Strumenti per la Consegna: 1 – Introduzione alle Risorse per la Consegna

Strumenti per la Consegna: 1 – Introduzione alle Risorse per la Consegna

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

In questa terza parte approfondiremo alcune tecniche che possono essere come degli “utensili” particolari per riuscire a presentare e consegnare a chi ci ascolta la parola di Dio.

Il controllo accurato di questi… “congegni” possono consentire al lettore di:

Analizzare e scoprire gli indizi lasciati dallo scrittore, che rivelano le caratteristiche dell’intenzione che Dio ha suggerito allo scrittore.

Esaminare questa ispirazione per arrivare ad una comprensione strutturata, personale e chiara del messaggio di Dio.

Approfondire a tal punto la Parola in modo da immergersi nel contenuto del messaggio per sentire e vivere effettivamente questa ispirazione, accompagnando la comprensione del lettore da una modalità come “accademica” a una dimensione molto più spirituale e sentita dal cuore.

Questo approccio serio, tecnico e spirituale ottiene in chi ascolta:

Un vero progresso umano e ascetico, contribuisce realmente alla conversione, ispira negli ascoltatori un desiderio di cambiamento morale, fino a motivali ad uscire e progressivamente essere testimoni ed evangelizzatori tra le persone prossime della loro comunità sociale.

Ma per poter utilizzare la voce è necessario prenderne coscienza e sapere come funziona, qual è il “tuo” registro vocale e come curarla e prevenire problemi che questo “strumento personale” può avere.

In questa parte cercherò di spiegarti come produciamo il suono con le nostre corde vocali. Questa presa di coscienza ti aiuterà a controllare il tuo strumento di comunicazione dandogli la considerazione che merita.

Per prima cosa dobbiamo capire che la nostra voce è UNICA ed è riconoscibile in mezzo a milioni di esseri umani; a volte notiamo delle caratteristiche simili nel timbro, nel modo, negli accenti, ma la nostra voce si forma nel nostro corpo e si proietta verso gli altri all’esterno per comunicare con loro.

Quindi la voce è un mezzo veramente importante per la nostra vita sociale, ma nello stesso tempo questo nostro personale strumento non viene considerato molto e per questo per niente educato al meglio delle sue possibilità e, sempre a causa di questa trascuratezza, la nostra voce potrebbe assumere delle deformazioni o dei suoni imperfetti poco comprensibili, spesso cantilenanti, noiosi ed opachi che rendono la comunicazione con l’altro veramente approssimativa e carente sotto molti aspetti.

Oltre a questi tipici difetti di espressività, si aggiunge il nostro modo di presentare i “contenuti del messaggio” in forme ripetitive, esagerate, poco coerenti o anche inventate che aggiungono elementi critici che rendono la nostra comunicazione verbale veramente inascoltabile.

Quindi, prima di capire come funziona il nostro originale strumento di comunicazione, sarebbe meglio analizzare la nostra modalità di trasmissione dei contenuti ed evitare di esagerare, scongiurare di confondere chi ascolta, scambiare le opinioni personali con i fatti concreti e controllare che le nostre “trasmissioni” siano sincere, chiare, oneste e puntuali come farebbe… un serio giornalista.

Verificare che il linguaggio sia veramente nostro e non che riportiamo come un registratore concetti e parole di altre persone, che magari non sono ben verificate e sicure.

Evitiamo quindi spettegolamenti inutili o addirittura la replica inconsapevole di bugie di altri; cerchiamo di essere “autentici”, personali ed affermare solo cose di cui siamo sicuri della loro fondatezza e veridicità.

 

vocedivina

Altra cosa negativa è quella di parlare incolpando gli altri o peggio essere dei giudici che sentenziano su tutto; senza arrivare ai famosi dialoghi a scarico di responsabilità di “Adamo ed Eva”, cerchiamo di riuscire ad essere integri, coerenti, persone affidabili che fanno quello che hanno detto.

E infine, altra cosa difficilissima, allontanarsi dal lamento nel parlare, o dall’essere negativi e fare in modo che le caratteristiche della nostra voce trasportino soprattutto amore verso gli altri e un desiderio non di affermare con prepotenza noi stessi ma di avere l’intenzione di essere di aiuto a chi ci ascolta.

Premesso ciò che riguarda il contenuto di quello che diciamo, possiamo ora impegnarci a migliorare la nostra voce in modo che i nostri personali ed originali concetti e i nostri contenuti siano supportati da una voce che aiuta e sostiene questi valori verbali che diffondiamo nel mondo circostante.

In questa terza parte troverete altre tecniche che rappresentano come gli utensili” che il falegname o l’idraulico portano sempre con sè per usarli nei momenti opportuni o nelle occasioni più impreviste.

Quindi come dicevo inizieremo prendendo consapevolezza del nostro apparato fonatorio analizzando ogni singolo elemento espressivo della voce, completandolo con alcuni esercizi particolari ed alcuni suggerimenti pratici.

L’esercitazione con la lettura ad alta voce ci accompagnerà e darà sicurezza nel parlare in pubblico, migliorerà la nostra eloquenza e in pratica contribuirà al miglioramento complessivo delle nostre comunicazioni.

Questa avventura ci aiuterà non solo per la lettura della parola di Dio, ma avrà effetti migliorativi anche nella vita di tutti i giorni, se parleremo o leggeremo qualche pagina di letteratura classica ad un nostro amico, ad un figlio, o leggendo per gli altri, per i bambini o per i malati.

Questa formazione ci aiuterà a perfezionare ed approfondire gli argomenti di qualsiasi libro, prendere consapevolezza dell’uso più appropriato che possiamo aggiungere all’espressività delle parole stampate e dargli vita comunicativa all’esterno.

Per concludere questa semplice parte iniziale motivazionale, possiamo rimarcare ancora che tutta la nostra vita è condizionata dalle relazioni che instauriamo con gli altri e con gli “ambienti” che frequentiamo; tutte le relazioni sono create e mantenute soprattutto attraverso la nostra voce e dal modo in cui la “proiettiamo” agli altri.

Ma la maggior parte delle persone considera la voce come qualcosa di naturale, automatico e immodificabile, e spesso non viene considerata per niente come invece strettamente collegata al proprio corpo e strettamente dipendente dal nostro pensiero e diretta espressione della propria creatività.

Questo concetto… di essere “automatica” e naturale… non ci suggerisce per niente l’idea che viceversa possiamo modificare la nostra voce e il nostro modo di produrla con allenamenti, esercizi, esperienze e impegno della nostra volontà.

Questo è quello che proviamo a fare, a “smuovere”, “stimolare”, “scuotere” con questa terza parte del libro!

 

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
Se anche tu vuoi ricevere il libro, clicca qui:

Evoluzione tecnologica e digitale, conversione?

Evoluzione tecnologica e digitale, conversione?

A colloquio con il francescano padre Paolo Benanti, autore del libro “Tecnologia per l’uomo” in uscita con il numero di Famiglia Cristiana dal 21 ottobre in edicola e in parrocchia: “Occorre uno sviluppo nel rispetto dei biosistemi, che però non accadrà naturalmente, ma solo se l’innovazione avrà a cuore il bene comune”.

Stefano Stimamiglio

Frate francescano del Terzo Ordine Regolare, 48 anni, padre Paolo Benanti è uno dei massimi esperti nella Chiesa degli aspetti etici e bioetici di tematiche di punta e quanto mai attuali: dalla gestione dell’innovazione a quello dell’impatto di internet e del Digital Age sul mondo contemporaneo, dalle biotecnologie e la biosicurezza alle neuroscienze e le neurotecnologie. Alla vigilia della 49^ edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani di Taranto (21-24 ottobre 2021) intitolata “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” e di fronte alla prospettiva di ingenti investimenti con il PNRR, il tema della tecnologia e del suo uso in chiave di futuro e ambiente è particolarmente interessante.

Padre Paolo, parlando di tecnica e di futuro, se una causa della crisi ambientale può esserci stato con il contributo della tecnologia, che cosa può fare essa per ovviare al futuro?

«Occorre non rimanere in un orizzonte ristretto e, pensando alla rivoluzione industriale, al consumo eccessivo di risorse e all’inquinamento di questi decenni – di cui oggi tanto si parla – vedere solo un problema legato alla tecnologia. Essa è presente fin dagli arbori dell’uomo, siamo in effetti l’unica specie che cambia l’habitat in cui vive usando la tecnica. La medusa, tanto per fare un esempio, e ogni altra specie vivente, non fa altrettanto ma si adatta all’ambiente attraverso successive mutazioni genetiche del DNA, che permettono in questo modo la sua sopravvivenza. Tutto questo lo capiamo meglio se riconosciamo che gli altri esseri viventi hanno tutto quello che serve per vivere, ma l’uomo no. L’uomo presenta un’eccedenza…».

Cosa intende per “eccedenza”?

«Intendo dire che l’uomo vive un “di più” rispetto alla sua costituzione biologica. Tale condizione è quella, per esempio, che ci fa prendere appunti durante una conferenza. La nostra condizione biologica – cioè la nostra memoria – non basta per contenere quanto ascoltiamo e abbiamo quindi bisogno di alcuni artefatti tecnologici, come la penna e il quaderno o un pc, per trattenere, esprimere e trasmettere quanto ascoltato. L’uomo, dunque, non si rapporta alla realtà in maniera solo biologica, ma anche attraverso le mediazioni offerte dagli artefatti tecnologici. La tecnologia è il modo con cui l’uomo trattiene, incanala ed esprime la sua eccedenza rispetto alla sua condizione biologica. È grazie all’artefatto tecnologico se, come specie, siamo diventati un fenomeno globale. Infatti, stando a quanto osservano gli antropologi, la nostra specie si è spostata dall’Africa meridionale, la culla della nostra origine, verso nord, colonizzando così tutto il mondo. Abbiamo raggiunto in questo modo ogni luogo in una maniera unica, dando mostra di quella che è una nostra unicità come specie. Fino a quel momento, infatti, ogni specie biologica abitava in un clima particolarmente adatto ad essa».

La tecnologia è, dunque, un fenomeno antico quanto l’uomo…

«Si, proprio perché questa eccedenza fa parte dell’unica dignità dell’uomo da sempre. La tecnologia, che accompagna l’eccedenza dell’umano rispetto alla sua mera biologia fin dall’inizio, è un’esperienza antica ma è sempre il cuore dell’uomo che ne decide l’utilizzo. La clava, ad esempio, poteva essere utile per aprire le noci di cocco ma anche per uccidere. Ogni utensile può essere utilizzato per il bene o per il male. Tutto passa – ripeto – attraverso il filtro del cuore dell’uomo: è, quindi, fondamentalmente una questione etica».

Cosa dire del sospetto verso la tecnica che alcuni nutrono?

«L’evoluzione tecnologica a servizio del mercato si è spinta a tal punto che per la prima volta ha cambiato la faccia del mondo, con tutti i rischi di sopravvivenza della specie umana di cui sentiamo parlare ogni giorno. L’inquinamento incontrollabile è un grosso tema legato però alla miopia che c’è stata dietro all’utilizzo degli artefatti tecnologici, nel senso di una ricerca smodata di guadagno da parte di molti agenti. Oggi abbiamo a disposizione strumenti digitali a tal punto evoluti, che ci aiutano a vedere con chiarezza l’impatto della tecnologia sull’ambiente e a orientarci bene verso una maggiore sostenibilità, garantendo uno sviluppo nel rispetto dei biosistemi. Questo processo, però, non accadrà naturalmente, ma solo se l’innovazione digitale e tecnologica avrà a cuore il bene dell’uomo, quello che nella dottrina sociale della chiesa chiamiamo “bene comune».

Dunque, innovazione e futuro sostenibile. Ma come?

«Dobbiamo idealmente metterci al posto di chi ha avviato la cosiddetta “rivoluzione industriale” nell’Ottocento. Cosa diremmo noi, che siamo i loro pronipoti, a costoro se potessimo andare indietro nella storia? Cosa consiglieremmo loro per evitare di trovarci al punto in cui siamo in termini di degrado ambientale e sfruttamento sconsiderato delle risorse? Bene, le stesse domande dobbiamo porci noi oggi, che siamo gli autori della rivoluzione digitale attualmente in atto, come se fossimo i nostri pronipoti fra un secolo: cosa fare perché la tecnologia digitale serva veramente per il bene dell’uomo? Quale sana cultura promuovere che sia in grado di orientare la risposta?».

Come è inscrivibile allora un’etica nella tecnologia? Dipende dalle leggi, dall’uso dei singoli uomini? O da cosa?

«Non basta né una legge né tanto meno un mero appello, ma un’azione di tutta la società civile. Si tratta di far partire una vera rivoluzione culturale, la stessa di cui parlano tanto le encicliche “Fratelli tutti” e “Laudato sì”. Non si può, quindi, in generale essere né “tecno-ottimisti” né “tecno-pessimisti”, ma solo “tecno-etici”. Alla base di ogni decisione c’è, infatti, quello che in latino si chiama “manicum”, l’impugnatura che fa da legame tra la mano dell’uomo e lo strumento che usa. Esso è in sé neutro, è la mano dell’uomo, che agisce per il bene o per il male, a determinare l’uso dello strumento. L’educazione, in questo senso, è fondamentale».

Qui c’entra anche la fede…

«Sì, decisamente. La fede è chiamata a dialogare con le culture umanistiche e con quelle tecniche perché l’innovazione digitale oggi si trasformi in vero sviluppo per il bene dell’uomo. I famosi algoritmi e i “big data”, cioè le grandi masse di dati da cui si possono estrapolare informazioni o risposte a singoli macro problemi, sono strumenti eccezionali sia per ridurre, ad esempio, gli sprechi di energia, necessari per la salvezza del pianeta e il bene dell’uomo, sia, al contrario, per incrementare al massimo i guadagni delle industrie elettriche. Dipende – ripeto – sempre dall’uso della mano dell’uomo».

La Chiesa quale contributo può dare in questo campo?

«Lo sta facendo ad esempio attraverso il “Call for an AI Ethics”, un documento sviluppato dalla Pontificia Accademia per la Vita, Microsoft, IBM, FAO e Ministero dell’Innovazione Italiano per supportare un approccio etico all’Intelligenza artificiale e promuovere un senso di sempre maggiore responsabilità tra organizzazioni non governative, governi, istituzioni e aziende del settore privato per creare un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana, e quindi al servizio dell’uomo, e non della loro graduale sostituzione, con tutti i rischi che questo comporta

«Maschio e femmina li creò»

«Maschio e femmina li creò»

Quattro anni fa il Vaticano smontava la teoria del gender

Nel febbraio 2019, la Congregazione per l’educazione cattolica firmava un importante documento, intitolato «Maschio e femmina li creò», che in 57 punti mostrava il carattere innaturale, antiscientifico e perfino antiecologico dell’ideologia del gender.

Pochissimi ricordano che quattro anni fa, nel febbraio 2019, il Vaticano firmò un fondamentale documento (poi pubblicato nel giugno di quell’anno), di natura sia etica che pedagogica, intitolato con parole che per alcuni andrebbero espunte dal dizionario: «Maschio e femmina li creò». Il sottotitolo era: «Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione».

Il tono di fondo del testo è misurato e riflessivo, secondo la dinamica dialogica fatta propria dalla Chiesa di papa Francesco. E tuttavia il documento, firmato dal cardinal Giuseppe Versaldi a nome della Congregazione per l’educazione cattolica, faceva chiarezza su tante questioni importanti e decisive che oggi sono diventate ancor più impellenti e ineludibili.

Si pensi al mondo della scuola e alla pretesa del cambio di nome da parte dello studente che si auto-percepisce del sesso opposto, la cosiddetta carriera alias; si pensi alla stessa prassi medica che ormai ha sdoganato una serie di farmaci per correggere la natura umana. Gli ormoni che bloccano la differenziazione sessuale dei minorenni e le chirurgie alla Frankenstein, le quali, come se nulla fosse, asportano organi sani (ovaie, seni, testicoli, utero, etc.), se in contrasto con la “transizione di genere” desiderata. Ma anche lo Stato e la legge civile sono vittime del totalitarismo arcobaleno che si diffonde ovunque, non solo a Sanremo. «Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla differenza biologica fra maschio e femmina» (n. 22).

Il documento, in 29 pagine e 57 punti, mostra quanto c’è di innaturale, antiscientifico e se vogliamo antiecologico nelle ideologie del gender, in quanto esse vorrebbero dimostrare che l’identità sessuale, «ha più a che fare con una costruzione sociale che con un dato naturale o biologico» (n. 8). La storia insegna che i periodi di maggiore crisi etica coincidono con quelli di maggiori dubbi sulla validità delle acquisizioni scientifiche ed empiriche. Si vedano i deliri razziali nazisti, “scientificamente” fondati sulla misurazione dei crani di varie tribù. Oppure i deliri classisti sovietici, per cui perfino le teorie cosmologiche di Georges Lemaître e Albert Einstein andavano rigettate perché frutto di “scienza borghese”. Il gender, nel quadro dell’edonismo assoluto e del relativismo etico imperante, fa esattamente lo stesso. Azzera la biologia, la psicologia, l’anatomia, la genetica e le altre scienze. E se mi sento queer, o gender fluid, bisessuale o poliamoroso, affari miei. Anzi, si pretende che lo Stato assecondi le mie pulsioni.

Secondo il Vaticano, in una «crescente contrapposizione tra natura e cultura», in cui per paradosso è la natura il nemico dei finti green, si legittima come normale una «dimensione fluida, flessibile, nomade» di sessualità. Senza nulla di stabile, neppure, ad esempio, i ruoli di padre e madre nella famiglia. Anzi essi sarebbero da rimuovere, perché frutto di pregiudizio sociale, moralismo cattolico, “Ur-fascismo” (Eco). In questa logica, si apre al “poliamore”, ovvero un’unione affettiva con «più di due individui» (n. 13). Progresso o ritorno alla tribù? Il matrimonio, su cui si fonda la famiglia che la nostra Costituzione definisce «società naturale», sarebbe un mero «retaggio della società patriarcale» (n. 14).

Andrebbe riletto e ristudiato con attenzione l’intero documento, qui ci limitiamo ad alcuni tratti salienti. Dopo la legittimazione dell’ideologia del gender da parte degli Stati e delle nazioni civili, che cosa resterebbe della missione educativa dei genitori e della scuola? Nulla di concreto. Solo la (sempre più insignificante) non discriminazione. Tranne, in verità, verso chi vuole la Tradizione, verso cui ogni tolleranza è bandita. Anche il particolare anti-materialismo (gnostico) dell’ideologia del gender è imbarazzante. Dire che il genere sessuale è svincolato dalla corporeità vuol dire che il corpo è “materia inerte”, manipolabile all’infinito. Anche per questo la filosofia del gender, se piace alla sinistra radicale e agli anarchici alla Cospito, garba anche alle lobby farmaceutiche, use alla manipolazione. Più si manipola e si trasforma, vendendo prodotti sempre più costosi, meglio è.

Papa Francesco, più citato che letto, insegna che «apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi» (citazione al n. 35). Frase che indica un concetto capitale. Altro che mutilare il corpo delle parti sgradite per sentirsi liberi. Non si può infine risanare e restaurare l’ambiente naturale, senza risanare in parallelo la società degli umani. E non si può risanare la società, senza promuovere la famiglia secondo natura. L’unica istituzione perenne, universale, educativa, che richiede in modo equo e paritario, l’impegno duraturo di un uomo (XY) e di una donna (XX).

O con la scienza, la natura e il Vangelo o con i capricci di un mondo senza Dio. Tertium, purtroppo o per fortuna, non datur.
 di Fabrizio Cannone https://lanuovabq.it/it/quattro-anni-fa-il-vaticano-smontava-la-teoria-del-gender

Documento vaticano sul gender: sì al dialogo sugli studi, no all’ideologia

Uno strumento per affrontare il dibattito sulla sessualità umana e le sfide che emergono dall’ideologia gender, in un tempo di emergenza educativa. Questo vuol essere il documento “Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione” a firma del cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, e dell’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario del Dicastero

Debora Donnini – Città del Vaticano

L’obiettivo del documento “Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione” è di sostenere quanti sono impegnati nell’educazione delle nuove generazioni ad affrontare “con metodo” le questioni oggi più dibattute sulla sessualità umana, alla luce del più ampio orizzonte dell’educazione all’amore. In particolare è diretto alle comunità educative delle scuole cattoliche e a quanti, animati da una visione cristiana, operano nelle altre scuole, a genitori, alunni, personale ma anche a vescovi, a sacerdoti e religiosi, a movimenti ecclesiali e associazioni di fedeli. La Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ha preparato il testo, parla di “un’emergenza educativa”, in particolare sui temi dell’affettività e della sessualità davanti alla sfida che emerge da “varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la reciprocità e le differenze tra uomo e donna, “considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale”. L’identità verrebbe, quindi, consegnata ad “un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo”. Si parla di “disorientamento antropologico” che caratterizza il clima culturale del nostro tempo, contribuendo anche a destrutturare la famiglia. Un’ideologia che, tra l’altro, “induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina”, si evidenzia citando Amoris laetitia. Questo il contesto in cui si colloca il Documento che vuole promuovere, appunto, una “metodologia articolata nei tre atteggiamenti dell’ascoltare, del ragionare e del proporre”. Un testo che si ispira al documento “Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale” del 1983 ed è anche arricchito da citazioni di Papa Francesco, Benedetto XVI, San Giovanni Paolo II, ma anche del Concilio Vaticano II, della Congregazione per la Dottrina della Fede e di altri documenti.

Dialogo con ascolto, ragionamento e proposta

Nell’intraprendere la via del dialogo sulla questione del gender nell’educazione, il Documento opera una distinzione fra “l’ideologia del gender e le diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane”, notando che l’ideologia “pretende, come riscontra Papa Francesco, di ‘rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili’ ma cerca ‘di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini’ e quindi preclude l’incontro”, mentre non mancano delle ricerche sul gender che cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna. Il Documento specifica quindi che “è in relazione con queste ricerche che è possibile aprirsi all’ascolto, al ragionamento e alla proposta”.

Nel breve excursus storico sull’avvento delle concezioni gender nel XX secolo, si rileva come all’inizio degli anni ’90 si sia arrivati perfino a “teorizzare una radicale separazione fra genere (gender) e sex (sesso), con la priorità del primo sul secondo. Tale traguardo viene visto come una tappa importante dell’evoluzione dell’umanità, nella quale ‘si prospetta una società senza differenze di sesso’”. E in “una crescente contrapposizione fra natura e cultura”, le proposte gender confluiscono nel “queer”, cioè in una “dimensione fluida”, “al punto da sostenere la completa emancipazione dell’individuo da ogni definizione sessuale data a priori, con la conseguente scomparsa di classificazioni considerate rigide”.

Punti di incontro e criticità

Quindi, il Documento individua “alcuni possibili punti di incontro per crescere nella comprensione reciproca” nel quadro delle ricerche sul gender. Si apprezza l’esigenza di educare i bambini a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione in modo che “nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste”. Si sottolinea che un altro punto di crescita nella comprensione antropologica sono “i valori della femminilità, che sono stati evidenziati nella riflessione sul gender”. Si rileva l’immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specie a vantaggio dei più deboli: le donne realizzano “una forma di maternità affettiva, culturale e spirituale, dal valore veramente inestimabile, per l’incidenza che ha sullo sviluppo della persona e il futuro della società”.

In merito alle criticità che si presentano nella vita reale, si evidenzia che le teorie gender – specialmente le più radicali – portano ad un allontanamento dalla natura: “identità sessuale e famiglia” divengono fondate su “una malintesa libertà del sentire e del volere”. Il Documento si sofferma, poi, sugli argomenti razionali che chiariscono la centralità del corpo come “elemento integrante dell’identità personale e dei rapporti familiari”: “il corpo è soggettività che comunica l’identità dell’essere”. Il dimorfismo sessuale, cioè la differenza sessuale fra uomo e donna, è infatti comprovato dalle scienze, ad esempio dai cromosomi. Si rileva anche “il processo di identificazione è ostacolato dalla costruzione fittizia di un ‘genere neutro’ o ‘terzo genere’”. Ci si richiama poi ad alcuni esempi di analisi filosofica. La formazione dell’identità si basa proprio sull’alterità: nel confronto con il “tu”, si riconosce il proprio “io”. Ad assicurare la procreazione è proprio la complementarietà fisiologica, basata sulla differenza sessuale, mentre il ricorso a tecnologie riproduttive può consentire la generazione ma comporta “manipolazioni di embrioni umani”, mercificazione del corpo umano, riduzione del bambino a “oggetto di una tecnologia scientifica”. Ricordata anche l’importante prospettiva di un dialogo fra fede e ragione.

Proporre l’antropologia cristiana

Il terzo punto è l’offerta della proposta che nasce dall’antropologia cristiana. Il primo passo consiste nel riconoscere che l’uomo possiede una natura che non può manipolare a piacere. Questo è il fulcro dell’ecologia integrale dell’uomo. Si ricorda, quindi il “maschio e femmina li creò” della Genesi e che la natura umana è da comprendere alla luce dell’unità di anima e corpo, in cui si integra la dimensione orizzontale della comunione interpersonale e quella verticale della comunione con Dio. In merito all’educazione si sottolinea, quindi, che il diritto-dovere educativo della famiglia non può essere totalmente delegato né usurpato da altri, che il bambino ha diritto a crescere con una mamma e un papà e che proprio all’interno della famiglia possa essere educato a riconoscere la bellezza della differenza sessuale. Da parte sua la scuola è chiamata a interagire con la famiglia in modo sussidiario e a dialogare rispettandone la cultura. In questo processo educativo, centrale è a anche ricostruire un’alleanza fra scuola, famiglia e società, che possono articolare “percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità finalizzati al rispetto del corpo altrui”, per accompagnare i ragazzi in maniera sana e responsabile. In questo senso si mette in luce l’importanza che i docenti cattolici ricevano una preparazione adeguata sui diversi aspetti della questione del gender e siano informati sulle leggi in vigore e in discussione nei propri Paesi.

Via del dialogo percorso per trasformare incomprensioni in risorse

Nelle conclusioni si ribadisce che “la via del dialogo – che ascolta, ragiona e propone – appare come il percorso più efficace per una trasformazione positiva delle inquietudini e delle incomprensioni in una risorsa per lo sviluppo di un ambiente relazionale più aperto e umano” mentre “l’approccio ideologizzato alle delicate questioni del genere, pur dichiarando il rispetto delle diversità, rischia di considerare le differenze stesse in modo statico, lasciandole isolate e impermeabili l’una dall’altra”. Si ricorda anche che lo Stato democratico non può ridurre la proposta educativa a pensiero unico, sottolineando la legittima aspirazione delle scuole cattoliche a mantenere la propria visione della sessualità umana. Infine, si ricorda anche, per i centri educativi cattolici, l’importanza di “un percorso di accompagnamento discreto e riservato”, con cui si vada incontro anche “a chi si trova a vivere una situazione complessa e dolorosa”. La scuola deve, quindi, proporsi come un ambiente di fiducia, “specialmente in quei casi che necessitano tempo e discernimento” e creare “le condizioni per un ascolto paziente e comprensivo, lungi da ingiuste discriminazioni”. 

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2019-06/documento-gender-congregazione-educazione-cattolica.html

Comprensione della Parola: 6 – Strategie per la Consegna della Parola

Comprensione della Parola: 6 – Strategie per la Consegna della Parola

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

L’espressività viene dal lettore che si impegna in questa missione importante per la propria vita e la vita degli altri; ci mette tutto il suo carisma, il suo cuore per trasmettere con emozione le vicende bibliche.

Certo, non tutti i lettori hanno lo stesso carisma di svolgere questo compito, alcuni sono bravi naturalmente, altri sono diventati efficaci con l’impegno, la dedizione e lo studio.

Quando il lettore riesce a sintetizzare tutte le idee e gli strumenti tipici del suo carisma, aiuta l’ascoltatore ad arrivare al massimo della comprensione.

Il Carisma del lettore, certo, non è per tutti, ma con il dovuto impegno la maggior parte di voi sarà in grado di trovare la propria modalità e perfezionarla. Devi solo impegnarti e superare la paura e la vergogna della esposizione al pubblico e la paura di commettere errori di lettura imbarazzanti.

Una delle cose che mi chiedono più spesso i miei allievi e che è uno dei maggiori punti di frustrazione, è quella di come leggere in modo realistico, autorevole ed efficace, senza nel contempo sentirsi impacciati, rigidi e poco convincenti.

Questo servizio viene svolto in modo gratuito, ma questo non significa che deve essere assegnato a caso a persone che non si sono impegnate per guadagnarsi questo ruolo.

Questo libro è proprio per aiutarti a “rimboccare le maniche”, come si dice in gergo, e vedere come tu puoi migliorare la tua capacità interpretativa nella lettura ad alta voce.

Alcune persone possono essere attratte dalla gratificazione di salire sull’ambone quasi come fosse uno spettacolo, ma il problema è proprio questo quando entri in una “modalità finta” o una “lettura recitata” o spettacolarizzata.

Se fai questo non stai svolgendo bene la tua missione ma stai rovinando la parola di Dio con modi innaturali, egoistici e non sinceri.

Così come un attore di teatro non può agire in un modo sincero e libero se non conosce le sue battute e non si è preoccupato di studiarle e ricordarle, anche il lettore deve abituarsi a conoscere leggere e studiare seriamente la parola di Dio, meglio ancora attraverso un cammino spirituale serio.

E così come gli attori neofiti cadono nella trappola di ripetere più volte le loro battute finte, ripetute nello stesso modo, in una lettura scolastica, riga per riga; così il lettore provetto non può improvvisarsi in una lettura banale “riga per riga!” che diventa finta e non produce nessun effetto spirituale di cambiamento in chi ascolta.

Ad esempio ci sono 100 modi diversi per dire “dove sei stato?”…

Immagina di dirlo ad un fratello o dirlo al coniuge che è stato via senza telefonare, o dirlo a un familiare che torna a casa dopo ore di assenza, ecc.

La partecipazione emotiva che metteremo in questa semplice frase sarà ben diversa. Questo esempio era per dire che a maggior ragione non puoi proclamare la Parola senza averla approfondita e vissuta seriamente.

Allo stesso modo molti durante la lettura restano fermi, quasi paralizzati, con gli occhi fissi al libro; ma questa paralisi non è molto naturale e non è per niente comunicativa.

Il linguaggio del corpo è essenziale nell’interpretazione, pertanto esercitati a leggere ad alta voce inserendo dei movimenti naturali semplici con la testa, o usare lo sguardo verso gli ascoltatori nelle piccole pause fra una frase e l’altra, certo niente di estremo e stravagante ma semplici movimenti che rafforzano la comunicazione.

Questo perché non stai leggendo in modo privato e individuale ma stai proiettando la forza della parola di Dio verso chi ti ascolta, e lo devi fare con tutti i mezzi comunicativi che ti sembrano adeguati e nello stesso tempo equilibrati.

Svolgendo questo compito devi aver chiaro: cosa stai facendo, qual’è l’obiettivo che vuoi raggiungere e le modalità da mettere in campo per questo servizio.

Il ciclo delle letture nelle liturgie è strutturato in modo da ripresentarsi identico a distanza di qualche anno, ma ogni volta ci trova “diversi” come persone e quella Parola ci espone ad una luce spirituale ancora diversa.

Ogni lettura all’interno della stessa liturgia è coordinata con le altre verso un tema o un obiettivo preciso. Nello stesso tempo, ogni tema della liturgia di ogni giorno è coordinato con quello del giorno precedente, del giorno seguente e del periodo liturgico dell’anno.

Quindi, prima di affrontare la lettura, bisogna capire in quale tempo liturgico siamo, quali altre letture ci sono state il giorno precedente o nella domenica precedente; a volte questo tema, questo obiettivo potrebbe non essere così evidente e quindi dobbiamo lavorare e trovare indizi per scoprirlo.

La nostra modalità di lettura deve quindi aiutare gli ascoltatori a seguire il filo del pensiero e del ragionamento che il ciclo delle letture vuole suggerire.


Per scoprire concetti e parole importanti del periodo liturgico
prova a leggere le letture della domenica precedente o dei giorni feriali precedenti individuando parole, frasi e concetti che si sono ripetuti nel periodo; questo aiuterà la comprensione del contesto generale del periodo e ti favorirà verso la giusta interpretazione.

La parola di Dio può avere una difficoltà che non va sottovalutata.

Sappiamo che gli scrittori hanno trascritto le ispirazioni spirituali nelle loro lingue madri, ma poi questi scritti sono stati tradotti in altre lingue e con passaggi intermedi di altre lingue più conosciute a quei tempi e, infine, nel corso dei secoli, sono stati tradotti nella nostra lingua contemporanea.

Questa serie di passaggi può rappresentare un ostacolo, perché nelle traduzioni, alcune volte, certe parole sono di difficile interpretazione, hanno significati diversi nelle varie lingue e, quindi, ci possono essere traduzioni poco coerenti. Non intendo che ci siano dei grandi errori nella Bibbia, ma possono presentarsi parole tradotte che per questioni storiche e culturali non rispecchiano alla perfezione il contenuto originario.

Altre volte lo stile dello scrittore o del traduttore può presentarsi con espressioni colloquiali che erano in uso ai suoi tempi e che però hanno perso il fedele senso ai nostri giorni.

Spesso la scrittura è molto sintetica e alcune parole o idee vengono tralasciate e il risultato non è sempre molto chiaro di come lo scrittore originale intenda esprimere la parola di Dio o come noi possiamo poi leggerla ad alta voce.

Una strategia tecnica da provare è questa modalità:

1 – Esercitati ad aggiungere nella lettura o negli spazi dove si percepisci un vuoto, delle parole o delle frasi che chiariscano meglio la situazione descritta nella Parola.

2 – Poi leggi ripetutamente il passaggio della lettura con gli aggettivi o le parole che hai inserito e aggiunto; riascolta così quel discorso modificato che si completerà con un’idea interpretativa più fluente e significativa.

3 – Ora togli ogni aggiunta personale e rileggi il brano nella sua “forma originale”, ma cerca di “mantenere” le sensazioni e le espressioni che le aggiunte ti avevano suggerito prima.

vocedivina

Un piccolo Esempio: Vangelo di Giovanni cap 9,1:


Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?. Rispose Gesù: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo. Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”.

Ecco come potresti aggiungere delle frasi o delle parole perché la comprensione sia per te più intuitiva:

Passando, fuori dalle mura di Gerusalemme, vide un uomo sporco abbandonato cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono perché non riuscivano a dare una spiegazione: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Rispose Gesù con benevola autorità: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano evidenti i miracoli e manifestate le opere di Dio. Poi con compassione amore ed incoraggiamento Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno e sono qui con voi ; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, chinato e come raccolto in preghiera sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e commosso e pieno di amore gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” – che significa Inviato. Quegli andò pieno di speranza, si lavò e tornò euforico e sconvolto dalla sorpresa che ci vedeva.

Dopo questi inserimenti, rileggi più volte il brano ad alta voce con le parole che hai inserito per rendere la lettura più “sensata alla tua comprensione”. Ripetendo il brano con le parole aggiunte il concetto della stessa diventerà per te più chiaro e le tue impostazioni vocali cambieranno in base alla connotazione ampliata che hai inserito.

Facendo questo esercizio ascolta bene la tua interpretazione, il tuo tono di voce, le variazioni sul ritmo, le pause che fai e quali parole o frasi enfatizzi o comprimi naturalmente e via dicendo.

Rileggi quindi più volte, finché la lettura esca in modo naturale, in modo sicuro ed espressivo; questo esercizio ti darà una più chiara e ambientata comprensione della Parola che stai leggendo e che stai cercando di proclamare con la giusta interpretazione.

Per finire ora prova a proclamare il BRANO ORIGINALE (cioè quello senza le tue aggiunte); vedrai che la tua lettura conserverà i toni espressivi, il ritmo e le pause che avevi immesso nella tua interpretazione variata con gli inserimenti.


Il risultato di questo esercizio sarà che la lettura diverrà più espressiva, fiduciosa, profonda nella sua comprensione, e suonerà più naturale.

Anche l’Assemblea percepirà il brano in modo più completo e saranno più in grado di capire la Parola. Questo sicuramente avrà un effetto importante ed efficace sulla trasformazione e la conversione delle loro vite.

Un’altra considerazione sempre per esemplificare lo stesso concetto è quello riguardo alla lettura delle preghiere elevate al Signore.

Nella Bibbia innumerevoli passi si rivolgono a Dio con preghiere, ma spesso i lettori che proclamano queste parole ad alta voce lo fanno come se fosse una “richiesta” e con una voce autoritaria, quasi come fosse una “pretesa” esigente e, raramente, con l’umiltà del “povero”.

Leggendo questi brani superficialmente sembra piuttosto che stabiliamo noi cosa Dio ci dovrebbe… “fare”. Ma nella realtà è sempre Dio che si preoccupa per noi e sa molto bene cosa è bene per noi, e spesso è qualcosa di completamente diverso da quello che pensiamo.

Certo come figli è umano alzare preghiere al cielo per fargli sapere ciò che ci sembra sia utile per noi.

Ma siccome la sua volontà è sempre migliore della nostra, la lettura di queste preghiere nella Bibbia dovrebbe esprimersi e suonare all’orecchio come se fossimo sinceramente disponibili che la “sua” volontà si compia in noi.

Una tecnica da sperimentare è quella di aggiungere “mentalmente” certe parole mentre si legge come: “per favore”, “ti supplico”, “ti prego Dio aiutami” ecc. adottando un tono di voce umile, rispettoso, reverenziale.

Provate questo suggerimento.


Ultime raccomandazioni: leggere con fiducia è molto importante per una buona comunicazione. Studiare e ricercare è una componente fondamentale per il lettore al fine di costruire una fiducia personale e una efficace comprensione della Parola.

Quando il lettore riesce a sviluppare una immersione seria nella Parola pone delle solide basi per comunicare all’Assemblea con sicurezza, fiducia e autorità.

Dall’altro versante se gli ascoltatori percepiscono fiducia e sicurezza nella voce del lettore possono aprire il proprio orecchio con fede alla Parola proclamata e pongono una maggiore attenzione ai contenuti che vengono letti.

Una buona abitudine per il lettore è quella di approfondire certe singole parole in cui ci si imbatte nel brano sacro.

Se si è insicuri su qualche parola, perché magari viene poco usata, è consigliabile prendere un dizionario biblico e approfondirla; anche se l’hai sentita ben descritta da qualcuno che sembra esperto, ti consiglio, per sentirti ancor più sicuro, di fare delle ricerche personalmente, questo ti dà una sicurezza assoluta sul significato di ogni parola.

Lo stesso atteggiamento vale per la pronuncia corretta di alcune parole o nomi un pò difficili che possiamo incontrare nella Bibbia. Questa è una specifica responsabilità del lettore.

Ogni approfondimento arricchisce la comprensione favorisce nuove sfaccettature dei significati. Questo atteggiamento di “andare a fondo” riesce ad ampliare le sensazioni e il sentimento che un certo brano o parola possono darti e questo, in definitiva, può aiutarti seriamente nella scelta della modalità di lettura.

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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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I missionari

I missionari

Chi sono i missionari? Sono sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche chiamati a diffondere la fede “fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8).

missionarie Saveriane in Thailandia

L’origine teologica del termine “Missione” è la traduzione latina della parola greca “apostolo”. Nel Nuovo Testamento il verbo αποστέλλω (apostello) ricorre 131 volte, 119 delle quali solo nei Vangeli e negli Atti. Esso traduce l’ebraico shằlakh (שלה) stendere, inviare (in latito mittere, il cui participio passato è missio).

L’utilizzo del termine tuttavia prende corpo solo verso la metà del ‘500 con i Gesuiti: è infatti sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, ad aggiungere ai classici tre voti di povertà, castità e obbedienza, quello di obbedienza al Papa “circa missiones”, con il quale i gesuiti si mettono a disposizione del Papa per qualsiasi “missione” egli ritenga necessaria o utile per il bene della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II segna un cambio di prospettiva radicale. Il termine «missionario» viene usato per tutti i battezzati, consapevoli che «in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione», testo di Papa Francesco, ripreso dal documento Ad Gentes (EG 120).

I missionari “ad gentes”

Tuttavia c’è una missione specifica: è quella che viene chiamata la missione “ad gentes”, rivolta a chi vive in terre lontane e ancora non conosce la buona notizia del Vangelo, ai popoli di prima evangelizzazione, alle Chiese sorelle giovani che stanno muovendo i primi passi.

Tale vocazione missionaria si manifesta nella totalità dell’impegno per il servizio dell’evangelizzazione: è un impegno che coinvolge tutta la persona e la vita, esigendo da uomini e donne una donazione senza limiti di forze e di tempo. È una consacrazione piena ad vitam.

Oggi il missionario/a è chiamato a dare la sua testimonianza a partire da una vita di fraternità e di comunione, rivolgendosi con particolare attenzione ai poveri, ai deboli, agli emarginati, alle vittime dell’ingiustizia e dell’oppressione, destinatari privilegiati del Regno.

Dobbiamo molto a quanti, uomini e donne, hanno seguito Gesù fino a donare la vita. L’agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, pubblica ogni anno un elenco degli operatori pastorali rimasti uccisi, includendo sacerdoti, religiosi, religiose, volontari e volontarie laici.

Premio Cuore Amico. I Nobel missionari del 2021: ecco chi sono


Il Premio Cuore Amico va a monsignor Christian Carlassare, suor Filomena Alicandro e al missionario laico Riccardo Giavarini. Con il premio si finanziano i progetti in Sud Sudan, Bangladesh e Bolivia

I Nobel missionari del 2021: ecco chi sono

Per la Giornata Missionaria Mondiale Cuore Amico ha assegnato il Premio Cuore Amico 2021 tre «Nobel missionari» nel mondo; ecco le loro storie. Si tratta di un riconoscimento che non esalta non esalta l’ingegno umano, ma la testimonianza evangelica e l’amore agli ultimi. I premiati sono missionari e testimoni che si fanno carico della fragilità propria e degli altri, promuovendo la fraternità e l’amicizia sociale, e ancora testimoniando che la fede è in grado di dare impulso a iniziative e plasmare comunità.

Christian Carlassare, nato a Schio (VI), missionario comboniano nel Sudan del Sud, premiato Per l’unità e la pace. Ha 43 anni ed è il vescovo italiano missionario più giovane nel mondo. Nominato nei mesi scorsi da papa Francesco vescovo della diocesi di Rumbek in Sud Sudan, è sacerdote dal 2004 e nel Paese dal 2005. Per questo popolo, che ha vissuto un conflitto cominciato negli anni Cinquanta, le cui tensioni non si sono mai placate del tutto.

Il contributo del Premio Cuore Amico verrà utilizzato per sostenere l’opera nella Diocesi di Rumbek: progetti di riconciliazione e pace, sostegno alle famiglie in difficoltà, promozione della donna. Va ricordato inoltre che, in Sud Sudan, poche settimane prima della consacrazione, il 26 aprile 2021 monsignor Carlassare è stato ferito in un attentato proprio a Rumbek. La sua video testimonianza di quanto accaduto in Sud Sudan.


Secondo premio va a suor Filomena Alicandro, la decana delle suore Missionarie dell’Immacolata in Bangladesh. È giunta in questo Paese nel 1966 stabilendosi nella zona di Bonpara. Dopo qualche anno si è trasferita al nord, a Boldipukur dove, con le consorelle, ha vissuto il difficile periodo della guerra di indipendenza del Bangladesh dal Pakistan. Dal 1979 avvia una missione a Muladuli, in una zona carente di ogni cosa, come estrema è la povertà in cui versano le comunità tribali Paharia che la abitano.

Con il contributo del Premio Cuore Amico ristrutturerà gli ambienti del centro di cucito di Golpalpur e avvierà l’insegnamento del cucito e del ricamo nel villaggio di Dhayerpara, a nord del Paese, per le donne di etnia Mandi.

Va in Bolivia il terzo premio a Riccardo Giavarini, costruttore di speranza, missionario laico a El Alto, una città molto giovane, popolosa ed estremamente povera. Delinquenza, prostituzione, contrabbando di beni, di alcol e droga trovano qui terreno fertile, anche perché la mancanza di lavoro porta spesso a cercare denaro in qualunque modo. Giavarini, missionario laico originario di Telgate (Bergamo), vive nel paese latinoamericano dal 1976.

L’importo del Premio Cuore Amico verrà utilizzato per recuperare le produzioni agricole tradizionali boliviane (frutta, miele, fiori, caffè, piccoli allevamenti di animali, riforestazione) in una azienda agricola in via di ristrutturazione che si trova nella zona di Quilo Quilo. Insieme alle comunità indigene di quest’area, si realizzerà anche un impianto idrico e un serbatoio di raccolta. L’azienda darà lavoro a ragazzi e ragazze che escono dal carcere o che hanno avuto problemi legati allo sfruttamento sessuale.

Nella stessa giornata è stato assegnato il premio voluto dall’Associazione Carlo Marchini Onlus a una religiosa che, da tanti anni, presta la sua opera educativa e di sostegno dell’infanzia in Brasile. Il premio di 10mila euro va alla salesiana suor Jane Maria da Silva per l’impegno a favore di bambini e ragazzi in diverse missioni tra cui il centro di accoglienza Chiara Palazzoli a Nova Contagem, in Brasile, istituito grazie all’Associazione Carlo Marchini, e oggi nell’oratorio Madre Maddalena Morano, a Barbacena, sempre in Brasile.

Cuoreamico.org

Sesta di nove figli, suor Jane Maria da Silva è nativa dello Stato del Minas Gerais, in Brasile. Dopo aver compiuto la professione religiosa nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1999 ha svolto la propria azione pastorale in diverse missioni in Brasile. Al centro della sua vita e della sua azione pastorale ci sono i bambini: la loro formazione e la formazione degli educatori che li seguono. Suor Jane si è sempre occupata del pieno sviluppo di ogni bambino e giovane affinché si realizzi grazie alla compresenza della propria famiglia e di una comunità sociale e spirituale accoglienti.

Comprensione della Parola: 5 – Le Frasi “Forti” della Bibbia

Comprensione della Parola: 5 – Le Frasi “Forti” della Bibbia

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Ci sono alcune frasi “forti” che sappiamo sicuramente sono state potenti per la nostra crescita spirituale.

Questi passaggi sarebbe bene elencarli o raccoglierli perché possano essere delle pietre miliari per noi e possano essere di testimonianza per gli altri.

Le frasi forti o aforismi particolari possono essere utili nella lettura ma anche possono servire per la catechesi o per motivare le persone.

Possiamo chiamarli anche “perle preziose”, sono frasi o citazioni che apprezziamo particolarmente perché parlano al nostro cuore.

Forse nella nostra vita hanno avuto un impatto molto forte su di noi, sono risultate così stimolanti che hanno messo in moto il nostro cuore, il nostro spirito, molto di più che altri brani, ci sono rimaste in mente perché forse erano così calzanti con la storia della nostra vita che hanno finito per illuminare il nostro dialogo spirituale.

Spesso le incontriamo nei momenti difficili o particolari della nostra esistenza o le usiamo nelle nostre preghiere: queste frasi hanno davvero la potenza di sviluppare un rapporto intimo personale tra noi e Dio, ci hanno suscitato sentimenti forti in passato ma possono aiutarci anche nel presente e nel quotidiano, sono magari affermazioni semplici ma efficaci, dense di significati spirituali che hanno la forza di donarci amore e conforto.

Queste parole importanti con cui abbiamo una forte relazione personale ci conferiscono una autorità speciale quando è il momento di consegnarle a chi ci ascolta.

Quando le proclamiamo mettiamo in risonanza il nostro cuore e sicuramente le avvolgiamo nella proclamazione di toni speciali, che raccontano di verità per la nostra vita, che ci dicono di quanto sono state preziose per noi, quanto ci hanno dato fiducia, speranza.

Se veramente sono state un fondamento di fede per noi, comunicheremo sicuramente l’importanza che hanno avuto e vorremo condividerlo con le persone che ci ascoltano, sperando che queste possano risuonare ed essere di supporto anche nella loro vita concreta.

Ecco alcuni esempi di frasi FORTI per capire di cosa stiamo parlando:


“Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte” (Salmo 68,21).

Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza, perché il Signore è un Dio che sa tutto e da lui sono ponderate le azioni” (1 Samuele 2,3).

Invocami nel giorno dell’angoscia: ti libererò e tu mi darai gloria” (Salmo 50,15).

Disse loro Giosuè: Non temete e non spaventatevi! Coraggio, siate forti, perché così farà il Signore a tutti i nemici contro cui dovrete combattere” (Giosuè 10,25).

Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti” (Geremia 1,19).

Siate forti riprendete coraggio o voi tutti che sperate nel Signore” (Salmo 31,25).

In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Giovanni 14,12).

Quando ci imbattiamo nella proclamazione di queste citazioni forti, ricordiamoci di come sono state importanti per noi, di come ci hanno aiutato, di come ci hanno fatto sentire e, quindi, pensiamo a come il tuo ascoltatore potrebbe beneficiarne.

Considerando le persone che ti stanno ascoltando riuscirai a risvegliare in loro nuove dimensioni di queste parole, aiutando gli ascoltatori a comprenderle, mentre farai risuonare dentro di loro sentimenti emozionali.


Attenzione però a non scadere in una lettura scontata
e insensibile solo perché queste parole le hai ascoltate diverse volte; bada di non sciupare la loro potenza, proprio perché le conosci molto bene e hai familiarità con queste!

Sarebbe molto utile, per te personalmente, ma anche per il tuo ministero, elencare e scrivere una raccolta di queste parole forti che ti hanno aiutato durante la vita e meditare la loro profondità in altri personali momenti esistenziali.

Esse possono suggerire anche idee molto radicali, è importante quindi essere attenti all’atteggiamento di chi ci sta ascoltando.

È anche possibile che chi ascolta, di fronte a queste frasi forti o radicali possa frapporre delle barriere evidenti, frutto del ragionamento della propria mente, perché certe espressioni intense sconvolgono un pò l’equilibrio dell’esistenza delle persone.

La forza della parola di Dio, se vuole, può insinuarsi in ogni ascoltatore anche il più chiuso e resistente perché la parola di Dio vuole amare, risvegliare lo Spirito di ogni essere umano aiutandolo a credere attraverso il suo personale percorso di fede.

vocedivina

Quando la parola di Dio, anche la più dura e radicale, viene compresa e abbracciata dall’ascoltatore, produce un impatto sconvolgente nella vita delle persone, esercita una sorta di luce spirituale, una trasformazione, una conversione, anche una guarigione fisica, perché ha il potere di cambiare le nostre azioni e quindi cambiare le nostre vite per sempre!

Queste espressioni forti devono essere consegnate con naturalezza a chi ascolta, senza imposizioni o modi insistenti, perché bisogna dare tempo alla Parola di agire e sbloccare ogni barriera che l’ascoltatore frappone alla sua azione.

Sì, la parola di Dio, quindi, venga presentata lentamente e con dolcezza, predisponendo l’ascoltatore ad essere più ricettivo e ad esaminare coi suoi tempi la verità che propone.

Il Lettore o il catechista devono quindi studiare e comprendere che la modalità di presentazione del prezioso contenuto della Parola non deve passare per la violenza dell’imposizione ma presentata con:

PRECISIONE, FERMEZZA, ABILITA’, CONCENTRAZIONE, PAZIENZA, FIDUCIA, AMORE e COMPASSIONE.

Gesù nelle sue parabole ha usato una LOGICA semplice, ancorata alla vita pratica, vissuta e comprensibile.

In Giovanni 1,46 di fronte al concreto scetticismo di Natanaèle, Filippo risponde:

Natanaèle esclamò: da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi”.

Cioè, un invito ad usare anche la razionalità nella comprensione della Verità della Parola.

Perché la ragione miscelata con la Parola divina può avere la forza di convincere un essere umano a cambiare idea, e la forza delle nuove idee può cambiare la direzione della vite umane verso la conversione.

Possiamo ora Riassumere il Processo che un Lettore deve affrontare per svolgere in modo responsabile il suo ministero:

1 – Impegnati a ricercare e a fissare certi passaggi importanti della parola di Dio che sono stati determinanti nella tua esperienza anche se alcuni passi non li hai compresi appieno, ma sono stati come una pietra miliare nella tua vita.

2 – Elenca in un diario, un quaderno, un blocco di note, o fai pure dei cartelli da appendere nella tua casa e scrivi o stampa quei brani, quelle frasi forti che sono state importanti per il tuo percorso spirituale di vita, ma anche quelli che pensi possano essere molto efficaci per le persone che conosci, che incontri spesso e che ti possono ascoltare.

3 – Torna a rileggerli, a volte, riesaminali per approfondire e torna a meditarli nei momenti difficili per assorbire appieno il loro significato sempre nuovo e “mangiali” per renderli determinanti per la tua dimensione spirituale.

4 – Considera seriamente la modalità della consegna ad alta voce di queste parole, sforzati di considerare il punto di vista dell’ascoltatore ed immagina le difficoltà di comprensione che potrebbe avere.

5 – Quindi usa nella proclamazione un ritmo lento, un tono umile e con autorità benevola, pause per dare tempo a chi ascolta di assorbire la potenza della frase della Parola, pazienza e accoglienza, amore per l’ascoltatore, compassione e incoraggiamento, un linguaggio del corpo amichevole e supportato dal contatto visivo.

Per concludere, considera bene che la parola di Dio è piena di comunicazioni spirituali radicali, anche scomode per gli esseri umani, e forse certi concetti ascoltati molte volte li stiamo dando per scontati, può succedere che li presentiamo in modo spento, non più carico di quell’intensa emozione di quando li avevamo ascoltati per la prima volta durante il nostro cammino spirituale.

Attenzione, quindi, ad evitare una routine fredda nell’esposizione di certe parole forti che sicuramente, così facendo, avranno un impatto debole e freddo anche nella presentazione ai nostri ascoltatori.

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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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I ministeri nella ChiesaDocumento pastorale dell’Episcopato italiano

I ministeri nella Chiesa
Documento pastorale dell’Episcopato italiano

I ministeri nella Chiesa
Documento pastorale dell’Episcopato italiano
Approvato dalla X Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Rielaborato dalla Presidenza, in base agli emendamenti presentati dall’ Assemblea medesima.
Le determinazioni, spettanti alle Conferenze Episcopali e che nel
presente documento sono state specificate per la Chiesa in Italia,
entreranno in vigore in tutto il territorio nazionale un mese dopo
la pubblicazione sul “Notiziario della C.E.I.” e cioè il 15 novembre 1973.
PREMESSE

  1. – Il Concilio Vaticano II ha affermato che « lo Spirito Santo unifica la Chiesa nella comunione e nel ministero, la istruisce e la dirige con
    157
    158
    diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce con i suoi frutti»
    (LG, 4).
    La Chiesa, così orientata, e sollecitata anche dalla situazione attuale
    della sua vita nel mondo contemporaneo, compie una ricognizione dei
    carismi e dei ministeri, di cui lo Spirito del Signore l’ha arricchita e
    continua a farle dono.
    I due Motu proprio Ministeria quaedam e Ad pascendum avviano
    questa ricognizione e ‘Tlstrutturazione dei ministeri, in occasione anche
    della revisione degli Ordini Minori, voluta essa pure dal ConcHio (cfr.
    se, 62 e 28).
    Termina, con questi documenti, un’antica disciplina, che riguardava
    soltanto i futuri presbiteri, e sorge un nuovo ordinamento che investe le
    intere comunità cristiane e tutti i loro membri.
    Il Lettorato ‘e l’Accolitato cessano pertanto di essere solamente
    tappe verso il Presbiterato e funzioni transitorie assorbite poi dai presbiteri, ma divengono ministeri più variamente distribuiti all’interno
    del popolo di Dio; espletati da membri della Chiesa, operanti in diverse
    situazioni di vita, sempre corresponsabili della sua missione e compartecipi, con i vescovi, i presbiteri e i diaconi alla sua azione liturgica e
    alla sua presenza nel mondo.
  2. – I due documenti mostrano il fondamento, costituito dalla fede
    e dal Battesimo, dei due ministeri del Lettorato e dell’Accolitato, e avviano una chiara distinzione tra questi ministeri radicati nel Battesimo,
    dei ,quali ogni fedele può essere incaricato, e i ministeri pr’Ovenienti dalla partecipazione all’Ordine sacro (cfr. MQ che cita LG, 10).
    L’obbligo attuale, infatti, di riCevere i due ministeri da parte dei
    cand1dati al Diaconato e al Presbiterato (MQ, XI) è giustificato soltanto
    da motivi pedagogici e dall’ oggetto stesso di questi uffici, che si esercitano in subordinata comunione col ministero sacro del Diaconato e del
    Presbiterato (MQ, V, VI), pur non ,essendo ad essi in m’Od’O assoluto
    necessari (MQ, XI).
    Inoltre viene prospettata la possibilità di altri ministeri, attribuibili a fedeli ,capaci e disposti (uomini e donne).
    Pur complementari, perciò, i due documenti vanno letti nella prospettiva diversa che è loro propria.
    Mentre il primo si rivolge a tutti i fedeli, il secondo riguarda specificamente coloro che ‘intendono entrare nell’Ordine sacro. Per essi i
    ministeri sono pedagogicamente «finalizzati» al sacerdozio (cfr. Card.
    G. GARRONE, in « L’Osservatore Romano », 4-10-1972).
  3. – Per quanto attiene alla portata dottrinale ed ecclesiale dei due
    documenti, va sottolineata la coerenza con l’ecclesiologia del Concilio
    Vaticano II, di cui progressivamente sviluppano le potenzialità.
    a) L’ecclesiologia di comunione. Essa postula ‘la Chiesa articolata e
    servita da ministeri, non condensati in pochi suoi membri, bensì di-
    stribuiti con varietà e larghezza all’interno delle comunità; cosicché i
    diversi membri della Chiesa partecipano attivamente alla sua vita e alla
    sua missione, nella ricchezza e diversità dei doni dello Spirito.
    b) La sacramentalità della Chiesa. E’ Cristo e il suo mistero che
    nella Chiesa vive e perdura; la Chiesa altro non compie se non attualizzare questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita di
    Cristo, da testimoniare nel mondo.
    La sottO’lineatura più rigorosa del legame dei ministeri con il ‘Battesimo e l’Eucaristia e del rapporto con l’OI1dinesacro esplicita chiaramente come « lo Spirito Santo opera la santificazione del popolo di Dio
    per mezzo del ‘ministero e dei sacramenti» (AA, 3)e come ‘la corretta
    « organizzazione» della vita della Chiesa non può mai discostarsi dall’economia sacramentale.
    c) La complementarietà del sacerdozio comune e del sacerdozio
    ministeriale. Secondo la Lumen gentium (n. lO) « il saceI1dozio comune
    dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati ‘l’uno
    all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a ‘Suo proprio modo, partecipano
    all’unico sacerdozio di Cristo ». E’ questo uno dei principi bas1i
    lari che
    sorregge il contenuto dei due documenti. I due Motu proprio ne cercano
    una più palese traduzione per ‘la vita ,della Chiesa.
    d) La liturgia fonte e culmine della vita e dell’attività della Chiesa
    (cfr. SC, 10). La prospettiva della natura e dei compiti dei due ministeri
    del Lettorato e ~eH’Accolitato è determinata dal rapporto che essi vengono ad assumere nei confronti del mistero sacramentale, che culmina
    nella celebrazione eucaristica e si trasfonde nella vita.
    Così il lettore iche annuncia le Scritture non può non essere, nella
    comunità, catechista, evangelizzatore, testimone.
    E l’accolito, che, aocanto al diacono, è servitore dell’altare e collaboratore del presbitero, ministro dell’Eucaristia e della carità, è chiamato specialmente ad essere animatore di unione fraterna e promotore
    di culto a Dio in Spirito e verità.
    Si sottolinea così che non è una semplice funzione rituale quella
    che viene affidata ai ministeri, ma runa vera missione eocLesiale che dalla
    liturgia parte e alla liturgia ritorna, inserendosi però in tutta la vita
    della Chiesa, e in tutti i suoi momenti.
  4. – I due Motu proprio forniscono indicazioni spirituali e pastorali assai importanti:
    a) I ministeri sono una grazia, che viene conferita a colui che ne
    è istituito.
    La Chiesa, in una celebrazione liturgica, con l’efficacia che le viene
    dallo Spirito, chiama sul lettore e sull’accolito « speciale benedizione
    159
    160
    perché possano compi,ere fedelmente ‘il loro servizio» (Orazione dell’istituzione degli accoliti).
    Così questi servizi ‘liturgici e le conseguenti mansioni nella comunità
    cristiana, traggono ‘Vigore dall’istituzione che ne compie la Chiesa.
    b) I ministeri esigono -consapevolezza, in chi li assume; maturano
    e si nutrono mediante un costante sforzo ascetico, perché all’ufficio e
    alla grazia ricevuti deve corrispondere una coerente testimonianza ,di
    vita: «conoscere quel ,che si fa, imitare ciò che si tratta »; «l’esercizio
    del ministero vi stimoli ad una vita spirituale sempre più intensa» (Rito
    dell’istituzione degli accoliti).
    c) I ministeri sono conferiti come compito e missione -da espletare
    rea:lmente all’interno delle comunità della Chiesa. In nessun modo debbono essere sminuiti o come attribuzioni onorifiche, o come momenti
    episodici nella vita di un ,cristiano, o come prestazioni giustificate unicamente da necessità organizzative, o come semplici passaggi d’obbligo,
    senz’efficacia operativa, anteriori al Diaconato e Presbiterato.
    d) I min’isteri non sono solamente prestazioni rituali ma servizi all’intera vita della Chiesa. Da qui il criterio di discernimento per l’istituzione dei ‘lettori e accoliti; non unicamente una buona attitudine e preparazione ai riti, bensì un’idoneità ‘a espletarne il ministero conseguente e la disponibilità radicale ad essere e a fare nella Chiesa quamto
    il ministero comporta. E’ -una donazione di -sé quella che si richiede a
    colui che assume ii ministero; -il quale esige poi ‘continuità e disponibilità.
  5. – Il documento Ministeria quaedam articola le sue norme su due
    ipotesi:
    a) Lettorato e Accolitato come ministeri permanenti e stabili, esercitati da laici, i ‘quali così assumono un ufficio qualificato all’interno
    della Chiesa.
    b) Lettorato e Accolitato come ministeri accolti e esercitati da candidati al Diaconato e al Presbiterato, che, nella grazia, nell’ascesi e nell’esercizio relativo ‘a questi ministeri, trovano elementi fondamentali del
    ministero dell’Ordine sacro e progressiva preparazione ad assumerne gli
    impegni.
  6. – A riflettere attentamente, questa partecipazione all’identico e
    unico ministero del Lettorato e Accolitato da parte di chi è laico e da
    parte di chi è già dichiaratamente orientato all’Ordine sacro, può essere
    sorgente di prospettive assai importanti per la vita della Chiesa.
    a) Avverrà che l’area « del Libro, dell’Altare, della Chiesa» ·sarà di
    fatto più condivisa e più compartecipata dai presbiteri e dai laici.
    b) Si verificherà una minore estraneità del candidato presbitero e
    diacono nella comunità cristiana.
    c) Ci sarà la reale possibilità di riscontro della vita e dell’opera
    missionaria del futuro diacono o presbitero, proprio mediante l’esercizio vivo e concreto dei ministeri nella comunità.
    In prospettiva, pare che la stessa « pastorale delle vocazioni» possa
    prendere luce da questi documenti: è pensabile infatti che l’esercizio
    effettivo dei ministeri, nel vivo tessuto della comunità, evidenzi negli
    stessi lettori e accoliti laici ,la chiamata di Dio al Diaconato e al Presbiterato e la segnali al discernimento del Vescovo.
    Pa’rte prima
    I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO
  7. – L’ufficio liturgico del iettore è la proclamazione delle letture
    nell’assemblea liturgica. Di conseguenza il lettore deve curare la preparazione dei fedeli alla -comprensione della parola di Dio ed educare
    nella fede i fanciulli e gli adulti. Ministero perciò di annunciatore, di
    catechista, di educatore alla vita sacramentale, di evangelizzatore a chi
    non conosce o misconosce il Vangelo. Suo impegno, perché al ministero
    corrisponda un’ effettiva idoneità e consapevolezza, deve essere quello
    di accogliere, conoscere, meditare, testimoniare la parola di Dio che
    egli deve trasmettere (cfr. MQ e Rito dell’istituzione del ‘lettore).
  8. – L’ufficio liturgico dell’accolito è di aiutare’il presbitero e ‘il diacono n~lle azioni ‘liturgiche; di distribuire o di esporre, come ministro
    straordinario, l’Eucaristia. Di conseguenza, deve curare con impegno il
    servizio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta
    il suo servizio alle azioni liturgiche. Il contatto che il suo ministero lo
    spinge ‘ad avere con «i deboli e gl’i infermi» (cfr. Rito de’lI’istituzione
    dell’accolito) lo stimola a farsi strumento dell’amore di Cristo e della
    Chiesa nei loro confronti. Suo impegno sarà, quindi, quello di conoscere
    e penetrare lo spirito della liturgia e le norme che la regolano; di acquis’fre un profondo amore per il popolo di Dio e specialmente per i
    sofferen ti.
  9. – L’età éonveniente per l’assunzione di questi due ministeri viene
    stabilita a 21 anni. Prima di quest’età pare difficile un orientamento stabile della persona e un aoquisito rapporto pastorale del candidato con
    la comunità.
  10. – L’accedere a questi ministeri suppone un’intensa vita di fede,
    un comprovato amore e capacità di servizio alla comunità della Chiesa,
    la decisione di dedicarsi con assiduità a questi compiti, la competenza
    sufficiente per svolgere i propri uffici liturgici, e insieme la decisa volontà di vivere la spiritualità, propria di questi ministeri.
  11. – Le Chiese locali, mediante opportune iniziative, aiuteranno chi
    desidera prepararsi a questi ministeri. Il discernimento circa l’attitu161
    162
    dine e ‘l’avvenuta preparazione spirituale e qualificazione pastorale sarà
    compito de’l Vescovo. Infatti, ogni candidato che intende accedere ai
    mini’steri ne farà domanda al Vescovo «,cui spetta l’accettazione»
    (MQ, VIII/a) ..
    Sarà da curare contemporaneamente l’educazione delle comunità
    a evidenziare ,e a ricevere questi ministeri, affinché es’Si non restino un
    fatto privato dei candidati.
  12. – L’istituzione di questi ministeri suppone, pertanto, sempre una
    vita di comunità molto dinamica: una Chiesa raccolta attorno alla parola di Dio e all’Eucaristia con la costante e viva tensione che la Parola
    « cresca, e si moltiplichi i’l numero dei ·discepoH » (At 6,7) mediante il
    «ministero delliEvangelo »; e gli uomini ,dall’Evangelo raggiunti, pos-
    ‘sano «offrire se stessi come sacrificio vivo, santo, gradito a Dio»
    (Rm 12,1).
  13. – L’esercizio dei ministeri implica sempre un cammino progressivo, che può approdare in alcuni casi anche al Diaconato e al Presbiterato; tuttavia, ‘si dovrà evitare tJ’assommarsi di diversi ministeri nella
    medesima persona: diversamente sarebbe un contrastare !’istanza della varietà e distribuzione dei ministeri nel popolo di Dio, quale è messa
    in luce dal Motu proprio Ministeria quaedam.
  14. – In ogni caso gli interstizi fra un conferimento e l’altro di
    ministeri diversi alla medesima persona siano almeno di un anno. Non
    deve infatti apparire troppo provvisorio e troppo personale l’esercizio
    del ministero, che invece ha bisogno di continuità e di consapevole accoglimento da parte dei fedeli.
  15. – Il rito di istituzione dei ministeri sia compiuto con H massimo
    di signmcazione; ·si curi cioè la preparazione delle comunità in cui verranno istituiti; per quanto possibile, gli uffici commessi al lettore o all’accolito non vengano facilmente ‘affidati ad altri, con il rischio di estenuare l’O’biettiva missione. conferita.
  16. – I VescO’vi avrannO’ cura di riunire periO’dicamente cO’IO’ro che
    sonO’ stati istituiti ‘lettO’ri e accoliti. E’ H VescO’vo infatti «l’economo
    della grazia del sommO’ S’acerdO’zio» (OraziO’ne consacro in rito bizantinO’): cO’me la «Chiesa è nel VescovO’ », ‘coosÌ ogni ministero cO’nverge
    e si connette cO’n il ministe:r:o episcO’pale. E la Chiesa è tanto più organica e dinamica quantO’ più la pluralità dei ministeri si effO’nde e si esercita in armonica coesione e integrazione pastorale.
  17. – Come l’ammissione ai ministeri suppone la dichiarata abituale
    disponibilità del soggetto e la riconO’sciuta ‘sua idoneità, cosÌ i’l venir
    meno di queste due ‘oondizioni è motivo di sospensione o di esclusione
    dall’esercizio dei ministeri medesimi.
    Spetta al Vescovo o all’Ordinario dispensare temporaneamente o
    definitivamente,su domanda dell’interessato, ,dall’esercizio del mini’stero
    ricevuto.
    E’, ugualmente, dovere~diritto del Vescovo dichiarare in ultima
    istanza escluso dall’eserdzio del mini’stero chi se ne mostri pubblioamente indegno o per condotta morale o per deviazione dottrinale, nella
    comunità in cui è inserito.
    In ogni caso ‘la capacità e la buona reputazione del soggetto dovranno essere garan~ite nella for:ma più comunitaria possibile e con la
    testimonianza di chi nella comunità rappresenta l’Ordinario (Parroco o
    Superiore ).
  18. – P.er meglio provvedere alle eventuali sospensioni o esclusioni
    dall’esercizio dei ministeri, ‘questi potrebbero essere conferiti « ad tempus» (tre o cinque anni), fermo restando che la facoltà di esercitarli è
    rinnovabHe, senza rinnovare il rito, e che il Vescovo può sempre dichiararne la decadenza per indegnità.
  19. – E’ stato fatto presente il desiderio, largamente diffuso, dei religiosi «fratelli laici », di accedere ai ministeri del Lettoratoe dell’Accolitato. In proposito:
    a) sembra da respingere l’orientamento di un’istituzione generale
    dei due ministeri a tutti i religiosi. Sarebbe un’inflazione non richiesta
    ·dall’effettiva necessità di esercizio, contraria ai motivi che hanno ispirato la riforma del Motu proprio Ministeria quedam;
    b) pare più giusto il criterio di istituire coloro che all’interno delle
    famiglie religiose di fatto espleteranno questi ministeri,come anche
    coloro che saranno destinati ai servizio stabile in comunità ecclesiali.
  20. – I ministeri conferiti ai laici, non aspiranti al Diaconato o al
    Presbiterato, siano esercitati nell’ambito della propria diocesi e, per i
    religiosi, anche nell’ambito del proprio istituto.
    Parte seconda
    I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO
    CONFERITI AI CANDIDATI AL DIACONATO E AL PRESBITERATO
  21. – «La Chiesa non abolisce le tappe verso il sacerdozio; è pm
    giusto dire chees’Sa le conferma e consacra. Essa cerca di dare a queste
    tappe la forma e il carattere più proprio per farnedt:?lle vere tappe, cioè
    un mezzo per orientare ‘efficacemente ed esattamente i candidati al sacerdozio, nella direzione autentica dello stesso sacerdozio: si intende
    163
    164
    farlo loro vivere già come anticipazione attraverso un intervento attivo
    nell’àmbito della parola divina e in quello dell’Eucaristia» (Card. G.
    GARRONE, in «L’Osservatore Romano », 4-10-1972).
  22. – Non c’è dunque una doppia fisionomia, laicale o clericale, dei
    ministeri del Lettorato e dell’Accolitato in quanto tali: è diversa invece
    la prospettiva in cui si calloca, in questi ministeri, chi trova in essi il
    preciso modo di partecipare alla vita liturgica e apostolica della Chiesa;
    e di chi invece passa per l’esercizio di -questi ministeri nel momento determinante del suo cammino verso il Diaconato e il Presbiterato.
    C’è condivisione dell’identico ministero, ma in diversa vocazione:
    è anzi pensabile che l’esercizio dei ministeri sia, di sua natura, capace
    di suscitare chiamate al Diaconato eal Presbiterato: una« via verso l’imposizione delle mani ».
  23. – Per i candidati al Presbiterato, i documenti Ministeria quaedam
    e Ad pascendum, mentre sottolineano la necessità di effettivo esercizio,
    nel popolo di Dio, dei ministeri, affermano con forza !’istanza di una
    prolungata e profonda preparazione ‘all’Ordine sacro (cfr. MQ, XI; Ad P:
    introduzione e l/c, II, VII/a).
    Si tratta dunque di ottemperare all’istanza della preparazione ascetica, teologica, pastorale, che suppone raccoglimento, continuità, studio,
    attività didattiche, contemperandola con l’istanza dell’effettivo esercizio
    graduale dei ministeri all’interno delle comunità della Chiesa.
  24. – Si ravvisa, pertanto, nell’esercizio dei ministeri del Lettorato
    e dell’Accolitato, compiuto non solo nella comunità del seminario, ma
    anche nelle -diverse comunità della Chiesa, il fondamento di quelle esercitazioni pastorali, di cui -parla la Ratio institutionis sacerdotalis (nn. 97-
    98; dr. OT, 21; La preparazione al sacerdozio ministeriale, 163).
    Questa presenza del candidato al Presbiterato, nelle comunità ecclesiali, non si giustificherà in tal modo come semplice tirocinio pastorale o esercitazione scolastica, ma si qualificherà come autentico ministero, sostenuto dalla grazia e offerto alla comunità.
    Non dualismo, dunque, tra esercizio dei ministeri e preparazione
    all’Ordine sacro, fra partecipazione alla comunità del seminario e par~
    tecipazione alle varie comunità della Chiesa, bensì coordinamento, complementarietà, reciproca integrazione. ,
    Questi orientamenti devono poi guidare le scelte circa i modi, quantità di tempo e prospettive esatte in cui collocare l’istanza dell’esercizio
    effettivo dei ministeri.
  25. – Gli alunni del seminario, anteriormente alla domanda di ammissione al Lettorato, manifestino questa loro intenzione di ricevere a
    suo tempo l’Ordine del Diaconato e del Presbiterato al Vescovo, il quale
    con la sua aocettazione per iscritto e col rito di ammissione, notificherà
    loro la dedsione della Chiesa di sceglierli e di chiamarli quali candidati
    all’Ordine sacro.
    E’, questo, un momento di singolare importanza nella vita e nel
    cammino del candidato al Diaconato e al Presbiterato. Egli, dopo lunga
    e comunque matura riflessione, raccoglie la chiamata di Dio e si dichiara
    deciso a «’lasciarsi afferrare e segregare per l’Evangelo ».
    E la Chiesa, cioè il Vescovo, il presbiterio, le varie comunità, il seminario, la comunità diaconale, accogliendo molto seriamente questa
    dichiarazione, si impegnano a custodire, vigilare, sostenere, verificare e
    portare a compimento, fino all’imposizione delle mani, questa chiamata
    di Dio.
  26. – Quest’accettazione del Vescovo comporta:
  • l’impegno di fornire i mezzi indispensabili per un’accurata formazione;
  • la cura per v’erÌ’ficare i segni della chiamata divina;
  • l’opportunità di comunicare al presbiterio questa domanda di
    futura aggregazione al collegio presbiterale, perché i sacerdoti e la comunità diocesana collaboI1ino alla preparazione dei candidati presbiteri.
  1. – Il primo biennio di teologia è il tempo sufficiente e più indicato
    per significare al Vescovo e allc:t Chiesa fintenzione di !candidatura al
    Presbiterato. Entro tale biennio, e non prima, è da compiersi il rito
    dell’ammissione tra i candidati al Presbiterato.
  2. – Il secondo e terzo anno del corso teologico sono il tempo idoneo per il conferimento del Lettorato, av,endo i candidati al Presbiterato
    possibilità di un accostamento sistematico e approfondito alla parola
    di Dio e all’ ecclesiologia; avendo modo di partecipare già attivamente
    alla vita pastorale della Chiesa; e potendo così trovare, intorno a questi
    motivi, l’ispirazione e la grazia per il cammino ascetico necessario
    (cfr. MQ, V).
  3. – Fra il terzo e il quarto anno di teologia, potendo già il candidato approfondire il mistero eucaristico e le sue connessioni con la comunità della Chiesa (dr. MQ, VI), neg1i studi teologici e nel cammino
    ascetico, viene indicato il tempo idoneo per la recezione dell’Accolitato.
    In ‘questo modo Lettorato e Accolitato sarannoeseI1Citati effettivamente almeno per un anno dai candidati al Presbiterato.
  4. – Durante tutto il periodo di preparazione al Diaconato e Presbiterato, il candidato deve, con molta cura, e con l’aiuto ,di chi lo segue
    nella formazione, vagliare la sua chiamata alla «verginità osservata per
    il Regno dei cieli» (Mt 19,12; cfr. PO, 16).
    L’impegno oehe egli assumerà pubblicamente, e in perpetuo, in un
    rito liturgico anteTiore al conferimento del Diaconato, sarà il segno del
    165
    166
    dono accordato -da Dio e da lui accolto con piena adesione, a testimonianza del « mondo futuro» (cfr. PO, 16).
  5. – I seminaristi, ,che lasciano il seminario, spontaneamente o no,
    decadono per ciò stesso dall’esercizio dei ministeri, salva la facoltà che
    ha il Vescovo di ‘riconfermarli, dietro richiesta dell’interessato e della
    comunità:qella quale ‘si inserisce.
  6. – Il Diaconato abilita ad esercitare ‘lo « specifico ministero nella
    triplice direzione della carità, dell’evangelizzazione, della liturgia» (cfr.
    LG, 29; S. Diaconatus Ordinem, art. V):
    ‘- annovera fra i membri deHa Chiesa consacrati dall’Ordine sacro;
  • lega esistenza ,e missione del diacono al ministero del Vescovo;
  • deputa alla celebrazione e all’eventuale presidenza della preghiera 11 turgica.
  1. – Il Diaconato transitorio, trascorso almeno ‘un anno dalla recezione dell’Accolitato, verrà ad essere conferito durante l’ultimo anno
    di teologia, mentre il candidato presbitero è inserito tuttora nella comunità del seminario e non ha ancora portato a termine gli studi
    teologici.
    Questo è possibile secondo la norma, che invece fa esplicito divieto
    di ordinare presbitero chi non ha ultimato il corso degli studi teologici
    (cfr. Ad pascendum, VII).
    In coerenza, però, con il principio fondamentale del Motu proprio
    Ministeria quaedam che suppone un reale ‘e prolungato -esercizio dei
    ministeri e per questo ne distanzia con opportuni interstizi ‘la recezione,
    parrebbe assai oonveniente che le singole Chiese locali studiassero concretamente le possibilità d’inserimento ,del ministero dei ,diaconi,futuri
    presbiteri, nella vita ,pastorale della ‘Comunità diocesana.
  2. – Questo potrà ottenersi:
  • non riducendo il Diaconato a pochi mesi di esercizio, quasi solamente liturgico e rituale, ma ponendo un notevole intervallo fra ordinazione diaconale e presbiterale;
  • inserendo prdfondamente il diacono nella vita pastorale di comunità vive e operose in stretto rapporto con i confratelli diaconi e in
    frequente oontatto con il Vescovo;
  • guidando e sostenendo, mediante l’aiuto di sacerdoti e laid idonei, i primi passi ,di questo ministero ordinato, nella consapevolezza che
    lo s’tesso ministero presbiterale ricaverà, da questo ‘Sostegno e dalla relativa esperienza, non pochi benefici e un’ulteriore verifica, dopo gli anni
    del seminario.
  1. – I candidati al Diaconato permanente, a norma del Motu proprio
    Ad pascendum (n. 11) «debbono ricevere … i ministeri di lettore e di
    accolito, ed esercitarli per un conveniente periodo di tempo, al fine di
    disporsi meglio ai futuri servizi della Parola e dell’Altare. Per i medesimi candidati la dispensa dal ricevere i ministeri è riservata alla Santa
    Sede ». .
  2. – Viene in tal modo autorevolmente precisata, come norma non
    facilmente derogabile e opportunamente integrata, la saggia indicazione
    del documento dell’Episcopato italiano La restaurazione del Diaconato
    permanente in Italia (8 dicembre 1971).
    Con -l’ammissione del candidato al Diaconato permanente ai ministeri del Lettoratoe dell’A:ccolitatoe alloro conveniente esercizio, acquisterà infatti concretezza operativa e maggior fondamento ecclesiale il
    prescI’itto del n. 39 del citato documento: «I candidati al Diaconato dovranno dare prova di saper integraI’e la loro vita (e, se sposati, quella
    della loro famiglia) con la vita comunitaria, inserendosi in gruppi più
    vasti. Pare pertanto opportuno prevedere e sperimentare tempestivamente il loro inserimento concreto nell’esercizio del futuro ministero ».
  3. – Valgono, anche per i candidati al Diaconato permanente, le
    norme circa l’età per l’ammissione ai ministeri e circa gli intervalli fra
    un ministero e l’altro.
    Il minimo di tre anni, prescritto per la preparazione al Diaconato
    permanente (cfr. documento citato, n. 37) consente un opportuno ritmo
    progressivo dal rito dell’ammissione all’assunzione del Lettorato e poi
    dell’Accolitato. Sarà tuttavia conveniente, a seconda ,dei casi, una maggiore estensione di tempo, per la maturazione spirituale ed ecclesiale dei
    candidati al Diaconato permanente.
Comprensione della Parola: 4 – Esercitazioni Pratiche di Lettura

Comprensione della Parola: 4 – Esercitazioni Pratiche di Lettura

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Ogni volta che sali sulla ambone del lettore lo fai perché ti è stato assegnato un incarico importante, e cioè di mettere in relazione parole, storie e concetti che sono stati ispirati da Dio nei secoli; quindi dovresti leggere queste parole in un modo che avrà un profondo impatto sui tuoi ascoltatori.

In questo ministero sei un intermediario, un collaboratore di Dio, devi restituire e trasmigrare la potenza di conversione con la quale Dio vuole aiutare gli uomini!

Lo schema della comunicazione è questo e tu fai parte e tu sei un tassello importante di questo schema comunicativo:

Dio >>>>>>> Scrittore >>>>>> LETTORE >>>>> Assemblea

Purtroppo questo lavoro non è così facile perché le parole scritte dall’uomo riescono a fatica a descrivere le idee spirituali infinite del messaggio di Dio.

Va anche considerato che alcuni scrittori descrivono meravigliosamente alcune situazioni, ma altri risultano di difficile comprensione e con un linguaggio criptico che solo i Padri della Chiesa nel corso dei secoli hanno sviscerato.

Per finire c’è il problema delle traduzioni: anche di recente alcune frasi della Bibbia sono state aggiornate e adattate al linguaggio attuale delle persone di questo secolo.

Dunque il lettore deve dipingere, con la sua proclamazione, quelle “emozioni” che se fosse stato presente ai tempi di Gesù avrebbe avuto!

Deve cercare di far risuonare dentro se stesso la Parola: in modo profondo, così che l’Assemblea percepisca veramente la commozione del suo spirito!

Il lettore deve essere come se fosse un testimone di quei tempi trascinato con la “macchina del tempo” ai nostri giorni. Attenzione però a non scadere in una “recitazione” drammaturgica che suggerisce solo un atteggiamento egocentrico ed ipocrita!

Per riportare una testimonianza veritiera ci vuole impegno studio e serietà.

Studiare la lettura prima (non come alcuni lettori che leggono cinque minuti prima della liturgia il brano e che spesso viene anche assegnato all’ultimo secondo o casualmente un minuto prima); il lettore deve prepararsi il giorno prima e riecheggiare e rivivere con gli occhi e le orecchie interiori le situazioni che la Parola descrive, immaginarsi di essere presenti in quella situazione e rivivere le emozioni che la Parola suggerisce anche fisicamente con il corpo, con tutti i sensi; e soprattutto evitando di cadere in una modalità razional-intellettuale che sicuramente non è nell’intenzione di Dio.

Il lettore deve quindi essere mosso da una sincera motivazione, da un genuino desiderio di comprendere per primo la parola di Dio e trasmetterla nel migliore dei modi ai fratelli e sorelle dell’Assemblea con il solo intento di aiutarli nel bene e aiutarli nella conversione personale.

Una preventiva preparazione è assolutamente necessaria. Occorre familiarizzare con il testo da leggere.

Non leggere mai dal foglietto che hai preparato di nascosto: il Libro liturgico, che contiene la parola di Dio, non è solo un accessorio per la liturgia, ma è il “libro-segno” della presenza del Signore nella comunità che celebra gli interventi di Dio, nella vita del suo popolo! Non puoi inserirci dentro un brutto fogliettino spiegazzato con i tuoi appunti, meglio essere naturali ed anche impacciati che leggere dal foglietto come uno scolaretto che “copia”.

Ilario di Poitier afferma: “Alla mensa del Signore riceviamo in nutrimento il pane della vita, ma alla mensa delle letture domenicali siamo nutriti dalla dottrina del Signore”.

Assume quindi importanza l’ambone che, come afferma il Vaticano II, ha uguale dignità e importanza dell’altare dell’Eucarestia; l’uno richiama l’altro in quanto il Verbo annunciato dall’ambone si fa’ carne sull’altare. È questa la realtà che permette alla Chiesa di parlare di “due mense”, quella della Parola e quella dell’Eucaristia. L’ambone è il luogo della Parola e “non delle parole”.

Per aiutarti in questo esercizio ho messo insieme un elenco di alcune domande più usate e stimolanti da prendere in considerazione quando ti prepari a leggere la parola di Dio.

Leggi queste domande meditale, contemplale, registrale o scrivile.

Questo è un pò come un processo creativo: trova la modalità che funziona meglio per te, un esercizio che fanno anche attori esperti per entrare nel personaggio.

Sì, certo, ci vuole tempo per questo lavoro, ma come qualsiasi altra cosa che viene praticata quotidianamente, più una persona si esercita e più diventa esperta e più questo processo importante e creativo diventa una tecnica che fa parte del suo carisma.

Per essere concreti facciamo un esempio prendiamo una parola:
Il cieco di Gerico – LUCA 18, 35-43…

Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: Passa Gesù, il Nazareno! Allora gridò dicendo: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me! Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: Che cosa vuoi che io faccia per te? Egli rispose: Signore, che io veda di nuovo! E Gesù gli disse: Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio”.

Ora studiando la Parola devi rivivere con gli occhi e le orecchie della tua mente quella situazione per comprendere appieno l’evento, e soprattutto l’intenzione che Dio ha immesso attraverso Gesù!

view of two persons hands

Per aiutarti in questo devi porti come delle domande di questo tipo:

LOCALIZZAZIONE:
Dove si svolge questa scena: dentro Jericho o fuori?

Si trovavano su una strada o una piazza affollata?

Era una giornata calda o fredda?

Era mattina o al tramonto?

Dove si trovava il cieco?

IL TUO RAPPORTO CON QUESTA SITUAZIONE:

Come sarà stato il tono delle parole di Gesù rivolte al cieco: amorevole, sinergico, autorevole, paziente, misericordioso, compassionevole, sicuro di sé?

E tu come avresti reagito se ti fossi trovato come spettatore lì, realmente, in mezzo alla folla?

Cosa ti colpisce di questa situazione?

Cosa ti mette a disagio o ti coinvolge di questa situazione?

RAPPORTI FAMIGLIA AMICI:

Chi era la famiglia del cieco? Come è cresciuto questo cieco? Questo cieco ha fratelli, madre, padre… gli sono vicini? E se no perché?

Dove è cresciuto il cieco è stata facile per lui la sua vita?

Come viene considerato questo cieco nella sua città dai suoi conoscenti?

RELAZIONI E RAPPORTI:

Quante persone si muovevano con Gesù?

In che posizione stava il cieco in piedi, seduto, sdraiato?

Com’è l’aspetto fisico del cieco?

La folla si accorge del cieco?

Come reagisce la folla alle grida del cieco?

Come si sarà sentito dopo aver riacquistato la vista?

E la gente che ha assistito al miracolo come sarà rimasta: stupita, emozionata, scioccata, incredula, altro?

SOGNI PAURE SPERANZE ASPIRAZIONI:

Come vive questo cieco nel mondo? Quali sono i suoi sogni le sue paure le sue speranze?

Cosa vuole fare prima di morire? Quale esperienza potrebbe cambiare la vita di questa persona?

STATI D’ANIMO:

Come era lo stato d’animo del cieco prima era triste, angosciato, abbandonato, come si sentiva?

Qual è il suo stato d’animo dopo che gli dicono “passa Gesù”?

Com’è l’espressione del viso del cieco quando viene portato di fronte a Gesù e percepisce con gli altri sensi che solo Lui può salvarlo dalla cecità?

E quando si rende conto che Gesù sta parlando a lui personalmente? È spaventato, o pieno di speranza di riavere la vista?

Tutte queste domande possono aiutarti ad entrare emozionalmente nella storia della Parola e capire il contesto dell’evento, rivivere il vissuto per una profonda comprensione utile anche per se stessi e poi nel momento della proclamazione all’Assemblea!

Le risposte a queste domande ci aiuteranno a comprendere, sentire e a trasmettere più completamente le parole ispirate da Dio.

Le persone dell’Assemblea sicuramente assorbiranno in modo più pieno, vivo, accurato, genuino, la Parola e questa avrà certamente un impatto molto più potente sulle loro menti, sui loro cuori e sulle loro vite.

Per concludere, il segreto è questo immaginare di essere effettivamente in mezzo a quei personaggi camminare con loro, sperimentare quello che stanno vivendo, sentire concretamente le sensazioni che stanno provando.

Questo atteggiamento ti aiuterà ad andare molto più in profondità nella storia e a toccare con mano davvero l’intenzione di Dio.

Il medesimo coinvolgimento ti permetterà di scrutare negli spazi più segreti le parabole o il testo attraverso una comprensione molto più matura, ricca di colori, di sapori, di genuinità e di autorità.

Questo serio atteggiamento migliorerà al massimo la tua comprensione della Parola e la tua proclamazione avrà un effetto coinvolgente sull’Assemblea: con la tua convinta lettura attirerai i tuoi ascoltatori nella storia e li aiuterai ad entrare, sentire e assorbire il messaggio che è l’unico che ha il potere di cambiare la vita e la storia delle persone.

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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Pubblicità Progresso: Coesione Sociale

Pubblicità Progresso: Coesione Sociale

#primopasso - 2020/2021 Coesione Sociale

Facciamo tutti un passo verso gli altri per ridurre le distanze sociali in questa fase storica così drammatica per la nostra società. Pubblicità Progresso è sempre stata al servizio della crescita civile e della coesione sociale del nostro Paese con campagne media che sono entrate nel cuore degli italiani. Serve fiducia per la coesione sociale, dice il Capo dello Stato. Le relazioni basate sulla logica del dono sono formidabili vettori di fiducia. La nostra campagna punta, perciò, a contrastare la caduta dei sentimenti più solidali promuovendo, con un tono di voce delicato, comportamenti ispirati alla solidarietà ed alla fratellanza.

Comprensione della Parola: 3 – Analisi del testo, suggerimenti ed esercizi – Seconda Parte

Comprensione della Parola: 3 – Analisi del testo, suggerimenti ed esercizi – Seconda Parte

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Ma Gesù mette nella verità e afferma“perché pensate cose malvagie”… queste parole possono essere anche cattive ma dette da Gesù si capisce che sono solo una esortazione misericordiosa.

Poi… cosa è più facile… qui una domanda interrogativa imbarazzante e difficile per la gente poi ordina… Alzati e và a casa tua… probabilmente con voce alta e decisa, un comando, un forte ordine alla malattia di scomparire, proclamato con sicurezza, misericordia per il paralitico e sapienza per quelli che assistevano al miracolo… una dimostrazione del potere conferito da Dio.

Le folle alcune prese da timore, ma anche altre che davano Gloria a Dio.

Ora immaginati di essere “presente”… di assistere ad una scena del genere, che emozioni avresti vissuto?


Ecco abbiamo visto come certe frasi molto precise danno suggerimenti utili per la proclamazione. Certe frasi che lo scrittore ha impostato possono suggerire se la situazione è premurosa, arrabbiata, ironica, serena, o tanti altri tipi di emozioni.

Anche la struttura della frase e la successione delle idee e delle scene possono indicare diversi stati d’animo, diverse intonazioni, diverse finalità.

Gli scrittori usano espressioni colloquiali, figure retoriche, eufemismi, aggettivi particolari per rivelare i propri sentimenti; è quindi importante che chi proclama la Parola ricerchi questi indizi e faccia molta attenzione a queste particolari frasi di carattere.

Ancora un altro esempio preso dal Vangelo di Marco al capitolo 9,23-27:

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio! E Gesù gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui!. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.

Si intuisce che Gesù proferisce una parola di comando, un ordine brusco, in questo caso. Questo indizio ci fa comprendere, dunque, che il rimprovero che scaturisce dalla frase del Maestro, si avvale di un tono di voce, di una timbrica che implica un comando autorevole, potente, una forza intensa.

Questi colori, questi toni di voce ci aiutano moltissimo ad entrare nel contesto in cui si svolge il racconto e ci invitano ad assumere le stesse colorazioni d’intonazione vocale, quando incontriamo nella lettura passi simili.

Possiamo così esercitarci a leggere, cogliendo questi particolari aspetti e focalizzarci anche con una certa memoria visiva nel racconto, per cercare di assimilare la diversità delle parole e degli aggettivi o dei verbi in esso contenuti che sottolineano, appunto, una diversa modalità di toni e timbri da impiegare, come nel caso descritto sopra.

Per poter dare la giusta collocazione espressiva al testo, sarebbe interessante e istruttivo concentrarsi in quest’ambito, dal momento che alcune frasi possono dare suggerimenti sulla natura dell’ispirazione dell’autore.

In tanti momenti e in tanti passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, si possono cogliere sfumature di dolcezza, disapprovazione, felicità, leggerezza, angoscia, dubbio, rabbia, contemplazione, silenzio, rumore, solitudine, festa, ecc.

Quando i lettori imparano a identificare queste differenze di terminologia, di sentimenti, di colori e sfumature variegate, possono adattare le loro voci e i loro timbri per ritrasmetterle all’Assemblea che, a sua volta, apprezzerà la cura, l’abilità e la saggezza del catechista o del ministro in questione.

Ogni volta che saliamo all’ambone e ci presentiamo agli uditori viene richiesto al lettore di mettere in relazione parole, storie e concetti che sono stati ispirati da Dio secoli e millenni fa, per cui, conservando l’autenticità del testo, bisognerebbe conferirgli, d’altra parte, una certa freschezza in modo che esso abbia, un impatto, sull’Assemblea che ascolta, profondo, autentico, verace, ma sempre nuovo nell’espressione comunicativa.

Per servire bene chi ascolta, il lettore dovrà riempire degli spazi vuoti che si possono creare durante il racconto; questi spazi vuoti sono delle zone dove possono entrare in campo, il nostro modo di interpretare le parole e dove poter far emergere i nostri sentimenti.

Consideriamo il racconto dell’esperienza di Saulo, prima che diventasse S. Paolo, nel capitolo 9,3-7 degli Atti degli Apostoli:

E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Rispose: Chi sei, o Signore? Ed egli: Io sono Gesù, che tu perseguiti! Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare. Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno”.

Esercitandoti anche con la memoria visiva puoi immaginare la scena del racconto e cercare di vivere quel che accade: con l’orecchio della tua mente, mentre leggi, potresti immaginare e udire il tuono della voce di Dio, e la voce tremante di paura di Saulo; potresti vedere il bagliore di quella luce, e lo stupore dei compagni di viaggio nel sentire quella voce, inoltre capire la trasformazione del cuore di Saulo e molti altri dettagli che ti aiuterebbero a mantenere viva l’attenzione della platea se tu riuscissi a ritrasmettere loro le stesse sensazioni.

Potresti anche farti delle serie domande per cercare di entrare in quella situazione e soprattutto viverla, incarnarla, ascoltarla, sentirla, vederla, quasi toccarla: per esempio, come pensate si sentisse Saulo all’inizio del suo viaggio?

view of two persons hands

Forse fiducioso, presuntuoso, entusiasta della prospettiva di radunare e perseguitare i membri della nuova Chiesa Cristiana… dopotutto aveva il permesso scritto!

Poi, all’improvviso, viene colpito da una luce accecante e cade in terra.

Come si sarebbe potuto sentire quando si rese conto che stava parlando con Gesù in persona, con il Dio dei seguaci che perseguitava? Probabilmente era scioccato, preoccupato per le sue prospettive di sopravvivenza…

Chiediti ancora come si sarebbe potuto sentire quando si rese conto di essere cieco… probabilmente spaventato, confuso, insicuro di se stesso, dopo il discorso di Gesù…

Prova a pensare, a sentire, immaginare… forse era umiliato, pieno di rimorso, pieno di speranza, sebbene anche preoccupato per la sua cecità, forse ansioso di fare il passo successivo in questa epifania e rivelazione straordinaria!

In che modo il tono di voce di Saulo differiva nelle tre diverse situazioni della sua esperienza?

Comprendi che tutte queste riflessioni ti portano, non solo a leggere, ma anche a vedere, a sentire, ascoltare, anche gustare con tutti i tuoi sensi il testo, i caratteri e il dialogo in modo molto più chiaro di ciò che hai letto.

Entrare nella storia, partecipare di essa veramente, ti consente di sviluppare una relazione più stretta, più trasparente; ti permette una comprensione non solo accademica di essa: prova a immaginare di essere effettivamente uno di quei personaggi che incontri nella Scrittura, mettiti nei loro panni, sperimenta ciò che stanno vivendo, senti realmente quello che stanno provando, riesci a risuonare vocalmente come “suonerebbe” la loro voce?

Un tale esercizio ti aiuta ad andare molto più a fondo nel racconto, a sentire davvero un certo grado d’ispirazione che ti offrirebbe una nuova apertura mentale per la comprensione della narrazione.

Rivivere in maniera molto più profonda, più viva e coinvolgente, un pezzo di strada assieme a ciò che ci viene spiegato in una parabola, in una lettera degli apostoli, in un salmo o in un proverbio, riesce a ricolorare quelle pagine di inusitata espressione, genuinità e autorità; tutte qualità che coinvolgeranno i tuoi ascoltatori, li attireranno di nuovo all’ascolto della Parola, facendo capire assorbire meglio il messaggio comunicato.

Riflettere sul coinvolgimento di tutti i sensi di cui l’uomo è stato dotato, è un’altra tappa necessaria da prendere in considerazione, anzi, si potrebbe fare, previamente alla proclamazione della lettura, un tipo di esercitazione davvero interessante, uno spazio dedicato, oltre a quello della respirazione che abbiamo già visto, alla “memoria creativa, immaginativa” o “scrittura creativa”.

Puoi appartarti, occupare uno spazio silenzioso e sederti. Concediti qualche minuto di riflessione, lontano dai frastuoni, chiudi gli occhi e, dopo aver inspirato ed espirato lentamente, ascolta della musica di sottofondo.

Prova a immaginare, a vedere, a toccare, addirittura, anche a gustare col palato e con il naso, quella musica, quelle note: prova a percepire con le mani, a vedere con gli occhi, sempre chiusi, ad ascoltare, per esempio, un suono che ti rimanda al rumore del mare, al vento, al fruscio delle foglie; potresti con il coinvolgimento di tutti i tuoi sensi, provare a coinvolgerti in questo tipo di memoria visiva, vedendo davanti a te tutto quel panorama che quella musica ti suggerisce, per entrare maggiormente in quella dimensione.

Prova anche visivamente a camminare, a muoverti nello spazio, anche restando fermo con il corpo sulla sedia. Libera la tua fantasia andando incontro alla melodia senza irrigidirti, non contrastando il moto di quel che senti.

Ascolta una varietà di suoni e note musicali che vanno dai toni scherzosi, a quelli brillanti, dai drammatici ai tristi. Anche il ricorso agli effetti sonori può essere stimolante!

Rumori che riproducono, per esempio, le onde del mare, del vento, della tempesta, della pioggia, del vento, dei tuoni, il rumore dell’acqua che cade dalla montagna, di un ruscello ecc. questo può aiutarti ad esprimere in maniera più piena ciò che devi proclamare.

Essere un tutt’uno con quello che si ascolta attraverso i sensi, rappresenta una piccola vittoria anche sui freni inibitori che ci possono ostacolare nella proclamazione orale: saper coinvolgere anche tutto il nostro corpo è un meraviglioso esperimento da fare per rendere più bella ed efficace la lettura espressiva.

Per concludere:

– il compito del lettore non può svolgersi senza un’esercitazione approfondita.

– il lettore quindi deve allenarsi studiare e cercare con saggezza indizi che gli scrittori e i traduttori hanno depositato nei testi della parola di Dio.

– una volta individuati e scoperti questi suggerimenti, pensare come questi possono arricchire la comprensione della Parola

– il lettore quindi deve decidere come trasmettere queste caratteristiche attraverso la sua proclamazione orale.

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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La conversione del Manzoni

La conversione del Manzoni


La conversione del Manzoni
Vincenzo Zaccaria, baccelliere in Scienze Bibliche
Un momento decisivo nella vita e nella produzione letteraria di Alessandro Manzoni fu la ”conversione”
all’età di 25 anni, ricordata anche come ”miracolo di San Rocco” .
Pare tuttavia si tratti di un episodio leggendario, ci sono anche varie versioni, lo stesso Manzoni in seguito
taceva volontariamente nel trattare l’argomento o al massimo rispondeva a bassa vo
ciononostante è affascinante ricordarlo per i lavori letterari che uscirono dalla penna del poeta in
ne a mio parere più convincente, anche perché l’ho studiata sui banchi di scuola. A
nostro professore la chiedeva continuamente nelle interrogazioni ed infatti poi all’esame di
colgo l’occasione per ringraziarlo).
in compagnia della moglie Enrichetta, calvinista, è a Parigi nel bel mezzo dei festeggiamenti del
matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria. La folla è festante, la confusione è tanta;
grida di gioia al passaggio degli sposi e lo scoppio di alcuni fuochi d’artificio portano il Manzoni a perdere di
vista la moglie in un attimo. Il Manzoni prova immediatamente a ritrovarla, la chiama ad alta voce,
ma non riesce più a ritrovarla; la moglie sembra sparita. I minuti passano,
ve ritrovare la moglie, ma nulla, la moglie sembra scomparsa. Smarrito,
il poeta si ritrova sui gradini della chiesa di San Rocco e si rifugia dentro per riprendere le
il silenzio e la quiete della basilica tranquillizzano immediatamente il Manzoni. S
con animo sincero egli ora capisce che è il momento di chiedere,
per mettersi alla prova e prega per ritrovare la moglie! Di certo sarà rimasto per qualche minuto da solo in un
, avrà supplicato di essere ascoltato, avrà insistito con sincerità,
di poeta buone e uniche saranno di certo arrivate al Signore e forse avranno preso una ”corsia preferenzial
dopo questa prova, può nuovamente abbracciarla.
L’esistenza del Manzoni da quel momento cambiò
nell’animo ma anche nella sua arte. Graz
uomini possono continuare ad apprezzare gli
componimenti dedicati alle maggiori festività del cattolicesimo
Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale
Pentecoste.
Riprendo alcuni momenti de La Resurrezione
parole del nostro grande poeta il momento più esaltante della storia
dell’uomo:
È risorto: il capo santo
più non posa nel sudario
è risorto: dall’un canto
dell’avello solitario
sta il coperchio rovesciato:
come un forte inebbriato ,
De tenebris in admirabile lumen
“Egli vi ha chiamati fuori delle tenebre,
per condurvi nella sua luce meravigliosa”. – 1Pt 2:9, TILC.
Lapide posta sul primo pilastro sinistro
Roch, che commemora la
Un momento decisivo nella vita e nella produzione letteraria di Alessandro Manzoni fu la ”conversione”
ricordata anche come ”miracolo di San Rocco” .
ci sono anche varie versioni, lo stesso Manzoni in seguito
al massimo rispondeva a bassa voce ӏ stata la grazia di
ciononostante è affascinante ricordarlo per i lavori letterari che uscirono dalla penna del poeta in
studiata sui banchi di scuola. Allora il
nostro professore la chiedeva continuamente nelle interrogazioni ed infatti poi all’esame di maturità fu
calvinista, è a Parigi nel bel mezzo dei festeggiamenti del
la confusione è tanta; spinte, urla,
tano il Manzoni a perdere di
la chiama ad alta voce, si fa
la moglie sembra sparita. I minuti passano, ma non rinuncia;
la moglie sembra scomparsa. Smarrito, stanco e sospinto dalla
il poeta si ritrova sui gradini della chiesa di San Rocco e si rifugia dentro per riprendere le
zzano immediatamente il Manzoni. Senza però
con animo sincero egli ora capisce che è il momento di chiedere, ha l’occasione
per qualche minuto da solo in un
avrà insistito con sincerità, le sue parole
di poeta buone e uniche saranno di certo arrivate al Signore e forse avranno preso una ”corsia preferenziale”.
Manzoni da quel momento cambiò non solo
ma anche nella sua arte. Grazie a quel momento, gli
uomini possono continuare ad apprezzare gli Inni sacri, cinque
ori festività del cattolicesimo: La
l Natale, La Passione, La
La Resurrezione. Gustiamo con le
parole del nostro grande poeta il momento più esaltante della storia
il Signor si risvegliò
Era l’alba; e molli il viso
Maddalena e l’altre donne
fean lamento in su l’Ucciso;
ecco tutta di Sionne
si commosse la pendice
e la scolta insultatrice
di spavento tramortì
Un estranio giovinetto
si posò sul monumento:
era folgore l’aspetto
era neve il vestimento:
alla mesta che ‘l richiese
dié risposta quel cortese:
è risorto; non è qui.
Parafrasi:
Egli è risorto: il suo capo non è più avvolto dal sudario; è risorto: ad un lato del sepolcro vuoto sta,
rovesciata, la pietra tombale: il Signore si risvegliò, come un uomo forzuto che è stato ubriacato dal vino.
Era l’alba, e col volto bagnato di pianto Maddalena e le altre donne piangevano l’uccisione di Gesù, quando
la pendice del monte Sion [su cui sorge Gerusalemme] tremò e le guardie, che con la loro presenza e con il
loro atteggiamento costituivano un insulto a Cristo, tramortirono di paura.
Un giovinetto sconosciuto a tutti [un angelo] si posò sul luogo della tragedia: ed era il suo aspetto come
quello di un fulmine, e il suo abbigliamento come neve: rispondendo ad una domanda di Maria Maddalena,
con dolcezza annunciò: Egli non è più qui, è risorto.