La Quaresima che porta alla Pasqua

La Quaresima che porta alla Pasqua

La vita è un cammino da sempre e per tutti. Anche la QUARESIMA vuol essere un cammino da scoprire per rimetterci in viaggio con più animo e consapevolezza!

Nella Quaresima vivremo alcuni riti molto significativi. Con l’imposizione delle CENERI sulla testa ci ricorderemo che il nostro deve essere un cammino di CONVERSIONE che comincia dal rinnovare il nostro modo di pensare, per uno sguardo più profondo e una vita più umana. Come dimenticare, poi, quel rito del giovedì santo, così sentito, della lavanda dei PIEDI. Qualcuno diceva che la quaresima è un percorso di conversione dalla testa propria ai piedi degli altri!

Dobbiamo lasciarci lavare, purificare dalla Parola e dallo Spirito di Gesù per accogliere, come famiglia di Gesù, uniti, quell’esplosione di VITA che è la Pasqua e testimoniarla agli uomini e alle donne di oggi con coraggio e amore.

Un percorso, quello della quaresima, consapevole, da vivere con leggerezza e con serietà per decidere la meta e poi non sbagliare strada nella vita. Aiutati dalla Parola di Dio saremo spinti a guardare oltre il presente che a volte ci pesa. Come in tutti i viaggi impegnativi avremo bisogno di fermarci e trovare acqua buona per dissetarci. Sarà fondamentale chiedere al Signore il dono della luce per vedere nel buio e ritrovare vita, calore, quando le forze ci mancheranno e ci verrà voglia di desistere dal camminare. Ma fondamentale sarà contemplare Gesù in croce per attraversare con Lui la sofferenza di oggi e di domani, nostra e di chi incontriamo e per ripartire con speranza, noi e gli altri.

Mercoledì delle Ceneri 2023

Il Mercoledì delle Ceneri segna, nella tradizione cristiana, l’inizio della Quaresima, il tempo di preparazione alla Pasqua.

(*) Il rito ambrosiano, osservato nella maggior parte delle chiese dell’arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, fa iniziare la Quaresima con la prima domenica di Quaresima; l’ultimo giorno di carnevale è pertanto il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì in cui termina per chi osserva il rito romano.

Le domeniche di quaresima sono indicate anche da un nome latino, derivato dall’introito del giorno, a sua volta tratto dall’Antico Testamento.

quaresima

Il significato etimologico, Quaresima è dal latino quadragesima, sottintendendo dies come giorno, da cui quarantesimo giorno. Il dizionario ci informa che nella liturgia cattolica è il periodo di penitenza e astinenza di quaranta giorni, dalle Ceneri al Sabato Santo.

40 GIORNI: ORIGINI E SIGNIFICATO SIMBOLICO

Vediamo subito il perché dei quaranta giorni. Questo numero simboleggia una misura di tempo spesa alla presenza di Dio. Il popolo ebraico trascorre quarant’anni nel deserto prima di raggiungere la terra promessa. Gesù trascorre quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua predicazione.

Quaranta è il tempo di una generazione. Il Diluvio Universale è durato quaranta giorni e quaranta notti. La flagellazione, secondo la legge mosaica, prevedeva quaranta colpi. È un periodo di prova e isolamento, vi ricordate che, per alcune malattie, si veniva messi in quarantena? Nella liturgia cattolica le quaranta ore sono il periodo che intercorre tra la morte di Gesù, il venerdì alle quindici, e la sua risurrezione, la domenica mattina.

La storia della Quaresima è davvero antica, anche se la sua evoluzione è stata graduale, infatti, sino al II secolo, la celebrazione della Santa Pasqua era anticipata da un digiuno che non durava più di due giorni, ed era riservato soprattutto ai catecumeni oltre che alla comunità tutta. È nel secolo successivo che inizia ad abbozzarsi quella che poi diverrà la Settimana Santa, la settimana della Passione di N.S.G.C., anche se per ora i due giorni interessati erano il mercoledì e il venerdì, dove non si celebrava neppure l’Eucarestia.

Nelle settimane di preparazione era letto e commentato il Vangelo di Giovanni, il più ricco di spiritualità e di riferimento alla Passione e Risurrezione di Gesù. Dobbiamo arrivare al IV secolo perché s’inizi a parlare di Quadragesima, dove i fedeli si sottoponevano a un periodo di penitenza che durava, appunto, quaranta giorni e che iniziava con l’imposizione delle ceneri e con l’utilizzo di un sacco che fungeva da abito, segno di penitenza. Poco prima del VI secolo, il mercoledì diviene giorno dedicato alla somministrazione delle ceneri, e il rito è esteso a tutta la cristianità. Le settimane di Quaresima si allungano a sei, dando un carattere ascetico e non solo penitenziale.

LA QUARESIMA OGGI

Oggi il tempo della Quaresima è dettato dalle nuove disposizioni del Concilio vaticano II; leggasi alla voce Sacrosanctum Concilium, n. 109, che ha ripristinato il vero senso pasquale-battesimale. Ha stabilito l’inizio quaresimale il mercoledì delle ceneri sino il Giovedì Santo, Messa in Coena Domini. Il tempo di Passione inizia la Domenica delle Palme, dando inizio alla Settimana Santa. Nel Rito Ambrosiano la settimana è chiamata Settimana Autentica.

La Quaresima è l’opportunità di vivere e partecipare al Mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, puntando l’attenzione non tanto sull’atto del digiuno, ma sull’azione salvifica di Gesù. Il significato del digiuno, il Mercoledì delle Ceneri, il Venerdì per gli ambrosiani, e il Venerdì Santo vogliono sottolineare il cammino verso la propria conversione. L’astinenza dalle carni il venerdì pone l’accento come segno di rinuncia al lusso e alla mondanità, rilevando il senso cristiano della povertà, esaltando l’atto di carità verso il prossimo, così come la preghiera, che deve trovare un posto privilegiato.

Che cosa dice la Bibbia sul combattimento spirituale?

Che cosa dice la Bibbia sul combattimento spirituale?

Quando si affronta il tema del combattimento spirituale, si commettono due errori principali: o diamo un’importanza eccessiva a certe cose o le sottovalutiamo. Alcuni danno la colpa di ogni peccato, di ogni conflitto e di ogni problema ai demòni che devono essere scacciati. Altri ignorano completamente la dimensione spirituale e il fatto che la Bibbia c’insegni che il nostro combattimento è contro potenze spirituali. La chiave per il combattimento spirituale di successo sta nel trovare l’equilibrio biblico. Talvolta Gesù scacciò i demòni dalle persone e, talaltra, le guarì senza alcuna menzione dell’aspetto demoniaco. L’apostolo Paolo insegna ai cristiani a far guerra al peccato in se stessi (Romani 6) e a muovere guerra contro il maligno (Efesini 6:10-18).

È scritto in Efesini 6:10-12: “Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti”. Questo testo c’insegna alcune verità cruciali: (1) possiamo essere forti sono nella potenza del Signore; (2) è l’armatura di Dio che ci protegge; (3) il nostro combattimento è contro le forze spirituali della malvagità di questo mondo di tenebre.

(1) Un esempio potente di questo è quello dell’arcangelo Michele in Giuda 9. Michele, probabilmente il più potente fra tutti gli angeli di Dio, non sgridò Satana nella sua potenza, ma disse: “Ti sgridi il Signore!”. Apocalisse 12:7-8 riferisce che, negli ultimi tempi, Michele sconfiggerà Satana. Lo ripeto: quando si trovò a scontrarsi con Satana, Michele lo sgridò nel nome e nell’autorità di Dio, non nei propri. È solo mediante la nostra relazione con Gesù Cristo che noi, come cristiani, abbiamo tutta l’autorità su Satana e sui suoi demòni. È solo nel Suo Nome che il nostro rimprovero ha tutto il potere.

(2) Efesini 6:13-18 ci dà una descrizione dell’armatura spirituale che ci dona Dio. Dobbiamo stare saldi con (a) la cintura della verità, (b) la corazza della giustizia, (c) le calzature del Vangelo della pace, (d) lo scudo della fede, (e) l’elmo della salvezza, (f) la spada dello Spirito e (g) la preghiera mediante lo Spirito. Che cosa rappresentano questi pezzi dell’armatura spirituale, per noi, nel nostro combattimento spirituale? Dobbiamo dire la verità contro le menzogne di Satana. Dobbiamo riposare nel fatto che siamo dichiarati giusti a motivo del sacrificio di Cristo per noi. Dobbiamo proclamare il Vangelo a prescindere da quanta opposizione incontriamo. Non dobbiamo vacillare nella fede, per quanto forti siano gli attacchi che riceviamo. La nostra difesa fondamentale è la sicurezza che abbiamo della nostra salvezza e il fatto che le forze spirituali non possono rubarcela. La nostra arma offensiva dev’essere la Parola di Dio, non le nostre opinioni e i nostri sentimenti personali. Dobbiamo seguire l’esempio di Gesù riconoscendo che alcune vittorie spirituali sono possibili solo mediante la preghiera.

Gesù è il nostro esempio definitivo per il combattimento spirituale. Osserva come Gesù affrontò i diretti attacchi di Satana: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani’. Ma egli rispose: ‘Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio’. Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’. Gesù gli rispose: ‘È altresì scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: ‘Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori’. Allora Gesù gli disse: ‘Vattene, Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto’. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano” (Matteo 4:1-11). Il modo migliore per combattere Satana è quello mostratoci da Gesù e che consiste nel citare la Scrittura, perché il diavolo non può impugnare la spada dello Spirito, la Parola del Dio vivente. Riassumendo, quali sono le chiavi per avere successo nel combattimento spirituale? Primo, dobbiamo confidare nella potenza di Dio, non nella nostra. Secondo, dobbiamo sgridare nel nome di Gesù, non nel nostro. Terzo, dobbiamo proteggerci con la completa armatura di Dio. Quarto, dobbiamo muovere guerra con la spada dello Spirito — la Parola di Dio. “Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8:37).

Meditazione Cristiana

Meditazione Cristiana

meditazione

Per meditare non serve nulla… perché già abbiamo tutto quel che serve dentro di noi. Perché dentro abbiamo già la scintilla di Dio, il suo Spirito

woman meditating on rock in bank of lake

la meditazione profonda

La meditazione profonda è una preghiera antica. Già insegnata dagli antichi Padri della Chiesa nei primi secoli del cristianesimo, è stata riscoperta nel corso del XX secolo da chi cercava nella meditazione orientale un aiuto alla preghiera.

San Giovanni Cassiano, monaco della Provenza del IV secolo, dice che oltre la preghiera sublime del Padre Nostro ce n’è un altra di più sublime che è la meditazione profonda.

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Sono solo alcuni dei consigli, e sicuramente la meditazione richiede un allenamento. Non serve molto, se non un Vangelo, un luogo tranquillo (perché non una visita in chiesa?) e soprattutto il tempo…

Per meditare non serve nulla, ma ci dona tutto, Dio stesso!

Gesù come pregava?

Era ebreo e come buon ebreo partecipava alle liturgie e momenti di preghiera della sua comunità. Questo è ben testimoniato dalla sua frequentazione nelle sinagoghe della Galilea e nel Tempio di Gerusalemme. Ma il Vangelo ce lo mostra molto spesso in preghiera da solo, in luoghi appartati in comunicazione profonda con Dio Padre, e con nessun particolare schema liturgico, ma nel dialogo diretto con Dio.

Nel Vangelo di Matteo al capitolo 6 (il discorso della montagna) Gesù insegna il Padre Nostro ai suoi discepoli e usa anche un’immagine molto efficace di preghiera: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto” (Matteo 6,6). La stanza di cui parla Gesù non è solo un luogo fisico, ma prima di tutto un luogo simbolico, il proprio cuore. Dentro di noi abbiamo una stanza profonda, la coscienza, nella quale solo noi e Dio possiamo entrare, anzi dove già Dio abita con la scintilla del suo amore.
Gesù aggiunge: “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole” (Matteo 6,7), e così ricorda ai discepoli che non è la quantità di parole usate che ci fa incontrare Dio, ma l’ascolto della sua Parola. La preghiera è prima di tutto ascolto di Dio, e in questo la meditazione profonda è un valido aiuto.

San Paolo scrive nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinti 3,15). Ecco che Dio abita già dentro di noi, e noi dobbiamo solo entrare là dove lo Spirito già è presente.

Anche Sant’Agostino diceva ai suoi cristiani che non serve cercare fuori quella Verità che già abbiamo dentro.

La scintilla di Dio va cercata con attenzione dentro il nostro cuore, superando i rumori e le distrazioni che spesso ci portano a vivere in superficie anche il  rapporto con Dio così come spesso viviamo anche il rapporto con gli altri. Entrare nel profondo è difficile ma è essenziale per scoprire quella bellezza che già abita in noi, e che Dio ha messo, che è Dio stesso!

Nel Vangelo di Luca si racconta di Gesù che sale sulla barca di Pietro e lo invita a prendere il largo per gettare le reti, e dopo averlo fatto le reti inizialmente desolatamente vuote si riempiono! Siamo al capitolo 5 del Vangelo, e l’espressione usata per “prendere il largo”, sia in latino che nell’originale greco (lingua con la quale è scritto il Vangelo) non indica solo una distanza fisica ma anche una profondità. Si potrebbe dire “vai nel profondo”, con l’indicazione spirituale di “gettare le reti” della preghiera nel profondo della nostra vita e soprattutto del cuore. La meditazione ci aiuta ad andare in profondità di noi stessi e della Parola di Dio. Meditare è pescare la vita di Dio dentro di noi, facendo l’esperienza di una pesca miracolosa e inaspettata.

L’Avvento è il tempo dell’attesa, ma non una attesa rassegnata e immobile. Attendere il Natale con la preghiera, significa darsi il tempo giusto per imparare a scendere dentro di noi, verso quella mangiatoia povera che è il cuore dove Dio si manifesta.  La meditazione richiede silenzio e pazienza, e non è affatto facile, specialmente per noi che vogliamo tutto e subito in ogni cosa, anche quella spirituale. La meditazione è l’occasione di rallentare i ritmi del tempo per ritrovare il ritmo giusto anche nella vita quotidiana, rimettendola al ritmo del Vangelo.

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consigli sulla meditazione profonda cristiana

La pratica consiste nello stare seduti immobili, con gli occhi chiusi, ripetendo mentalmente una parola sacra, con semplicità, sul ritmo del respiro. Le distrazioni che si presentano alla mente, pensieri, immagini, ricordi, emozioni, vanno lasciati andare riportando dolcemente l’attenzione sul respiro e la parola sacra. La nostra mente tende a distrarsi, a vagare e il lavoro della meditazione consiste nel riportare sempre l’attenzione al respiro e alla parola sacra. Il silenzio del corpo e della mente richiede una disciplina paziente e quotidiana, che nel tempo consente di progredire in termini di consapevolezza, lucidità e serenità in ogni aspetto della vita.

group of women sitting on chair while listening

Articolo ripreso dalla Parrocchia di S Martino Diocedi di Verona
don Giovanni Berti

BEATA MARIA VERGINE ADDOLORATA

BEATA MARIA VERGINE ADDOLORATA

  • Indice dei contenuti

    • Introduzione
    • La vita di Beata Maria Vergine Addolorata
    • Le apparizioni di Beata Maria Vergine Addolorata
    • La devozione a Beata Maria Vergine Addolorata
    • Le preghiere e le pratiche spirituali legate a Beata Maria Vergine Addolorata
    • Conclusione

La Beata Maria Vergine Addolorata: forza e consolazione nelle nostre sofferenze

La Beata Maria Vergine Addolorata è una figura venerata nella tradizione cattolica come madre di Gesù Cristo e come una donna che ha sofferto profondamente durante la Passione di suo figlio. La sua devozione si basa sulle descrizioni bibliche degli eventi che hanno portato alla crocifissione di Gesù e sulla sua presenza accanto a lui durante quel momento di grande sofferenza. La Beata Maria Vergine Addolorata è spesso rappresentata con un cuore trafitto da sette spade, simbolo dei suoi dolori e delle sue sofferenze. La sua figura è molto amata e venerata dai fedeli cattolici, che si rivolgono a lei per trovare conforto e speranza nelle loro proprie sofferenze.

La vita di Beata Maria Vergine Addolorata

La vita di Beata Maria Vergine Addolorata è un esempio di fede e devozione che ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo. Nata in una modesta famiglia, Maria ha vissuto una vita di sacrificio e sofferenza, ma ha sempre mantenuto una fede incondizionata in Dio.

Fin dalla sua giovinezza, Maria ha dimostrato una profonda devozione verso Dio e una grande compassione per gli altri. Crescendo in una famiglia povera, ha imparato a condividere ciò che aveva con coloro che erano meno fortunati di lei. Questo spirito di generosità e amore per il prossimo sarebbe diventato una caratteristica distintiva della sua vita.

La sua vita ha preso una svolta drammatica quando è stata chiamata a diventare la madre di Gesù. Nonostante le sue paure e le sue incertezze, ha accettato con umiltà il compito che le era stato affidato. La sua fede in Dio le ha dato la forza di affrontare le sfide che si presentavano lungo il cammino.

Durante la vita di Gesù, Maria ha dovuto affrontare molte difficoltà e sofferenze. Ha assistito alla crocifissione di suo figlio, un evento che avrebbe spezzato il cuore di qualsiasi madre. Tuttavia, Maria ha trovato la forza di sopportare il suo dolore e la sua tristezza, rimanendo fedele alla sua fede.

La sua devozione verso Dio e il suo amore per Gesù l’hanno portata a diventare una figura centrale nella Chiesa cattolica. Maria è stata venerata come la madre di Dio e come un esempio di fede e devozione per i fedeli di tutto il mondo. La sua vita è stata un esempio di come la fede può darci la forza di superare le difficoltà e di come l’amore per Dio può guidarci attraverso i momenti più bui.

La figura di Maria Vergine Addolorata è spesso associata alla sofferenza e al dolore. La sua immagine, con il cuore trafitto da sette spade, rappresenta il suo dolore per la morte di suo figlio e per le sofferenze che ha dovuto affrontare lungo il cammino. Tuttavia, nonostante il suo dolore, Maria ha sempre mantenuto una fede incondizionata in Dio e ha trovato la forza di andare avanti.

La sua esistenza ci insegna molte lezioni preziose. Ci ricorda che la fede può darci la forza di superare le difficoltà e che l’amore per Dio può guidarci attraverso i momenti più bui. Ci insegna anche l’importanza della compassione e della generosità verso gli altri, anche quando siamo noi stessi in particolari situazioni.

In conclusione, la vita di Beata Maria Vergine Addolorata è un esempio di fede e devozione che ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo. La sua storia ci ricorda che la fede può darci la forza di superare le traversie della vita e che l’amore per Dio può guidarci attraverso i momenti più bui. La sua vita è un esempio di come la compassione e la generosità possono trasformare le nostre vite e quelle degli altri. Che la sua memoria continui a ispirare e guidare coloro che cercano la fede e la speranza.

Le apparizioni di Beata Maria Vergine Addolorata

Le apparizioni di Beata Maria Vergine Addolorata sono eventi che hanno suscitato grande interesse e devozione tra i fedeli di tutto il mondo. Queste apparizioni sono state riportate da persone comuni, che affermano di aver visto la Vergine Maria in vari luoghi e in diverse circostanze. Queste testimonianze hanno portato alla creazione di santuari e luoghi di pellegrinaggio dedicati alla Beata Maria Vergine Addolorata.

Una delle apparizioni più famose è avvenuta a Lourdes, in Francia, nel 1858. Una giovane ragazza di nome Bernadette Soubirous affermò di aver visto la Vergine Maria in una grotta vicino al fiume Gave. Bernadette descrisse la Vergine come una giovane donna vestita di bianco, con un rosario tra le mani. Questa apparizione ha attirato l’attenzione di molti fedeli, che si sono recati a Lourdes per pregare e cercare guarigione.

Un’altra apparizione importante è avvenuta a Fatima, in Portogallo, nel 1917. Tre giovani pastorelli, Lucia dos Santos e i suoi cugini Jacinta e Francisco Marto, affermarono di aver visto la Vergine Maria in un campo vicino al villaggio di Fatima. La Vergine apparve loro sei volte e durante queste apparizioni rivelò loro dei segreti e chiese loro di pregare per la pace nel mondo. Queste apparizioni hanno avuto un impatto significativo sulla vita dei pastorelli e sulla comunità di Fatima, che è diventata un importante centro di pellegrinaggio.

Oltre a Lourdes e Fatima, ci sono state molte altre apparizioni della Beata Maria Vergine Addolorata in tutto il mondo. Ad esempio, a Medjugorje, in Bosnia ed Erzegovina, sei giovani affermarono di aver visto la Vergine Maria per la prima volta nel 1981. Da allora, le apparizioni sono continuate e Medjugorje è diventata una meta di pellegrinaggio per milioni di persone.

Le apparizioni della Beata Maria Vergine Addolorata sono state oggetto di studio e dibattito da parte di teologi e studiosi. Alcuni credono che queste apparizioni siano vere e che la Vergine Maria si sia manifestata per comunicare un messaggio importante. Altri, invece, sono scettici e ritengono che le apparizioni siano il risultato di suggestione o di fenomeni psicologici.

Indipendentemente dalle opinioni divergenti, le apparizioni della Beata Maria Vergine Addolorata hanno avuto un impatto significativo sulla vita di molte persone. I fedeli che credono in queste apparizioni si recano in pellegrinaggio nei luoghi in cui si sono verificate, pregano e cercano conforto e guarigione. Queste apparizioni hanno anche ispirato la creazione di opere d’arte, come dipinti e sculture, che raffigurano la Beata Maria Vergine Addolorata.

Le apparizioni della Beata Maria Vergine Addolorata sono eventi che hanno suscitato grande interesse e devozione tra i fedeli di tutto il mondo. Queste apparizioni sono state riportate da persone comuni, che affermano di aver visto la Vergine Maria in vari luoghi e in diverse circostanze. Nonostante le opinioni divergenti, queste apparizioni hanno avuto un impatto significativo sulla vita di molte persone, che si recano in pellegrinaggio per pregare e cercare conforto e guarigione.

La devozione a Beata Maria Vergine Addolorata

La devozione a Beata Maria Vergine Addolorata è una pratica religiosa che ha radici profonde nella tradizione cattolica. Questa forma di devozione si concentra sulla sofferenza e il dolore che Maria ha sperimentato durante la vita di suo figlio, Gesù Cristo. Molti credenti trovano conforto e ispirazione nella contemplazione della passione di Maria e nel suo ruolo di madre addolorata.

Già nel Medioevo, i fedeli iniziarono a venerare Maria come la madre che ha sofferto insieme a suo figlio durante la sua crocifissione. Questa devozione si è sviluppata ulteriormente nel corso dei secoli, con l’aggiunta di preghiere specifiche e riti liturgici dedicati a Maria Addolorata.

Uno dei momenti cruenti e centrali della vita della madre di Gesù  è stato il suo ruolo durante la Passione di Cristo. Ella ha assistito impotente alla flagellazione, alla coronazione di spine e alla crocifissione di suo figlio. Questi momenti di dolore intenso sono stati vissuti con una profonda compassione e un amore materno indescrivibile. La sua sofferenza è stata così grande che è stata considerata una partecipazione attiva alla redenzione dell’umanità.

Molte persone trovano conforto nel sapere che Maria ha sperimentato il dolore in modo così profondo e che può comprendere le loro sofferenze personali. Questa devozione invita i credenti a rivolgersi a Maria come una madre compassionevole e a chiedere il suo aiuto e la sua intercessione nelle loro difficoltà.

La devozione a Beata Maria Vergine Addolorata si manifesta in vari modi. Alcuni fedeli recitano preghiere specifiche, come il Rosario dei Sette Dolori, che riflette sui momenti di sofferenza di Maria. Altri partecipano a processioni o celebrazioni liturgiche dedicate a Maria Addolorata. Alcune chiese hanno anche statue o immagini di Maria Addolorata, che vengono venerate dai fedeli.

Questa forma di appartenenza e pietà popolare sono state tramutate anche in opere d’arte e musica. Molti artisti hanno rappresentato Maria Addolorata in dipinti e sculture, catturando la sua espressione di dolore e compassione. La musica sacra ha anche celebrato la figura di Maria Addolorata, con composizioni che riflettono sul suo ruolo come madre addolorata.

Nel trovare conforto e speranza nella figura di Maria come madre compassionevole, i credenti si rivolgono a Maria con fiducia per chiedere il suo aiuto nelle difficoltà della vita.

In conclusione, la devozione a Beata Maria Vergine Addolorata è una pratica religiosa che ha radici profonde nella tradizione cattolica. Questa forma di devozione si concentra sulla sofferenza e il dolore che Maria ha sperimentato durante la vita di suo figlio, Gesù Cristo. Molti credenti trovano conforto e ispirazione nella contemplazione della passione di Maria e nel suo ruolo di madre addolorata. La devozione a Maria Addolorata offre un modo per riflettere sulla sofferenza e il dolore nella propria vita e per trovare conforto nella figura di Maria come madre compassionevole.

Le preghiere e le pratiche spirituali legate a Beata Maria Vergine Addolorata

Una delle preghiere più comuni rivolte alla Beata Maria Vergine Addolorata è il Rosario dei Sette Dolori. Questo rosario si concentra sui momenti di sofferenza che Maria ha vissuto durante la vita di suo figlio Gesù. Le sette meditazioni includono la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù nel tempio, l’incontro di Maria con Gesù sulla via del Calvario, la crocifissione di Gesù, la deposizione di Gesù dalla croce e l’ingresso di Gesù nel sepolcro. Queste meditazioni aiutano i fedeli a riflettere sul dolore di Maria e a trovare conforto nella sua vicinanza.

Oltre al Rosario dei Sette Dolori, ci sono anche altre preghiere specifiche che possono essere recitate in onore della Beata Maria Vergine Addolorata. Una di queste è la preghiera dell’Addolorata, che invoca l’intercessione di Maria durante i momenti di dolore e sofferenza. Questa preghiera chiede a Maria di unirsi alle nostre sofferenze e di aiutarci a trovare la forza e la speranza in mezzo alle difficoltà.

Le pratiche spirituali legate alla Beata Maria Vergine Addolorata includono anche la partecipazione alla Messa e alla Comunione in onore di lei. La Messa è un momento di preghiera e di adorazione in cui i fedeli possono offrire le loro intenzioni e chiedere l’intercessione di Maria. La Comunione, invece, è un momento di unione con Cristo e con Maria, che ci aiuta a vivere una vita di fede più profonda e a trovare conforto nelle nostre sofferenze.

Oltre alle preghiere e alle pratiche spirituali, ci sono anche altre forme di devozione alla Beata Maria Vergine Addolorata. Ad esempio, molte persone indossano una medaglia o un’icona raffigurante Maria Addolorata come segno della loro devozione. Alcuni possono anche dedicare un altare o un angolo speciale della loro casa alla Beata Maria Vergine Addolorata, dove possono pregare e riflettere sulla sua vita e sul suo esempio di fede.

Maria Addolorata è un modello di fede e di perseveranza, e la sua intercessione può aiutarci a trovare la pace e la gioia anche nei momenti più tormentati.

Pregare con i Salmi

Pregare con i Salmi

L’ARTE DELLA PREGHIERA

il libro dei Salmi è un esorcismo potente, poiché onora i giorni e le notti, le estati e gli inverni dell’anima. C’è spazio per la speranza e l’angoscia, per la gioia e la delusione, per l’entusiasmo e la demoralizzazione, il trasporto e la prostrazione, l’energia e l’affaticamento, il forte desiderio di riconciliazione e l’altrettanto pungente voglia di vendetta, comunione e solitudine. La porta è aperta a tutte le età della vita, vecchiaia compresa. Vi trovano casa tutti i legami: moglie, marito, genitori, figli, amici, nipoti, vicini… e anche i nemici. Nel Salterio sta la città e la campagna, la terra fertile e la polvere, il torrente pieno d’acqua e la siccità. Reagendo alle concrete, diversissime situazioni della vita reale, l’anima chiede, esige, supplica, loda, insiste, si arrende, si ostina e si abbandona, ringrazia e si lamenta. E ciò che più meraviglia e consola è che al termine di ciascuno di questi riverberi si possa esclamare: “Parola di Dio”.

Lo spiega bene, con affettuosa sapienza, monsignor Vincenzo Paglia nell’introduzione al suo commento al Salterio: L’arte della preghiera. La compagnia dei salmi nei momenti difficili (Milano, Terra Santa, 2020, euro 19). Il testo, scritto durante la pandemia causata dal Covid 19, intende, tra l’altro, esprimere la convinzione che, appunto, perfino dentro la bassa marea dell’anima lo Spirito può parlare. L’efficace introduzione è seguita dal commento a ciascun salmo; conciso, vitale, esigente e consolante. Nell’esposizione spicca la capacità dell’Autore di restituire non solo il senso delle parole dei salmi, ma anche la loro voce. È più facile intendere le parole rispetto alla voce. Le parole possono essere bugiarde, difficilmente lo è la voce, poiché è la prima decantazione dell’anima. Imparare a coglierla significa sfiorare il mistero di una persona. È agevole ripetere le parole di qualcuno; arduo echeggiarne la voce. Eppure è questa la sfida lanciata dal Buon Pastore. Altrimenti le pecore, ascoltando le parole di Cristo, ma non sentendone la voce, vanno da un’altra parte. Paglia commenta i salmi facendone risuonare la voce, come un’educazione alla voce di Cristo che, «gridando», recitò il salmo: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?».

Nel titolo del libro si trova la parola magica “arte”. La necessaria originalità di un’opera d’arte è sorprendente, ma mai eccentrica, poiché è anche risultato di disciplina, termine vicino a quello di “discepolo”. Diventa artista solo chi accetta di imparare, andando a bottega. Il lettore di questo libro si troverà simpaticamente in questa condizione.

di Giovanni Cesare Pagazzi

La compagnia dei salmi nei momenti difficili

Un invito a chi crede e chi no a superare l’afasia del nostro tempo incerto, per ritrovare nei salmi le parole più intime e appassionate di un dialogo con l’Eterno.

«L’arte della preghiera non richiede l’apprendimento di regole astratte. A pregare si impara pregando». In sintonia con questa convinzione, mons. Paglia invita chi crede e chi non crede a superare l’afasia del nostro tempo incerto, per ritrovare nei salmi le parole più intime e appassionate di un dialogo con l’Eterno.

Il Salterio è un preziosissimo scrigno di sapienza per cominciare – o ricominciare – a pregare. I salmi sono parole di carne. Nei salmi c’è l’intera vita: dal seno materno alla nascita, dalla giovinezza alla vecchiaia. Nei salmi c’è il lavoro, il riposo, i sensi di colpa, le grida nella malattia e nel dolore, ma anche la gratitudine, la gioia, la meraviglia.

I salmi mostrano le profondità nascoste del cuore umano, e insegnano a pregare non solo per se stessi, ma per l’intera creazione, accogliendo Dio per riversarlo sul mondo. Certo, è un rapporto asimmetrico, che porta la creatura a salire in alto, e il Signore a chinarsi premurosamente su di lei, ma la relazione è calda, intensa: talvolta, è una discussione a suon di imprecazioni e gelosie; talaltra, è una supplica struggente; altre volte ancora, è lode universale. Mai sono monologhi, i salmi. Sono sempre un dialogo tra un Tu che risponde e un io che chiede.

Edizioni Terra Santa

11 Pensieri dalle Confessioni di Sant’Agostino

11 Pensieri dalle Confessioni di Sant’Agostino

11 pensieri per riaccendere la vita cristiana

“Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità,

insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente.”

C'È UN TEMPO PER OGNI COSA - Qoelet 3,1-15

Una riflessione a mo’ di galleria fotografica per trarre sempre nuove riflessioni

Il mio secondo figlio si chiama Agustín, e non perché mio padre o mio nonno si chiamino così, e nemmeno perché chiamare i bambini in questo modo è di moda. Si chiama Agustín in onore di Sant’Agostino di Ippona. Ho voluto dargli questo nome, sul quale mio marito fortunatamente ha concordato, per non dimenticare mai quello che la vita di questo santo ha dato alla mia e a quella di tanti altri. Le Confessioni sono il libro attraverso il quale ho conosciuto Sant’Agostino, ed è quello che raccomando maggiormente quando parliamo di conversione e di lotta.

Oltre ad essere un bel dialogo tra Sant’Agostino e Dio, questa autobiografia dimostra che anche i santi sono stati peccatori come te e me. Tra le sue righe molti di noi hanno trovato riflesse la propria storia e le proprie cadute. È servita e serve da ispirazione e da incoraggiamento per la conversione di tanti.

Le confessioni, scritte dal 397 fino al 400 (anche se a riguardo ci sono state numerose dispute), sono un’opera divisa in 13 libri, nella quale Agostino ha voluto porre davanti a Dio e a noi tutti il ricordo della sua anima e, con una profonda umiltà, manifestare il suo vecchio e nuovo “io”.

Agostino inizia quello che sarà il suo libro più importante con un’invocazione a Dio. In seguito racconta i primi peccati infantili (che non ricorda ma che gli vengono raccontati o vede in altri bambini) quando cercava le mammelle per nutrirsi, si beava delle gioie o piangeva per le noie della sua carne.

Un bimbo comune che sorrideva, s’innervosiva e al quale non bastava mai niente. Lentamente imparò a parlare osservando i movimenti degli adulti, cominciò a comunicare con i segni adatti e da bimbo divenne, come si definì lui stesso, un fanciullo chiacchierone.

Ecco una riflessione a mo di galleria fotografica sulle Confessioni. Queste parole continuino ad ispirarci oggi come ieri nella ricerca della verità, ovvero nella ricerca di Dio.

1. I tempi di conversione sono i tempi di Dio

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Quanti di noi, pur essendo nati in una famiglia cattolica, hanno conosciuto davvero Dio in età adulta? Non è mai tardi per tornare a Lui, Dio è sempre con noi. Siamo noi che non eravamo con Lui.

Tardi ti ho amato,bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l’ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace”.

2. Dio chiama sempre, cerca sempre e si incarica personalmente di ciascuno di noi

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Quante volte non capiamo cosa ci accade nella vita? Quante cadute, quanti dolori… Anche se sembra che siamo soli in mezzo all’incertezza, Dio è sempre lì; parla, consola e cura con attenzione, anche nel dolore.

“Sotto il lavorio della tua mano delicatissima e pazientissima, Signore, ora il mio cuore lentamente prendeva forma”.

3. Chiedere a Dio significa anche essere disposti ad ascoltare e a ricevere ciò che Egli ci dà. Dio non sbaglia mai

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Quante volte abbiamo levato gli occhi al cielo chiedendo qualcosa a Dio? Gli abbiamo affidato i nostri desideri, i nostri sogni. Gli abbiamo chiesto di alleggerire il nostro peso. A volte sembra che non ci ascolti, ma lo fa sempre e dà ciò che sa che è meglio per ciascuno.

“Tu, la Verità, siedi alto sopra tutti coloro che ti consultano e rispondi contemporaneamente a tutti coloro che ti consultano anche su cose diverse. Le tue risposte sono chiare, ma non tutti le odono chiaramente. Ognuno ti consulta su ciò che vuole, ma non sempre ode la risposta che vuole. Servo tuo più fedele è quello che non mira a udire da te ciò che vuole, ma a volere piuttosto ciò che da te ode”.

4. Dio conosce il più profondo del nostro essere, è Lui che lo ha modellato con le proprie mani

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Costa credere che siamo davvero figli di Dio, tutti e ciascuno di noi. Anche quelli che non credono in Lui. Dio conosce ogni angolo del nostro essere, ogni pensiero, ogni sogno, ogni anelito, ogni caduta, ogni lotta, perché sono state le Sue mani a modellare la nostra esistenza.

“O bontà onnipotente, che ti prendi cura di ciascuno di noi come se avessi solo lui da curare, e di tutti come di ciascuno”

5. Dio ci forma attraverso altri. La responsabilità dell’amore incondizionato

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Noi mamme sappiamo quanto costa allevare un figlio. Serve fiducia in Dio per formarli nella libertà e nella verità. Santa Monica, madre di Sant’Agostino, ci insegna che tutti i dolori e le paure nell’allevare i nostri figli, quando sono offerti a Dio, danno frutto. Tutti siamo chiamati ad essere santi, e tutte le madri sono chiamate ad allevare figli santi per Dio.

“Piangeva innanzi a te mia madre, tua fedele, versando più lacrime di quante ne versino mai le madri alla morte fisica dei figli. Grazie alla fede e allo spirito ricevuto da te essa vedeva la mia morte; e tu l’esaudisti, Signore”. “Le lacrime di una tale donna, che con esse ti chiedeva non oro né argento, né beni labili o volubili, ma la salvezza dell’anima di suo figlio avresti potuto sdegnarle tu, che così l’avevi fatta con la tua grazia, rifiutandole il tuo soccorso? Certamente no, Signore”.

6. Dio è la nostra unica consolazione di fronte alla morte

Trauer und Trost - Figuren auf Friedhof - Variante 4

Perdere qualcuno che amiamo profondamente è così doloroso che si desidera anche la propria morte. Senza Dio siamo perduti, soli, ma Egli comprende questo dolore e ci promette un incontro futuro e senza separazioni nella vita eterna. Questa promessa è quella che ci deve riempire di speranza e far ripristinare la gioia perduta per l’assenza fisica di coloro che se ne sono andati.

“L’unico a non perdere mai un essere caro è colui che ha tutti cari in chi non è mai perduto. E chi è costui, se non il Dio nostro, il Dio che creò il cielo e la terra e li colma, perché colmandoli li ha fatti?”

7. La misericordia di Dio è infinita. Non stanchiamoci mai di chiedere perdono

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Ci sono giorni in cui vorremmo darci per vinti. È una lotta che sembriamo perdere, stanchi di cadere e di chiedere perdono sempre per le stesse cose. Dio non si stanca di perdonarci, siamo noi che pensiamo di non essere più degni di perdono. La sua misericordia è infinita.

“Lode a te, gloria a te, fonte di misericordie. Io mi facevo più miserabile, e tu più vicino. Ormai, ormai era accostata la tua mano, che mi avrebbe tolto e levato dal fango, e io lo ignoravo”.

8. La generosità nella comunità cristiana è un vero cammino di conversione

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Soprattutto in quest’epoca, quanto è importante volgere il nostro sguardo ai nostri fratelli bisognosi della nostra generosità e del nostro amore! C’è tanta gente che muore di fame mentre alcuni sono pieni di ricchezze!

“Tutti i beni che mai possedessimo, sarebbero stati messi in comune, costituendosi, di tutti, un patrimonio solo. In tale maniera, per la nostra schietta amicizia non ci sarebbero stati beni dell’uno o dell’altro, ma un’unica sostanza, formata da tutti; questa sostanza collettiva sarebbe stata di ognuno, e tutte le sostanze sarebbero state di tutti”.

9. Trovano Dio solo gli umili, i più piccoli

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In un mondo in cui si ripone il valore nell’immagine e in ciò che si ha, Sant’Agostino ci ricorda che è agli umili che Dio guarda volentieri.

“Volgi lo sguardo sugli umili, mentre gli eccelsi li vuoi conoscere da lontano e solo ai cuori contriti ti avvicini; non ti riveli ai superbi neppure se con la loro curiosa destrezza sappiano calcolare le stelle e l’arena, misurare gli spazi siderei ed esplorare le piste degli astri”.

10. La morte non è la fine. La vera vita è accanto a Dio

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Desideroso di essere immortale, l’uomo lotta per evitare la morte, per prolungare la giovinezza, e disprezza tutto ciò che gli ricorda che è passeggero, che il corpo si deteriora e che avrà una fine. Sant’Agostino ci ricorda che la nostra vera dimora è il cielo.

“La nostra casa non precipita durante la nostra assenza: è la tua eternità”.

11. Il riposo e il senso della nostra esistenza si vedranno saziati solo da Dio

Il desiderio di infinito che ha l’essere umano non è altro che un’espressione della nostalgia di Dio, della chiamata ad essere eterni. Riusciremo a saziare questo anelito, questa fame, solo nutrendoci di Dio.

11 frasi dalle Confessioni di Sant'Agostino fondamentali per la nostra vita cristiana

“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.

di Silvana Ramos per Aleteia

https://www.papaboys.org/11-frasi-dalle-confessioni-di-santagostino-che-possono-davvero-riaccendere-la-nostra-vita-cristiana/

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