Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino
Ora parliamo del tono o intonazione delle parole e della sua inflessione.
Questi sono degli ottimi strumenti per guidare i nostri ascoltatori a concentrarsi sulle frasi più importanti della Parola e attraverso queste particolari intonazioni trasmettere diversi stati d’animo, sensazioni ed atmosfere.
Il tono è un elemento misurabile; se prendiamo la tastiera di un pianoforte vedremo che a sinistra c’è una zona con una intonazione più bassa mentre sulla destra i tasti ci portano verso intonazioni e tonalità più acute fino al grido e allo stridio al limite delle possibilità vocali umane.
Queste componenti aggiungono espressione alla lettura e, in modo sempre sapiente ed equilibrato, secondo il nostro senso estetico, evitano la monotonia della lettura o del parlare in modo monocorde.
Dicevamo che il tono è misurabile; infatti misurando l’onda sonora emessa si può definire la frequenza precisa con l’unità di misura della frequenza acustica che è l’Hertz (Hz). Vedi questi valori per quantificare:
20 Hz: frequenza minima udibile dall’uomo.
25 e 150 Hz: le fusa dei gatti o anche da 1,5 a 6 kHz.
261,626 Hz: la nota musicale DO centrale nel temperamento equabile.
440 Hz: Il LA usato per accordare gli strumenti musicali (diapason).
16 ÷ 24 kHz: limite superiore delle frequenze udibili dall’uomo.
Senza andare troppo sul tecnico possiamo facilmente assimilare questi valori alle note provenienti dai tasti di un pianoforte.
Quando parliamo e ci esprimiamo con la nostra voce, l’intonazione sale e scende senza che ce ne rendiamo conto, seguendo il nostro temperamento e piazzandosi in modo istintivo lungo una gamma di frequenze che è propria caratteristica di ogni persona.
L’applicazione dell’intonazione nel nostro parlare o nella lettura utilizzerà diverse modulazioni: o sulle frequenze alte o sulle frequenze basse, in rapporto al contesto del discorso o del brano letto, mediato dal gusto personale e da un uso proprio intelligente della voce nella comunicazione.
La gamma di intonazione che si usa per il canto è di circa due ottave ma per la normale voce parlata è di circa un’ottava e mezza.
Ogni persona ha una sua “istintiva” modulazione della tonalità parlata più o meno ricca e ricamata, e spontaneamente queste diverse intonazione ci aiutano ad esprimere i concetti nei nostri discorsi o a connotare emozioni e ambientazioni nei brani letti: ma tutto deve assumere un andamento spontaneo.
Le persone, in genere quando parlano, usano un tono più acuto quando sono eccitati, stressati, impazienti o arrabbiati; mentre usano un tono più più basso quando sono riservati o in un discorso serio o usano premura verso qualcuno.
La tonalità va distribuita in modo efficace ed armonico nel nostro parlare o nella lettura cercando con questo strumento di sottolineare e valorizzare ciò che è più interessante ed utile per il discorso o nel brano letto.
Bisogna fare attenzione a intendere che con “un’intonazione media”, intendiamo quella per noi più naturale e comoda; spesso, invece, si va a leggere in pubblico in un tono diverso da quello che per noi è abituale, con il risultato di apparire diversi da noi stessi, per chi ci conosce, innaturali e di affaticare la voce.
Va evitata assolutamente sia la cantilena, sia gli sbalzi eccessivi dai toni acuti a quelli gravi e viceversa.
Bisogna imparare ad usare nel modo corretto la “modulazione” della voce. Si faccia attenzione poi a lasciare l’intonazione “in sospeso” al termine di una prima parte della frase che è seguita da un’altra parte da essa dipendente, e di “chiudere”, invece, l’intonazione al termine di una parte compiuta della frase o al termine della frase stessa.
Le frasi “esclamative ed interrogative” richiedono l’uso di un’intonazione particolare. Evitare la cantilena nelle frasi interrogative o l’errore di fare cadere l’accento interrogativo solo sull’ultima parola, invece di estenderlo a tutta la frase di senso interrogativo.
Alcune volte il testo stesso contiene e suggerisce l’interrogazione (es.: “Che cosa mangeremo?”; “Quale merito ne avrete?”) in questo caso l’interpretazione sarà immediata. Altre volte invece sarà necessario farla sentire estesa in tutta la frase. L’intonazione interrogativa normalmente deve cadere sul verbo (es.: “Non sapete che siete tempio di Dio?”).
Ponete attenzione alle finali di ogni frase: non potete far “cadere”, o smorzare il tono della voce, ma la stessa intonazione va mantenuta e sostenuta fino al punto fermo e qui conclusa in modo determinato, deciso.
Così attenzione a considerare bene l’intonazione dell’inizio di frase. Dev’essere sempre più alta dell’intonazione con cui si è terminata la frase precedente, per connotare la ripresa del discorso e nello stesso tempo la separazione fra le due frasi.
Spesso si confonde il volume con l’intonazione, e senza rendersene conto, alzando l’intonazione si alza anche il volume e viceversa, mentre il livello della loro regolazione deve sempre essere mantenuto separato.
Per il Lettore nella Liturgia siccome sta valorizzando non il suo eloquio, ma le parole di un “altro”, sarà importante che consideri bene l’uso di questa particolarità vocale.
Una caratteristica più coordinata dell’intonazione è L’INFLESSIONE.
L’inflessione può essere definita come una “cadenza” del modo di parlare, o una modulazione composta dell’intonazione di una frase.
L’inflessione è l’impostazione ed il “cambio delle intonazioni” che si danno ad una frase completa. Alcuni tipi di inflessioni vengono usati per dare un carattere o procurare attenzione ad un’intera frase del discorso, ma anche per mettere meno in evidenza alcune frasi che non sono così importanti per la nostra lettura.
Possiamo elencare e descrivere alcuni tipi di inflessione:
DARE UNA INFLESSIONE NEUTRA cioè nessuna inflessione particolare:
In questo caso le parole sono pronunciate con un tono basso, in modo: sommesso, senza modulazione, piatto, uniforme quasi monotono, senza nessun cambiamento di tono.
Nel brano Giovanni 8,8-11, nel finale della donna adultera:
“E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?. Ed ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
…La situazione intima e sommessa, il dialogo pacato e misericordioso, suggerisce di non fare nessuna inflessione ma con tono basso e volume basso pronunciare queste parole nella loro semplicità, dolcezza e bellezza straordinaria.
DARE UNA INFLESSIONE PIENA cioè iniziare la frase da un tono basso e poi in crescendo fino ad un picco nel punto focale del discorso, per poi richiudere l’inflessione ricadendo al tono basso di partenza.
Esempio Matteo 11, 28-30:
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.
L’inflessione da dare in questo caso parte con un tono moderato ma in crescendo fino al centro della soluzione per l’uomo: “…troverete ristoro per la vita…”; per poi ridiscendere gradualmente al tono di partenza sulla frase finale del “giogo…”.
DARE UNA INFLESSIONE INVERTITA cioè il contrario della precedente: iniziare la frase da un tono alto, ma poi in discesa fino ad una zona relativamente più bassa per poi risalire al tono più alto di partenza.
Esempio Luca 10, 25-28:
“Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Gesù gli disse: Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? Costui rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso. Gli disse: Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
In questo caso, che spesso corrisponde a delle domande nei Vangeli, parte con un tono alto, una domanda chiesta con forza al Maestro; poi la risposta citando la Legge in tono più moderato, perché è una cosa che tutti sanno, è una citazione non è una cosa importante nuova… ma il finale è in crescendo fino al tono forte dove viene proclamata la “soluzione” alla domanda “…fai questo e vivrai!…” con tono alto, deciso, autorevole, definitivo.
DARE UNA INFLESSIONE IN CRESCENDO cioè iniziare la frase da un tono basso ma in crescendo continuo fino ad un massimo nel finale della frase.
Esempio Luca 11, 29-32:
“Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”.
Questo brano è una ammonizione forte di Gesù che parte con un tono moderato ma in crescendo continuo progressivo fino alla tonalità forte che vuole richiamare alla conversione “…si alzeranno contro questa generazione…” come un grido per svegliare e ammonire le coscienze.
DARE UNA INFLESSIONE CALANTE cioè iniziare la frase da un tono alto ma diminuendo di continuo fino ad un minimo nel finale della frase.
Esempio Luca 11, 52-54:
“Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito. Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca”.
Questo brano è sempre una ammonizione decisa di Gesù che parte con un tono alto accusatorio, gridato, ma il seguito è in una continua progressiva discesa di intonazione “…per sorprenderlo…” ecc… che richiama il contesto delle trame nascoste intessute alle spalle di Gesù.
Per centrare la giusta intonazione e il tipo di inflessione da usare, è importante considerare il contesto del dialogo specifico che avviene o il contesto generale della Lettura. Prima di affrontare una proclamazione pubblica è sempre bene aver chiaro dove si colloca quel testo: il periodo, la posizione geografica, la storia, ed altro… sono tutte indicazioni importanti per scegliere il giusto tono e l’inflessione da dare a quello che stiamo per leggere.
Per capire meglio l’importanza del contesto faremo un esempio con una frase unica che vedremo così come prenderà interpretazioni completamente diverse in rapporto alle situazioni in cui si colloca.
Useremo come test questa frase: …“Adesso Vieni a Tavola”…
Certo ogni persona può applicare un’intonazione e un’inflessione diversa, per ora faremo solo quattro esempi ma ci sono moltissime altre possibili variazioni.
1 – immagina un primo incontro galante con la fidanzata presso un ristorante di lusso, il tono sarà lento il volume basso e una inflessione calda e suadente per invitare la persona a sedere con tono accogliente.
2 – un’altra situazione familiare, può essere quella che potrebbe verificarsi con un parente che viene spesso a pranzo da te e mentre lui sta seduto a guardare la TV, lo inviti a sedersi, come al solito, al suo posto a tavola perché il pranzo è pronto; ma con un tono neutro, così come lo fai di routine tutti i giorni, in modo quasi indifferente. La voce sarà naturale con nessuna emozione e un tono relativamente basso e nessuna variazione di tono.
3 – ora pensa alla scena, dopo una discussione accesa con un figlio, che è stato sorpreso a fare qualcosa di gravemente sbagliato, e dopo che la discussione ha degenerato in un tono troppo acceso, vuoi interrompere il discorso che non sta prendendo una strada costruttiva, ma comunque vuoi rimarcare e mantenere la tua autorità di padre. La voce sarà un pò rapida, affermativa, brusca, un volume tendente all’alto, con una inflessione autoritaria e un tono forte come per un “ordine” quasi minaccioso.
4 – immagina una riunione di lavoro, con un collega che sta contrastando il tuo nuovo progetto, ma dopo 3 ore di riunione ancora non si è arrivati ad una conclusione concreta e è già ora della pausa pranzo da fare nel luogo di lavoro. Sei un pò disturbato dalla sua presenza, ma devi invitarlo a pranzo per forza, la tua voce sarà un pò bassa di volume e con una inflessione “scocciata” che tradisce la tua insofferenza imbarazzata, e così sei costretto tuo malgrado ad invitarlo a consumare il pranzo.
Esercizio con valori numerici
Anche se il nostro ruolo non è quello di essere degli attori, però ora possiamo fare un esercizio per cercare di usare attraverso la nostra voce delle intonazioni diverse che potremmo esprimere sempre con dei numeri.
L’esempio sotto riportato è una guida per l’esercitazione ma potete anche cambiare i valori, usando diversi livelli di intonazione, determinati dal gusto estetico personale: le possibilità sono certamente illimitate.
Per convenzione useremo il valore di 1 per l’intonazione più bassa; il valore di 9 per la l’intonazione più acuta; e il valore di 5 per una intonazione centrale normale e altri valori intermedi tra questi estremi.
Useremo sempre il brano precedente del Vangelo di Matteo, Capitolo 5 dal versetto 13 al 29.
Sotto alle parole segneremo dei numeri per indicare questa volta un valore che ci suggerisca la possibile INTONAZIONE da dare della voce; questi valori rappresentano dei suggerimenti per pronunciare le parole con un particolare tono più o meno grave o alta o media.
Dopo questo esercizio prendi un brano a tuo piacimento e prova a svolgere in autonomia questo compito studiando bene il testo ed attribuendo il valore che ti sembra più coerente con il contesto e cerchi di posizionarlo nella giusta corrispondenza delle parole.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e
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molti sono quelli che entrano per essa;
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quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli
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che la trovano!
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Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.
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Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
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Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;
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un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
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Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.
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Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.
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Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del
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Padre mio che è nei cieli.
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Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e
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cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
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Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
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Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha
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costruito la sua casa sulla roccia.
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Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa
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non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
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Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha
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costruito la sua casa sulla sabbia.
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Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa
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cadde, e la sua rovina fu grande».
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Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:
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egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.
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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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