O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. Et dame fede dricta, speranza certa e carità perfecta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen. (Preghiera davanti al crocifisso)
Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio. (Preghiera Absorbeat)
La Verna il “Crudo Sasso” di Francesco
“Monte di Dio! Monte Santo! Mons in quo beneplacitum est Deo habitare!”
La quaresima è un tempo liturgico che ci invita a prepararci alla Pasqua con la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Ma come ha vissuto la quaresima San Francesco di Assisi, il santo che ha fatto della povertà e della semplicità il suo stile di vita?
San Francesco non si accontentava di vivere una sola quaresima all’anno, ma ne praticava diverse, seguendo il ritmo delle feste liturgiche e il modello di Cristo. Vediamo quali erano le sue quaresime e come le viveva.
La quaresima “benedetta”
La prima quaresima che San Francesco faceva era quella che iniziava il lunedì dopo l’Epifania e terminava il Giovedì Santo. Era chiamata da lui “benedetta” perché era ispirata al digiuno di Gesù nel deserto per quaranta giorni.
San Francesco viveva questa quaresima in solitudine e penitenza, mangiando solo mezzo pane al giorno e pregando intensamente. Un episodio dei Fioretti racconta che una volta si ritirò in un’isola del lago di Perugia con due panetti e vi rimase fino al Giovedì Santo, quando un suo amico lo andò a riprendere.
Questa quaresima era per lui un modo di entrare nel mistero della passione e morte di Cristo, meditando il suo amore infinito per noi.
La quaresima d’Avvento
Un’altra quaresima che San Francesco faceva era quella in preparazione alla Natività di Cristo, detta “Quaresima d’Avvento”. Iniziava con la festa di Tutti i Santi, il primo novembre, e terminava con la vigilia di Natale.
San Francesco aveva una grande devozione per il mistero dell’Incarnazione, cioè del fatto che Dio si è fatto uomo per salvarci. Per questo voleva celebrare con gioia e gratitudine la nascita del Bambino Gesù nella grotta di Betlemme.
San Francesco viveva questa quaresima con spirito di povertà e umiltà, cercando di imitare Maria, la “Vergine fatta Chiesa”. Si dedicava anche alle opere di carità verso i poveri e i bisognosi, seguendo l’esempio di san Martino.
La quaresima dell’Assunta
L’ultima quaresima che San Francesco faceva era quella che iniziava il giorno dopo l’Assunta (16 agosto) e terminava il giorno della festa dei santi Arcangeli (29 settembre). Era una quaresima scaturita dall’amore che il santo nutriva per la Chiesa, rappresentata da Maria assunta in cielo.
San Francesco viveva questa quaresima con spirito di obbedienza e fedeltà alla volontà di Dio. Si affidava alla protezione degli angeli custodi e dei santi patroni. Si impegnava anche nella predicazione del Vangelo ai fratelli e alle sorelle.
Come possiamo imparare da San Francesco?
Le quaresime di San Francesco ci insegnano che non basta osservare alcune pratiche esteriori per vivere bene questo tempo liturgico. Occorre piuttosto coltivare un atteggiamento interiore di conversione continua al Signore.
San Francesco ci invita a seguire Cristo povero ed umile, a meditare i misteri della sua vita terrena ed eterna, a servire i poveri ed i sofferenti con amore fraterno.
Se vogliamo vivere una buona quaresima possiamo ispirarci al suo esempio ed alla sua preghiera:
Laudato sii, o mi’ Signore. Laudato sii, o mi’ Signore. Laudato sii, o mi’ Signore. Laudato sii, o mi’ Signore.
E per tutte le tue creature, per il sole e per la luna, per le stelle e per il vento e per l’acqua e per il fuoco.
Per sorella madre terra, ci alimenta e ci sostiene, per i frutti, i fiori e l’erba, per i monti e per il mare.
Perché il senso della vita è cantare e lodarti e perché la nostra vita sia sempre una canzone.
E per quelli che ora piangono e per quelli che ora soffrono e per quelli che ora nascono e per quelli che ora muoiono.
Santuario Averna
San Francesco d’Assisi è il primo santo della storia cristiana ad aver ricevuto le stigmate, cioè le ferite di Cristo crocifisso sulle mani, sui piedi e sul costato. Questo prodigio avvenne nell’estate del 1224, quando il santo si ritirò in preghiera e digiuno sul monte della Verna, un luogo solitario e selvaggio donatogli dal conte Orlando Catani.
Francesco era già malato e provato dalle fatiche della sua missione. Aveva appena ottenuto l’approvazione della sua regola da parte del papa Onorio III e aveva rinunciato a guidare personalmente il suo ordine. Sentiva il bisogno di ritrovare l’intimità con Dio e di imitare Gesù nella sua passione.
La quaresima di San Michele, che va dalla festa di Tutti i Santi (1° novembre) alla Natività del Signore (25 dicembre), era per lui un tempo privilegiato di penitenza e di contemplazione. Così decise di trascorrerla sulla Verna, insieme a pochi frati compagni.
A metà settembre, mentre pregava nella cella vicino alla chiesetta dedicata a Maria Santissima degli Angeli, Francesco ebbe una visione straordinaria: vide un serafino con sei ali infocate che gli apparve nel cielo e gli mostrò un crocifisso. Il santo rimase estasiato e turbato allo stesso tempo: come poteva conciliarsi la sofferenza del crocifisso con la beatitudine del serafino?
Le stigmate di San Francesco
Il serafino gli parlò al cuore e gli fece capire che Dio lo aveva scelto per conformarlo al suo Figlio nel segno dell’amore più grande: quello che si dona fino alla morte. Poi scomparve, lasciando nel corpo di Francesco le impronte delle cinque piaghe.
Francesco provò una gioia immensa ma anche un dolore acuto. Cercò di nascondere le stigmate ai suoi frati, ma non poté celare la trasformazione interiore che lo aveva investito. Era diventato la parola d’amore che per anni aveva meditato, vissuto e annunciato.
Le stigmate furono per lui un dono e una croce, una grazia e una responsabilità. Lo fecero partecipe della passione di Cristo ma anche della sua gloria. Lo confermarono nella sua vocazione di minorità e povertà ma anche nella sua missione di testimone del Vangelo.
Quello che rende unico san Francesco è il suo rapporto con Cristo. Egli non si limitò a seguire i suoi insegnamenti, ma cercò di imitarlo in tutto, fino a identificarsi con lui. Ai piedi del Cristo crocifisso, per esempio, la sua preghiera si trasformò in contemplazione profonda: “Sommo e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio, e dammi fede retta, speranza certa e carità perfetta, saggezza e conoscimento, o Signore, affinché io faccia il tuo santo e verace comandamento” (Preghiera davanti al Crocifisso). Le stimmate sono le ferite che Cristo portava sul corpo dopo la sua passione: le mani e i piedi trafitti dai chiodi della croce e il costato aperto dalla lancia del soldato romano. San Francesco fu il primo santo ad averle ricevute miracolosamente sul suo corpo come segno della sua unione mistica con Cristo. Morì due anni dopo aver ricevuto le stigmate, il 3 o il 4 ottobre 1226 ad Assisi. Le sue ferite furono viste da molti prima della sepoltura e testimoniate da diverse fonti storiche. La Chiesa lo canonizzò nel 1228 e lo proclamò patrono d’Italia nel 1939.
Perché l’immedesimazione con Cristo di san Francesco è così importante per noi oggi? Perché ci mostra che il cristianesimo non è solo una dottrina o una morale da seguire, ma una relazione personale ed esistenziale con Dio fatto uomo. Ci mostra che seguire Cristo significa amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente (Mt 22:37) e conformare la nostra vita alla sua (Rm 8:29). Ci mostra che essere cristiani significa essere testimoni della sua presenza nel mondo attraverso le opere di carità (Gv 13:35).
In questa Quaresima riflettiamo sulla vita di san Francesco d’Assisi come modello di immedesimazione con Cristo.
Ricordiamo che nella basilica superiore di Assisi si possono ammirare gli affreschi di Giotto che raccontano le sue storie. Tra questi c’è quello dell’omaggio dell’uomo semplice che stese le vesti dinanzi al beato Francesco riconoscendolo degno di ogni riverenza.
L’esortazione apostolica nella festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre
UN NUOVO CAPITOLO PER LA CHIESA E L’AMBIENTE
«Laudate Deum» è il titolo della prossima esortazione apostolica di Papa Francesco. E tra i 464 partecipanti al Sinodo sulla sinodalità (4-29 ottobre 2023) ci sono due vescovi della Cina «proposti dalla Chiesa locale, d’intesa con le autorità, e nominati dal Papa». Sono i due eventi principali della Chiesa in questo autunno.
ESORTAZIONE – Il titolo del documento è stato rivelato da Bergoglio il 21 settembre ai rettori di università latinoamericane. Il Vaticano lo ha pubblicato a tarda sera il 25 settembre: «L’umanità è stanca di questo uso improprio della natura e deve tornare a un buon utilizzo della natura e al dialogo con la natura». L’esortazione apostolica esce nella festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre. Si tratta – dice – di uno sguardo a quello che è successo e cosa bisogna fare».
SINODO – Su 464 partecipanti i membri sono 365 «come i giorni dell’anno: 364 più il Papa», di cui 54 donne votanti. Quattro settimane, scandite da vari appuntamenti, che vedono riuniti – nell’aula Paolo VI e non nell’aula del Sinodo – cardinali e patriarchi; vescovi e sacerdoti (pochi); religiosi/e e laici/e dei cinque continenti alle prese con i tablet: votano, leggono e scaricano i documenti «così si evita lo spreco di carta». L’elenco dei partecipanti «è completo e definitivo» spiegano in Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione: il gesuita Giacomo Costa, segretario speciale; e mons. Luis Marín de San Martín, sottosegretario della Segreteria generale. I due presuli cinesi sono di nomina pontificia: Antonio Yao Shun, vescovo di Jining/Wumeng nella Mongolia Interna, e Giuseppe Yang Yongqiang, vescovo di Zhoucun. Anche nel Sinodo dei giovani nel 2018 ci furono due vescovi cinesi: Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’ An (Shaanxi) e Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde (Hebei): la loro presenza, solo per alcuni giorni, era stata un forte segnale che seguiva l’accordo Cina-Santa Sede per le nomine dei vescovi. Una novità annunciata da Francesco alla Messa di apertura: «Per la prima volta sono con noi due vescovi dalla Cina continentale». C’è anche mons. Stephen Chow, vescovo di Hong Kong, che diventa cardinale nel Concistoro del 30 settembre. «È evidente l’importanza della Chiesa cinese presente al Sinodo, per la Chiesa e per il popolo cinese».
INFORMAZIONE – Dice il dott. Ruffini: «Sarà una comunicazione rispettosa degli interventi e non farà chiacchiericcio; cercherà di dire le cose costruttive per la Chiesa in modo da trasmettere lo spirito ecclesiale, non politico perché il Sinodo non è un parlamento o un parlatoio, come dice il Papa. Non sarà coperta dal segreto pontificio ma sarà frutto di confidenzialità e riservatezza».
EVENTI – Il 30 settembre l’importante veglia ecumenica in piazza San Pietro, poi il trasferimento a Sacrofano (Roma) per il ritiro fino al 3 ottobre; Messa di apertura il 4; Messe quotidiane all’altare della Cattedra; pellegrinaggio il 12; preghiera con migranti e rifugiati il 19 «a cui terrebbe molto partecipare il Papa».
MODULI – I primi quattro moduli sono sull’«Instrumentum laboris»; nel quinto e ultimo si discute e perfeziona la relazione e le sintesi. Nei Circoli minori – 35 nelle diverse lingue (14 l’inglese e 8 l’italiano) «i gruppi lavoreranno in profondità. Il Papa tiene molto a non far emergere le singole voci e invita a passare da quello che ognuno ha elaborato a un tessuto comune e a un confronto effettivo».
ECOLOGIA – Alla vigilia della nuova «Laudato si’» (4 ottobre) il Sinodo darà il suo contributo alla salvaguardia del creato attraverso la compensazione: «Mediante il supporto economico della Fondazione SOS Planet e l’apporto tecnico di LifeGate si compensa parte delle emissioni di CO 2 . Il progetto scelto risponde al criterio di ecologia integrale che riunisce ecologia, attenzione al territorio, aiuto concreto alle popolazioni. Il progetto, realizzato in Nigeria e Kenya, persegue la diffusione di stufe da cucina efficienti e di tecnologie di purificazione dell’acqua destinate a famiglie, comunità e istituzioni. Le nuove tecnologie riducono il consumo di biomassa non rinnovabile e di combustibili fossili per cucinare e per l’ebollizione dell’acqua. Così si migliora l’inquinamento dell’aria, si riducono le malattie respiratorie e i tassi di mortalità, si migliora la salute delle popolazioni». Già nel Sinodo panamazzonico (6- 27 ottobre 2019) ci fu la compensazione con la riforestazione della Riserva indigena di Selva de Matavén in Sud-America.
SINODALITÀ – Ne parla al Consiglio permanente il presidente della Conferenza episcopale cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna: «Vuol dire rimettere in discussione le arroccate solitudini ecclesiali nell’incontro, nella comunione, nell’ascolto, nell’impegno missionario che ci attende confrontandoci con la folla e le sue sofferenze. È una grande occasione di rinnovamento e affratellamento. Ci misuriamo con la realtà, la città, il territorio, il quartiere».
“Sorella Chiara di Assisi: un faro di luce e amore nella vita di tutti.”
Basilica di S Chiara in Assisi
Introduzione
Sorella Chiara di Assisi è stata una figura importante nella storia del cristianesimo. Nata nel 1193, era la sorella minore di San Francesco d’Assisi, fondatore dell’ordine francescano. Sorella Chiara è conosciuta per aver abbracciato la vita religiosa e per aver fondato l’ordine delle Clarisse, dedicato alla povertà e alla preghiera. La sua vita è stata caratterizzata da una profonda devozione e da un impegno totale verso Dio. Sorella Chiara è considerata una santa dalla Chiesa cattolica e il suo esempio di umiltà e sacrificio continua ad ispirare molti fedeli ancora oggi.
La vita e l’opera di Sorella Chiara di Assisi
Santa Chiara di Assisi è una figura di grande importanza nella storia della Chiesa cattolica. Nata nel 1193, Chiara d’Offreducci era la figlia di una nobile famiglia di Assisi. Fin da giovane, mostrò una profonda devozione religiosa e un forte desiderio di seguire le orme di San Francesco d’Assisi.
La vita di Chiara è stata caratterizzata da un profondo impegno verso la povertà e la vita contemplativa. Dopo aver incontrato San Francesco, decise di abbandonare la sua vita agiata per dedicarsi completamente a Dio. Nel 1212, fondò l’Ordine delle Clarisse, una comunità di donne che vivevano in povertà e si dedicavano alla preghiera e alla contemplazione.
Ella ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa attraverso la sua opera e il suo esempio di vita. La sua scelta di vivere in povertà totale è stata un’ispirazione per molti, dimostrando che la vera felicità non risiede nelle ricchezze materiali, ma nella ricerca di Dio. La sua vita semplice e umile ha dimostrato che è possibile trovare la gioia e la pace interiore anche nelle circostanze più difficili.
L’opera di Sorella Chiara si è concentrata principalmente sulla preghiera e sulla contemplazione. Ha trascorso gran parte della sua vita in clausura, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. La sua profonda spiritualità e la sua intima unione con Dio hanno ispirato molte persone a cercare una relazione più profonda con il divino.
Ma la sua influenza non si è limitata solo alla vita contemplativa. Sorella Chiara ha anche svolto un ruolo attivo nella difesa dei poveri e degli emarginati. Ha lavorato instancabilmente per alleviare le sofferenze dei più bisognosi, dimostrando un grande amore per il prossimo e un impegno per la giustizia sociale.
La sua opera ha avuto un impatto duraturo sulla Chiesa e sulla società. L’Ordine delle Clarisse, da lei fondato, è ancora attivo oggi e continua a diffondere il messaggio di amore, umiltà e povertà. Le sue scritture e i suoi insegnamenti sono stati una fonte di ispirazione per molti, offrendo una guida spirituale per coloro che cercano una vita di fede più profonda.
E’ stata riconosciuta come santa dalla Chiesa cattolica nel 1255, solo due anni dopo la sua morte. La sua santità è stata riconosciuta non solo per la sua vita virtuosa, ma anche per i numerosi miracoli attribuiti alla sua intercessione. La sua figura continua ad essere venerata e ad essere un esempio di santità per i fedeli di tutto il mondo.
In conclusione, la vita e l’opera di Sorella Chiara di Assisi sono un esempio di dedizione e amore per Dio. La sua scelta di vivere in povertà totale e di dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione ha ispirato molte persone a cercare una vita di fede più motivata. La sua opera continua ad avere un impatto duraturo sulla Chiesa e sulla società, offrendo una guida spirituale per coloro che cercano la pace e la gioia interiore. La sua santità è stata riconosciuta dalla Chiesa cattolica, rendendola un esempio di santità per i fedeli di tutto il mondo.
L’influenza di Sorella Chiara di Assisi sulla comunità francescana
S. Chiara di Assisi è stata una figura di grande importanza nella comunità francescana. Il suo impatto è stato profondo e duraturo, influenzando non solo i suoi contemporanei, ma anche le generazioni future di frati e suore francescani.
In primo luogo, Sorella Chiara ha incarnato pienamente gli ideali di San Francesco di Assisi. Come lui, ha scelto di vivere una vita di povertà e umiltà, rinunciando a tutti i beni materiali per seguire Cristo. La sua testimonianza di vita ha ispirato molti altri a seguire la stessa strada, abbracciando la spiritualità francescana e mettendo in pratica i valori di semplicità e amore per la natura.
Inoltre, Sorella Chiara ha svolto un ruolo chiave nella diffusione del carisma francescano. Attraverso la sua opera di evangelizzazione e di formazione spirituale, ha contribuito a far conoscere il messaggio di San Francesco in tutto il mondo. Le sue scritti e le sue predicazioni hanno raggiunto un vasto pubblico, trasmettendo l’importanza della fraternità, della pace e della cura per il creato.
Un altro aspetto fondamentale dell’influenza di S. Chiara sulla comunità francescana è stato il suo impegno per la giustizia sociale. Ha sempre sostenuto i più deboli e i più emarginati, lottando per i diritti dei poveri e degli oppressi. La sua voce si è levata contro l’ingiustizia e la violenza, invitando i francescani a prendere posizione e a lavorare per un mondo più giusto e solidale, ha promosso l’importanza della preghiera e della contemplazione nella vita francescana, ha incoraggiato i frati e le suore a dedicare del tempo ogni giorno alla preghiera personale e alla meditazione, per rinnovare il loro legame con Dio e per trovare la forza di vivere secondo gli insegnamenti di San Francesco. La sua spiritualità profonda e autentica ha ispirato molti a cercare una relazione più intima con Dio e a vivere una vita di preghiera costante.
L’influenza di Sorella Chiara si è estesa anche al campo dell’arte e della cultura. Ha incoraggiato l’espressione artistica come mezzo per comunicare la bellezza e la verità del Vangelo. Ha sostenuto artisti e poeti francescani, incoraggiandoli a utilizzare i loro talenti per diffondere il messaggio di pace e di amore di San Francesco. Grazie a lei, molti capolavori artistici sono stati creati, ispirando e toccando il cuore di molte persone.
In conclusione, Sorella Chiara di Assisi ha avuto un’influenza significativa sulla comunità francescana. La sua testimonianza di vita, la sua opera di evangelizzazione, il suo impegno per la giustizia sociale, la sua promozione della preghiera e della contemplazione, e il suo sostegno all’arte e alla cultura hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del francescanesimo. La sua eredità continua a vivere attraverso i frati e le suore francescani di oggi, che cercano di seguire il suo esempio e di portare avanti il suo messaggio di amore, pace e umiltà.
Le scritture e gli insegnamenti di Sorella Chiara di Assisi
Sorella Chiara di Assisi è stata una figura di grande importanza nella storia del cristianesimo. Le sue scritture e insegnamenti hanno lasciato un’impronta duratura sulla spiritualità e sulla pratica religiosa. In questo articolo, esploreremo le principali opere di Sorella Chiara e i loro insegnamenti, evidenziando l’importanza della sua visione spirituale.
Una delle opere più famose di Sorella Chiara è la sua “Regola”, che ha stabilito le basi per l’ordine delle Clarisse. Questa regola, scritta nel XIII secolo, ha fornito linee guida per la vita monastica delle Clarisse, enfatizzando la povertà, l’umiltà e la preghiera come pilastri fondamentali della vita religiosa. La Regola di Sorella Chiara ha avuto un impatto significativo sulla vita monastica e ha influenzato molte altre comunità religiose nel corso dei secoli.
Un altro importante scritto di Sorella Chiara è la sua “Lettera a Agnese di Praga”. In questa lettera, Sorella Chiara esprime la sua profonda spiritualità e il suo amore per Cristo. Sottolinea l’importanza di vivere una vita di totale abbandono a Dio e di seguire l’esempio di umiltà e povertà di Gesù. La lettera di Sorella Chiara a Agnese di Praga è un’ispirazione per molti credenti che cercano di vivere una vita di fede autentica e profonda.
Sorella Chiara ha anche scritto numerosi inni e preghiere, che riflettono la sua profonda devozione e la sua intimità con Dio. Le sue preghiere sono caratterizzate da una profonda umiltà e un desiderio di unione con Cristo. Queste preghiere sono state ampiamente utilizzate nella liturgia e nella devozione personale dei fedeli, offrendo un’ispirazione e una guida spirituale.
Un tema centrale nelle scritture e negli insegnamenti di Sorella Chiara è l’amore fraterno. Sorella Chiara ha sottolineato l’importanza di amare gli altri come Cristo ci ha amati. Ha insegnato che l’amore fraterno è un segno distintivo dei seguaci di Cristo e che attraverso l’amore fraterno possiamo sperimentare la presenza di Dio nella nostra vita. Questo insegnamento è ancora rilevante oggi, poiché ci sfida a superare le divisioni e a vivere in armonia con gli altri.
Infine, Sorella Chiara ha lasciato un’eredità di umiltà e povertà. Ha vissuto una vita di estrema semplicità, rinunciando a tutti i beni materiali per seguire Cristo più da vicino. La sua testimonianza di umiltà e povertà è un richiamo per tutti noi a riflettere sulle nostre priorità e a cercare la vera felicità nella relazione con Dio, piuttosto che nel possesso di beni materiali.
In conclusione, le scritture e gli insegnamenti di Sorella Chiara di Assisi sono un tesoro spirituale per i credenti di tutte le epoche. La sua visione della vita religiosa, basata sulla povertà, sull’umiltà e sull’amore fraterno, continua a ispirare e a guidare coloro che cercano una vita di fede autentica. Le sue opere sono un richiamo a vivere una vita di totale abbandono a Dio e a seguire l’esempio di Cristo. Sorella Chiara di Assisi rimane una figura di grande importanza nella storia del cristianesimo e la sua eredità spirituale continua a influenzare le vite di molti.
L’eredità di Sorella Chiara di Assisi nella spiritualità francescana
S, Chiara di Assisi è una figura di grande importanza nella storia della spiritualità francescana. La sua eredità ha avuto un impatto significativo sulla vita dei frati e delle suore francescane, così come su tutti coloro che cercano di seguire gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi.
La spiritualità francescana si basa sull’ideale di povertà evangelica, umiltà e amore per la creazione di Dio. Sorella Chiara ha incarnato questi valori in modo esemplare durante la sua vita. Nata nel 1194, Chiara era una giovane donna di nobili origini che decise di abbandonare la sua vita agiata per seguire San Francesco e vivere secondo i principi dell’Ordine francescano.
Uno degli aspetti più significativi dell’eredità di Sorella Chiara è il suo impegno per la povertà. Come San Francesco, Chiara ha scelto di vivere in estrema povertà, rinunciando a tutti i beni materiali e dedicandosi completamente a Dio. Questo esempio di vita semplice e priva di attaccamento alle ricchezze terrene ha ispirato molti francescani a seguire lo stesso cammino di povertà e umiltà.
Inoltre, Sorella Chiara ha sottolineato l’importanza della preghiera e della contemplazione nella vita spirituale. Ha fondato l’Ordine delle Clarisse, un ramo femminile dell’Ordine francescano, che si dedica alla preghiera e alla contemplazione. Le suore Clarisse seguono una vita di clausura, dedicando gran parte del loro tempo alla preghiera e alla meditazione. Questo aspetto della spiritualità francescana è stato fortemente influenzato da Sorella Chiara e continua ad essere una parte essenziale della vita dei francescani oggi.
Un altro aspetto importante dell’eredità di Sorella Chiara è il suo amore per la creazione di Dio. Come San Francesco, Chiara aveva una profonda connessione con la natura e considerava tutte le creature come sue sorelle e fratelli. Questo amore per la creazione è evidente nel suo Cantico delle Creature, una preghiera che celebra tutte le creature di Dio. Questo insegnamento di Sorella Chiara ha ispirato molti francescani a sviluppare un profondo rispetto per l’ambiente e a impegnarsi nella tutela della creazione.
L’eredità di Sorella Chiara si estende anche alla sua dedizione alla vita comunitaria. Come fondatrice delle Clarisse, Chiara ha promosso una vita di fraternità e condivisione tra le suore. Ha incoraggiato le suore a vivere in armonia, a condividere tutto e ad amarsi reciprocamente come sorelle. Questo spirito di comunità è ancora oggi un elemento centrale nella vita delle suore Clarisse e dei francescani in generale.
Infine, l’eredità di Sorella Chiara si riflette anche nella sua devozione a Gesù Cristo. Chiara ha vissuto una profonda unione con Cristo e ha cercato di imitarlo in tutto. Ha abbracciato la sofferenza e ha offerto la sua vita come un sacrificio d’amore per gli altri. Questo insegnamento di Sorella Chiara ha ispirato molti francescani a seguire il cammino della croce e ad abbracciare la sofferenza come un mezzo per unirsi a Cristo.
In conclusione, l’eredità di Sorella Chiara di Assisi nella spiritualità francescana è di grande importanza. Il suo esempio di povertà, preghiera, amore per la creazione, vita comunitaria e devozione a Cristo continua ad ispirare e guidare i francescani di oggi. La sua eredità è un richiamo a vivere una vita di umiltà, amore e dedizione a Dio e agli altri, seguendo l’esempio di Sorella Chiara e di San Francesco d’Assisi.
Santa Maria Vergine, nel mondo tra le donne non è nata alcuna simile a te, figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Amen
Sebbene abbia lasciato pochissimi testi riguardanti Maria, negli scritti di S Francesco di Assisi è evidente la testimonianza della devozione verso la Madonna. Tra i suoi scritti pervenuti fino ad oggi, ne troviamo soltanto due riguardanti Maria: il Saluto alla beata Vergine Maria e l’antifona mariana composta per l’Ufficio della Passione del Signore. Inoltre troviamo altre tracce di devozione mariana da parte di Francesco nella Regola non bollata e in alcune fonti agiografiche.
Un vero e proprio “Saluto alla Beata vergine Maria” (FF259-260). E’ questa una lode in onore della Vergine
Leitch: Fratello Sole Sorella Luna
La Porziuncola in Santa Maria degli Angeli Assisi
Marilena Canta Dolce Sentire ( Fratello sole Sorella Luna)
PREGHIERA Ave Signore, santa regina,santa genitrice di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,che ti ha consacrata
insieme con il santissimo suo Figlio dilettoe con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.Ave, suo palazzo,ave, suo tabernacolo,ave, sua casa
Ave, suo vestimento,ave, sua ancella,ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate .Gloria.
Che Gran Dono La Porziuncola
Un Perdono che riconcilia con la parte più profonda di ogni uomo
Nella Porziuncola
Si vive ogni giorno questa esperienza intensa che trasformala vita
La Porziuncola viene anche definita una porta sempre aperta
Francesco sentiva anche una forte affinità con Maria, perché come lei aveva scelto di vivere nella povertà e nell’umiltà. Egli si sentiva figlio suo prediletto e le affidava la sua vita e quella dei suoi frati. Francesco amava particolarmente il luogo dove era stata costruita una chiesetta, la Porziuncola. Qui egli ebbe l’inizio della sua vocazione francescana e qui ricevette una grazia speciale da parte della Vergine: il sogno del perdono.
In questo cuore pulsante di bellezza e devozione santuario il fraticello di Assisi chiese al Signore il Paradiso per tutti, e così come nelle altre chiese francescane, qui si può chiedere l’indulgenza plenaria per riconciliarsi nel cuore e nello Spirito.
Il cuore pulsante-la porta della Porziuncola
Maria nella vita e nella devozione di san Francesco
Maria-Madonna Cimabue
San Francesco di Assisi è stato uno dei più grandi santi della storia della Chiesa, fondatore dell’Ordine dei Frati Minori e modello di vita evangelica. Tra le caratteristiche della sua spiritualità, spicca la sua profonda devozione per la Vergine Maria, che egli considerava sua madre, avvocata e regina. In questo Mese di Maggio particolarmente dedicato alla Madonna, vogliamo descrivere lo sguardo del Poverello di Assisi con cui la guardava e omaggiava.
Francesco, infatti, aveva una grande venerazione per il ruolo di Maria nel mistero dell’incarnazione e della redenzione. Egli la salutava con titoli di gloria e grandezza, come “vergine fatta Chiesa”, “santa genitrice di Dio”, “sposa dello Spirito Santo”. In lei riponeva tutta la sua fiducia e le chiedeva di intercedere per lui e per i suoi frati presso il suo santissimo Figlio.
La considerava la sua avvocata e protettrice. Egli le attribuiva molti titoli di gloria e grandezza, come si può leggere nel suo bellissimo “Saluto alla Beata Vergine Maria”, una preghiera che sintetizza tutto il suo amore per lei: “Ave Signora, santa Regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa (…) tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene”. Francesco riconosceva in Maria il ruolo fondamentale che ha avuto nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Egli contemplava con ammirazione come Maria abbia detto il suo “sì” a Dio con piena disponibilità e fiducia. Per questo motivo Francesco la chiamava anche “vergine fatta Chiesa”, perché in lei si realizza la perfetta adesione alla volontà divina.Ebbe una grande gratitudine nei suoi confronti, perché grazie a lei abbiamo ricevuto il dono più grande: Gesù Cristo nostro fratello e salvatore. Francesco vedeva in Maria la madre dell’umanità redenta dal sangue del suo Figlio. Per questo motivo egli digiunava con devozione dal 29 giugno al 15 agosto, dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell’Assunzione di Maria in cielo.
La devozione mariana di Francesco si manifestò anche nella scelta dei luoghi dove fondare le sue comunità. Egli prediligeva le chiese dedicate alla Madonna, come quella citata della Porziuncola, Santa Maria degli Angeli, dove ebbe inizio la sua missione francescana. Questo luogo era il più caro al suo cuore, tanto che lo raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine.
San Francesco ci invita a seguire il suo esempio di devozione verso Maria, madre nostra celeste che ci ottiene il perdono dei nostri peccati e ci accompagna nel cammino verso il suo Figlio Gesù.
Ideazione Progetto a cura di Marilena Marino Vocedivina.it