IL 2 Novembre di ogni anno

IL 2 Novembre di ogni anno


Come gli italiani festeggiano Ognissanti e i Defunti

Conosciuta come La Festa di Ognissanti – non è solo una solennità cattolica (un giorno di festa di altissimo rango) è anche un giorno festivo pubblico per il quale le scuole, gli uffici governativi e le imprese chiudono. 

Oggi, 2 novembre, la Chiesa celebra la Commemorazione dei defunti, un giorno dopo la celebrazione della sua festa gemella, quella di Ognissanti. 

L’origine di Ognissanti risale al VII e VIII secolo d.C. come modo per onorare tutti i santi, conosciuti e sconosciuti, che sono in paradiso. Anche la Festa dei Defunti, celebrata il giorno successivo, è una festa antica. È stata istituita per favorire l’offerta di preghiere e messe per le anime dei fedeli defunti del Purgatorio.

Come tende ad accadere nei paesi cattolici, le feste e le usanze secolari tendono ad accompagnare, e in alcuni casi a sostituire, la festa religiosa. Mentre i fedeli cattolici assistono alla Messa nel giorno di precetto, altri usano il tempo per diversivi più secolari.

Rispecchiando la diversità culturale di un paese che si è unito fino alla fine del XIX secolo, diverse regioni d’Italia celebrano Ognissanti in modo diverso. Come tanti altri eventi in Italia, le festività coinvolgono invariabilmente il cibo.

In Puglia, si ricorda una tradizione locale in cui i vicini lasciavano del cibo sul tavolo della cucina durante la notte tra l’1 e il 2 novembre per l’anima dei loro cari. Conosciuta come Tavola dei Morti , su ogni tavola veniva posto un cartoncino con l’immagine del defunto e una preghiera sul retro. 

La Fiera dei Morti . Risalente a 750 anni fa, la fiera di Perugia era una delle fiere più importanti d’Europa. Nell’Alto Medioevo durava fino a un mese e offriva a persone di diversa estrazione l’opportunità di incontrarsi per commerciare oltre a mescolarsi culturalmente e socialmente. In questi giorni si svolge durante la festa di Ognissanti ed è un’occasione per assaggiare piatti a base di cibi appena raccolti o raccolti come castagne, tartufo bianco, olive e olio d’oliva, funghi e uva.

Nelle Marche, la gente del posto prepara un tipo di biscotti noto come Fave dei Morti . Fatto di mandorle e nocciole, con il legume ha a che fare solo con la sua forma. Altri sostengono che risalga all’epoca romana quando le fave simboleggiavano le anime dei defunti.

Una tradizione affascinante è quella con cui gli italiani mandano gli auguri alle persone nel loro giorno onomastico , o omonimo. Ad esempio, il 4 ottobre, chiunque si chiami Francesco può aspettarsi di ricevere telefonate e messaggi con gli auguri . Le donne di nome Francesca, la forma femminile di Francis, possono aspettarsi lo stesso. Il 1° novembre è il giorno in cui tutti ricevono una chiamata del genere.

Il Giorno dei Morti è formalmente conosciuto come il Giorno dei Morti, spesso abbreviato semplicemente in i Morti . In questo giorno gli italiani visitano i cimiteri dove trascorrono del tempo con i propri cari: il crisantemo colorato, luminoso e allegro è il fiore preferito lasciato sulle tombe italiane.

In questa occasione, sopra l’ingresso, appena sotto la croce, si trova spessissimo la parola RESURRECTURIS. Significato: “A coloro che risorgeranno”, ci ricorda la nostra speranza. Nonostante le tradizioni e i costumi che vanno e vengono – così come anche i ricordi umani dei defunti – Dio non dimenticherà mai l’anima di ogni persona anima che ha creato. 

Questo è il messaggio delle Feste di Tutti i Santi e di Tutti i Defunti: che i corpi di coloro che sono morti in Cristo dormono, aspettando di risorgere e noi li vedremo di nuovo!

Tutti i Santi

Tutti i Santi

Papa Francesco: la santità è per tutti

i santi non sono ‘superuomini’

Solennità di tutti i Santi. Un cammino da fare insieme!

Nella festa di Tutti i Santi, Papa Francesco ha sottolineato che i santi non sono “superuomini” che “nascono perfetti”, ma sono piuttosto persone comuni che hanno scelto di seguire Dio, sottolineando che i santi non sono “superuomini” che “nascono perfetti”, ma sono persone comuni che seguono Dio “con tutto il cuore”.

«Sono come noi, sono come ognuno di noi, sono persone che prima di raggiungere la gloria del cielo vivevano una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze».

Ogni santo ha cambiato la sua vita «quando hanno riconosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie».

“Hanno trascorso la vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze e avversità senza odio e hanno risposto al male con il bene, diffondendo gioia e pace”, ha affermato.

“La santità è bella! È un modo bellissimo!” Dice Papa Francesco. “I santi ci danno un messaggio. Ci dicono: siate fedeli al Signore, perché il Signore non delude! Non delude mai ed è un buon amico sempre al nostro fianco”.

Il Papa sottolinea che tutti possono essere santi.

«Essere santi non è un privilegio di pochi… tutti noi nel battesimo abbiamo l’eredità di poter diventare santi. La santità è una vocazione per tutti”.

«Tutti noi siamo chiamati a camminare sulla via della santità, e questa via ha un nome, un volto: il volto di Gesù Cristo.

Papa Francesco afferma che la Festa di Tutti i Santi “ci ricorda che lo scopo della nostra esistenza non è la morte, è il paradiso!”

“I santi, gli amici di Dio, ci assicurano che questa promessa non delude”, ha aggiunto. «Nella loro esistenza terrena, infatti, avevano vissuto in profonda comunione con Dio. Nei volti più piccoli e disprezzati dei loro fratelli hanno visto il volto di Dio, e ora lo contemplano faccia a faccia nella sua gloriosa bellezza”.

I santi mostrano gioia e amore, ha detto.

“I santi sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri. Non odiare mai, ma servire l’altro, è il bisogno più grande. Pregare e vivere nella gioia: questa è la via della santità!”

I santi non “pongono condizioni” a Dio, spiega il Papa. Inoltre, “non sono violenti ma misericordiosi e cercano di essere artefici di riconciliazione e di pace”.

«I santi non hanno mai odiato», aggiunge il Papa. “Comprendilo bene: l’amore è da Dio, ma da dove viene l’odio? L’odio non viene da Dio, ma dal diavolo!”

Il Regno dei Cieli è per coloro che confidano nell’amore di Dio e non ripongono la loro sicurezza nelle cose materiali. È per chi ha umiltà e “cuore semplice” e non giudica gli altri. Il Regno dei Cieli è per “coloro che soffrono con chi soffre e gioiscono con chi gioisce”.

I santi sono anche fonte di forza d’animo e di speranza, osserva.

“I santi ci incoraggiano con la loro testimonianza a non avere paura di andare controcorrente o di essere incompresi e derisi quando parliamo del Signore e del Vangelo”, “Essi ci mostrano con la loro vita che chi rimane fedele a Dio e alle sue parole sperimenta ora su questa terra il conforto del suo amore e poi lo sperimenta “centuplo” nell’eternità”.

Il giorno di Tutti i Santi ci parla della vita umana che non termina con la morte; la vita non è tolta ma trasformata e vissuta nella beata eternità di Dio. Il giorno di Tutti i Santi è una giornata di celebrazione e di autentica catechesi dei misteri della nostra fede, i novissimi: morte, giudizio, infermo e paradiso.

Concludendo, possiamo dire, quindi, che Il santo non è il buono o colui che si sforza di migliorarsi, non è un superuomo, piuttosto è un uomo vero, perché aderisce alla bellezza e alla verità dell’incontro con Cristo e, come colui che è trascinato da un grande amore, vive la densità dell’istante tutto preso dalla memoria del suo volto e desidera che anche gli altri possano incontrare la pienezza  e il fascino che lui ha visto.

Per la tradizione cristiana il santo è, perciò, un uomo vero, riflesso di Cristo, l’unico in cui l’umanità si è compiuta in tutta la sua potenzialità. Pensiamo ad Andrea e Giovanni che, dopo che hanno incontrato il Maestro, gli chiedono: “Maestro, dove abiti?”; Lui risponde: “Venite a vedere” !

Pregare con i Salmi

Pregare con i Salmi

L’ARTE DELLA PREGHIERA

il libro dei Salmi è un esorcismo potente, poiché onora i giorni e le notti, le estati e gli inverni dell’anima. C’è spazio per la speranza e l’angoscia, per la gioia e la delusione, per l’entusiasmo e la demoralizzazione, il trasporto e la prostrazione, l’energia e l’affaticamento, il forte desiderio di riconciliazione e l’altrettanto pungente voglia di vendetta, comunione e solitudine. La porta è aperta a tutte le età della vita, vecchiaia compresa. Vi trovano casa tutti i legami: moglie, marito, genitori, figli, amici, nipoti, vicini… e anche i nemici. Nel Salterio sta la città e la campagna, la terra fertile e la polvere, il torrente pieno d’acqua e la siccità. Reagendo alle concrete, diversissime situazioni della vita reale, l’anima chiede, esige, supplica, loda, insiste, si arrende, si ostina e si abbandona, ringrazia e si lamenta. E ciò che più meraviglia e consola è che al termine di ciascuno di questi riverberi si possa esclamare: “Parola di Dio”.

Lo spiega bene, con affettuosa sapienza, monsignor Vincenzo Paglia nell’introduzione al suo commento al Salterio: L’arte della preghiera. La compagnia dei salmi nei momenti difficili (Milano, Terra Santa, 2020, euro 19). Il testo, scritto durante la pandemia causata dal Covid 19, intende, tra l’altro, esprimere la convinzione che, appunto, perfino dentro la bassa marea dell’anima lo Spirito può parlare. L’efficace introduzione è seguita dal commento a ciascun salmo; conciso, vitale, esigente e consolante. Nell’esposizione spicca la capacità dell’Autore di restituire non solo il senso delle parole dei salmi, ma anche la loro voce. È più facile intendere le parole rispetto alla voce. Le parole possono essere bugiarde, difficilmente lo è la voce, poiché è la prima decantazione dell’anima. Imparare a coglierla significa sfiorare il mistero di una persona. È agevole ripetere le parole di qualcuno; arduo echeggiarne la voce. Eppure è questa la sfida lanciata dal Buon Pastore. Altrimenti le pecore, ascoltando le parole di Cristo, ma non sentendone la voce, vanno da un’altra parte. Paglia commenta i salmi facendone risuonare la voce, come un’educazione alla voce di Cristo che, «gridando», recitò il salmo: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?».

Nel titolo del libro si trova la parola magica “arte”. La necessaria originalità di un’opera d’arte è sorprendente, ma mai eccentrica, poiché è anche risultato di disciplina, termine vicino a quello di “discepolo”. Diventa artista solo chi accetta di imparare, andando a bottega. Il lettore di questo libro si troverà simpaticamente in questa condizione.

di Giovanni Cesare Pagazzi

La compagnia dei salmi nei momenti difficili

Un invito a chi crede e chi no a superare l’afasia del nostro tempo incerto, per ritrovare nei salmi le parole più intime e appassionate di un dialogo con l’Eterno.

«L’arte della preghiera non richiede l’apprendimento di regole astratte. A pregare si impara pregando». In sintonia con questa convinzione, mons. Paglia invita chi crede e chi non crede a superare l’afasia del nostro tempo incerto, per ritrovare nei salmi le parole più intime e appassionate di un dialogo con l’Eterno.

Il Salterio è un preziosissimo scrigno di sapienza per cominciare – o ricominciare – a pregare. I salmi sono parole di carne. Nei salmi c’è l’intera vita: dal seno materno alla nascita, dalla giovinezza alla vecchiaia. Nei salmi c’è il lavoro, il riposo, i sensi di colpa, le grida nella malattia e nel dolore, ma anche la gratitudine, la gioia, la meraviglia.

I salmi mostrano le profondità nascoste del cuore umano, e insegnano a pregare non solo per se stessi, ma per l’intera creazione, accogliendo Dio per riversarlo sul mondo. Certo, è un rapporto asimmetrico, che porta la creatura a salire in alto, e il Signore a chinarsi premurosamente su di lei, ma la relazione è calda, intensa: talvolta, è una discussione a suon di imprecazioni e gelosie; talaltra, è una supplica struggente; altre volte ancora, è lode universale. Mai sono monologhi, i salmi. Sono sempre un dialogo tra un Tu che risponde e un io che chiede.

Edizioni Terra Santa

Assunzione Maria Vergine

Assunzione Maria Vergine

Maria Vergine: l’amore e la devozione che ci guidano.

Introduzione

L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento è considerato un momento di grande importanza nella fede cattolica e viene celebrato il 15 agosto di ogni anno come la festa dell’Assunzione. La dottrina dell’Assunzione di Maria è stata ufficialmente proclamata come dogma nel 1950 da papa Pio XII.

La storia dell’Assunzione di Maria Vergine

L’Assunzione di Maria Vergine è un evento di grande importanza nella tradizione cristiana. Secondo la dottrina cattolica, Maria, madre di Gesù, fu assunta in cielo, sia con il corpo che con l’anima, dopo la sua morte. Questo evento è celebrato il 15 agosto di ogni anno come la festa dell’Assunzione.

La storia dell’Assunzione di Maria Vergine ha radici antiche che risalgono ai primi secoli del cristianesimo. Tuttavia, non esistono prove storiche o bibliche dirette che documentino l’evento. La credenza nell’Assunzione di Maria si è sviluppata gradualmente nel corso dei secoli, basandosi su tradizioni orali e scritti apocrifi.

Le prime testimonianze scritte dell’Assunzione di Maria risalgono al V secolo. In quel periodo, l’idea dell’Assunzione era già ampiamente accettata dalla Chiesa. Tuttavia, fu solo nel 1950 che il dogma dell’Assunzione di Maria fu ufficialmente proclamato dal Papa Pio XII. Questa proclamazione confermò l’importanza teologica dell’Assunzione e la sua centralità nella fede cattolica.

Secondo la tradizione, Maria visse una vita santa e senza peccato. Dopo la morte di Gesù, fu assunta in cielo da Dio come ricompensa per la sua fedeltà e devozione. Questo evento è considerato un segno della gloria di Maria e della sua unione con Dio.

L’Assunzione di Maria Vergine ha un significato profondo per i credenti cattolici. Rappresenta la speranza nella vita eterna e la promessa di una vita dopo la morte. Maria è considerata un modello di fede e virtù per i fedeli, e la sua Assunzione è vista come un esempio di come Dio premia coloro che vivono una vita santa.

L’Assunzione di Maria Vergine è anche un momento di gioia e celebrazione per i cattolici. La festa dell’Assunzione è una delle principali feste mariane nel calendario liturgico e viene celebrata con processioni, messe speciali e preghiere. È un momento per riflettere sulla vita di Maria e per chiedere la sua intercessione e protezione.

Nonostante l’importanza e la venerazione dell’Assunzione di Maria nella tradizione cattolica, altre confessioni cristiane hanno opinioni diverse sull’argomento. Alcune chiese protestanti, ad esempio, non accettano l’idea dell’Assunzione di Maria come un dogma di fede. Tuttavia, ci sono anche alcune chiese ortodosse che condividono la credenza nell’Assunzione di Maria.

In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine è un evento di grande importanza nella tradizione cattolica. La sua storia ha radici antiche e si basa su tradizioni orali e scritti apocrifi. L’Assunzione rappresenta la speranza nella vita eterna e la promessa di una vita dopo la morte. È un momento di gioia e celebrazione per i cattolici, che riflettono sulla vita di Maria e chiedono la sua intercessione. Nonostante le diverse opinioni tra le diverse confessioni cristiane, l’Assunzione di Maria rimane un punto centrale nella fede cattolica.

Le diverse interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine

L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento è stato oggetto di diverse interpretazioni teologiche nel corso dei secoli.

Una delle interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine è quella della Chiesa cattolica, che ha proclamato il dogma nel 1950. Secondo questa interpretazione, l’Assunzione di Maria è stata un privilegio speciale concesso da Dio a causa della sua santità e del suo ruolo unico come madre di Gesù. La Chiesa cattolica crede che Maria sia stata assunta in cielo in modo simile a come Gesù è stato assunto dopo la sua risurrezione.

Alcuni teologi cattolici sostengono che l’Assunzione di Maria sia stata un evento fisico, in cui il corpo di Maria è stato trasformato e glorificato in modo simile a quello di Gesù. Altri teologi cattolici interpretano l’Assunzione come un evento spirituale, in cui l’anima di Maria è stata assunta in cielo mentre il suo corpo è rimasto sulla terra.

Al di fuori della Chiesa cattolica, ci sono diverse interpretazioni sull’Assunzione di Maria Vergine. Alcune chiese ortodosse orientali, ad esempio, accettano l’Assunzione di Maria come una verità di fede, ma non hanno definito il dogma come la Chiesa cattolica. Alcuni teologi ortodossi sostengono che l’Assunzione di Maria sia stata un evento spirituale, in cui l’anima di Maria è stata assunta in cielo, ma il suo corpo è rimasto sulla terra.

Alcune chiese protestanti, invece, non accettano l’Assunzione di Maria come una verità di fede. Queste chiese sostengono che non ci sono prove bibliche sufficienti per sostenere l’Assunzione di Maria e che è un’invenzione della tradizione cattolica. Alcuni teologi protestanti interpretano la morte di Maria come un evento normale e sostengono che non ci sono ragioni teologiche per credere che sia stata assunta in cielo.

Nonostante le diverse interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine, questo dogma rimane una parte importante della fede cattolica. La Chiesa cattolica considera l’Assunzione di Maria come un segno della sua santità e come un modello per i fedeli. Maria è considerata la madre della Chiesa e la sua Assunzione è vista come un segno della sua partecipazione alla gloria di Cristo.

In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine è stata oggetto di diverse interpretazioni teologiche nel corso dei secoli. Mentre la Chiesa cattolica ha proclamato il dogma dell’Assunzione nel 1950, altre chiese cristiane hanno interpretazioni diverse o non accettano l’Assunzione come una verità di fede. Nonostante queste differenze, l’Assunzione di Maria rimane un elemento centrale della fede cattolica e un segno della sua santità.

La “dormitio Virginis” e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica  come dogma di fede l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus:  « Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».
La Chiesa ortodossa e la Chiesa apostolica armena celebrano il 15 agosto la festa della Dormizione di Maria.

L’influenza dell’Assunzione di Maria Vergine nella spiritualità cattolica

L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che la madre di Gesù, Maria, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento, che non è menzionato esplicitamente nella Bibbia, ha avuto un’enorme influenza nella spiritualità cattolica.

L’Assunzione di Maria Vergine è stata proclamata come dogma nel 1950 da Papa Pio XII. Questa proclamazione ha confermato ufficialmente ciò che era già una credenza diffusa tra i cattolici. Secondo la dottrina cattolica, Maria è stata assunta in cielo perché era stata preservata dal peccato originale e aveva vissuto una vita di santità esemplare.

L’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un impatto significativo sulla spiritualità cattolica. Innanzitutto, ha rafforzato la venerazione di Maria come madre di Dio e come modello di santità per i fedeli. Maria è considerata la più grande dei santi e la sua assunzione in cielo è vista come un segno della sua speciale vicinanza a Dio.

Inoltre, l’Assunzione di Maria Vergine ha alimentato la devozione mariana tra i cattolici. La preghiera del Rosario, che è una delle preghiere più popolari nella tradizione cattolica, si concentra sulla vita di Gesù attraverso gli occhi di Maria. La credenza nell’Assunzione di Maria Vergine ha rafforzato la convinzione che Maria sia una potente intercessora presso Dio e che possa aiutare i fedeli nelle loro preghiere.

L’Assunzione di Maria Vergine ha anche avuto un impatto sulla liturgia cattolica. La festa dell’Assunzione, che cade il 15 agosto, è una delle principali feste mariane nel calendario liturgico cattolico. Durante questa festa, i fedeli celebrano la vita e l’ascesa di Maria al cielo. La liturgia della festa dell’Assunzione riflette la gioia e la gratitudine dei fedeli per il dono della salvezza attraverso Maria.

Inoltre, l’Assunzione di Maria Vergine ha influenzato l’arte e l’architettura cattolica. Numerose chiese e cattedrali sono state dedicate a Maria Assunta, e molte opere d’arte raffigurano l’Assunzione di Maria. Queste rappresentazioni artistiche hanno contribuito a diffondere la devozione mariana e a ricordare ai fedeli l’importanza di Maria nella loro vita spirituale.

Infine, l’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un impatto sulla teologia cattolica. La dottrina dell’Assunzione ha sollevato importanti questioni teologiche, come la natura del corpo umano e la relazione tra corpo e anima. La Chiesa cattolica ha approfondito la sua comprensione della redenzione e della vita eterna attraverso la riflessione sull’Assunzione di Maria.

In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un’influenza significativa nella spiritualità cattolica. Ha rafforzato la venerazione di Maria come madre di Dio e come modello di santità. Ha alimentato la devozione mariana tra i fedeli e ha influenzato la liturgia, l’arte e l’architettura cattolica. Ha anche sollevato importanti questioni teologiche. L’Assunzione di Maria Vergine continua ad essere una parte centrale della fede cattolica e continua a ispirare i fedeli nella loro ricerca di santità e salvezza.

Le celebrazioni e le tradizioni legate all’Assunzione di Maria Vergine

L’Assunzione di Maria Vergine è una festa religiosa che viene celebrata il 15 agosto di ogni anno. Questa celebrazione è molto importante per la Chiesa cattolica e per molti fedeli in tutto il mondo. Durante questa festa, si commemorano la morte, la resurrezione e l’ascensione di Maria al cielo.

Le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine variano da paese a paese, ma ci sono alcune tradizioni comuni che si svolgono in tutto il mondo. Una delle tradizioni più comuni è la processione. Durante questa processione, i fedeli si riuniscono in chiesa e camminano per le strade circostanti, portando con sé statue di Maria Vergine. Questa processione è un momento di preghiera e riflessione per i fedeli, che si uniscono per onorare la madre di Gesù.

Oltre alle processioni, ci sono anche altre tradizioni che si svolgono durante le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine. Ad esempio, in alcuni paesi, viene organizzata una messa speciale per commemorare questo evento. Durante questa messa, vengono letti passaggi della Bibbia che parlano dell’Assunzione di Maria e vengono recitate preghiere speciali in suo onore.

Un’altra tradizione comune è quella di decorare le chiese e gli altari con fiori e candele. Questo simboleggia la bellezza e la purezza di Maria Vergine. I fedeli portano anche fiori e candele per offrirli come segno di devozione e gratitudine verso Maria.

In alcuni paesi, come l’Italia, l’Assunzione di Maria Vergine è anche un giorno festivo nazionale. Durante questo giorno, molte persone si riuniscono per trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici. Si organizzano picnic all’aperto, si fanno gite fuori porta e si partecipa a eventi culturali e religiosi.

Oltre alle celebrazioni e alle tradizioni, l’Assunzione di Maria Vergine ha anche un significato spirituale profondo per i fedeli. Questa festa rappresenta la fede nella vita eterna e nella salvezza attraverso la grazia di Dio. Maria Vergine è considerata un esempio di fede e devozione, e la sua Assunzione al cielo è vista come un segno di speranza per tutti i credenti.

Durante le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine, i fedeli sono incoraggiati a riflettere sulla loro fede e a rinnovare il loro impegno verso Dio. Questa festa offre un momento di pace e di preghiera, in cui i fedeli possono chiedere l’intercessione di Maria e cercare la sua guida spirituale.

In conclusione, le celebrazioni e le tradizioni legate all’Assunzione di Maria Vergine sono un momento di devozione e riflessione per i fedeli cattolici in tutto il mondo. Durante questa festa, i fedeli si riuniscono per onorare Maria Vergine e per rinnovare la loro fede in Dio. Le processioni, le messe speciali e le decorazioni con fiori e candele sono solo alcune delle tradizioni che si svolgono durante questa festa. Ma, al di là delle celebrazioni esterne, l’Assunzione di Maria Vergine rappresenta un momento di profonda spiritualità e di rinnovamento della fede per i credenti.

Conclusione

La conclusione sull’Assunzione di Maria Vergine è che si tratta di una dottrina della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, fu assunta in cielo con anima e corpo dopo la sua morte. Questa dottrina è stata definita come dogma nel 1950 da Papa Pio XII. La festa dell’Assunzione di Maria viene celebrata il 15 agosto ed è considerata una delle principali feste mariane nella tradizione cattolica.

Oltre l’abitudine: la lezione del Papa

Oltre l’abitudine: la lezione del Papa

A Messa per lasciarci sorprendere ancora


Con la Messa ognuno di noi ha un rapporto personalissimo, che col tempo diventa naturale, spontaneo, persino irriflesso. E una pratica che resta – Concilio alla mano – «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» può anche trasformarsi in una routine. È possibile che andiamo in chiesa senza pensarci, credendo di sapere già ampiamente cosa ci aspetta, presumendo di conoscere ormai fin troppo bene le nostre attese, e cosa porteremo via da quel gesto. Liturgie grigie come atti burocratici possono poi consolidare la convinzione che si tratti di una pratica da sbrigare, senza riporre tante aspettative.

Ma l’abitudine finisce per smorzare l’effetto di un appuntamento di per sé in grado sempre di rimetterci a nuovo. Eppure ne abbiamo bisogno, non possiamo vanificare un’esperienza rigenerante per la fede e per la stessa vita. Per questo è utile ogni tanto prendere le distanze dalla consuetudine e renderci ancora consapevoli di cosa cerchiamo quando entriamo in chiesa la domenica (o anche nei giorni feriali, per i più assidui). Vale per noi laici, vale anche per i celebranti: che quota di meraviglia, di commozione, di raccoglimento c’è nelle nostre liturgie? Cosa ci trasmette la Messa, e come la attendiamo, la viviamo, la ricordiamo una volta conclusa?

La fede è niente senza le opere, ma la sua proiezione prevalente sul fare finisce col persuaderci che il contenuto del credere sia il compimento efficiente di qualche attività pastorale o sociale, per quanto encomiabile, lasciando la fede come una variabile eventuale. La Messa è lì, in mezzo, nel crocevia tra religione e vita, a intrecciare tutto ciò che ci costituisce come credenti. Pensare a come la si vive può far capire che cristiani siamo. Ci aiuta il Papa, che rivolgendosi ai partecipanti a un corso del Pontificio Istituto Sant’Anselmo ha ricordato ieri che le «ritualità», pur «belle», sono vane se «non toccano il cuore e l’esistenza del popolo di Dio». Non si tratta di un fatto emotivo, a destare l’anima non è una coreografia ben congegnata, o uno stato d’animo più incline a farsi coinvolgere: perché «è Cristo che fa vibrare il cuore, è Lui che attira lo spirito». È come se ci chiedesse: ti è ancora chiaro? Con un filo di humour Francesco parla dell’insidia di dar vita a «un bel balletto » che «non è autentica celebrazione». Intrattenimento a sfondo spirituale, che assomma stratagemmi per tener desto l’interesse dei partecipanti. Tutto qui? Certamente no.

È una questione di spazio interiore, che va creato perché possiamo udire una voce che chiede di noi. Ma quanto margine resta nell’agenda della nostra vita, satura di impegni, pensieri, ansie, distrazioni? Pur con le migliori intenzioni, la Messa può trovarci “tutti esauriti”, nei fatti indisponibili a metterci da parte anche solo per qualche decina di minuti, dai riti d’ingresso all’«andate in pace». Come lasciarci sorprendere dall’inatteso, senza credere di aver già visto tutto, di pensarci in fondo immuni da sorprese? Mettendoci da parte una buona volta, e riaprendo occhi mente e anima. Perché – dice Francesco – «soltanto l’incontro con Dio ti dà lo stupore». Ecco, appunto: può essere che la Messa non sia più un vero «incontro», non in questi termini spirituali, almeno. Andare in chiesa considerandola l’occasione per «un incontro sociale» – nota il Papa – porta a deprezzare un’esperienza indispensabile alla vita cristiana eppure così difficile nella nostra “società del rumore”: il silenzio, che invece «aiuta l’assemblea e i concelebranti a concentrarsi su ciò che si va a compiere». Si può far rumore anche con le troppe parole di omelie che quando vanno oltre i pochi minuti – «otto, dieci» – necessari perché «la gente si porti qualcosa a casa» diventano «una conferenza», e si risolvono in un vero «disastro». In realtà abbiamo sete di silenzio, «prima e dopo le celebrazioni», perché «il silenzio apre e prepara il mistero».

Che bello sentircelo dire da un padre che mostra di conoscerci così bene e sa quanto ci è necessario poter incontrare Dio – e noi stessi, così come siamo –in un silenzio che ridà vita, aprendoci a una presenza che ci stava aspettando. Per sperimentare una volta ancora la meraviglia di rinascere. Altro che abitudine: a Messa è una sorpresa continua.

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/a-messa-per-lasciarci-sorprendere-ancora

SANTISSIMITÀ TRINITÀ

SANTISSIMITÀ TRINITÀ

Tre Persone che sono un solo Dio 

Questa solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste e fu introdotta nella liturgia cattolica nel 1334 da papa Giovanni XXII. Propone uno sguardo alla realtà di Dio amore e al mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Benedetto XVI così ha spiegato questa realtà: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati»

La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l’antica liturgia romana non la conosceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l’esaltazione del Dio Trinità “perché grande è il suo amore per noi”.

Santissima Trinità - PROPOSTA CANTI - (Spartiti)

LE ORIGINI STORICHE DI QUESTA FESTA

Sebbene il dogma trinitario fosse già stato codificato nella Chiesa sin dall’epoca del Simbolo apostolico fino all’VIII secolo la Chiesa non celebrò nessuna ricorrenza in suo onore. La prima testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la redazione di una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità (a quanto pare, in comunità d’intenti con San Bonifacio, apostolo della Germania). Tale Messa era però soltanto un fatto privato, un ausilio alla devozione personale — almeno fino al 1022, in cui fu riconosciuta ufficialmente dal Concilio di Seligenstadt. Nel 920, intanto, Stefano vescovo di Liegi aveva istituito nella sua diocesi una festa dedicata alla Santissima Trinità e per la sua celebrazione aveva fatto comporre un Ufficio liturgico. Il suo successore, Richiero, mantenne tale festività — che andò col tempo diffondendosi, grazie anche all’appoggio dell’Ordine monastico (in particolare di Bernone, abate di Reichenau agli inizi dell’XI secolo), tanto che un documento del 1091 dell’Abbazia di Cluny ci attesta che la sua celebrazione era ormai ben radicata. Nella seconda metà dell’XI secolo, Papa Alessandro II espresse il suo giudizio su questa festa: pur rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa universale, per il fatto che «ogni giorno l’adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode».
Nonostante ciò, la festa proseguì nella sua diffusione (sia in Inghilterra, per opera di San Tommaso di Canterbury, sia in Francia, grazie anche all’ordine cistercense), tanto che, agli inizi del Duecento, l’abate Ruperto afferma: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» (Ruperto abate, Dei divini Uffici, I, XII, c. I). Visto il riconoscimento de facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, in un decreto sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali  

LA SPIEGAZIONE DI BENEDETTO XVI

 Nell’Angelus del 2009 papa Ratzinger così spiegò questa solennità: «Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».

Santa Trinità, icona

Santa Trinità, icona

UN MISTERO INCOMPRENSIBILE MA NON CONTRO LA RAGIONE

Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione. La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo».  Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).

UN’ANALOGIA PER CAPIRE

Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità. L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola. Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo. Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.

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