"Gridatelo dai tetti...."

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino

 

Prendiamo questo brano di esempio: Cantico dei Cantici capitolo 6, 4-10

Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa,

incantevole come Gerusalemme,

terribile come un vessillo di guerra.

Distogli da me i tuoi occhi,

perché mi sconvolgono.

Le tue chiome sono come un gregge di capre

che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore

che risalgono dal bagno;

tutte hanno gemelli,

nessuna di loro è senza figli.

Come spicchio di melagrana è la tua tempia,

dietro il tuo velo.

Siano pure sessanta le mogli del re,

ottanta le concubine,

innumerevoli le ragazze!

Ma unica è la mia colomba, il mio tutto,

unica per sua madre,

la preferita di colei che l’ha generata.

La vedono le giovani e la dicono beata.

Le regine e le concubine la coprono di lodi:

“Chi è costei che sorge come l’aurora,

bella come la luna, fulgida come il sole,

terribile come un vessillo di guerra?”.

 

Questo è il modo in cui si presenta scritta nella Bibbia, perché in origine era stesa in forma poetica; ma proviamo a trasformarla e rileggerla disponendo le frasi in un modo più discorsivo, in base anche alla punteggiatura:

Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa, incantevole come Gerusalemme, terribile come un vessillo di guerra.

Distogli da me i tuoi occhi, perché mi sconvolgono.

Le tue chiome sono come un gregge di capre che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli.

Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo.

Siano pure sessanta le mogli del re, ottanta le concubine, innumerevoli le ragazze! Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre, la preferita di colei che l’ha generata.

La vedono le giovani e la dicono beata. Le regine e le concubine la coprono di lodi: “Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un vessillo di guerra?”.

 

Se proviamo a rileggerla in questa forma più colloquiale, riusciamo noi stessi a capirne meglio il messaggio e di conseguenza riusciamo maggiormente ad imprimere un senso più scorrevole alle frasi.

Inserire le pause al momento giusto ora sarà più evidente e così potremo avere la giusta sicurezza per applicare la corretta enfasi a tutto il testo.


Dopo questa trasformazione riusciamo meglio ad esprimere nella lettura il messaggio che contiene.

C’è un’eco della formula dell’alleanza biblica, ed è evidente il legame che unisce Dio e Israele.

Si evidenzia anche un rimando allo stupore estatico dell’uomo di fronte alla donna nel giardino di Eden, dove la solitudine di Adamo è vinta da Dio con il dono di Eva, la donna.


Quindi anche se gli inni e le poesie sono strutturati in base alla metrica, al numero di sillabe, alla rima e altro ancora; per dare un senso migliore dobbiamo presentarli in un modo più familiare, in un modo più
da conversazione.

Così saremo facilitati ad applicare i vari strumenti di interpretazione che abbiamo visto nei capitoli precedenti come: l’andatura ritmica, l’intonazione espressiva, le giuste inflessioni e il volume adeguato ad ogni frase.

 

man standing near cross during night

Altri suggerimenti di esempio con altre casistiche che possiamo incontrare.

Molto spesso nella Bibbia ci sono delle “citazioni” di passi precedenti dei profeti o della legge che in genere sono evidenziati da parole come: “…sta scritto…” oppure “…come dice …” o “…Dio ha detto…”, o “…il profeta ha detto…” o vengono citati dei versetti dei salmi o ancora citazioni che sono messe in corsivo ed evidenziate senza essere anticipate da frasi che ricordano la provenienza della citazione.

Ecco alcuni riferimenti dove troviamo queste frasi di citazioni: Marco 4,12; Atti 15,15-18; 1 Corinzi 1,19; Ezechiele 30,2-6; Geremia 6,9; Luca 11,49; e naturalmente moltissimi altri.

In questi casi è bene fare una pausa prima di pronunciare la citazione poi osservare la punteggiatura e separare bene gli elementi al suo interno.

Questa citazione quindi va proclamata con un cambio di intonazione e con qualche modalità di enfasi, e un tono autorevole; questo fa capire a chi ascolta che stai proclamando qualcosa che sta nella “Legge Antica” o che è qualcosa che ormai tutti concordano sulla sua importanza.

Chiaramente tutto poi dipende dal contenuto di questa citazione, che suggerirà al lettore l’intonazione appropriata il volume, le inflessioni giuste e il contato visivo più o meno presente.

In altri casi possiamo incontrare dei testi che descrivono situazioni di vittoria o sconfitta, trionfo, dominio, comando, autorità, ammonizioni o simili.

Vedi alcuni riferimenti: Zaccaria 9,9; Esodo 15,1; Isaia 40,10; Esodo 16,16; Proverbi 6,23-26; ecc.

In questi casi è bene avere un ritmo più lento e autorevole, con tono medio senza eccedere in troppo fervore né troppa debolezza. Ma proiettando, appena la lettura lo permette, un contatto visivo diretto, forte e con un viso più serio ed espressione autoritaria.

In altri brani possiamo trovare parole che cercano di “elevare” il nostro Spirito, con l’uso di queste connotazioni: nobile, superiore, grandioso, migliore, santo, magnifico, onnipotente, ecc.

Vedi questi riferimenti: Salmo 76,5; Isaia 64,10; Ezechiele 17,23; 2 Maccabei 1,25; Sapienza 11,17; Salmo 145,21; ecc.

Anche qui, per comunicare emozioni positive, va usato un tono ufficiale e rispettoso con un ritmo lento; praticare una enfasi nei passaggi chiave principali e con voce più alta; usare una inflessione ascendente.

In opposizione possiamo incontrare spesso delle parole con connotazioni completamente “negative” del tipo: diavolo, cattivo, mortale, disgusto, Satana, tentatore, spregievole, malvagio, ecc.

Vedi alcuni riferimenti: 1 Tessalonicesi 3,5; Ezechiele 36,31; Siracide 14,5; Luca 4,13; Salmo 37,12; ecc.

Si può usare una espressione con sopracciglia aggrottate, un ghigno leggero che mostra una espressione di disprezzo; il contatto visivo in questi casi è da evitare. Usare una bassa tonalità di voce con ritmo ed andatura lenta per far comprendere il messaggio; e qualsiasi altra intonazione che comunichi disprezzo per la situazione descritta o per il soggetto negativo che viene presentato.

Altre parole che possono indicare una spinta verso il trascendente possono essere queste: perpetuo, infinito, immenso, superiore, eterno, illimitato, per sempre, ecc.

Ecco alcuni riferimenti da consultare: Isaia 13,4; Ezechiele 26,7; Proverbi 31,10; Ebrei 1,4; Giovanni 11,26; Michea 4,5; Salmo 117,2; ecc.

Il ritmo e l’inflessione devono essere enfatizzate, con una intonazione positiva e una certa timida soggezione per la grandiosità del pensiero. Si possono pronunciare queste parole allungando un po’ la durata della loro pronuncia; ad esempio: etee-rno, il-li-mi-ta-to, immee-nso, dando un suggerimento di “allargamento” alla Parola.

 

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Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!”

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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