"Gridatelo dai tetti...."

I ministeri nella Chiesa
Documento pastorale dell’Episcopato italiano
Approvato dalla X Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Rielaborato dalla Presidenza, in base agli emendamenti presentati dall’ Assemblea medesima.
Le determinazioni, spettanti alle Conferenze Episcopali e che nel
presente documento sono state specificate per la Chiesa in Italia,
entreranno in vigore in tutto il territorio nazionale un mese dopo
la pubblicazione sul “Notiziario della C.E.I.” e cioè il 15 novembre 1973.
PREMESSE

  1. – Il Concilio Vaticano II ha affermato che « lo Spirito Santo unifica la Chiesa nella comunione e nel ministero, la istruisce e la dirige con
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    diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce con i suoi frutti»
    (LG, 4).
    La Chiesa, così orientata, e sollecitata anche dalla situazione attuale
    della sua vita nel mondo contemporaneo, compie una ricognizione dei
    carismi e dei ministeri, di cui lo Spirito del Signore l’ha arricchita e
    continua a farle dono.
    I due Motu proprio Ministeria quaedam e Ad pascendum avviano
    questa ricognizione e ‘Tlstrutturazione dei ministeri, in occasione anche
    della revisione degli Ordini Minori, voluta essa pure dal ConcHio (cfr.
    se, 62 e 28).
    Termina, con questi documenti, un’antica disciplina, che riguardava
    soltanto i futuri presbiteri, e sorge un nuovo ordinamento che investe le
    intere comunità cristiane e tutti i loro membri.
    Il Lettorato ‘e l’Accolitato cessano pertanto di essere solamente
    tappe verso il Presbiterato e funzioni transitorie assorbite poi dai presbiteri, ma divengono ministeri più variamente distribuiti all’interno
    del popolo di Dio; espletati da membri della Chiesa, operanti in diverse
    situazioni di vita, sempre corresponsabili della sua missione e compartecipi, con i vescovi, i presbiteri e i diaconi alla sua azione liturgica e
    alla sua presenza nel mondo.
  2. – I due documenti mostrano il fondamento, costituito dalla fede
    e dal Battesimo, dei due ministeri del Lettorato e dell’Accolitato, e avviano una chiara distinzione tra questi ministeri radicati nel Battesimo,
    dei ,quali ogni fedele può essere incaricato, e i ministeri pr’Ovenienti dalla partecipazione all’Ordine sacro (cfr. MQ che cita LG, 10).
    L’obbligo attuale, infatti, di riCevere i due ministeri da parte dei
    cand1dati al Diaconato e al Presbiterato (MQ, XI) è giustificato soltanto
    da motivi pedagogici e dall’ oggetto stesso di questi uffici, che si esercitano in subordinata comunione col ministero sacro del Diaconato e del
    Presbiterato (MQ, V, VI), pur non ,essendo ad essi in m’Od’O assoluto
    necessari (MQ, XI).
    Inoltre viene prospettata la possibilità di altri ministeri, attribuibili a fedeli ,capaci e disposti (uomini e donne).
    Pur complementari, perciò, i due documenti vanno letti nella prospettiva diversa che è loro propria.
    Mentre il primo si rivolge a tutti i fedeli, il secondo riguarda specificamente coloro che ‘intendono entrare nell’Ordine sacro. Per essi i
    ministeri sono pedagogicamente «finalizzati» al sacerdozio (cfr. Card.
    G. GARRONE, in « L’Osservatore Romano », 4-10-1972).
  3. – Per quanto attiene alla portata dottrinale ed ecclesiale dei due
    documenti, va sottolineata la coerenza con l’ecclesiologia del Concilio
    Vaticano II, di cui progressivamente sviluppano le potenzialità.
    a) L’ecclesiologia di comunione. Essa postula ‘la Chiesa articolata e
    servita da ministeri, non condensati in pochi suoi membri, bensì di-
    stribuiti con varietà e larghezza all’interno delle comunità; cosicché i
    diversi membri della Chiesa partecipano attivamente alla sua vita e alla
    sua missione, nella ricchezza e diversità dei doni dello Spirito.
    b) La sacramentalità della Chiesa. E’ Cristo e il suo mistero che
    nella Chiesa vive e perdura; la Chiesa altro non compie se non attualizzare questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita di
    Cristo, da testimoniare nel mondo.
    La sottO’lineatura più rigorosa del legame dei ministeri con il ‘Battesimo e l’Eucaristia e del rapporto con l’OI1dinesacro esplicita chiaramente come « lo Spirito Santo opera la santificazione del popolo di Dio
    per mezzo del ‘ministero e dei sacramenti» (AA, 3)e come ‘la corretta
    « organizzazione» della vita della Chiesa non può mai discostarsi dall’economia sacramentale.
    c) La complementarietà del sacerdozio comune e del sacerdozio
    ministeriale. Secondo la Lumen gentium (n. lO) « il saceI1dozio comune
    dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati ‘l’uno
    all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a ‘Suo proprio modo, partecipano
    all’unico sacerdozio di Cristo ». E’ questo uno dei principi bas1i
    lari che
    sorregge il contenuto dei due documenti. I due Motu proprio ne cercano
    una più palese traduzione per ‘la vita ,della Chiesa.
    d) La liturgia fonte e culmine della vita e dell’attività della Chiesa
    (cfr. SC, 10). La prospettiva della natura e dei compiti dei due ministeri
    del Lettorato e ~eH’Accolitato è determinata dal rapporto che essi vengono ad assumere nei confronti del mistero sacramentale, che culmina
    nella celebrazione eucaristica e si trasfonde nella vita.
    Così il lettore iche annuncia le Scritture non può non essere, nella
    comunità, catechista, evangelizzatore, testimone.
    E l’accolito, che, aocanto al diacono, è servitore dell’altare e collaboratore del presbitero, ministro dell’Eucaristia e della carità, è chiamato specialmente ad essere animatore di unione fraterna e promotore
    di culto a Dio in Spirito e verità.
    Si sottolinea così che non è una semplice funzione rituale quella
    che viene affidata ai ministeri, ma runa vera missione eocLesiale che dalla
    liturgia parte e alla liturgia ritorna, inserendosi però in tutta la vita
    della Chiesa, e in tutti i suoi momenti.
  4. – I due Motu proprio forniscono indicazioni spirituali e pastorali assai importanti:
    a) I ministeri sono una grazia, che viene conferita a colui che ne
    è istituito.
    La Chiesa, in una celebrazione liturgica, con l’efficacia che le viene
    dallo Spirito, chiama sul lettore e sull’accolito « speciale benedizione
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    perché possano compi,ere fedelmente ‘il loro servizio» (Orazione dell’istituzione degli accoliti).
    Così questi servizi ‘liturgici e le conseguenti mansioni nella comunità
    cristiana, traggono ‘Vigore dall’istituzione che ne compie la Chiesa.
    b) I ministeri esigono -consapevolezza, in chi li assume; maturano
    e si nutrono mediante un costante sforzo ascetico, perché all’ufficio e
    alla grazia ricevuti deve corrispondere una coerente testimonianza ,di
    vita: «conoscere quel ,che si fa, imitare ciò che si tratta »; «l’esercizio
    del ministero vi stimoli ad una vita spirituale sempre più intensa» (Rito
    dell’istituzione degli accoliti).
    c) I ministeri sono conferiti come compito e missione -da espletare
    rea:lmente all’interno delle comunità della Chiesa. In nessun modo debbono essere sminuiti o come attribuzioni onorifiche, o come momenti
    episodici nella vita di un ,cristiano, o come prestazioni giustificate unicamente da necessità organizzative, o come semplici passaggi d’obbligo,
    senz’efficacia operativa, anteriori al Diaconato e Presbiterato.
    d) I min’isteri non sono solamente prestazioni rituali ma servizi all’intera vita della Chiesa. Da qui il criterio di discernimento per l’istituzione dei ‘lettori e accoliti; non unicamente una buona attitudine e preparazione ai riti, bensì un’idoneità ‘a espletarne il ministero conseguente e la disponibilità radicale ad essere e a fare nella Chiesa quamto
    il ministero comporta. E’ -una donazione di -sé quella che si richiede a
    colui che assume ii ministero; -il quale esige poi ‘continuità e disponibilità.
  5. – Il documento Ministeria quaedam articola le sue norme su due
    ipotesi:
    a) Lettorato e Accolitato come ministeri permanenti e stabili, esercitati da laici, i ‘quali così assumono un ufficio qualificato all’interno
    della Chiesa.
    b) Lettorato e Accolitato come ministeri accolti e esercitati da candidati al Diaconato e al Presbiterato, che, nella grazia, nell’ascesi e nell’esercizio relativo ‘a questi ministeri, trovano elementi fondamentali del
    ministero dell’Ordine sacro e progressiva preparazione ad assumerne gli
    impegni.
  6. – A riflettere attentamente, questa partecipazione all’identico e
    unico ministero del Lettorato e Accolitato da parte di chi è laico e da
    parte di chi è già dichiaratamente orientato all’Ordine sacro, può essere
    sorgente di prospettive assai importanti per la vita della Chiesa.
    a) Avverrà che l’area « del Libro, dell’Altare, della Chiesa» ·sarà di
    fatto più condivisa e più compartecipata dai presbiteri e dai laici.
    b) Si verificherà una minore estraneità del candidato presbitero e
    diacono nella comunità cristiana.
    c) Ci sarà la reale possibilità di riscontro della vita e dell’opera
    missionaria del futuro diacono o presbitero, proprio mediante l’esercizio vivo e concreto dei ministeri nella comunità.
    In prospettiva, pare che la stessa « pastorale delle vocazioni» possa
    prendere luce da questi documenti: è pensabile infatti che l’esercizio
    effettivo dei ministeri, nel vivo tessuto della comunità, evidenzi negli
    stessi lettori e accoliti laici ,la chiamata di Dio al Diaconato e al Presbiterato e la segnali al discernimento del Vescovo.
    Pa’rte prima
    I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO
  7. – L’ufficio liturgico del iettore è la proclamazione delle letture
    nell’assemblea liturgica. Di conseguenza il lettore deve curare la preparazione dei fedeli alla -comprensione della parola di Dio ed educare
    nella fede i fanciulli e gli adulti. Ministero perciò di annunciatore, di
    catechista, di educatore alla vita sacramentale, di evangelizzatore a chi
    non conosce o misconosce il Vangelo. Suo impegno, perché al ministero
    corrisponda un’ effettiva idoneità e consapevolezza, deve essere quello
    di accogliere, conoscere, meditare, testimoniare la parola di Dio che
    egli deve trasmettere (cfr. MQ e Rito dell’istituzione del ‘lettore).
  8. – L’ufficio liturgico dell’accolito è di aiutare’il presbitero e ‘il diacono n~lle azioni ‘liturgiche; di distribuire o di esporre, come ministro
    straordinario, l’Eucaristia. Di conseguenza, deve curare con impegno il
    servizio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta
    il suo servizio alle azioni liturgiche. Il contatto che il suo ministero lo
    spinge ‘ad avere con «i deboli e gl’i infermi» (cfr. Rito de’lI’istituzione
    dell’accolito) lo stimola a farsi strumento dell’amore di Cristo e della
    Chiesa nei loro confronti. Suo impegno sarà, quindi, quello di conoscere
    e penetrare lo spirito della liturgia e le norme che la regolano; di acquis’fre un profondo amore per il popolo di Dio e specialmente per i
    sofferen ti.
  9. – L’età éonveniente per l’assunzione di questi due ministeri viene
    stabilita a 21 anni. Prima di quest’età pare difficile un orientamento stabile della persona e un aoquisito rapporto pastorale del candidato con
    la comunità.
  10. – L’accedere a questi ministeri suppone un’intensa vita di fede,
    un comprovato amore e capacità di servizio alla comunità della Chiesa,
    la decisione di dedicarsi con assiduità a questi compiti, la competenza
    sufficiente per svolgere i propri uffici liturgici, e insieme la decisa volontà di vivere la spiritualità, propria di questi ministeri.
  11. – Le Chiese locali, mediante opportune iniziative, aiuteranno chi
    desidera prepararsi a questi ministeri. Il discernimento circa l’attitu161
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    dine e ‘l’avvenuta preparazione spirituale e qualificazione pastorale sarà
    compito de’l Vescovo. Infatti, ogni candidato che intende accedere ai
    mini’steri ne farà domanda al Vescovo «,cui spetta l’accettazione»
    (MQ, VIII/a) ..
    Sarà da curare contemporaneamente l’educazione delle comunità
    a evidenziare ,e a ricevere questi ministeri, affinché es’Si non restino un
    fatto privato dei candidati.
  12. – L’istituzione di questi ministeri suppone, pertanto, sempre una
    vita di comunità molto dinamica: una Chiesa raccolta attorno alla parola di Dio e all’Eucaristia con la costante e viva tensione che la Parola
    « cresca, e si moltiplichi i’l numero dei ·discepoH » (At 6,7) mediante il
    «ministero delliEvangelo »; e gli uomini ,dall’Evangelo raggiunti, pos-
    ‘sano «offrire se stessi come sacrificio vivo, santo, gradito a Dio»
    (Rm 12,1).
  13. – L’esercizio dei ministeri implica sempre un cammino progressivo, che può approdare in alcuni casi anche al Diaconato e al Presbiterato; tuttavia, ‘si dovrà evitare tJ’assommarsi di diversi ministeri nella
    medesima persona: diversamente sarebbe un contrastare !’istanza della varietà e distribuzione dei ministeri nel popolo di Dio, quale è messa
    in luce dal Motu proprio Ministeria quaedam.
  14. – In ogni caso gli interstizi fra un conferimento e l’altro di
    ministeri diversi alla medesima persona siano almeno di un anno. Non
    deve infatti apparire troppo provvisorio e troppo personale l’esercizio
    del ministero, che invece ha bisogno di continuità e di consapevole accoglimento da parte dei fedeli.
  15. – Il rito di istituzione dei ministeri sia compiuto con H massimo
    di signmcazione; ·si curi cioè la preparazione delle comunità in cui verranno istituiti; per quanto possibile, gli uffici commessi al lettore o all’accolito non vengano facilmente ‘affidati ad altri, con il rischio di estenuare l’O’biettiva missione. conferita.
  16. – I VescO’vi avrannO’ cura di riunire periO’dicamente cO’IO’ro che
    sonO’ stati istituiti ‘lettO’ri e accoliti. E’ H VescO’vo infatti «l’economo
    della grazia del sommO’ S’acerdO’zio» (OraziO’ne consacro in rito bizantinO’): cO’me la «Chiesa è nel VescovO’ », ‘coosÌ ogni ministero cO’nverge
    e si connette cO’n il ministe:r:o episcO’pale. E la Chiesa è tanto più organica e dinamica quantO’ più la pluralità dei ministeri si effO’nde e si esercita in armonica coesione e integrazione pastorale.
  17. – Come l’ammissione ai ministeri suppone la dichiarata abituale
    disponibilità del soggetto e la riconO’sciuta ‘sua idoneità, cosÌ i’l venir
    meno di queste due ‘oondizioni è motivo di sospensione o di esclusione
    dall’esercizio dei ministeri medesimi.
    Spetta al Vescovo o all’Ordinario dispensare temporaneamente o
    definitivamente,su domanda dell’interessato, ,dall’esercizio del mini’stero
    ricevuto.
    E’, ugualmente, dovere~diritto del Vescovo dichiarare in ultima
    istanza escluso dall’eserdzio del mini’stero chi se ne mostri pubblioamente indegno o per condotta morale o per deviazione dottrinale, nella
    comunità in cui è inserito.
    In ogni caso ‘la capacità e la buona reputazione del soggetto dovranno essere garan~ite nella for:ma più comunitaria possibile e con la
    testimonianza di chi nella comunità rappresenta l’Ordinario (Parroco o
    Superiore ).
  18. – P.er meglio provvedere alle eventuali sospensioni o esclusioni
    dall’esercizio dei ministeri, ‘questi potrebbero essere conferiti « ad tempus» (tre o cinque anni), fermo restando che la facoltà di esercitarli è
    rinnovabHe, senza rinnovare il rito, e che il Vescovo può sempre dichiararne la decadenza per indegnità.
  19. – E’ stato fatto presente il desiderio, largamente diffuso, dei religiosi «fratelli laici », di accedere ai ministeri del Lettoratoe dell’Accolitato. In proposito:
    a) sembra da respingere l’orientamento di un’istituzione generale
    dei due ministeri a tutti i religiosi. Sarebbe un’inflazione non richiesta
    ·dall’effettiva necessità di esercizio, contraria ai motivi che hanno ispirato la riforma del Motu proprio Ministeria quedam;
    b) pare più giusto il criterio di istituire coloro che all’interno delle
    famiglie religiose di fatto espleteranno questi ministeri,come anche
    coloro che saranno destinati ai servizio stabile in comunità ecclesiali.
  20. – I ministeri conferiti ai laici, non aspiranti al Diaconato o al
    Presbiterato, siano esercitati nell’ambito della propria diocesi e, per i
    religiosi, anche nell’ambito del proprio istituto.
    Parte seconda
    I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO
    CONFERITI AI CANDIDATI AL DIACONATO E AL PRESBITERATO
  21. – «La Chiesa non abolisce le tappe verso il sacerdozio; è pm
    giusto dire chees’Sa le conferma e consacra. Essa cerca di dare a queste
    tappe la forma e il carattere più proprio per farnedt:?lle vere tappe, cioè
    un mezzo per orientare ‘efficacemente ed esattamente i candidati al sacerdozio, nella direzione autentica dello stesso sacerdozio: si intende
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    farlo loro vivere già come anticipazione attraverso un intervento attivo
    nell’àmbito della parola divina e in quello dell’Eucaristia» (Card. G.
    GARRONE, in «L’Osservatore Romano », 4-10-1972).
  22. – Non c’è dunque una doppia fisionomia, laicale o clericale, dei
    ministeri del Lettorato e dell’Accolitato in quanto tali: è diversa invece
    la prospettiva in cui si calloca, in questi ministeri, chi trova in essi il
    preciso modo di partecipare alla vita liturgica e apostolica della Chiesa;
    e di chi invece passa per l’esercizio di -questi ministeri nel momento determinante del suo cammino verso il Diaconato e il Presbiterato.
    C’è condivisione dell’identico ministero, ma in diversa vocazione:
    è anzi pensabile che l’esercizio dei ministeri sia, di sua natura, capace
    di suscitare chiamate al Diaconato eal Presbiterato: una« via verso l’imposizione delle mani ».
  23. – Per i candidati al Presbiterato, i documenti Ministeria quaedam
    e Ad pascendum, mentre sottolineano la necessità di effettivo esercizio,
    nel popolo di Dio, dei ministeri, affermano con forza !’istanza di una
    prolungata e profonda preparazione ‘all’Ordine sacro (cfr. MQ, XI; Ad P:
    introduzione e l/c, II, VII/a).
    Si tratta dunque di ottemperare all’istanza della preparazione ascetica, teologica, pastorale, che suppone raccoglimento, continuità, studio,
    attività didattiche, contemperandola con l’istanza dell’effettivo esercizio
    graduale dei ministeri all’interno delle comunità della Chiesa.
  24. – Si ravvisa, pertanto, nell’esercizio dei ministeri del Lettorato
    e dell’Accolitato, compiuto non solo nella comunità del seminario, ma
    anche nelle -diverse comunità della Chiesa, il fondamento di quelle esercitazioni pastorali, di cui -parla la Ratio institutionis sacerdotalis (nn. 97-
    98; dr. OT, 21; La preparazione al sacerdozio ministeriale, 163).
    Questa presenza del candidato al Presbiterato, nelle comunità ecclesiali, non si giustificherà in tal modo come semplice tirocinio pastorale o esercitazione scolastica, ma si qualificherà come autentico ministero, sostenuto dalla grazia e offerto alla comunità.
    Non dualismo, dunque, tra esercizio dei ministeri e preparazione
    all’Ordine sacro, fra partecipazione alla comunità del seminario e par~
    tecipazione alle varie comunità della Chiesa, bensì coordinamento, complementarietà, reciproca integrazione. ,
    Questi orientamenti devono poi guidare le scelte circa i modi, quantità di tempo e prospettive esatte in cui collocare l’istanza dell’esercizio
    effettivo dei ministeri.
  25. – Gli alunni del seminario, anteriormente alla domanda di ammissione al Lettorato, manifestino questa loro intenzione di ricevere a
    suo tempo l’Ordine del Diaconato e del Presbiterato al Vescovo, il quale
    con la sua aocettazione per iscritto e col rito di ammissione, notificherà
    loro la dedsione della Chiesa di sceglierli e di chiamarli quali candidati
    all’Ordine sacro.
    E’, questo, un momento di singolare importanza nella vita e nel
    cammino del candidato al Diaconato e al Presbiterato. Egli, dopo lunga
    e comunque matura riflessione, raccoglie la chiamata di Dio e si dichiara
    deciso a «’lasciarsi afferrare e segregare per l’Evangelo ».
    E la Chiesa, cioè il Vescovo, il presbiterio, le varie comunità, il seminario, la comunità diaconale, accogliendo molto seriamente questa
    dichiarazione, si impegnano a custodire, vigilare, sostenere, verificare e
    portare a compimento, fino all’imposizione delle mani, questa chiamata
    di Dio.
  26. – Quest’accettazione del Vescovo comporta:
  • l’impegno di fornire i mezzi indispensabili per un’accurata formazione;
  • la cura per v’erÌ’ficare i segni della chiamata divina;
  • l’opportunità di comunicare al presbiterio questa domanda di
    futura aggregazione al collegio presbiterale, perché i sacerdoti e la comunità diocesana collaboI1ino alla preparazione dei candidati presbiteri.
  1. – Il primo biennio di teologia è il tempo sufficiente e più indicato
    per significare al Vescovo e allc:t Chiesa fintenzione di !candidatura al
    Presbiterato. Entro tale biennio, e non prima, è da compiersi il rito
    dell’ammissione tra i candidati al Presbiterato.
  2. – Il secondo e terzo anno del corso teologico sono il tempo idoneo per il conferimento del Lettorato, av,endo i candidati al Presbiterato
    possibilità di un accostamento sistematico e approfondito alla parola
    di Dio e all’ ecclesiologia; avendo modo di partecipare già attivamente
    alla vita pastorale della Chiesa; e potendo così trovare, intorno a questi
    motivi, l’ispirazione e la grazia per il cammino ascetico necessario
    (cfr. MQ, V).
  3. – Fra il terzo e il quarto anno di teologia, potendo già il candidato approfondire il mistero eucaristico e le sue connessioni con la comunità della Chiesa (dr. MQ, VI), neg1i studi teologici e nel cammino
    ascetico, viene indicato il tempo idoneo per la recezione dell’Accolitato.
    In ‘questo modo Lettorato e Accolitato sarannoeseI1Citati effettivamente almeno per un anno dai candidati al Presbiterato.
  4. – Durante tutto il periodo di preparazione al Diaconato e Presbiterato, il candidato deve, con molta cura, e con l’aiuto ,di chi lo segue
    nella formazione, vagliare la sua chiamata alla «verginità osservata per
    il Regno dei cieli» (Mt 19,12; cfr. PO, 16).
    L’impegno oehe egli assumerà pubblicamente, e in perpetuo, in un
    rito liturgico anteTiore al conferimento del Diaconato, sarà il segno del
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    dono accordato -da Dio e da lui accolto con piena adesione, a testimonianza del « mondo futuro» (cfr. PO, 16).
  5. – I seminaristi, ,che lasciano il seminario, spontaneamente o no,
    decadono per ciò stesso dall’esercizio dei ministeri, salva la facoltà che
    ha il Vescovo di ‘riconfermarli, dietro richiesta dell’interessato e della
    comunità:qella quale ‘si inserisce.
  6. – Il Diaconato abilita ad esercitare ‘lo « specifico ministero nella
    triplice direzione della carità, dell’evangelizzazione, della liturgia» (cfr.
    LG, 29; S. Diaconatus Ordinem, art. V):
    ‘- annovera fra i membri deHa Chiesa consacrati dall’Ordine sacro;
  • lega esistenza ,e missione del diacono al ministero del Vescovo;
  • deputa alla celebrazione e all’eventuale presidenza della preghiera 11 turgica.
  1. – Il Diaconato transitorio, trascorso almeno ‘un anno dalla recezione dell’Accolitato, verrà ad essere conferito durante l’ultimo anno
    di teologia, mentre il candidato presbitero è inserito tuttora nella comunità del seminario e non ha ancora portato a termine gli studi
    teologici.
    Questo è possibile secondo la norma, che invece fa esplicito divieto
    di ordinare presbitero chi non ha ultimato il corso degli studi teologici
    (cfr. Ad pascendum, VII).
    In coerenza, però, con il principio fondamentale del Motu proprio
    Ministeria quaedam che suppone un reale ‘e prolungato -esercizio dei
    ministeri e per questo ne distanzia con opportuni interstizi ‘la recezione,
    parrebbe assai oonveniente che le singole Chiese locali studiassero concretamente le possibilità d’inserimento ,del ministero dei ,diaconi,futuri
    presbiteri, nella vita ,pastorale della ‘Comunità diocesana.
  2. – Questo potrà ottenersi:
  • non riducendo il Diaconato a pochi mesi di esercizio, quasi solamente liturgico e rituale, ma ponendo un notevole intervallo fra ordinazione diaconale e presbiterale;
  • inserendo prdfondamente il diacono nella vita pastorale di comunità vive e operose in stretto rapporto con i confratelli diaconi e in
    frequente oontatto con il Vescovo;
  • guidando e sostenendo, mediante l’aiuto di sacerdoti e laid idonei, i primi passi ,di questo ministero ordinato, nella consapevolezza che
    lo s’tesso ministero presbiterale ricaverà, da questo ‘Sostegno e dalla relativa esperienza, non pochi benefici e un’ulteriore verifica, dopo gli anni
    del seminario.
  1. – I candidati al Diaconato permanente, a norma del Motu proprio
    Ad pascendum (n. 11) «debbono ricevere … i ministeri di lettore e di
    accolito, ed esercitarli per un conveniente periodo di tempo, al fine di
    disporsi meglio ai futuri servizi della Parola e dell’Altare. Per i medesimi candidati la dispensa dal ricevere i ministeri è riservata alla Santa
    Sede ». .
  2. – Viene in tal modo autorevolmente precisata, come norma non
    facilmente derogabile e opportunamente integrata, la saggia indicazione
    del documento dell’Episcopato italiano La restaurazione del Diaconato
    permanente in Italia (8 dicembre 1971).
    Con -l’ammissione del candidato al Diaconato permanente ai ministeri del Lettoratoe dell’A:ccolitatoe alloro conveniente esercizio, acquisterà infatti concretezza operativa e maggior fondamento ecclesiale il
    prescI’itto del n. 39 del citato documento: «I candidati al Diaconato dovranno dare prova di saper integraI’e la loro vita (e, se sposati, quella
    della loro famiglia) con la vita comunitaria, inserendosi in gruppi più
    vasti. Pare pertanto opportuno prevedere e sperimentare tempestivamente il loro inserimento concreto nell’esercizio del futuro ministero ».
  3. – Valgono, anche per i candidati al Diaconato permanente, le
    norme circa l’età per l’ammissione ai ministeri e circa gli intervalli fra
    un ministero e l’altro.
    Il minimo di tre anni, prescritto per la preparazione al Diaconato
    permanente (cfr. documento citato, n. 37) consente un opportuno ritmo
    progressivo dal rito dell’ammissione all’assunzione del Lettorato e poi
    dell’Accolitato. Sarà tuttavia conveniente, a seconda ,dei casi, una maggiore estensione di tempo, per la maturazione spirituale ed ecclesiale dei
    candidati al Diaconato permanente.

"Gridatelo dai tetti...."