Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Nella data odierna festeggiamo la festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. La liturgia della Parola ci offre diversi spunti per riflettere su una delle realtà cardini per ciascuno di noi: la famiglia. Il Vangelo di Luca ci propone il momento nel quale Gesù, restando a Gerusalemme, rimane a parlare con i dottori del tempio che lo udivano «pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte».
Il primo dettaglio sul quale è bene soffermarsi è che i genitori di Gesù rispettavano le tradizioni legate alla loro fede in relazione alla festa di Pasqua. La Sacra Famiglia, quindi, ci insegna innanzitutto l’importanza dei genitori nell’introduzione alla pratica religiosa per i propri figli. Un aspetto che potrebbe sembrare scontato ma che è sempre più difficile si realizzi oggi, mentre viviamo un momento nel quale vi è la tentazione di demandare l’educazione alla fede ai catechisti, agli animatori o, nel migliore dei casi, ai nonni. Maria e Giuseppe ci mostrano l’importanza di non tirarsi indietro, di vivere la fede prima ancora che annunciarla, perché non vi è testimonianza credibile senza un reale coinvolgimento personale. La famiglia è quindi la piccola Chiesa domestica nella quale muoviamo i primi passi nella fede, nella quale scopriamo di avere un Padre che ci accomuna tutti nella figliolanza, nella quale si cammina assieme, sostenendosi ed educandosi a pregare uno per l’altro.
Nella Sacra Famiglia, come in ognuna delle nostre famiglie, trova spazio l’incomprensione: neppure Maria e Giuseppe riescono fin da subito a comprendere l’atteggiamento di Gesù, è necessario compiere un cammino, lasciarsi illuminare da Dio per riconoscere il Suo progetto e accoglierlo. Non è però l’incomprensione ad allontanare, quando ognuno conosce il proprio ruolo e lo rispetta. Volgiamo lo sguardo verso la seconda lettura di san Paolo che può illuminarci riguardo a questo aspetto: «Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino». C’è un’armonia che è possibile custodire all’interno della famiglia, se e solo se il modello d’amore che la abita e la orienta è l’Amore mostrato da Gesù per l’uomo: cioè la carità. Ogni tanto dovremmo rileggere con calma l’inizio di questo passo tratto dalla lettera ai Colossesi e verificare quanto il nostro essere si accorda ai sentimenti indicati da san Paolo e quanto si distanzia. Custodiamo questa check-list per scorgere i cambiamenti da attuare nella nostra vita, così da seguire i cartelli che, svolta dopo svolta, ci permettono di avvicinare il nostro stile a quello testimoniato da Gesù.
Chiediamo alla Sacra Famiglia di educarci all’amore rispettoso, alla cura disinteressata, all’ascolto gratuito, alla presenza costante, alla fede vissuta, perché non tutti saremo madri e padri, ma tutti rimarremo sempre figli, amati e desiderati dal Padre, riuniti tutti nell’unica famiglia che è la Chiesa.
Pietro Guzzetti
La festa della Sacra Famiglia fu introdotta nella liturgia cattolica solo localmente nel XVII secolo. Nel 1895 la data fissata per tale festa fu la terza domenica dopo l’Epifania, fu soltanto nel 1921 che grazie a papa Benedetto XV la celebrazione fu estesa a tutta la Chiesa. Giovanni XXIII modificò ulteriormente la data spostandola alla prima domenica dopo l’epifania. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II infine la festa la Sacra Famiglia la prima domenica dopo Natale e quando il Natale cade di domenica, viene spostata al 30 dicembre.
Il suo significato è molto importante in quanto dopo aver visto la Sacra Famiglia dare alla luce e accudire il neonato Gesù a Nazareth, in questa festività la si può ammirare e ricordare nella vita di tutti i giorni, mentre vede crescere il Cristo. L’eccezionalità di tale famiglia risiede soprattutto nel fatto che i gesti quotidiani che in qualsiasi focolare domestico erano e sono ancora oggi svolti, coincidono allo stesso tempo con il pregare, amare, adorare il proprio Dio, comunicando con suo figlio incarnato in terra. Accudendo Gesù, lavandolo e giocando insieme a lui la Madonna e San Giuseppe mettevano in pratica i dovuti atti di culto, rappresentando il punto d’inizio per ogni famiglia cristiana, del tempo e odierna, che viveva ogni istante della giornata come un sacramento.
autore: Bartolomé Esteban Murillo anno: 1675-1682 titolo: Due Trinità luogo: National Gallery, Londra
La festa della Sacra Famiglia fu introdotta nella liturgia cattolica solo localmente nel XVII secolo. Nel 1895 la data fissata per tale festa fu la terza domenica dopo l’Epifania, fu soltanto nel 1921 che grazie a papa Benedetto XV la celebrazione fu estesa a tutta la Chiesa. Giovanni XXIII modificò ulteriormente la data spostandola alla prima domenica dopo l’epifania. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II infine la festa la Sacra Famiglia la prima domenica dopo Natale e quando il Natale cade di domenica, viene spostata al 30 dicembre.
Il suo significato è molto importante in quanto dopo aver visto la Sacra Famiglia dare alla luce e accudire il neonato Gesù a Nazareth, in questa festività la si può ammirare e ricordare nella vita di tutti i giorni, mentre vede crescere il Cristo. L’eccezionalità di tale famiglia risiede soprattutto nel fatto che i gesti quotidiani che in qualsiasi focolare domestico erano e sono ancora oggi svolti, coincidono allo stesso tempo con il pregare, amare, adorare il proprio Dio, comunicando con suo figlio incarnato in terra. Accudendo Gesù, lavandolo e giocando insieme a lui la Madonna e San Giuseppe mettevano in pratica i dovuti atti di culto, rappresentando il punto d’inizio per ogni famiglia cristiana, del tempo e odierna, che viveva ogni istante della giornata come un sacramento.
La festa ha come obiettivo quello di conferire un esempio a tutte le famiglie cristiane, che avrebbero potuto guardare con orgoglio al nucleo familiare che fu di Cristo il quale, nonostante le particolari condizioni note, era caratterizzato da tutte le normali problematiche che chiunque si trova ad affrontare. Maria seguì lo sposalizio con Giuseppe, seguendo la legge ebraica, ma soprattutto il grande piano del suo Dio, conservando però la propria verginità. In seguito alla Visitazione a Sant’Elisabetta iniziò a sentire i chiari segni di una gravidanza, giungendo infine a dare alla luce il Figlio del Signore. Prima dell’età adulta raggiunta da Gesù, la Madonna viene citata in alcuni Vangeli per un episodio accaduto durante l’adolescenza di Cristo (al tempo dodicenne), che si intrattenne al tempio con i dottori, mentre i suoi genitori penavano ormai da tre giorni nel cercarlo senza sosta.