Il Papa: la Parola di Dio è per tutti

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti

Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti, la Chiesa non abbia il cuore stretto

“Gesù sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti. Non dimentichiamo questo: la misericordia di Dio è per tutti e per ognuno di noi. ‘La misericordia di Dio è per me’, ognuno può dire questo”. Così il Papa, a braccio, ha spiegato che “la Parola di Dio è per tutti”: “È un dono rivolto a ciascuno e che perciò non possiamo mai restringerne il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile, nei modi e nei tempi che lo Spirito Santo conosce”.


Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”, di far salire sulla barca di Pietro chi si incontra perché questa è la Parola di Dio, “non è proselitismo”


“E se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti – ha spiegato Francesco nell’omelia della Messa celebrata domenica, nella basilica di San Pietro, per la quarta Domenica della Parola di Dio – allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù. Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto – questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione –; non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie”.

Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente”, l’invito: “Metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci indica la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. Non sotto i nostri gusti, le nostre tendenze o preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte, ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo”.

I cristiani, ha spiegato il Papa, sull’esempio di Gesù sono “esperti nel cercare gli altri”: “E questo non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola”, ha precisato. “Questa è la nostra missione”, ha concluso Francesco: “Diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita”.

https://www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-la-parola-di-dio-e-per-tutti-la-chiesa-non-abbia-il-cuore-stretto

Conversione S Paolo

Conversione S Paolo

Frasi Celebri di Paolo di Tarso

La vita di San Paolo di Tarso, noto anche come San Paolo Apostolo, è un racconto straordinario di trasformazione e dedizione alla diffusione del cristianesimo. Ecco una panoramica della sua vita e della sua conversione:

  1. Origini e Formazione: Paolo, originariamente chiamato Saulo, nacque a Tarso in Cilicia (l’attuale Turchia) intorno al 5-10 d.C. Era di origine ebraica e cresciuto in una famiglia farisea. Ricevette una formazione religiosa rigorosa e acquisì competenze come fabbricante di tende.
  2. Fase Persecutoria: Inizialmente, Saulo fu noto per la sua opposizione al nascente movimento cristiano. Era un fervente persecutore dei cristiani, partecipando attivamente all’arresto e alla persecuzione dei seguaci di Gesù.
  3. La Conversione sulla Via di Damasco: La svolta nella vita di Saulo avvenne durante un viaggio a Damasco. Mentre si dirigeva verso la città con l’intenzione di perseguitare i cristiani, ebbe un incontro straordinario con Gesù Cristo risorto. Una luce accecante lo avvolse, e Saulo udì la voce di Gesù che gli chiedeva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Dopo questa esperienza, Saulo rimase cieco per tre giorni.
  4. La Rinascita e la Missione Apostolica: Durante quei giorni di cecità, Anania, un seguace di Gesù, lo guarì e lo battezzò. Da quel momento, Saulo sperimentò una conversione radicale e cambiò il suo nome in Paolo. Iniziò a predicare appassionatamente il cristianesimo, diventando uno degli apostoli più influenti e prolifici nella diffusione del Vangelo.
  5. Le Missioni Apostoliche: Paolo intraprese numerose missioni apostoliche, viaggiando per vasti territori dell’Impero Romano. Fondò numerose comunità cristiane e scrisse diverse epistole (lettere) che costituiscono una parte significativa del Nuovo Testamento.
  6. Imprigionamento e Morte: Paolo affrontò diversi arresti durante la sua missione apostolica, e infine fu imprigionato a Roma. Tradizionalmente si ritiene che sia stato martirizzato, essendo stato giustiziato sotto l’imperatore romano Nerone, intorno al 67 d.C.

La conversione di San Paolo è uno degli eventi più notevoli nella storia cristiana, e la sua trasformazione da persecutore a fervente apostolo ha avuto un impatto duraturo sulla diffusione del cristianesimo nel mondo antico. Le sue lettere, presenti nel Nuovo Testamento, sono ancora oggi fonte di insegnamento e ispirazione per i cristiani.

Dopo la sua conversione miracolosa sulla Via di Damasco, Paolo si ritrovò in una condizione di cecità, sia fisica che spirituale. Gli occhi, una volta aperti solo per cercare e perseguitare i seguaci di Gesù, ora erano chiusi, incapaci di vedere il mondo esterno. Ma nel buio della sua cecità fisica, qualcosa di straordinario stava accadendo dentro di lui.

Durante quei tre giorni di oscurità, Paolo fu attraversato da una profonda riflessione e preghiera. Riconsiderò le sue azioni passate, confrontando il suo zelo per la legge con la luce divina che aveva sperimentato sulla strada per Damasco. In quel silenzio oscuro, Paolo fu visitato da Anania, un seguace di Gesù, che gli impose le mani, restituendogli la vista e il senso spirituale.

La trasformazione di Saulo in Paolo fu radicale. L’uomo che una volta era un accanito persecutore dei cristiani divenne un ardente apostolo di Cristo. Non solo cambiò il suo nome, ma cambiò completamente il corso della sua vita. La luce divina che lo aveva accecato fisicamente lo illuminò interiormente, aprendo gli occhi del suo cuore alla verità del Vangelo.

Da quel momento in poi, Paolo si dedicò instancabilmente a diffondere la buona notizia di Gesù Cristo. Viaggiò per terre lontane, affrontò persecuzioni, incarcerazioni e sofferenze, ma nulla poteva fermare la fiamma della sua fede. Le città, i villaggi e le comunità incontrate nel corso delle sue missioni furono testimoni della sua passione e dedizione.

Le sue lettere, scritte in momenti di prigionia o durante le sue peregrinazioni, diventarono una testimonianza duratura della sua teologia profonda e della sua saggezza spirituale. Attraverso la sua scrittura appassionata, Paolo continuò a guidare e nutrire le comunità cristiane, esortandole all’amore, alla fede e alla speranza.

Il suo cammino apostolico lo portò infine a Roma, la capitale dell’Impero, dove subì il martirio per la sua fede. Paolo, l’ex persecutore diventato apostolo, affrontò la sua fine con la stessa determinazione e fede che aveva guidato la sua vita.

La conversione di Paolo è un racconto di trasformazione straordinaria, un esempio di come la grazia divina può cambiare radicalmente una vita e trasformare un cuore ostile in uno devoto. La storia di Paolo è intrisa di avventure, prove e, soprattutto, della potenza trasformatrice dell’amore di Dio.

Il viaggio di Paolo, dall’oscurità alla luce, è una narrazione che va al di là delle circostanze terrene. La sua vita diventò una testimonianza vivente della grazia redentrice di Cristo, un racconto di speranza che risuona attraverso i secoli.

Mentre Paolo si trovava in prigione a Roma, le sue lettere continuarono a fluire, portando conforto e insegnamento alle comunità cristiane sparse in tutto l’impero. Nelle sue parole, traspariva la consapevolezza profonda della grazia di Dio, della sua misericordia e dell’amore che travalicava le barriere etniche e culturali.

La sua epistola ai Filippesi, scritta in una situazione di apparente difficoltà, riflette la sua prospettiva straordinaria sulla gioia e sull’importanza di concentrarsi su Cristo. “Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto, rallegratevi!” sono parole che risuonano con un tono di fiducia radicata in una fede salda.

Paolo, l’apostolo delle nazioni, non solo trasformò la sua vita, ma contribuì in modo significativo allo sviluppo teologico del cristianesimo. Le sue lettere, considerate parte integrante del Nuovo Testamento, trattano questioni fondamentali sulla grazia, la fede, la giustificazione e l’amore di Dio.

La sua eredità vive ancora attraverso le comunità cristiane in tutto il mondo, che attingono ispirazione dalle sue parole e dal suo esempio. La conversione di Paolo è un richiamo potente a tutti coloro che si sentono lontani da Dio o intrappolati nel buio delle proprie scelte sbagliate. Essa ci ricorda che, attraverso la grazia, ogni cuore può essere trasformato, e ogni vita può diventare un testimonio vivente della potenza redentrice di Cristo.

La storia di Paolo di Tarso è una testimonianza di come la grazia divina può raggiungere anche il più duro dei cuori e trasformare un persecutore in un apostolo, un testimone ardente della verità che ha incontrato sulla strada di Damasco. La sua vita ci invita a riflettere sulla nostra risposta alla chiamata di Dio e a credere nella possibilità di una trasformazione radicale attraverso l’amore e la grazia divina.

Cosa ci lascia S Paolo e la sua fede in Cristo

San Paolo, attraverso la sua vita, le esperienze e le lettere, lascia alla fede cristiana un ricco patrimonio teologico e spirituale. Alcuni degli insegnamenti chiave che Paolo offre alla fede includono:

  1. Grazia e Giustificazione: Paolo sottolinea la centralità della grazia divina nella salvezza. In molte delle sue lettere, espone il concetto che la salvezza non è ottenuta attraverso le opere, ma è un dono gratuito di Dio. La giustificazione, secondo Paolo, deriva dalla fede in Gesù Cristo.
  2. Fede e Opera: Nonostante l’importanza attribuita alla grazia, Paolo enfatizza anche l’importanza della fede viva che si manifesta attraverso le opere di amore. La fede, per lui, è dinamica e si esprime nell’impegno pratico verso Dio e il prossimo.
  3. Corpo di Cristo: Paolo usa l’immagine del corpo per descrivere la Chiesa come il Corpo di Cristo. Ogni membro, anche se diverso, contribuisce al bene comune. Questo insegnamento promuove l’unità, la diversità e la responsabilità reciproca all’interno della comunità cristiana.
  4. Amore e Libertà: Nel celebre capitolo sulla carità (1 Corinzi 13), Paolo dipinge un ritratto dell’amore cristiano. L’amore, secondo lui, è la forza motrice di tutte le azioni cristiane. Nel contempo, sottolinea la libertà cristiana, ma avverte contro un uso egoistico della libertà che potrebbe danneggiare gli altri.
  5. Sofferenza e Consolazione: Paolo affronta la realtà della sofferenza, sia fisica che spirituale. Nel suo insegnamento, la sofferenza può essere vista come una partecipazione alla sofferenza di Cristo e può portare a una profonda consolazione. La sua stessa vita, segnata da prove e difficoltà, testimonia la potenza della grazia di Dio nel mezzo delle avversità.
  6. Risurrezione e Vita Eterna: Paolo dedica parte significativa delle sue lettere a trattare della risurrezione. In particolare, nella sua prima lettera ai Corinzi, spiega la centralità della risurrezione di Cristo per la fede cristiana e la speranza nella vita eterna.

Il contributo di San Paolo alla fede cristiana è di una portata eccezionale. Le sue lettere, ispirate dallo Spirito Santo, forniscono una guida profonda e pratica per la vita cristiana. Paolo ci lascia una eredità che ci invita a vivere con fede e amore, a riconoscere la potenza trasformatrice della grazia di Dio e a impegna rci nella costruzione del Regno di Dio sulla terra.

  1. La Lotta Spirituale: Paolo parla della realtà della lotta spirituale e della necessità di indossare l’armatura di Dio (Efesini 6:10-18). Ci insegna a essere pronti ad affrontare le sfide spirituali con fede, preghiera e resistenza, consapevoli della presenza di forze spirituali in conflitto.
  2. La Comunione Eucaristica: Nelle sue lettere, Paolo spiega il significato e la profondità della Cena del Signore. Nel suo insegnamento sulla Cena del Signore (1 Corinzi 11:23-26), sottolinea la comunione con Cristo e con i membri del Corpo di Cristo attraverso questo sacramento.
  3. La Forza nella Debolezza: Paolo condivide la sua esperienza di “spina nella carne” (2 Corinzi 12:7-10), rivelando come Dio usi la debolezza umana per manifestare la sua potenza. Questo ci insegna a trovare la forza in Dio anche nelle nostre limitazioni.
  4. Il Cammino della Fede: Paolo stesso è un esempio di perseveranza nella fede nonostante le avversità. Nei momenti di prigione, persecuzione e sofferenza, mantiene la sua fiducia in Dio e continua a diffondere il Vangelo. Il suo coraggio e la sua dedizione ci ispirano a perseverare nella fede anche di fronte alle sfide.
  5. La Gentilezza e l’Amabilità: Anche nelle sue correzioni e ammonizioni, Paolo esprime la gentilezza e l’amabilità. Nel suo insegnamento sulla correzione fraterna, ci invita a correggerci a vicenda con amore e rispetto, cercando la crescita spirituale degli altri (Galati 6:1).
  6. L’Attesa della Parusia: Paolo parla dell’attesa della seconda venuta di Cristo (Parusia) e dell’importanza di vivere in modo vigilante e preparato per l’incontro con il Signore (1 Tessalonicesi 4:16-18). Questa attesa forma la base della speranza cristiana e ci orienta verso il futuro glorioso che Dio ha preparato per coloro che lo amano.

Il contributo di Paolo alla fede cristiana va ben oltre le sue parole. La sua vita e il suo ministero incarnano la trasformazione che la grazia di Dio può operare in un individuo. Ciò che ci lascia è un invito a vivere con fede, speranza e amore, a essere testimoni del Vangelo in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.

  1. L’Unità nella Diversità: Paolo si sforza di promuovere l’unità all’interno della Chiesa, anche in mezzo alle differenze culturali e etniche. In molte delle sue lettere, enfatizza che tutti sono uno in Cristo Gesù, indipendentemente dalla loro origine o status sociale (Galati 3:28). Questa visione dell’unità nella diversità rimane un insegnamento essenziale per le comunità cristiane.
  2. Il Ministero della Consolazione: Paolo, il “Dio della consolazione” (2 Corinzi 1:3), incoraggia la Chiesa a condividere consolazione con gli altri. Egli stesso, attraverso le sue prove, imparò a consolare gli altri con la consolazione che aveva ricevuto da Dio.
  3. Il Ruolo delle Donne nella Chiesa: Mentre alcuni passaggi delle sue lettere sono stati interpretati in modi diversi, Paolo riconosce il contributo significativo delle donne nella Chiesa. Nella sua lettera ai Romani, menziona Febe come diacono e Prisca (o Priscilla) come sua collaboratrice nella diffusione del Vangelo.
  4. La Generosità e la Colletta per i Poveri: Paolo è coinvolto nell’organizzazione di raccolte di fondi per i poveri tra le comunità cristiane (2 Corinzi 8-9). Questa pratica riflette la sua preoccupazione per la giustizia sociale e l’attenzione ai bisogni materiali dei membri della Chiesa.
  5. La Disciplina nella Chiesa: Paolo affronta anche la questione della disciplina nella Chiesa. Nel suo insegnamento, sottolinea la necessità di correggere il comportamento errato all’interno della comunità, mantenendo un bilanciamento tra amore e disciplina per il bene comune.
  6. Il Combattimento del Buon Combattimento della Fede: Nelle sue ultime lettere, Paolo usa immagini guerresche per descrivere la sua corsa nella fede. Parla di aver combattuto il buon combattimento, completato la corsa e conservato la fede (2 Timoteo 4:7). Questa immagine esorta i credenti a perseverare nella fede nonostante le sfide.

San Paolo, attraverso la sua vita e le sue lettere, ci offre un ampio spettro di insegnamenti che abbracciano aspetti teologici, etici e pratici della vita cristiana. Il suo lascito è un richiamo costante a vivere secondo i principi del Vangelo, a crescere nella fede, nella speranza e nell’amore, e a perseguire la santità in ogni aspetto della vita. La sua eredità continua a guidare e ispirare milioni di credenti nel loro cammino di fede.

  1. La Priorità della Preghiera: Paolo sottolinea l’importanza della preghiera in diverse occasioni. Invita i credenti a pregare senza cessare (1 Tessalonicesi 5:17) e a presentare le loro richieste a Dio con gratitudine (Filippesi 4:6). La preghiera, per Paolo, è un mezzo vitale di comunicazione con Dio e un’opportunità per trovare consolazione e forza.
  2. La Parola di Dio come Spada dello Spirito: Nell’armatura spirituale descritta in Efesini 6, Paolo colloca l’importanza della Parola di Dio come la “spada dello Spirito”. Questo sottolinea la potenza della Scrittura nel combattere le tentazioni spirituali e nel rivelare la volontà di Dio.
  3. La Comunione Fraterna: Paolo promuove la comunione fraterna e l’attenzione agli altri. In 1 Corinzi 12, utilizza l’immagine del corpo per spiegare l’importanza di ciascun membro nella Chiesa. Questo insegna la responsabilità reciproca e la condivisione delle gioie e delle sofferenze all’interno della comunità cristiana.
  4. La Fiducia nella Provvidenza Divina: Anche di fronte alle difficoltà e alle avversità, Paolo insegna la fiducia nella provvidenza divina. La sua affermazione “Tutto posso in colui che mi dà forza” (Filippesi 4:13) riflette la sua convinzione che la forza di affrontare le sfide proviene da Cristo.
  5. La Predicazione del Vangelo: Paolo considera la predicazione del Vangelo come una missione centrale nella vita del cristiano. Nella sua lettera ai Romani, chiede: “Come invocheranno colui in cui non hanno creduto? E come crederanno in colui di cui non hanno udito parlare? E come ne udranno parlare se non vi sarà chi predichi?” (Romani 10:14). Questo sottolinea l’importanza di condividere attivamente la buona notizia con gli altri.
  6. L’Umiltà e l’Esaltazione di Cristo: Paolo esorta i credenti a coltivare l’umiltà, seguendo l’esempio di Cristo (Filippesi 2:5-11). Questo insegnamento ci ricorda di servire gli altri con umiltà e di riconoscere la grandezza di Dio nella nostra vita.
  7. La Speranza Resa Sicura in Cristo: Paolo insegna che la speranza cristiana non delude perché è fondata sulla fede in Gesù Cristo. Scrivendo ai Romani, afferma che la speranza non delude “perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5:5). La speranza cristiana è radicata nell’amore di Dio e nella presenza dello Spirito Santo nelle nostre vite.

Questi insegnamenti di San Paolo formano un ricco tesoro per la fede cristiana, offrendo orientamenti pratici, etici e teologici. Paolo ci sfida a vivere in modo coerente con la nostra fede, ad abbracciare la grazia di Dio e a essere testimoni del Vangelo in ogni aspetto della nostra vita. La sua eredità continua a illuminare il cammino di coloro che cercano di seguire Cristo oggi.

  1. La Virtù della Pazienza: Paolo, affrontando le difficoltà e le avversità nella sua vita e nel suo ministero, esemplifica la virtù della pazienza. Incoraggia i credenti a perseverare nelle tribolazioni, sapendo che la pazienza produce carattere e speranza (Romani 5:3-4).
  2. La Responsabilità Individuale e Collettiva: Paolo insegna sia la responsabilità individuale che quella collettiva nella vita cristiana. Mentre sottolinea l’importanza della fede personale e della relazione individuale con Cristo, riconosce anche la responsabilità dei credenti di sostenersi a vicenda e di costruire insieme il corpo di Cristo.
  3. Il Combattimento Contro le Tenebre Spirituali: Paolo riconosce la presenza delle tenebre spirituali e invita i credenti a combattere il buon combattimento della fede. Nel suo insegnamento sulla guerra spirituale, ci esorta a indossare l’armatura di Dio per resistere alle insidie del nemico (Efesini 6:10-18).
  4. L’Ammonimento Fraterno: Paolo, nella sua lettera ai Galati, incoraggia il confronto fraterno e l’ammonimento quando un credente si allontana dalla verità. Questo insegnamento riafferma l’importanza della cura e dell’accountability all’interno della comunità cristiana.
  5. Il Culto della Vita Consacrata: Paolo dedica una parte significativa delle sue lettere a spiegare il significato e la pratica del culto cristiano. Nell’insegnamento sulla consacrazione del nostro corpo come un “sacrificio vivente” (Romani 12:1), sottolinea l’importanza di vivere ogni aspetto della nostra vita in adorazione a Dio.
  6. La Lotta Contro la Tentazione: Paolo riconosce la realtà delle tentazioni e invita i credenti a resistere con fermezza. Nel suo insegnamento sulla tentazione, sottolinea che Dio fornirà una via d’uscita e che possiamo affrontare le sfide con la forza che ci viene da Cristo (1 Corinzi 10:13).
  7. Il Ruolo dello Spirito Santo nella Vita del Credente: Paolo insegna l’importanza dello Spirito Santo nella vita del credente. Nei suoi scritti, evidenzia il ruolo dello Spirito Santo nell’illuminare, consolare, guidare e santificare i credenti, rendendoli capaci di vivere una vita in conformità con la volontà di Dio.
  8. La Promessa della Vita Eterna: Paolo offre la sicurezza della vita eterna a coloro che confidano in Cristo. Nel suo insegnamento sulla risurrezione dei morti (1 Corinzi 15), proclama la vittoria su morte e peccato attraverso Cristo, offrendo la speranza della vita eterna con Dio.

La ricchezza degli insegnamenti di Paolo continua a offrire guida e ispirazione alla comunità cristiana. La sua eredità si riflette nella profondità teologica, nella praticità etica e nella saggezza spirituale che permea le sue lettere. Paolo ci incoraggia a vivere con fede, a lottare per la verità e a crescere nell’amore di Dio, invitandoci a una vita di consacrazione e speranza nella promessa della vita eterna.

Sei schiavo delle opinioni degli altri? Ecco la soluzione per liberartene

Sei schiavo delle opinioni degli altri? Ecco la soluzione per liberartene

Da

 Elisa Pallotta

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Capita a molti di indossare delle maschere, ritenute utili a farci apprezzare dagli altri. In questo modo, però, corriamo il rischio di snaturarci, senza ottenere ciò che desideriamo: cioè che le persone a cui teniamo possano ricambiare genuinamente il nostro affetto.

Ognuno ha bisogno di essere amato, ma di esserlo per ciò che è, in maniera autentica e incondizionata. Quanto invece dipendiamo da ciò che pensano gli altri di noi?

Paura giudizio altrui
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Questo fenomeno, in termini analoghi, è detto “rispetto umano”, e si tratta di una terminologia che, nell’ambito della fede, descrive proprio ciò che subentra quando si dipende da quello che pensano gli altri di noi.

Santa Caterina da Siena (1347-1380), in una sua lettera ai sacerdoti Giovanni Sabbatini e don Taddeo dei Malavolti, affermava: “Nel nome di Gesù Cristo Crocifisso e della dolce Maria. Carissimi figli in Cristo Gesù. Io, Caterina, serva dei servi di Gesù Cristo, vi scrivo nel suo sangue prezioso, desiderosa di vedervi cavalieri forti, senza nessun rispetto umano.

Così vuole il nostro dolce Redentore, vuole cioè che noi temiamo di disobbedire a Lui e non agli uomini del mondo; come egli disse: ‘Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo; temete, piuttosto, di disobbedire a me, perché l’anima e il corpo vostro non cada nell’inferno’”.

Dobbiamo cercare di piacere a Dio, più che agli altri

L’antidoto più immediato a questo atteggiamento della mente è proprio il considerare come Dio ci chieda di piacere a Lui e non agli altri: per quanto potremo amare ed essere amati, niente ci darà la gioia di una comunione piena con Dio, e la consapevolezza del suo di amore.

Questo atteggiamento, che al giorno d’oggi viene inquadrato in un contesto psicologico di affettività e emotività in qualche modo assoggettate all’altro, può avere radici profonde anche dal punto di vista spirituale: le ferite che ci sono state causate sono spesso motivo di debolezza anche nel cammino di fede.

È indubbio che una tale condizione di subordinazione alle opinioni altrui su di sé denoti uno stato di profonda sofferenza; tuttavia questo atteggiamento interiore non va assecondato, invece va combattuto alla luce di un percorso interiore e di fede.

Come evitare di cadere nel rispetto umano

Essere impegnati, ad esempio, sul piano umano e sociale, sentirsi utili e riusciti (essere attivi in parrocchia, fare volontariato, essere padroni di sé…), sono tutti esempi di elementi che possono portare a non necessitare più di quell’”iniezione di autostima” che spesso necessitiamo dagli altri.

In questo Gesù ci dice chiaramente: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa è la legge ed i profeti” (Mt 7,12).

In questo modo, avremo anche per noi la stessa gioia che doniamo, e saremo noi protagonisti attivi, non più passivi, della nostra vita.

Cos’è il rispetto umano

Riguardo al rispetto umano, il gesuita belga Cornelio a Lapide (1567-1637) scriveva: “Cosa indegna e vile è il rispetto umano, e non ve n’è altra che tanto degradi, abbassi e disonori l’uomo… Colui che ne è schiavo, non merita più il nome di uomo, ma il suo luogo è tra le banderuole che segnano la direzione dei venti; poiché non sa fare altro che questo… Una tale persona è sommamente spregevole… Che cosa è che la trattiene? Un motto, un sarcasmo, una beffa, un segno… Oh! che piccolezza di spirito, che viltà di cuore!

Ne arrossiamo noi medesimi in segreto, e non ci sentiamo l’animo di superare simili bagattelle!… Cerchiamo pure di nascondere e di orpellare con altri nomi questa fiacchezza, questa viltà, ma invano… Noi temiamo le censure del mondo, degli increduli, degli empi, degli ignoranti, degli accidiosi, dei dissoluti…

Noi temiamo di acquistarci nome di spiriti deboli e pregiudicati, se pratichiamo la religione; e non vediamo che somma debolezza è non praticarla. Qual cosa più vergognosa e più degradante, che la vergogna di comparire quello che si deve essere? Siamo canzonati; ma cosa vi è di più frivolo che le beffe? Chi è che si burla di noi? Quale ne è il merito, il credito, la scienza, la virtù? E noi osiamo vantarci coraggiosi, di animo grande, di carattere generoso?”.

Saper essere sé stessi

Ecco che questo tipo di atteggiamento non è in primis rispettoso di noi stessi, perché ci costringe a portare un pesante macigno di maschere, a costo di apparire migliori, e chi ci relazionerà con noi non vedrà come siamo ma come vogliamo apparire.

Non dobbiamo dimenticarci mai che non si può piacere a tutti, che Dio ci ama così come siamo e che la libertà è forse il dono più grande che ci ha dato, perché ci consente di essere felici. Quindi, senza dimenticarci ciò che ci ha indicato Gesù, abbiamo tutto il diritto di esprimerci per quello che siamo. “Ama”, direbbe Sant’Agostino, “e fa’ ciò che vuoi”.

Crescita Spirituale

Crescita Spirituale

INTERROGATIVI DELLA VITA

Perché accadono cose brutte? Cosa succede quando preghi? Dio è buono? Che senso ha la vita? Perché non sono felice? Che cosa ci vuole per iniziare una relazione con Dio? Come posso andare avanti nel cammino oggi? E se queste domande potessero essere risolte?

Epifania del Signore

Epifania del Signore

Epifania del Signore - Solennità - (Alzati e risplendi - RnS)

Celebriamo oggi la solennità dell’Epifania, la “Manifestazione” del Signore. Il Vangelo racconta come Gesù venne al mondo in grande umiltà e nascondimento. San Matteo, tuttavia, riferisce l’episodio dei Magi, che giunsero dall’oriente, guidati da una stella, per rendere omaggio al neonato re dei Giudei. Ogni volta che ascoltiamo questo racconto, siamo colpiti dal netto contrasto tra l’atteggiamento dei Magi, da una parte, e quello di Erode e dei Giudei, dall’altra. Dice infatti il Vangelo che, all’udire le parole dei Magi, “il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt 2,3). Una reazione che può avere differenti comprensioni: Erode è allarmato, perché vede in colui che i Magi ricercano un concorrente per sé stesso e per i suoi figli. I capi e gli abitanti di Gerusalemme, invece, sembrano più che altro stupefatti, come risvegliati da un certo torpore, e bisognosi di riflettere. Isaia, in realtà, aveva preannunciato: “Un bambino è nato per noi, / ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere / e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, / Dio potente, / Padre per sempre, / Principe della pace” (Is 9,5).

La festa dell’Epifania ha origini teologiche che risalgono al cristianesimo primitivo. Il termine “epifania” deriva dal greco “epiphaneia,” che significa “apparizione” o “manifestazione.” In ambito teologico, la festa commemorava l’apparizione di Gesù Cristo come Messia agli uomini, simboleggiata dalla visita dei Magi o Re Magi.

Secondo il racconto evangelico di Matteo, i Magi giunsero da Oriente seguendo una stella fino a Betlemme, dove adorarono il bambino Gesù e gli offrirono doni simbolici: oro, incenso e mirra. Questo evento sottolinea la manifestazione di Gesù non solo come il Messia atteso dagli ebrei, ma come il Salvatore universale per tutti i popoli.

La festa dell’Epifania, che cade il 6 gennaio, conclude il periodo delle festività natalizie e rappresenta la rivelazione di Gesù al mondo. In molte tradizioni cristiane, questo giorno è anche associato al battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di Giovanni Battista.

Quindi, le origini teologiche della festa dell’Epifania sono profondamente radicate nella manifestazione di Gesù come Salvatore e nella sua accettazione universale.

Oltre alla sua dimensione teologica, la festa dell’Epifania ha acquisito nel corso dei secoli diverse tradizioni culturali e folkloristiche. In molte regioni del mondo, le celebrazioni sono accompagnate da eventi e rituali specifici.

Ad esempio, in alcune culture europee, la figura di San Nicola o Babbo Natale può essere associata alle celebrazioni dell’Epifania, portando doni ai bambini. In alcune regioni dell’Italia, la notte dell’Epifania è particolarmente significativa, con la tradizione della Befana, una figura simile a una vecchia strega che porta regali o dolci ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi.

Nella liturgia cristiana, la festa dell’Epifania è un momento importante che sottolinea la rivelazione di Gesù a tutti i popoli e la sua missione di portare la salvezza a tutta l’umanità. La stella che guidò i Magi è spesso vista come un simbolo di luce divina che illumina le tenebre del mondo.

In sintesi, la festa dell’Epifania ha radici teologiche profonde, ma nel corso del tempo ha assorbito varie influenze culturali, diventando una celebrazione ricca di significati sia spirituali che tradizionali.

In molti paesi, la festa dell’Epifania è anche associata a riti di purificazione e di inizio del nuovo anno. In alcune comunità cristiane, viene celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano, simboleggiando il suo impegno nel compiere la volontà divina e iniziare la sua missione pubblica.

La figura dei Magi stessi ha suscitato molte interpretazioni simboliche nel corso della storia cristiana. I doni che portano, l’oro, l’incenso e la mirra, sono spesso interpretati come simboli della regalità di Gesù, della sua divinità e della sua umanità, rispettivamente.

La festa dell’Epifania, quindi, offre un momento di riflessione sulla manifestazione di Dio nella storia umana e sulla chiamata alla fede universale. Attraverso la storia, la liturgia e le tradizioni popolari, questa celebrazione continua a offrire spunti di meditazione sulla luce divina che si manifesta nelle diverse sfaccettature della vita umana.

In definitiva, la festa dell’Epifania rappresenta un momento significativo nel calendario liturgico e culturale, invitando le persone a riflettere sulla presenza di Dio nella loro vita e sulla chiamata a camminare nella luce della fede.

La figura dei Re Magi, o Magi, è strettamente legata alla festa dell’Epifania. Secondo il racconto evangelico di Matteo nel Nuovo Testamento, i Magi erano saggi o astrologi provenienti dall’Oriente che giunsero a Betlemme seguendo una stella luminosa che annunciava la nascita di un re speciale.

Il numero esatto dei Magi non è specificato nei Vangeli, ma tradizionalmente si parla di tre, in quanto i doni portati erano tre: oro, incenso e mirra. La tradizione ha poi assegnato loro nomi: Melchiorre, Gaspare e Baldassarre.

I doni che i Magi portarono a Gesù sono carichi di simbolismo. L’oro rappresenta la regalità di Cristo, l’incenso la sua divinità, e la mirra è associata alla sua umanità e alla profezia della sua futura sofferenza.

La figura dei Re Magi ha avuto un impatto significativo nella cristianità, rappresentando la ricerca della verità, la risposta umana alla manifestazione di Dio e l’accettazione della fede oltre i confini culturali. Nella liturgia cristiana, la loro visita a Gesù è vista come l’apertura della salvezza a tutti i popoli, non solo a quelli di origine ebraica.

Le tradizioni popolari legate ai Re Magi variano, ma in molte culture la notte dell’Epifania è celebrata con processioni, eventi e riti che rievocano la loro visita a Betlemme. La figura dei Magi continua a essere un elemento chiave nelle rappresentazioni e nelle celebrazioni legate a questa festa.

Cosa rappresentano i doni dei magi

I doni portati dai Magi a Gesù sono carichi di significato simbolico, e la loro interpretazione ha radici profonde nella tradizione teologica cristiana. Ecco una breve analisi di ciascun dono:

  1. Oro: Il dono dell’oro rappresenta la regalità di Gesù. Offrire oro a un re era un gesto appropriato nella cultura dell’epoca per onorare la sua dignità e autorità. Nel contesto cristiano, questo simbolizza il riconoscimento di Gesù come il Re dei re.
  2. Incenso: L’incenso è associato alla divinità. Nell’Antico Testamento, l’incenso era spesso usato nei rituali di adorazione a Dio. Offrendo incenso a Gesù, i Magi riconoscevano la sua natura divina e la sua dignità come Figlio di Dio.
  3. Mirra: La mirra era utilizzata per scopi di ungere e aveva anche significati legati alla sofferenza e alla morte. Offrendo mirra a Gesù, i Magi simbolicamente riconoscevano la sua umanità e prefiguravano il suo destino di soffrire e morire per la redenzione dell’umanità.

Complessivamente, questi doni riflettono la complessità della natura di Gesù, combinando elementi di regalità, divinità e umanità. La tradizione ha interpretato i doni dei Magi come segni profetici della missione di Gesù sulla terra, sottolineando la sua identità unica e il suo ruolo nella redenzione dell’umanità.