il Papa prepara la rivoluzione digitale

il Papa prepara la rivoluzione digitale

Vaticano 2.0: il Papa prepara la rivoluzione digitale

La svolta 5G di Bergoglio in vista del Giubileo 2025

di Luigi Bisignani

papa bergoglio digital

TikTok…sono Francesco!

Il Santo Padre non è ancora un TikToker, ma la sua rivoluzione digitale è già iniziata e sarà battezzata urbi et orbi al Giubileo del 2025. Aspettiamoci dunque cyberspazi con effetti speciali, a cominciare dalla Basilica di San Pietro e i Musei Vaticani, per un’esperienza immersiva nelle meraviglie vaticane. E se i fedeli non andranno alla montagna, sarà la montagna ad andare dai fedeli, con San Pietro – anziché Singapore o la Silicon Valley – che porterà direttamente nelle case dei cristiani il “metaverso”. Il Papa è convinto che l’opera di evangelizzazione della Chiesa, ormai ai minimi storici, debba avere un “upgrade”. Così, spinto anche da potenti lobby Usa che, uno ad uno, gli hanno fatto incontrare i grandi profeti del mondo digitale, da Gates, Musk a Cook, i quali, a loro volta, gli hanno vaticinato la “modernità religiosa” dei big data per stare al passo con i tempi.

Una rivoluzione copernicana per Bergoglio se si pensa che in Argentina, negli anni ‘90, non voleva saperne di avere in arcivescovado anche solo un semplice computer. Preferiva dilettarsi con “Más allá del horizonte”, più conosciuta come “Milagros”, la telenovela argentina a produzione targata Silvio Berlusconi, nei confronti del quale, forse per questo, ha nutrito sempre una particolare simpatia.

Francesco, una volta eletto e sorprendendo tutti, qualche tempo dopo affermò che “Internet era un dono di Dio e che occorreva aprire le porte delle Chiesa all’era digitale”. E da lì a poco ha scoperto i videomessaggi grazie ai quali non fa che intrattenersi a tutte le ore con gli amici, facendo impazzire i suoi collaboratori.

Il rivoluzionario passo successivo nel digitale è stato nel 2020, quando, con la sua benedizione, Microsoft, Ibm, la Fao e il Governo italiano hanno firmato la Call for an AI Ethics, un protocollo d’intesa nato per sostenere un approccio etico all’Intelligenza Artificiale, così da promuovere tra organizzazioni, governi e istituzioni un senso di responsabilità condivisa.

Tuttavia, nella Chiesa ci sono molte sacche di resistenza a questa nuova linea “Matrixiana”; tra i followers più convinti, invece, si annoverano il neocapo della Cei il Cardinale Matteo Zuppi, l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Don Paolo Benanti, teologo francescano e accademico noto al grande pubblico per la trasmissione “Codice – La vita è digitale” su Raiuno di Barbara Carfagna.

Ma anche in Segreteria di Stato risiede grande sensibilità per il digitale da parte di un folto gruppo capitanato da Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Dopo l’incontro con Bill Gates, che lo ha colpito per la sua filantropia, il “Papa 5G” ha avviato la “digital revolution” conversando anche con Elon Musk (Starlink potrebbe essere il primo provider di internet gratis, come è già successo in Ucraina) e poi con Tim Cook, Ceo di Apple, il quale gli ha spiegato la direzione che prenderà l’azienda che dirige finanziando scuole dove si formeranno gli ingegneri che svilupperanno reti neurali artificiali. Quest’ultime imitano il comportamento del cervello umano, consentendo ai software di riconoscere modelli e risolvere problemi comuni nei campi dell’artificial intelligence, del machine learning e del deep learning. Ed è proprio questa, secondo il neo-pastore digitale Bergoglio, la rivoluzione che cambierà il modo di fare evangelizzazione della Chiesa e anche quello grazie al quale le finanze vaticane dovranno sostenersi.

Ai Musei Vaticani, grazie a monsignor Paolo Nicolini, vicedirettore gestionale che ne guida la trasformazione, vedremo in tutto il mondo ologrammi che riprodurranno le magnifiche opere contenute nei musei ed è già iniziata la produzione degli “nft” (digital art) di quasi tutte le principali opere. Bergoglio, citando più volte Marconi con i suoi esperimenti radio, avvenuti in Vaticano, che hanno cambiato le sorti del mondo, desidera che la Pontificia Accademia delle Scienze nata con lo scopo di promuovere il progresso della matematica, della fisica, delle scienze naturali e lo studio dei relativi problemi epistemologici, diventi, inter alia, un marchio di garanzia non solo per l’eticità delle scoperte del mondo scientifico, ma anche un laboratorio all’avanguardia del digitale, chiamando a sé grandi ingegneri digitali.

Un ambizioso progetto che necessita però di uno staff da affiancare al Cardinale ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, giudicato ancora non perfettamente in linea con questa nuova missione da “Futurama”. L’high-tech, dunque, come strumento di pace e crescita per l’uomo, con un occhio ai paletti da imporre al Transumanesimo, ovvero l’impiego della tecnologia per migliorare la condizione umana. Internet, bene comune dell’umanità e, dunque, possibilmente accessibile a tutti.

L’e-learning, infine, per scolarizzare a basso costo i bambini in tutto il mondo: in sintesi, il digitale utilizzato per abbattere ogni forma di discriminazione. È su questi temi che Bergoglio vorrebbe incentrare la sua ultima parte di pontificato, un “digilitalesimo” per superare il grande gap giovani-religione-Chiesa. È proprio vero che le vie del Signore sono infinite. A maggior ragione, se poi ci aggiungi quelle virtuali: sempre gloria nell’alto del Cloud.

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti

Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti, la Chiesa non abbia il cuore stretto

“Gesù sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti. Non dimentichiamo questo: la misericordia di Dio è per tutti e per ognuno di noi. ‘La misericordia di Dio è per me’, ognuno può dire questo”. Così il Papa, a braccio, ha spiegato che “la Parola di Dio è per tutti”: “È un dono rivolto a ciascuno e che perciò non possiamo mai restringerne il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile, nei modi e nei tempi che lo Spirito Santo conosce”.


Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”, di far salire sulla barca di Pietro chi si incontra perché questa è la Parola di Dio, “non è proselitismo”


“E se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti – ha spiegato Francesco nell’omelia della Messa celebrata domenica, nella basilica di San Pietro, per la quarta Domenica della Parola di Dio – allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù. Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto – questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione –; non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie”.

Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente”, l’invito: “Metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci indica la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. Non sotto i nostri gusti, le nostre tendenze o preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte, ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo”.

I cristiani, ha spiegato il Papa, sull’esempio di Gesù sono “esperti nel cercare gli altri”: “E questo non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola”, ha precisato. “Questa è la nostra missione”, ha concluso Francesco: “Diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita”.

https://www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-la-parola-di-dio-e-per-tutti-la-chiesa-non-abbia-il-cuore-stretto

Il Papa: con il Sinodo aprire la porta a chi è fuori della Chiesa

Il Papa: con il Sinodo aprire la porta a chi è fuori della Chiesa

Ad un anno dal suo avvio, Francesco dedica il videomessaggio con le intenzioni di preghiera per il mese di ottobre al percorso sinodale, che ora inizia la fase continentale: “Non si tratta di raccogliere opinioni o di creare un parlamento, si tratta di ascoltare e di pregare. Senza preghiera non ci sarà sinodo”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Non un sondaggio, né una raccolta di opinioni, tantomeno un parlamento, ma un’occasione per pregare insieme, per camminare tutti “nella stessa direzione” e, soprattutto, per “aprire la porta a chi è fuori della Chiesa”. Un anno dopo – era il 9 ottobre 2021 – dal suo avvio “dal basso”, cioè dalle chiese locali, Papa Francesco mette al centro del suo videomessaggio per le intenzioni di preghiera di ottobre il percorso sinodale. Percorso che, dopo la fase diocesana, cioè quella consultazione tra le Diocesi, le Conferenze episcopali e in tutto il popolo di Dio, si avvia verso la fase continentale, seconda tappa prima della grande assise che si celebrerà nell’ottobre 2023 in Vaticano.

Camminare insieme 

Novità per il Sinodo: si comincia dalle Chiese locali

Novità per il Sinodo: si comincia dalle Chiese locali

Che cosa significa “fare Sinodo”? Significa camminare insieme: si-no-do. In greco vuol dire questo, “camminare insieme” e camminare nella stessa direzione.

Questo, dice il Papa in spagnolo nei circa 2 minuti del video, tradotto in 23 lingue e con una copertura stampa in 114 Paesi, è ciò “che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Che recuperi la consapevolezza di essere un popolo in cammino e di doverlo fare insieme”.

Ascoltare, più di sentire

Una Chiesa con questo stile sinodale diventa “una Chiesa dell’ascolto, che sa che ascoltare è più di sentire”, afferma ancora il Pontefice, mentre scorrono immagini di donne, uomini, giovani, anziani, religiosi, suore, famiglie che camminano in diversi luoghi del mondo.

L’ascolto che il Papa auspica è un sentirsi a vicenda “nella nostra diversità”, in modo da “aprire la porta a chi è fuori della Chiesa”.

Non si tratta di raccogliere opinioni, né di creare un parlamento. Il Sinodo non è un sondaggio; si tratta di ascoltare il protagonista, che è lo Spirito Santo, si tratta di pregare. Senza preghiera non ci sarà Sinodo.

Una Chiesa della vicinanza 

Sinodo, al via la seconda fase: "Nessuno si senta escluso o non ascoltato nella Chiesa"

Sinodo, al via la seconda fase: “Nessuno si senta escluso o non ascoltato nella Chiesa”

Allora approfittiamo di questa opportunità per “essere una Chiesa della vicinanza, che è lo stile di Dio: la vicinanza”. Il Papa ringrazia, negli ultimi minuti del videomessaggio, “il popolo di Dio che, con il suo ascolto attento, sta percorrendo un cammino sinodale”.

Preghiamo affinché la Chiesa, fedele al Vangelo e coraggiosa nel suo annuncio, viva sempre più la sinodalità e sia un luogo di solidarietà, di fraternità e di accoglienza.

Fornos: servono ascolto, dialogo e discernimento

“Perché il cammino sinodale in corso sia un vero processo spirituale servono ascolto, dialogo, preghiera e discernimento. Non c’è discernimento senza preghiera”, commenta padre Frédéric Fornos S.J., direttore Internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ricordando che Francesco, peraltro, ha avviato nell’udienza generale del mercoledì un ciclo di catechesi sul discernimento. “Senza preghiera – sottolinea il gesuita – si possono condividere belle riflessioni ed esperienze, ma difficilmente si può stare in ascolto dello Spirito Santo, attore principale del Sinodo”.

La fase continentale del percorso sinodale 

Sinodo, redatto e consegnato al Papa il Documento della fase continentale

Sinodo, redatto e consegnato al Papa il Documento della fase continentale

L’intenzione di preghiera di Papa Francesco arriva in un momento importante del cammino sinodale, che – come detto – è iniziato nel 2021 e si concluderà nel 2023: conclusa la tappa iniziale, in cui le Chiese particolari, le Conferenze Episcopali e altre realtà ecclesiali hanno riflettuto sulla base del Documento preparatorio inviato da Roma, si inaugura infatti la tappa continentale, che pone l’accento su ascolto, discernimento e dialogo a livello regionale, partendo dagli apporti delle Chiese particolari. Nei giorni scorsi a Frascati si è riunito il gruppo di esperti che ha esaminato i diversi rapporti provenienti da questa grande consultazione del “popolo di Dio” e che ha elaborato il Documento per la fase continentale. Ieri, domenica 2 ottobre, il Documento è stato consegnato al Papa in un’udienza privata con una c

Il Dio della Pace- L’EMMANUELE

Il Dio della Pace- L’EMMANUELE

Il Figlio che deve nascere e il suo regno Is 9:1-7

5. Un bambino è nato per noi - Natale del Signore [A te Signore - Canti di Introito Avvento-Natale]

Nel Messia, nell’Emmanuele – il “Dio con noi” – lo shalom, la pace come pienezza di vita in assoluto, come felicità e salvezza, si realizza personalmente tra di noi ed è effusa attraverso lo Spirito santo su tutti gli esseri.

Questo Bambino, l’Emmanuele, è nato a beneficio di noi uomini, di noi peccatori, di tutti i credenti, dall’inizio alla fine del mondo. Giustamente è chiamato Meraviglioso, perché è insieme Dio e uomo. Il suo amore è la meraviglia degli angeli e dei santi glorificati. È il Consigliere, perché conosceva i consigli di Dio fin dall’eternità; e dà consigli agli uomini, nei quali consulta il nostro benessere. È il Consigliere meraviglioso; nessuno insegna come lui. È Dio, il potente. L’opera del Mediatore è tale che nessun potere inferiore a quello del Dio potente potrebbe realizzarla. È Dio, uno con il Padre. Come Principe della Pace, ci riconcilia con Dio; è il Datore della pace nel cuore e nella coscienza; e quando il suo regno sarà pienamente stabilito, gli uomini non impareranno più la guerra. Il governo sarà su di lui; egli ne porterà il peso. Del governo di Cristo si parla in modo glorioso. Non c’è fine all’aumento della sua pace, perché la felicità dei suoi sudditi durerà in eterno. L’esatto accordo di questa profezia con la dottrina del Nuovo Testamento dimostra che i profeti ebrei e i maestri cristiani avevano la stessa visione della persona e della salvezza del Messia. A quale re o regno terreno si possono applicare queste parole? Dona dunque, o Signore, al tuo popolo di conoscerti con ogni nome accattivante e in ogni carattere glorioso. Accresci la grazia in ogni cuore dei tuoi redenti sulla terra.

Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce

 La pace, dice Isaia, è una presenza divina, un bambino che è nato per noi, un figlio che ci è stato donato, il cui nome sarà “Consigliere ammirabile, Dio forte, Padre eterno, Principe della pace” (cf. Is 9,5-6). Qui siamo certamente lontani dal nostro modo abituale di pensare la pace, ma la contemplazione, l’assiduità con la Parola ci svela che la pace è un dono che entra nella nostra storia, è una realtà che tocca tutti i rapporti, ma è innanzitutto una persona: il Messia, Gesù Cristo. C’è pace per l’umanità quando questa accede al piano storico della salvezza, cioè a Cristo, quando accoglie lo Spirito di Cristo e adotta i mezzi e i metodi di Cristo, che sono contrassegnati dalla mitezza, dalla debolezza, dall’umiltà; nel ripudio della violenza, della prevaricazione, dell’autoaffermazione, dell’orgoglio. La pace viene con chi ha i tratti descritti nella profezia di Zaccaria: chi “è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”, in colui che viene a far sparire i carri da guerra, i cavalli degli eserciti, l’arco e tutte le armi (cf. Zc 9,9-10).

            Il dono più grande che abbiamo ricevuto da Dio, la consegna del Figlio agli esseri umani, è nient’altro che Il Vangelo della pace per mezzo di Gesù Cristo (cf. At 10,36; Ef 6,15).

Il vangelo di Matteo è organizzato attorno al principio per cui Dio è con noi.

Questo è l’inizio, e in Gesù si compie ciò che è stato promesso, perché il figlio che nasce da una vergine «sarà chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi» (Mt 1,23).

Questo è il cuore che pulsa nei suoi discepoli e fa scorrere la vita nella loro comunità per quanto piccola possa essere: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Questa è l’assicurazione che sorregge in modo stabile il percorso sul quale Gesù lancia quelli che credono in lui e lo annunciano: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Sono le ultime parole del primo vangelo, parole che chiudono e insieme aprono, un arrivo che è dunque una partenza, una fine che è un inizio, che funziona come un propellente che lancia negli spazi dell’umanità di tutti i tempi, per portare a tutti, e ovunque, la grande notizia di un Dio che si fa uomo per stare con noi.

Ha senso pregare per la pace?

            Forse nutriamo una certa diffidenza verso la preghiera come mezzo per ristabilire la pace. Temiamo l’evasione dalla realtà, lo spiritualismo, e qualche volta siamo portati a pensare che il problema della pace lo si debba risolvere con la lotta, non con la contemplazione. Qui non si tratta di eliminare o attenuare l’impegno storico, la prassi della pace: al contrario, si tratterà di potenziarla e renderla efficace ricorrendo alla sorgente della preghiera, della contemplazione. Se la pace è conosciuta nella sua verità attraverso la Parola, se ci è donata nell’assiduità con la Parola, può allora anche scaturire dalla preghiera come azione e prassi. Nessuna evasione, nessun privaticismo, nessun intimismo della pace.

            La preghiera inoltre è sorgente di pace non solo a livello individuale – perché ci restituisce la pace con Dio e la pace del cuore – ma anche a livello collettivo, perché immette nella storia una forza efficace: è infatti una componente della storia in quanto attività che fa storia, che crea eventi.

            È significativo che nel linguaggio biblico il termine “preghiera” derivi da “decidere”, “decidere con Dio”. Quando Abramo prega e intercede presso Dio per la salvezza del giusto a Sodoma e Gomorra, egli decide con Dio la pace del giusto che sarà salvato. Quando Mosè prega tenendo le braccia in alto – in quella battaglia più escatologica che storica contro l’avversario Amalek – egli prega e decide con Dio la pace del popolo eletto che minaccia di trovare la morte quando Mosè cessa di pregare.

            Pregare nella nostra fede non è operazione arrogante, non è rito magico per garantirsi ciò che si desidera, ma è fare discernimento e decidere con Dio, con il Signore che lascia aperto davanti a sé uno spazio da varcarsi con la preghiera. La preghiera ha una funzione dunque nella storia, s’innalza dalla storia come grido di oppressi, di curvati, di poveri, di sfruttati, di prigionieri, di torturati, e spinge Dio alla liberazione, a intervenire; ma può anche essere l’intercessione del credente che chiede la pace dove questa è calpestata e inculcata. Tutte le vittime della storia sono preghiera efficace, ma anche gli eletti che gridano a Dio notte e giorno vedono Dio che interviene rapidamente (cf. Lc 18,7).

            Occorre dunque pregare per la pace e questa è un’operazione di primaria importanza per il credente che è operatore di pace, uomo di pace, solo se questa pace la riceve nella preghiera, solo se nell’assiduità della Parola è trasformato da essere umano che coltiva in sé ribellione e violenza in essere umano obbediente a Dio e pacifico. Infatti, se la preghiera è entrare nei pensieri del Dio della pace, se è condividere la sua volontà di pace, allora pregando, contemplando, si viene plasmati esseri di pace. Non a caso nel Cantico dei cantici, celebrazione dello Shalom, il Messia è Shalom, il Pacifico, e la Sposa popolo di Dio è Shulamit, la pacifica. Diventare uomo di pace e donna di pace nella contemplazione è possibile perché la preghiera allarga il cuore, infonde il fuoco dell’amore nel cuore, apre il cuore all’amore per il cosmo intero.

Dio è con noi, sempre presente, pronto a decidere la pace con chi lo prega, pronto a donarla a tutti gli umani.

Catechesi e Annuncio

Catechesi e Annuncio

Una parola per la tua vita

L’estate è finita, il sole a mezzogiorno è ancora caldo ma l’aria si fa già frizzante. Ottobre segna l’arrivo dell’autunno, sebbene alcune zone abbiano temperature ancora miti, le piogge e il freddo sono ormai arrivati.

Questo è il momento per ripulire per bene l’orto da tutte le coltivazioni estive ormai finite. Estirpare le piante, vangare il terreno, concimarlo con un buon compost e procedere con la semina delle nuove piantine.

Siamo in tempo di semina: bisogna preparare la vigna, dissodare la terra, stare attenti alla manutenzione del vigneto e prepararlo all’anno successivo. Ottobre infatti sarà il mese giusto per pianificare lo spazio per le semine d’autunno.

Insomma, è un bell’impegno! C’è da ripulire per bene da tutte le coltivazioni estive ormai finite, estirpare le piante, vangare il terreno, concimare.

C’è tanto da fare in questo mese di Ottobre! Anche nella vigna del Signore bisogna preparare, concimare, dissodare il terreno per preparare il cuore a d accogliere questo seme della Parola di Dio che viene a fare nuove tutte le cose!

Per questo anche il campo di Dio è pronto per ricevere il seme della speranza che potrà germogliare a suo tempo, dando frutti abbondanti!

Nella vigna del Signore ci sono tutti questi preparativi da fare: prepararsi all’Annuncio della Buona Notizia per tutti!

Ottobre è il mese missionario per eccellenza, per questo si è pensato di seminare in abbondanza la Parola di Dio, attraverso un ciclo di catechesi che inizieranno il 16 Ottobre 2023 presso la Parrocchia d Santa Maria degli Angeli in Assisi.

Si parla di ” un ristoro” in questo passo del Vangelo di Matteo 11,28 che sembra proprio come un vero e proprio seme concimato nelle zolle di un cuore: pare tacere ma poi, piano piano, timidamente, è già pronto per venire alla luce.

Progressivamente, spunta fuori.

Occorre preparare, però, bene la terra, predisporsi, affinchè questo semino, che è l’Annuncio della Parola di Dio si depositi nelle persone. Crescendo, piano piano, questi germoglia, fino a dare “ristoro”, sollievo, speranza..”

Venite a me”, dice il Signore, venite, cioè, ad ascoltare questo Annuncio, prepara il tuo cuore, estirpa quelle piante che ti impediscono di dissodare la tua anima, per accogliere questo piccolo, grande, seme di speranza, questa Parola di Dio, attraverso dei testimoni che ti annuncino come e dove puoi, nella vita, trovare questo ” ristoro” che tanto cerchi nella vita ma che forse ancora non hai ancora trovato!

Lo Stile Evangelico

Non si tratta di un annunzio generico a grande diffusione, ma è tremendamente incarnato: ci si espone personalmente, si incontrano delle persone, si porta una parola di pace, perché “il Regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito santo” (Rm 14,17). E chi annuncia non vanta meriti, non avanza pretese ma gioisce nel vedere all’opera la grazia di Dio.

“Il Regno di Dio si è avvicinato a voi”: questo si compie in Gesù, il Veniente ora e sempre. Il Dio che salva, il Dio che porta vita, speranza dove non c’è più futuro.

Questo annuncio non è neutrale, non lascia tutto come prima. Accoglierlo vuol dire porsi su una via di vita!

Dal 16 Ottobre 2023 Catechesi per giovani e adulti

Ogni Lunedì e Giovedì A Santa Maria degli Angeli in Assisi alla ore 20.45

Centro Pastorale Parrocchiale, via Capitolo delle stuoie

Vieni e Vedi!

A TU PER TU CON TIZIANO. IL POLITTICO AVEROLDI VISTO DA VICINO

A TU PER TU CON TIZIANO. IL POLITTICO AVEROLDI VISTO DA VICINO

Tiziano, Polittico Averoldi, 1522

Tiziano, Polittico Averoldi, 1522

Dal 28 Maggio 2022 al 03 Luglio 2022

BRESCIA

LUOGO: Collegiata dei Santi Nazaro e Celso

INDIRIZZO: Corso Giacomo Matteotti 31

ORARI: venerdì e sabato 10:00-17:30; domenica 11:00-17:30

CURATORI: Davide Dotti

COSTO DEL BIGLIETTO: intero €5,00 audioguida inclusa; ridotto €3,00 audioguida inclusa (solo per chi presenta il biglietto della mostra di Palazzo Martinengo “Donne nell’Arte da Tiziano a Boldini”)

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 392 7697003

E-MAIL INFO: visitepolitticoaveroldi@gmail.com

SITO UFFICIALE: http://www.tizianobrescia.it

Dal 28 maggio al 3 luglio 2022 Brescia sarà protagonista di un evento unico, imperdibile e di grande suggestione.
La Collegiata dei Santi Nazaro e Celso ospiterà “A tu per tu con Tiziano”, iniziativa ideata e curata da Davide Dotti, organizzata dalla Parrocchia dei Santi Nazaro e Celso e realizzata grazie al contributo dell’azienda bresciana Antares Vision, che consentirà diammirare per la prima volta il celebre Polittico Averoldi, dipinto da Tiziano nel 1522, da una prospettiva inedita e ravvicinata, a soli due metri e mezzo di distanza, per apprezzarne la straordinaria qualità pittorica e la folgorante potenza espressiva.
In occasione del V centenario del suo arrivo a Brescia, nel presbiterio della chiesa sarà appositamente allestita una struttura che permetterà al pubblico di salire a sette metri di altezza, consentendo una nuova ed emozionante visione del capolavoro del maestro cadorino, considerato dalla critica una delle pietre miliari del Rinascimento, portatore di numerose innovazioni dal punto di vista estetico e stilistico.
Fin da quando la chiesa venne riqualificata, a partire dalla metà del ‘700, il Polittico Averoldi – firmato e datato “Ticianvs Faciebat / MDXXII”, inamovibile a causa della sua fragilità, composto da cinque pannelli dipinti a olio su tavola – è visibile solo dal basso e da grande distanza. Se da un lato la sua collocazione sopraelevata consente una visione complessiva dell’opera all’interno del monumentale impianto architettonico del tempio, dall’altro non permette di cogliere particolari e dettagli di grande importanza e qualità quali il ritratto del committente (il potente vescovo bresciano Altobello Averoldi, legato pontificio a Venezia), la firma e la data apposta da Tiziano sul rocchio di colonna sul quale San Sebastiano poggia il piede destro, la straordinaria fisicità dell’atletico corpo del Redentore, la dolcezza del profilo della Vergine, i lunghi boccoli dorati che incorniciano il volto dell’angelo annunciante e i numerosi pentimenti, individuabili anche ad occhio nudo, quali il cambiamento della posizione delle gambe e del tessuto svolazzante che cinge i fianchi del Cristo.

“Il 31 maggio 2022 – ricorda Mons. Giambattista Francesconi, parroco dei Santi Nazaro e Celso  – alla presenza del Vescovo Mons. Pierantonio Tremolada, la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso unita alla città di Brescia ricorderà il cinquecentenario della collocazione del Polittico Averoldi del Tiziano in Collegiata. Tale anniversario non poteva essere dimenticato. Per celebrarlo era mio desiderio realizzare un modo originale per vedere da vicino l’opera, ammirandone i particolari e la bellezza indiscussa. Ringrazio Davide Dotti ed Elena Frosio, con i quali fin da subito ho condiviso questo sogno che, grazie alle rispettive competenze, ha trovato questa straordinaria soluzione. Ringrazio Emidio Zorzella dell’Antares Vision che, affezionato alla sua parrocchia, sostiene economicamente la proposta. Pertanto, vi invito a visitare la Collegiata e in particolare il Polittico Averoldi: se amate l’arte gusterete l’opera “a tu per tu”; se siete credenti contemplerete commossi il Mistero della Resurrezione”.

“Da storico dell’arte – afferma Davide Dotti – nutro fin da ragazzo il sogno di poter ammirare da vicino il Polittico Averoldi, uno dei capolavori assoluti del Rinascimento italiano, che influenzò in maniera determinante il lessico espressivo dei contemporanei pittori bresciani, Moretto e Romanino in primis. In occasione del quinto centenario dell’arrivo a Brescia dell’opera ho quindi pensato di offrire a tutti i bresciani, e non solo, la possibilità unica e irripetibile di vivere un’esperienza emozionate e indimenticabile: quella di poter stare “A tu per tu con Tiziano” per apprezzare appieno la straordinaria qualità pittorica del Polittico Averoldi, il denso e vigoroso cromatismo e la potente costruzione plastica delle figure dove si scorge un chiaro tributo ai due “Prigioni” di Michelangelo del Louvre e al gruppo scultoreo del “Laocoonte”. Solo ammirando da vicino il Polittico, il pubblico potrà comprendere il sublime genio del grande maestro veneziano”.

La visione dell’opera è organizzata per gruppi di massimo 15 persone a cui verrà fornita un’audioguida; i gruppi saranno accompagnati nel percorso di vista da volontari, secondo una turnazione di 20 minuti; il venerdì e il sabato dalle 10.00 alle 17.30, la domenica dalle 11.00 alle 17.30.

Il politico venne commissionato a Tiziano intorno al 1519 dal bresciano Altobello Averoldi, vescovo di Pola e legato pontificio a Venezia, con lo scopo di collocarlo sull’altare maggiore della chiesa dei Santi Nazaro e Celso di cui, fin dal 1515, era preposto. 
Dopo una lunga fase ideativa ed esecutiva testimoniata da diversi disegni preparatori e da numerosi pentimenti visibili anche ad occhio nudo, scampato il tentativo del Duca di Ferrara Alfonso I d’Este – ordito per il tramite del suo ambasciatore a Venezia Jacopo Tebaldi – di convincere Tiziano a vendergli per una cifra assai considerevole la tavola con il San Sebastiano che lo stesso maestro riteneva “la megliore pictura ch’el facesse mai”, il polittico venne messo in opera nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso il 31 maggio 1522.
Nella tavola centrale spicca la Resurrezione di Cristo; Gesù vittorioso, con il corpo in movimento e in torsione, tiene nella mano destra il vessillo crociato simbolo del trionfo sulla morte.
Nel registro superiore è rappresentato l’episodio dell’Annunciazione suddiviso in due distinti pannelli. In quello di sinistra, contro un fondo scuro, campeggia l’elegante e luminosa figura dell’Arcangelo Gabriele che srotola un filatterio con l’iscrizione “Ave Gratia Plena”; in quello di destra la Vergine dai delicati lineamenti e il capo leggermente chino, porta la destra al petto in segno di accettazione.
La tavola di sinistra del registro inferiore raffigura invece i santi patroni Nazaro e Celso in armatura, in compagnia del committente Altobello Averoldi colto in preghiera con le mani giunte. Quella di destra è interamente occupata dalla splendida figura di San Sebastiano dal corpo sfiancato sorretto dalle corde legate all’albero, una geniale idea tizianesca che deriva dalla conoscenza dei due Prigioni di Michelangelo oggi al Louvre risalenti al 1513 circa, noti come “Lo schiavo morente” e “Lo schiavo ribelle”, un tempo destinati a far parte della tomba di papa Giulio II.

Accompagna l’iniziativa un catalogo edito da Grafica Sette a cura di Davide Dotti.