dell’orrore Come devo reagire, da cristiano?»
Quest’anno, come ogni anno, la sera del 31 ottobre, in occasione di Halloween, sentirò suonare alla mia porta dei ragazzini festanti – e magari travestiti con costumi da film dell’orrore – che mi diranno “dolcetto o scherzetto?”. Come devo considerare questa ricorrenza alla luce della mia fede?
La tradizione di Halloween ha origine dall’antica festa dei Celti chiamata “Samhain”, che segnava la fine dell’estate con l’ultimo raccolto e l’inizio dell’inverno. Nella notte che precedeva il nuovo anno pensavano che il confine tra il mondo dei vivi e dei morti si confondesse, tanto che i fantasmi potessero aggirarsi nel mondo dei vivi e disturbare le loro attività. Così la notte del 31 ottobre accendevano falò sacri e indossavano costumi grotteschi, tipicamente costituiti da teste e pelli di animali, per spaventarli e allontanarli dai loro campi. Al termine, riaccendevano il focolare domestico, che avevano spento la sera stessa, dal falò sacro per proteggersi durante l’inverno. Per un popolo legato all’instabilità naturale e al ciclo delle stagioni queste pratiche erano un’importante fonte di conforto prima delle oscurità invernali.
Nell’VIII secolo, papa Gregorio III designò il 1° novembre come momento per onorare tutti i santi. La celebrazione era chiamata “All-Hallows” e la notte che la precede, il 31 ottobre, iniziò a essere appellata “All-Hallows’ Eve”, contratto poi in “Halloween”. Nel corso del tempo si è evoluta in una festa mondana, come il “dolcetto o scherzetto”, l’intaglio delle lanterne, i raduni festosi o l’indossare costumi. Occorre avere presenti le diverse posizioni su questa festa tra chi ne intravvede un culto idolatrico o addirittura satanico, come gli esorcisti sulla base della loro esperienza, e chi la vive con la dimensione della festa, da cui adulti e bambini sono attratti, con cibi e maschere, perché i loro amici, non necessariamente credenti, partecipano a questo evento sociale. Ed esercitare quindi, a seconda delle circostanze che ci si trova a vivere, il dovuto discernimento.
Sullo sfondo rimane, comunque, la narrazione di popoli e culture che attraverso i loro miti esprimevano l’universale bisogno di confrontarsi con la tragicità della morte tramite forme sociali esorcizzanti e, per certi versi, “normalizzanti” dell’esistenza. Su tale scia, per lo più oggi soffocata da una versione consumistica, ci possiamo domandare se la morte più che essere celebrata in maniera pagana, nel nostro tempo salutista e di intrattenimento mediatico sia stata semplicemente bandita dall’ordinario e relegata come tabù negli ospedali, nei luoghi di culto o nei circoli per filosofi pessimisti. In ogni caso la “vera salute”, che il Vangelo ci insegna essere nel “di più della fede”, supera (con tutto il rispetto) i miti e le credenze popolari attingendo alla morte e risurrezione di Cristo (mai disgiunte tra loro). È questo quello che viene celebrato nel ricordo dei santi (1° novembre) e dei defunti (2 novembre), sempre in riferimento alla figura del Salvatore, l’unico al quale chiedere la buona morte e la vita eterna, non solo per sé ma per tutti.
In tale senso, anche la prassi della visita ai propri cari al cimitero non è solo ricordare le esperienze passate con il defunto che ora non c’è più, ma diventa espressione di fede e atto di misericordia spirituale. Anzi, intercedere per il “futuro celeste” dei nostri cari – nelle preghiere di suffragio e nel ricordo nella santa Messa – è tanto utile a loro quanto a noi, che nel medesimo tempo ricordiamo le nostre radici terrene per aspirare alla stessa mèta del cielo.
L’estate è finita, il sole a mezzogiorno è ancora caldo ma l’aria si fa già frizzante. Ottobre segna l’arrivo dell’autunno, sebbene alcune zone abbiano temperature ancora miti, le piogge e il freddo sono ormai arrivati.
Questo è il momento per ripulire per bene l’orto da tutte le coltivazioni estive ormai finite. Estirpare le piante, vangare il terreno, concimarlo con un buon compost e procedere con la semina delle nuove piantine.
Siamo in tempo di semina: bisogna preparare la vigna, dissodare la terra, stare attenti alla manutenzione del vigneto e prepararlo all’anno successivo. Ottobre infatti sarà il mese giusto per pianificare lo spazio per le semine d’autunno.
Insomma, è un bell’impegno! C’è da ripulire per bene da tutte le coltivazioni estive ormai finite, estirpare le piante, vangare il terreno, concimare.
C’è tanto da fare in questo mese di Ottobre! Anche nella vigna del Signore bisogna preparare, concimare, dissodare il terreno per preparare il cuore a d accogliere questo seme della Parola di Dio che viene a fare nuove tutte le cose!
Per questo anche il campo di Dio è pronto per ricevere il seme della speranza che potrà germogliare a suo tempo, dando frutti abbondanti!
Nella vigna del Signore ci sono tutti questi preparativi da fare: prepararsi all’Annuncio della Buona Notizia per tutti!
Ottobre è il mese missionario per eccellenza, per questo si è pensato di seminare in abbondanza la Parola di Dio, attraverso un ciclo di catechesi che inizieranno il 16 Ottobre 2023 presso la Parrocchia d Santa Maria degli Angeli in Assisi.
Si parla di ” un ristoro” in questo passo del Vangelo di Matteo 11,28 che sembra proprio come un vero e proprio seme concimato nelle zolle di un cuore: pare tacere ma poi, piano piano, timidamente, è già pronto per venire alla luce.
Progressivamente, spunta fuori.
Occorre preparare, però, bene la terra, predisporsi, affinchè questo semino, che è l’Annuncio della Parola di Dio si depositi nelle persone. Crescendo, piano piano, questi germoglia, fino a dare “ristoro”, sollievo, speranza..”
Venite a me”, dice il Signore, venite, cioè, ad ascoltare questo Annuncio, prepara il tuo cuore, estirpa quelle piante che ti impediscono di dissodare la tua anima, per accogliere questo piccolo, grande, seme di speranza, questa Parola di Dio, attraverso dei testimoni che ti annuncino come e dove puoi, nella vita, trovare questo ” ristoro” che tanto cerchi nella vita ma che forse ancora non hai ancora trovato!
Lo Stile Evangelico
Non si tratta di un annunzio generico a grande diffusione, ma è tremendamente incarnato: ci si espone personalmente, si incontrano delle persone, si porta una parola di pace, perché “il Regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito santo” (Rm 14,17). E chi annuncia non vanta meriti, non avanza pretese ma gioisce nel vedere all’opera la grazia di Dio.
“Il Regno di Dio si è avvicinato a voi”: questo si compie in Gesù, il Veniente ora e sempre. Il Dio che salva, il Dio che porta vita, speranza dove non c’è più futuro.
Questo annuncio non è neutrale, non lascia tutto come prima. Accoglierlo vuol dire porsi su una via di vita!
Dal 16 Ottobre 2023 Catechesi per giovani e adulti
Ogni Lunedì e Giovedì A Santa Maria degli Angeli in Assisi alla ore 20.45
Centro Pastorale Parrocchiale, via Capitolo delle stuoie
In Scena il riadattamento della famosa parabola del Vangelo (Lc. 15,11-32)
I ragazzi della Parrocchia di San Giovanni Battista in Ferro di Cavallo- Perugia, hanno portato in scena la famosa Parabola del Figliol Prodigo tratto dal Vangelo di Luca. Attraverso il teatro, questo gruppo di ragazzi, desiderano lanciare un messaggio d’amore e di speranza rivolto a tutti. L’amore, si sa, è la molla che fa girare il mondo, da sempre, ma c’è un amore più grande di tutti che è l’amore di un padre con la P maiuscola: Dio. Inarrestabile, invincibile, sempre pronto a cercare ovunque e comunque i propri figli e, in generale, l’uomo, il sentimento viscerale tra Dio e la sua creatura, non si arrende davanti a nessun ostacolo, non si scandalizza, spera sempre in una possibilità. In questo caso il Figliol Prodigo, che rappresenta anche ciascun uomo che va per i suoi sentieri e cerca ostinatamente di cavarsela solo con le proprie forze, ritrova poi, tornando indietro sui suoi passi, un accesso privilegiato nel cuore del Padre che lo accoglie a braccia spalancate; infatti Dio, che attende alla porta la sua creatura, spiando in lontananza il suo ritorno verso casa, è sempre misericordia, dolcezza, illimitato perdono e disarmante amore!
Non resta altro che andare a vedere questo coinvolgente Musical che i ragazzi della compagnia di Perugia stanno in questo tempo portando in giro un po’ ovunque: sarà senz’altro una riuscita rappresentazione che seminerà nel cuore del pubblico grandi sentimenti di speranza ricolmi di gratuita testimonianza evangelica.
Rembrandt, il ritorno del figliol prodigo
Esiste anche un famoso dipinto ispirato a una di queste parabole. Si tratta di un quadro a olio su tela del celebre pittore olandese Rembrandt: Ritorno del Figliol Prodigo. Il quadro venne dipinto nel 1668 ed è oggi conservato nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Siamo alla fine della parabola, quando il figlio ingrato torna a casa. È vestito di stracci, spezzato nel corpo e nell’anima dai propri vizi e dalle conseguenze dei propri errori. Sta in ginocchio davanti al padre, pentito, consapevole del proprio fallimento e della propria mediocrità, resa ancora più bruciante dalla presenza di quello che con ogni probabilità è suo fratello maggiore, sulla destra della scena, che lo guarda e lo giudica. Il padre no. Non c’è giudizio nei suoi gesti, non c’è condanna nel suo sguardo che avvolge il figlio più giovane. Solo amore e perdono. I suoi occhi sono quelli di un cieco, come se li avesse consumati per guardare i propri figli, per seguire con apprensione le loro vicissitudini. Un altro dettaglio importante sono le sue mani, posate sulle spalle del figlio inginocchiato: una mano maschile, una femminile, come se nell’amore egli diventasse padre e madre nello stesso tempo. Ancora, il cranio del figlio è rasato, come si conviene a un penitente, ma anche come quello di un neonato. Nell’amore del padre misericordioso, nel suo perdono che va oltre ogni colpa, il giovane rinasce a nuova vita. La luce, che avvolge le due figure centrali, i colori, tutto concorre per esprimere la solennità del momento, la trascendenza quasi mistica che l’amore opera su padre e figlio. Rembrandt, profondamente religioso, trascorse tutta la propria vita tra vizio e redenzione, e forse questo quadro ha voluto essere il suo testamento spirituale e il suo atto di contrizione.
Papa Francesco, che ha raccontato la parabola in diverse occasioni, ha ribattezzato il figliol prodigo come il giovane furbo. In effetti a volte si perde di vista il significato del termine prodigo, che non significa ritrovato, come alcuni credono, ma spendaccione! Il Sommo Pontefice ha saputo rendere quanto mai attuale la parabola, portando il giovane figlio ribelle come esempio di tutti i ragazzi che credono di poter prendere la propria strada, ignorando le regole e i consigli dei genitori, salvo poi dover tornare sui propri passi quando le cose si mettono male. E a questo punto interviene il Padre, Dio, che non solo non accusa il figlio ingrato del suo fallimento, ma anzi lo riaccoglie con una grande festa. “Dio è molto buono, approfitta dei nostri fallimenti per parlarci al cuore” ha affermato il Papa, mostrando come anche un fallimento, un errore diventa un’occasione di perdono e amore.
Testo del Vangelo In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Meditazione Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Parte dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ti attira a Lui. Francesco ha fatto questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damiano, pregando davanti al Crocifisso che io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue esprime vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14). Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare…
Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedizione. Ad Te solo, Altissimo, se konfane, e nullu homo ène dignu Te mentovare.
Laudato si’…
Francesco inizia il Cantico così: “Altissimo, onnipotente, bon Signore… Laudato sì… cun tutte le tue creature” (FF, 1820). L’amore per tutta la creazione, per la sua armonia! Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distruggerlo; aiutarlo a crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio – il Creatore – lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia, uomo di pace…da questa città della pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’Amore: rispettiamo la creazione! Non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione.
Recita Sabrina Boschetti
Musica di sottofondo Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri
Meditazione Papa Francesco, brano tratto dall’omelia tenuta in Piazza San Francesco in Assisi il 4 ottobre 2013
«Chi guarda la Vergine Maria? Guarda tutti noi, ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come Madre, con tenerezza, con misericordia, con amore»
RiflessioniMese Mariano Maria-Donna
Vieni o Madre in mezzo a noi Santa Maria del cammino
Novità Libri
Papa Francesco ha sempre dichiarato la propria profonda devozione mariana, fin dall’inizio del suo pontificato; si tratta di una devozione che ha un profondo radicamento nell’educazione cristiana ricevuta in famiglia, ma che deve anche molto alla formazione gesuitica: sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, nella sua autobiografia (Il racconto del pellegrino) pone proprio in una notte trascorsa in veglia davanti a un’immagine della Madre di Dio, uno dei momenti decisivi della sua conversione definitiva a Cristo.
Non sorprenderà, dunque, ritrovarsi di fronte, in queste pagine a vari aspetti e modulazione della devozione a Maria di papa Bergoglio. Modulazioni che, nell’intento di questo volumetto, si offrono in tre momenti:
Il primo raccoglie alcune riflessioni del Papa sulla presenza della Vergine nel nostro tempo, come Madre della Chiesa, di Gesù e di noi tutti.
Il secondo riprende alcuni testi più brevi, offrendoli a mo’ di commento alla preghiera mariana per eccellenza, l’“Ave Maria”.
Il terzo offre al lettore le preghiere più belle che papa Francesco ha composto e recitato per momenti particolari della vita della Chiesa, del mondo e nostra.
Questo libro in regalo per voi è un piccolo compendio della cura con cui il Papa ci consegna il suo invito a non essere orfani, ma figli attenti e sereni di una Madre che non ci lascia mai soli.
Un libro “antologia”, che per la prima volta offre ai lettori un toccante percorso attraverso le più belle riflessioni e invocazioni rivolte da papa Francesco alla Madonna. Attraverso il linguaggio fortemente comunicativo e colloquiale di papa Francesco, il testo restituisce la profonda devozione del pontefice a Maria, nostra Madre, “che guarda tutti noi con tenerezza, misericordia e amore”
Papa Francesco-Le donne accedano ai ministeri del lettorato e dell’accolitato
Con un motu proprio Francesco abroga la limitazione dell’accesso ai due ministeri istituiti ai laici maschi. Nessuna relazione con il sacerdozio. Riconoscimento del contributo femminile all’annuncio
Le donne potranno accedere da ora in poi ai ministeri del lettorato e dell’accolitato nella Chiesa Cattolica. Senza che però questo debba essere confuso con una sia pur parziale apertura verso l’ordinazione sacerdotale. Con il motu proprio “Spiritus Domini”, infatti, il Papa ha modificato il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico, stabilendo che le donne possano accedere a questi ministeri (la lettura della Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche o lo svolgimento di un servizio all’altare, come ministranti – chierichette o come dispensatrici dell’eucaristia), che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza. Nella nuova formulazione del canone si legge ora: “I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti”. Viene così abrogata la specificazione “di sesso maschile” riferita ai laici e presente nel testo Codice fino alla modifica odierna.
Francesco tuttavia specifica che si tratta di ministeri laicali“essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il sacramento dell’ordine”. E in una lettera indirizzata al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria, cita le parole di san Giovanni Paolo II secondo cui “rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”. Per i ministeri non ordinati come il letterato e l’accolitato, però, “è possibile, e oggi appare opportuno – sottolinea il Pontefice -, superare tale riserva”. Il Papa spiega che “offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa”.
Già da tempo, infatti, in moltissime chiese le donne leggono durante le celebrazioni e le bambine (soprattutto) svolgono il servizio di ministranti. Tuttavia questi ruoli venivano svolti, come ricorda anche Vatican News, senza un mandato istituzionale vero e proprio, in deroga a quanto stabilito da san Paolo VI, che nel 1972, pur abolendo i cosiddetti “ordini minori”, aveva deciso di mantenere riservato l’accesso aquesti ministeri alle sole persone di sesso maschileperché li considerava propedeutici a un eventuale accesso all’ordine sacro.
Francesco, invece, recepisce quanto richiesto anche da diversi Sinodi dei vescovi e menzionando il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia osserva come “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne… È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale”.
Ministero istituito, non ordinato
Come sottolinea il Papa nella Lettera che accompagna il motu proprio, al cardinale Ladaria Ferrer prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il lettorato e l’accolitato sono ministeri “istituiti”, cioè affidati con atto liturgico del vescovo, dopo un adeguato cammino, «a una persona che ha ricevuto il Battesimo e la Confermazione e in cui siano riconosciuti specifici carismi». Sono altro rispetto ai ministeri “ordinati”, che hanno invece origine in uno specifico Sacramento: l’Ordine sacro. Si tratta dei ministeri ordinati del vescovo, del presbitero, del diacono.
Motu Proprio. Così il Papa riconosce ruolo essenziale e servizio reso dalle donne
«Vi sono diversi carismi ma uno è lo Spirito; vi sono diversi ministeri ma uno solo è il Signore», scrive Paolo nella Prima Lettera ai Corinti (12,4-5) e proprio nel nome dello Spirito, papa Francesco inizia il Motu Proprio pubblicato ieri «circa l’accesso delle donne ai ministeri del Lettorato e dell’Accolitato» (che modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice). Seguendo la tradizione della Chiesa, che ha chiamato sin dalle origini «ministeri le diverse forme che i carismi assumono quando sono pubblicamente riconosciuti e sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile», Francesco ha ritenuto di occuparsi del tema ecclesiale dei carismi, specialmente di quelli più numerosi e vari di cui godono i laici, visto che questi costituiscono «l’immensa maggioranza del popolo di Dio» (EG 102).
Ha ritenuto di dover riconoscere ai carismi dei laici e delle donne la dignità di un nome e, quindi, di un mandato, di una stabilità e di un’autorità che permetta loro di poter spendere il Dono ricevuto da Dio, e riservato a tutti i battezzati, in un servizio concreto, costruttivo, di responsabilità nella comunità cristiana. Quanto consiste, appunto, nel ‘ministero’. Negare, del resto, a un battezzato di fare questo, significa pretendere di soffocare la Grazia e rendere quella persona un membro inerte del Corpo mistico di Cristo. È la preoccupazione di Francesco che ribadisce «l’urgenza di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa e in particolare la missione del laicato» che è stata, poi, reclamata anche nel Sinodo per la regione pan-amazzonica (2019).
Ora si viene al punto, mettendo il focus sui diversi ministeri, per dare «una loro migliore configurazione e un più preciso riferimento alla responsabilità che nasce, per ogni cristiano, dal Battesimo e dalla Confermazione». Distinguendo con precisione tra ministeri ordinati e non ordinati e concentrando l’interesse su questi ultimi. Si tratta, insomma, degli antichi «ordini minori» i quali, sinora erano, però, consentiti solo agli uomini in quanto tappe di un percorso che portava – e porterà ancora per gli uomini – a quelli «maggiori ». Ed ecco la novità: se per i ministeri ordinati la Chiesa «non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale» (cfr. san Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis, 1994), per i ministeri non ordinati «è possibile, e oggi appare opportuno superare tale riserva ». Le donne possono, dunque, essere stabilite come Lettori e Accoliti, accompagnando, almeno quel percorso che compiono gli uomini verso i ministeri ordinati del diaconato e del sacerdozio. Anche a esse è garantita un’adeguata preparazione e il discernimento dei pastori. È un accesso, pertanto, dovuto allo Spirito Santo, secondo le Scritture e nell’alveo della teologia cattolica. Importante per le donne le quali da una parte si vedono riconosciuto un ‘servizio’ che molte già svolgevano, dall’altra acquistano «un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle Comunità ». Urgente per la Chiesa che non può più fare a meno del concorso qualificato delle donne nella sua ‘uscita’ di evangelizzazione e non può neppure permettersi di ignorare o perdere le donne stesse.
Rosanna Virgili
Preghiera a Maria, donna missionaria
Santa Maria, donna missionaria, concedi alla tua Chiesa il gaudio di riscoprire, nascoste tra le zolle del verbo mandare, le radici della sua primordiale vocazione. Aiutala a misurarsi con Cristo, e con nessun altro: come te, che, apparendo agli albori della rivelazione neotestamentaria accanto a Lui, il grande missionario di Dio, lo scegliesti come unico metro della tua vita.
Quando la Chiesa si attarda all’interno delle sue tende dove non giunge il grido dei poveri, dalle il coraggio di uscire dagli accampamenti. Quando viene tentata di pietrificare la mobilità del suo domicilio, rimuovila dalle sue apparenti sicurezze. Quando si adagia sulle posizioni raggiunte, scuotila dalla sua vita sedentaria. Mandata da Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi.
Nomade come te, mettile nel cuore una grande passione per l’uomo. Vergine gestante come te, additale la geografia della sofferenza. Madre itinerante come te, riempila di tenerezza verso tutti i bisognosi. E fà che di nient’altro sia preoccupata che di presentare Gesù Cristo, come facesti tu con i pastori, con Simeone, con i magi d’oriente, e con mille altri anonimi personaggi che attendevano la redenzione.
Santa Maria, donna missionaria, noi ti imploriamo per tutti coloro che avendo avvertito, più degli altri, il fascino struggente di quella icona che ti raffigura accanto a Cristo, l’inviato speciale del Padre, hanno lasciato gli affetti più cari per annunciare il Vangelo in terre lontane.
Sostienili nella fatica. Ristora la loro stanchezza. Proteggili da ogni pericolo. Dona ai gesti con cui si curvano sulle piaghe dei poveri i tratti della tua verginale tenerezza. Metti sulle loro labbra parole di pace. Fa che la speranza con cui promuovono la giustizia terrena non prevarichi sulle attese sovrumane di cieli nuovi e terre nuove. Riempi la loro solitudine. Attenua nella loro anima i morsi della nostalgia. Quando hanno voglia di piangere, offri al loro capo la tua spalla di madre.
Rendili testimoni della gioia. Ogni volta che ritornano tra noi, profumati di trincea, fà che possiamo attingere tutti al loro entusiasmo. Confrontandoci con loro, ci appaia sempre più lenta la nostra azione pastorale, più povera la nostra generosità, più assurda la nostra opulenza. E, recuperando su tanti colpevoli ritardi, sappiamo finalmente correre ai ripari.
Santa Maria, donna missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con quell’ardore che spinse te, portatrice di luce, sulle strade della Palestina. Anfora di Spirito, riversa il suo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli estremi confini della terra.
E anche se la vita ci lega ai meridiani e ai paralleli dove siamo nati, fà che ci sentiamo egualmente sul collo il fiato delle moltitudini che ancora non conoscono Gesù. Spalanca gli occhi perché sappiamo scorgere le afflizioni del mondo. Non impedire che il clamore dei poveri ci tolga la quiete.
Tu che nella casa di Elisabetta pronunciasti il più bel canto della teologia della liberazione, ispiraci l’audacia dei profeti. Fa che sulle nostre labbra le parole di speranza non suonino menzognere. Aiutaci a pagare con letizia il prezzo della nostra fedeltà al Signore.
E liberaci dalla rassegnazione.
Don Tonino Bello
Idea Progettazione a cura di Marilena Marino Vocedivina.it
La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà (Papa Giovanni Paolo II)
Solo l’Azione Cattolica contò 1.279 soci e 202 assistenti ecclesiastici uccisi. Gino Pistoni, Aldo Gastaldi, Luigi Pierobon, Giuseppe Perotti e tanti altri: giovani ispirati dal Vangelo diedero la vita per un’Italia libera e democratica. Tra essi anche tanti sacerdoti. E tante donne.
Il partigiano è sempre “rosso”, “comunista”, “di sinistra”. Eppure in prima fila a combattere per la libertà e poi dopo, a lavorare per la ricostruzione dell’Italia e la nascita della Repubblica, c’era anche una Resistenza “bianca”. Cattolici e cattoliche che hanno dato un contributo non secondario alla lotta contro il nazi-fascismo e per lo sviluppo della vita democratica nel nostro Paese. Enrico Mattei, capo partigiano e poi presidente dell’Eni, al primo congresso della Democrazia cristiana nell’aprile del 1946 indicò in 65mila – poi giunti a 80mila nella fase finale della Resistenza –, impiegati in 180 brigate, i cattolici che parteciparono attivamente alla lotta partigiana. «Brigate del Popolo», «Fiamme Verdi», «Volontari della Libertà», «Squadre Bianche»: sono alcuni dei nomi sotto i quali, in tutto il Centro-nord, cercarono di distinguersi le formazioni “autonome” o “indipendenti” che spesso facevano riferimento in gran parte o del tutto al Vangelo. Senza contare che in molte zone, per esempio in Liguria e Romagna, anche nelle comuniste Brigate Garibaldi spiccava cospicua una presenza cattolica. Ma non fu solo questione di cifre. Nel panorama settentrionale, dove spiccano i nomi di Gino Pistoni, Tina Anselmi (staffetta partigiana e prima donna ministro della storia del nostro Paese), dello stesso Mattei, di Benigno Zaccagnini, Paolo Emilio Taviani, Giuseppe Dossetti, Sergio Cotta, Mariano Rumor, Ermanno Gorrieri, Giovanni Marcora, Teresio Olivelli, c’è tutta una serie di cattolici “feriali” che diventano punto di riferimento per la liberazione. Di preti che educano negli oratori e stanno accanto ai giovani. Che combattono. Alla soglia dei novant’anni padre Giulio Cittadini, sacerdote dell’istituto San Filippo Neri, mostra ancora il suo berretto da partigiano. Arruolato nella Brigata Garibaldi, fu tra i primi a entrare ad Ivrea liberata. Grande educatore e grande protagonista della Resistenza, come l’insegnante Emiliano Rinaldini, vicecomandante della Brigata Perlasca in Valsabbia, trucidato dai fascisti nei pressi della chiesetta di San Bernardo, il 10 febbraio 1945. Anche lui cresciuto nell’oratorio della Pace dove si è formata molta della resistenza bresciana e lombarda sulle orme di padre Manziana, detenuto a Dachau e poi vescovo di Cremona, del cardinale Giulio Bevilacqua, grande anticipatore del Concilio, di don Giacomo Vender, di padre Luigi Rinaldini che riceve dal suo vescovo il mandato ad accompagnare i giovani e gli studenti come cappellano delle Fiamme verdi. Sono educatori, maestri, sacerdoti che percepiscono come coerente e consequenziale al loro impegno di fede quello di affiancare i partigiani sulle montagne. «Ribelli per amore», secondo la felice immagine di Teresio Olivelli, capaci di opporsi al nazifascismo e alla sua ideologia con una ribellione che è innanzitutto morale e spirituale, ma che, nondimeno, costa a molti di loro il sacrificio della vita.
di Annachiara Valle https://www.famigliacristiana.it/articolo/il-ruolo-dei-cattolici-idee-lotta-e-tributo-di-sangue.aspx
LA RESISTENZA È PATRIMONIO COMUNE DELLA REPUBBLICA. «Io credo che in tempo di crisi sociale ed economica, in cui c’è bisogno di soluzioni credibili, sia legittimo arrivare al 25 aprile chiedendosi se il Paese abbia ancora un “idem sentire”, un punto di riferimento comune cui ispirarsi. La domanda è certo drammatica ma la risposta c’è: è la Costituzione, un patrimonio comune scritto in un periodo difficile a partire da visioni del mondo vivacemente contrapposte eppure capaci di arrivare a una sintesi» https://www.famigliacristiana.it/articolo/giovanni-bianchi-la-resistenza-e-patrimonio-comune-della-repubblica.