Il matrimonio civile unisce la coppia ma la rende incompleta

Il matrimonio civile unisce la coppia ma la rende incompleta

Da

 Rosalia Gigliano

Una delle preoccupazioni che sorgono a molte coppie, che non hanno scelto il rito religioso, è proprio quello di sentire un senso di inadeguatezza

matrimonio

Ha maggior validità il rito civile o quello religioso? Nel caso del solo matrimonio civile, cosa manca effettivamente alla coppia? Un sacerdote chiarisce le idee.

Matrimonio civile e non religioso?

Sposarsi solo con il rito civile ha meno valore di quello religioso? Perché, dopo questo tipo di matrimonio, alcune coppie si sentono “mancare di qualcosa”? Una fedele ha chiesto consiglio a Padre Angelo: “Sono una donna di 30 anni cresciuta con la classica educazione cattolica di facciata, nel senso che, come accade spesso, ho fatto tutti i sacramenti fino alla Cresima perché andavano fatti […] Negli anni ho avuto un rapporto di tira e molla con la fede, ma senza essere mai realmente convinta né in un senso né nell’altro” – inizia a spiegare la donna.

Da qualche mese, infatti, sto però attraversando un periodo particolare, e penso che la leva sia stata il mio matrimonio avvenuto, per coerenza solo civile: mio marito è entrato nella mia vita in un momento particolare […] mi ha fatto di nuovo credere nell’amore, e non ho mai avuto alcun dubbio sui miei sentimenti per lui e su quanto mi sia sentita fortunata (o forse benedetta?) per l’averlo incontrato.

Ecco, nonostante questo mi sono ritrovata ad affrontare il periodo immediatamente precedente e subito successivo al matrimonio con grossa difficoltà, grossi dubbi, addirittura voglia di fuggire. Calmate le acque mi sono resa conto, però, di qual è il problema, e cioè che nella nostra unione manca qualcosa, ossia il consolidamento davanti a Dio.

Sto avendo anche difficoltà a vivere l’intimità con lui, perché sento che non è una situazione regolare, e la vivo doppiamente male perché ho la consapevolezza che potremmo tranquillamente risolverla” – continua la donna.

“Sento di dover intraprendere un cammino spirituale. E se dovessi sposarmi anche in chiesa?”

Mio marito tra l’altro è agnostico (come lo ero anch’io fino a poco tempo fa), e pur avendo profondo rispetto per la fede altrui non ha vissuto la mia stessa crisi spirituale. Ecco, io sento di dover intraprendere in primis un percorso spirituale personale, ma per un percorso finalizzato a un autentico.

Immagino che sia imprescindibile la condivisione spirituale nella coppia. Pregherò affinché anche per lui la fede si manifesti e gli dia la forza di intraprendere questo percorso, ma qualora non fosse possibile si può ricorrere a un rito misto?” – spiega la donna.

Padre Angelo cerca di darla una risposta quanto più completa possibile: “Eri all’inizio di un rapporto ritrovato con Dio. E ritrovato subito dopo aver contratto un matrimonio civile. Dici che senti che manca ancora qualcosa al tuo matrimonio. È vero, manca quella benedizione che rende immortale a tutti gli effetti la vostra donazione vicendevole.

Certamente vi è donazione fra voi. C’è il desiderio da parte vostra che questa donazione sia immortale. Ma l’immortalità effettiva, e non soltanto auspicata, può venire solo da Colui che è il Signore della vita. Quando ti sarai sposata col matrimonio sacramento sentirai che le cose stanno diversamente. Vi sentirete una cosa sola in Dio immortale ed eterno”.

Padre Angelo cita, anche, Tertulliano

Il sacerdote, continua, citando anche uno scrittore cristiano del II sec. D.C, Tertulliano: “Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica? Quale giogo quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un unico desiderio, in un’unica osservanza, in un unico servizio!

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Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito”.

Padre Angelo: “Il valore del matrimonio sacramento”

Un pensiero, quello di un matrimonio anche religioso, del tutto approvato anche dal sacerdote: “Fai bene a pensare al matrimonio sacramento con tuo marito. Penso che sia tuo desiderio e sia desiderio anche di tuo marito sentire quelle parole divine che hanno il potere di rendervi una cosa sola, indistruttibile: “E ciò che Dio ha unito l’uomo non lo divida”. Uniti per sempre! Una cosa sola per sempre: nella preghiera, nell’offerta, nel servizio di Dio!”.

Padre Angelo continua la sua risposta, citando anche citando San Paolo, “Il servizio di Dio si esprime nella dedizione vicendevole, nella preghiera comune e talvolta anche nella sopportazione reciproca che Dio stesso ripaga per tutte e due con una ricompensa eterna: “Le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”.

Fai bene ad aspirare a quella perfetta unione nella quale non vi sarà alcuna divisione tanto nello spirito quanto nella carne e vi sentirete tutti e due sono figli dello stesso Padre e servi dello stesso Signore.

Sì, prega perché il Signore ti conceda presto di poter vivere una simile unione con tuo marito. Chiedi a Maria che intervenga per te davanti a Gesù come è intervenuta un giorno a Cana di Galilea. Quando è la Madonna che chiede la grazia è certa” – conclude Padre Angelo.

Fonte: amicidomenicani.it

ROSALIA GIGLIANO

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

In tutto il mondo, o quasi, fuso orario permettendo, il 14 Febbraio si festeggia San Valentino però…
Pochi sanno che il santo cosiddetto degli innamorati non è il solo a festeggiare oggi, ma che si trova in compagnia dei due patroni d’Europa: San Cirillo e San Metodio. Avere un santo in famiglia è una cosa che accade di rado, soprattutto con i tempi che corrono. Averne addirittura due è un caso unico al mondo. I due santi, fratelli di sangue e nella fede, sono anche conosciuti come “gli apostoli degli slavi” e il 14 febbraio vengono festeggiati dalle religioni ortodosse, la cui chiesa romena a Sanremo, che ne porta i nomi, è un esempio.

I festeggiamenti di quest’anno saranno ancora più importanti dal momento che ricorre proprio oggi il loro bicentenario.

Ma cosa hanno fatto San Cirillo e San Metodio, e sopratutto, San Valentino rischia di essere spodestato dal trono di fiori e cioccolatini che il marketing ha voluto costruirgli?

Cirillo e Metodio, nacquero in Tessalonica e la loro opera di evangelizzazione avvenne in Moravia dove intrapresero il lavoro di traduzione dei libri sacri a scopo liturgico gettando le basi di tutta la letteratura nelle lingue dei popoli slavi. Per questo motivo i santi fratelli vengono considerati i padri della cultura, dalle suddette popolazioni.

Nel 1980 Giovanni Paolo II li nominò, assieme a San Benedetto, patroni d’Europa
San Valentino invece ha avuto un notevole successo da tempo immemorabile in quanto la sua festa risulterebbe tra le prime registrate nel calendario liturgico fin dal V Secolo. La tradizione è nata nei paesi anglosassoni dove ancora oggi viene festeggiato il “Saint Valentine’s Day”.

Di San Valentino la tradizione ne cita due, tutti due martiri e ricordati il 14 febbraio: il primo, sacerdote romano, amico dell’imperatore romano Gotico ma, avendo convertito il prefetto Asterio e tutta la sua famiglia, fu mandato al supplizio nel 268 e sepolto lungo la via Flaminia, dove sorse una chiesa a lui dedicata: il secondo Valentino, nato intorno al 175 ad Interamna (Terni), divenuto vescovo, fu chiamato a Roma dal filosofo Cratone per far guarire il figlio epilettico; ottenuto il miracolo tutta la sua famiglia si convertì al cristianesimo.
SAN VALENTINO, CHI ERA MAI COSTUI?
di Angelo Siro (da FilateliaReligiosa.it)

Come per molte altre feste di Santi anche quella dedicata a San Valentino è stata declassata! Anche se “la società dei consumi” non se ne è accorta.

Nel nuovo calendario liturgico il 14 febbraio vengono infatti festeggiati i Santi Cirillo e Metodio, i fratelli monaci, considerati “gli apostoli degli Slavi”, vissuti nel IX Secolo, inventori dell’alfabeto cirillico e proclamati da Papa Giovanni Paolo II compatroni d’Europa il 31 dicembre 1980 (con San Benedetto).

San Valentino invece ha avuto un notevole successo da tempo immemorabile in quanto la sua festa risulterebbe tra le prime registrate nel calendario liturgico fin dal V Secolo. La tradizione è nata nei paesi anglosassoni dove ancora oggi viene festeggiato il “Saint Valentine’s Day”.

Di San Valentino la tradizione ne cita due, tutti due martiri e ricordati il 14 febbraio: il primo, sacerdote romano, amico dell’imperatore romano Gotico ma, avendo convertito il prefetto Asterio e tutta la sua famiglia, fu mandato al supplizio nel 268 e sepolto lungo la via Flaminia, dove sorse una chiesa a lui dedicata: il secondo Valentino, nato intorno al 175 ad Interamna (Terni), divenuto vescovo, fu chiamato a Roma dal filosofo Cratone per far guarire il figlio epilettico; ottenuto il miracolo tutta la sua famiglia si convertì al cristianesimo. L’imperatore Marco Aurelio Claudio Quintillo ordinò la lapidazione e la decapitazione che avvenne il 14 febbraio del 273! Il suo corpo fu riportato a Terni dai giovani seguaci Procolo, Efebo e Apollonio che per questo atto subirono pochi giorni dopo la stessa sorte.

Finisce qui la storia (o meglio le storie) di San Valentino. Recenti studi hanno stabilito che il ruolo di questa “vita” fosse quello della propaganda monastica, ad uso del monastero benedettino esistente a Terni dal IX Secolo; il testo ha le caratteristiche canoniche replicate infinite volte nelle vite dei martiri dell’epoca! San Valentino è ritratto semplicemente come un uomo che visse pienamente la propria fede, annunciando con parole e opere il nome di Cristo.

In epoca moderna il testo della “Vita” fu manipolato; Valentino venne spogliato dei connotati monastici per essere rivestito di quelli del martire in difesa dell’ortodossia, in piena sintonia con la Controriforma. (I Santi nella storia – ed. San Paolo 2006).

E allora i bacetti, i fidanzatini… da dove arrivano? Sono numerose le leggende che sono entrate a far parte della cultura popolare sulla vita di San Valentino.

Bisogna risalire al IV secolo a.C. quando i Romani iniziarono a celebrare i Lupercali, festeggiamenti in onore del dio Lupercus, protettore delle greggi, nel mese di febbraio, mese in cui ci si preparava all’arrivo della primavera. Era tradizione pagana che i giovani partecipassero ad una “lotteria dell’amore” dove le coppie venivano estratte a sorte e potevano vivere per tutto l’anno in intimità. Questa tradizione rimase in vita fino al V Secolo dopo Cristo ed entrò in conflitto con i principi del Cristianesimo. Il Papa Gelasio I (492-496), per sopprimere la connotazione pagana della festa individuò in Valentino, martirizzato due secoli prima, proprio il 14 febbraio (secondo altre fonti il 24 febbraio), il santo su cui far convergere le caratteristiche “sentimentali” proprie dei Lupercali.

Quindi incominciarono a fiorire le più curiose leggende:

fu consacrato vescovo, su proposta di Papa Vittore (189-199) a soli 27 anni
come Vescovo donò una rosa a due giovani che stavano litigando e questi si riconciliarono…
unì in matrimonio una cristiana con un giovane centurione romano
numerose guarigioni e conversioni
promosse la festa della promessa e unì in matrimonio cristiano moltissime coppie
Valentino, in attesa dell’esecuzione, si innamorò della figlia del guardiano e prima di morire le lasciò un biglietto “dal vostro Valentino”… (ipotesi curiosa visto che, secondo le leggende, visse circa 100 anni). Da questa leggenda, nei Paesi Anglosassoni, si diffusero i “biglietti d’amore o di amicizia” che per gli americani si chiamano ancora oggi i “Valentine”.

La città di Terni l’assunse, nel 1644 come Patrono cittadino, anche se, pare che le reliquie fossero un dono di Papa Paolo II (1464-1471) alle nubili della città. Da allora Terni si è considerata la “città degli innamorati” e annualmente, nella Basilica a lui dedicata fin dal 1605, si celebrano importanti manifestazioni tra cui “Terni – San Valentino: un anno d’amore” che assegna ogni anno un riconoscimento a chi si è distinto per un atto d’amore.

Da molti anni il Comune di Terni promuove un annullo filatelico nel giorno del loro santo Patrono.

Febbraio delle Parrocchie

Febbraio delle Parrocchie

Il Papa: preghiamo perché ogni parrocchia abbia le porte sempre aperte per tutti

Guarda alle comunità parrocchiali l’intenzione di preghiera di Francesco affidata a tutta la Chiesa per il mese di febbraio. Era il 2023, appena un anno fa ma, nel video diffuso dalla Rete mondiale di preghiera del Papa c’era l’invito sempre attuale a ripensare con coraggio lo stile delle parrocchie per farle diventare veri luoghi di comunione tra le persone e di accoglienza, senza esclusioni

Adriana Masotti – Città del Vaticano

La parrocchia non è un “club” riservato a pochi, ma un luogo dove per entrare non sono richiesti particolari requisiti e alla cui porta d’entrata si dovrebbe leggere: “ingresso libero”. E’ per questa intenzione che Francesco invita a pregare la Chiesa nel Video diffuso dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per il mese di febbraio. Un modo per chiedere che le parrocchie siano davvero comunità, centri di ascolto e di accoglienza “con le porte sempre aperte”.

Il messaggio del Papa 

“A volte penso che dovremmo affiggere nelle parrocchie, alla porta, un cartello che dica: ‘Ingresso libero’ – afferma Papa Francesco nel Video del Papa  -. Le parrocchie devono essere comunità vicine, senza burocrazia, centrate sulle persone e in cui trovare il dono dei sacramenti. Devono tornare ad essere scuole di servizio e generosità, con le porte sempre aperte agli esclusi. E agli inclusi. A tutti”. Il messaggio di Francesco è che “le parrocchie non sono un club per pochi, che garantisce una certa appartenenza sociale”. E prosegue con l’esortazione: “Per favore, siamo audaci! Ripensiamo tutti allo stile delle nostre comunità parrocchiali”. L’intenzione di preghiera del Papa per febbraio è dunque “perché le parrocchie, mettendo la comunione – la comunione delle persone, la comunione ecclesiale – al centro, siano sempre più comunità di fede, di fraternità e di accoglienza verso i più bisognosi”.

La ricchezza della Chiesa sono le persone 

L’esterno di una parrocchia bellissima, ma vuota. Poi la stessa parrocchia, piena di persone, che diventa dunque ancora più bella. Il Video del Papa di questo mese si apre così – si legge nel comunicato stampa che lo accompagna – ricordando che la ricchezza della Chiesa non sono gli edifici, ma le persone che li abitano. Le immagini, provenienti da parrocchie di tutto il mondo, descrivono incontri conviviali, conferenze, distribuzione di aiuti ai più bisognosi, visite agli anziani e ai malati, spettacoli. È un video, dunque, pieno di vita, quella vita che scorre nelle parrocchie e le rende ancora punti di riferimento per molti, dove si impara l’arte dell’incontro.

Locandina intenzione di preghiera del Papa per il mese di febbraio

Locandina intenzione di preghiera del Papa per il mese di febbraio

La parrocchia è presenza della Chiesa tra le case

Il comunicato ricorda che già nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, Papa Francesco aveva evidenziato la centralità della parrocchia: “sebbene non sia l’unica istituzione evangelizzatrice”, aveva scritto citando un’espressione di Giovanni Paolo II nella Christifideles laici, la parrocchia ha la particolare caratteristica di essere “la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie”. Per questo deve stare “in contatto con le famiglie e con la vita del popolo” e non diventare “una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi”. Ma questo “appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie”, aggiungeva, “non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente”. Il Pontefice, dunque, insiste sull’idea che le parrocchie debbano portare avanti questo cammino di trasformazione per essere sempre aperte e a disposizione di tutti senza esclusioni, per questo parla di audacia e di ripensamento dello stile attuale delle comunità.

Le persone al centro della vita parrocchiale

Commentando l’intenzione di preghiera di febbraio, padre Frédéric Fornos S.J., direttore Internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ha ricordato che “qualche anno fa, Francesco ha detto alla diocesi di Isernia-Venafro: ‘Ogni comunità parrocchiale è chiamata ad essere luogo privilegiato dell’ascolto e dell’annuncio del Vangelo; casa di preghiera raccolta intorno all’Eucaristia; vera scuola della comunione’. Ascolto, preghiera e comunione – prosegue padre Fornos – sono indicazioni sinodali essenziali per la vita delle parrocchie. Per far questo, però, devono essere davvero comunità, con le persone al centro, perché siamo realmente comunità quando conosciamo l’altro, conosciamo il suo nome, le sue necessità, la sua voce”.

L'intenzione di preghiera del Papa

L’intenzione di preghiera del Papa

Ripensare allo stile delle nostre comunità

Si tratta di una sfida molto grande, dice ancora il direttore della Rete, infatti “quante volte accade che la parrocchia si trasformi in un raggruppamento di persone più o meno sconosciute che si ritrova per la Messa della domenica ma senza vita comunitaria?” “Essere una comunità cristiana – sottolinea – è una grazia, nasce dalla fede condivisa, dalla fraternità vissuta e dall’accoglienza ai più bisognosi; nasce da un’esperienza spirituale comune, dall’incontro con Cristo Risorto. Come dice Francesco nel Video del Papa – conclude padre Fornos -, dobbiamo essere ‘audaci’ nell’ascolto dello Spirito Santo e ripensare tutti ‘allo stile delle nostre comunità parrocchiali’”.

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-01/papa-francesco-video-intenzione-preghiera-febbraio-rete-mondiale.html

S Francesco di Sales

S Francesco di Sales

“Tutto è grazia”

San Francesco di Sales, nato il 21 agosto 1567 a Thorens-Glières, in Savoia (oggi Francia), è stato un vescovo cattolico e dottore della Chiesa. È noto soprattutto per la sua opera di evangelizzazione e per la sua guida spirituale. Ecco una breve panoramica della sua vita:

  1. Gioventù e Formazione: Francesco nacque da una famiglia nobile. Fin da giovane, mostrò una profonda devozione religiosa. Dopo gli studi in diritto a Padova, contro la volontà di suo padre, scelse di seguire la vocazione ecclesiastica.
  2. Ordinazione e Missioni: Francesco fu ordinato sacerdote nel 1593. Inizialmente, desiderava vivere come eremita, ma il suo direttore spirituale, San Francesco di Sales, lo convinse a dedicarsi all’apostolato. Si unì a un gruppo di sacerdoti che cercavano di riconvertire la popolazione calvinista della Savoia al cattolicesimo.
  3. Vescovo di Ginevra: Nel 1602, Francesco di Sales fu nominato vescovo di Ginevra, una città a maggioranza calvinista. Qui affrontò numerose sfide, cercando di riconciliare le divisioni religiose e promuovere la tolleranza.
  4. Scritti Spirituali: Francesco di Sales è noto per i suoi scritti spirituali, tra cui “Introduzione alla vita devota” e “Trattato dell’amore di Dio”. Queste opere riflettono la sua saggezza spirituale e la sua visione dell’amore di Dio come accessibile a tutti.
  5. Ordine della Visitazione: Insieme a Santa Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, Francesco di Sales fondò l’Ordine della Visitazione nel 1610, un’istituzione religiosa per donne che desideravano vivere una vita contemplativa.
  6. Morte e Canonizzazione: Francesco di Sales morì il 28 dicembre 1622. Fu canonizzato nel 1665 da papa Alessandro VII e dichiarato dottore della Chiesa nel 1877 da papa Pio IX.

San Francesco di Sales è riconosciuto come patrono dei giornalisti e degli scrittori a causa della sua abilità nel comunicare in modo chiaro e accessibile. La sua eredità spirituale vive attraverso i suoi insegnamenti e l’influenza duratura della sua guida pastorale.

La teologia di San Francesco di Sales è caratterizzata da un approccio gentile e adattabile, centrato sull’amore di Dio e sull’accessibilità della santità per tutti. Alcuni punti chiave della sua teologia includono:

  1. La Dottrina dell’Amore Divino: Francesco di Sales enfatizzò l’amore misericordioso di Dio. Sostenne che Dio ama ogni anima in modo unico e che la salvezza è aperta a tutti, indipendentemente dalla loro condizione o passato. Questa concezione amorevole di Dio è al centro della sua spiritualità.
  2. Universalità della Vocazione alla Santità: Contrariamente all’idea che la santità fosse riservata solo a coloro che abbracciavano la vita monastica, Francesco di Sales insegnò la possibilità della santità in tutte le vocazioni. La sua famosa frase “Tutto è grazia” riflette il suo convincimento che la santità può essere raggiunta in ogni stato di vita.
  3. Il Concetto di Dolcezza Spirituale: Francesco di Sales promosse la “dolcezza spirituale” come via per avvicinarsi a Dio. Invitò i fedeli a praticare la preghiera, la meditazione e le virtù cristiane con dolcezza, evitando la rigidità e la durezza. Questo approccio gentile si riflette nel suo celebre consiglio: “Si prende più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto.”
  4. La Spiritualità della Presenza di Dio: Francesco di Sales sottolineò l’importanza di vivere consapevolmente la presenza di Dio nella vita quotidiana. Invitò i credenti a cercare Dio nelle situazioni comuni e a portare la spiritualità nella vita di tutti i giorni.
  5. Accoglienza e Tolleranza: Data la sua missione di riconciliazione a Ginevra, Francesco di Sales promosse l’accoglienza e la tolleranza verso coloro che professavano fedi diverse. La sua gentilezza e rispetto per gli altri contribuirono alla sua reputazione di “gentiluomo di Dio”.

La teologia di San Francesco di Sales ha avuto un impatto significativo nella spiritualità cattolica, influenzando numerosi pensatori e guidando molti sulla via della santità attraverso un approccio amorevole e pratico alla fede. La sua eredità è ancora viva oggi, specialmente attraverso l’Ordine della Visitazione e la diffusione dei suoi scritti spirituali.

L’approccio di San Francesco di Sales alla teologia ha lasciato un’impronta duratura anche nell’ambito della direzione spirituale. La sua metodologia è enfatizzata nei suoi scritti e lettere pastorali, tra cui la celebre “Introduzione alla vita devota”. Alcuni aspetti chiave includono:

  1. La Dolcezza nella Direzione Spirituale: Francesco di Sales è noto per la sua dolcezza e pazienza nel guidare gli altri sulla via spirituale. Ha sottolineato l’importanza di adattare la direzione spirituale alle esigenze individuali, evitando severità eccessiva e incoraggiando anziché scoraggiare.
  2. La Consapevolezza della Propria Debolezza: Ha insegnato che la consapevolezza della propria debolezza è essenziale per il progresso spirituale. Invitava le persone a crescere nella virtù con gradualità, affrontando con pazienza e fiducia le proprie imperfezioni.
  3. La Preghiera e la Meditazione: Francesco di Sales ha posto un forte accento sulla preghiera e la meditazione come mezzi per sviluppare una relazione personale con Dio. Ha incoraggiato la regolarità nella preghiera quotidiana e ha sottolineato la sua importanza nel nutrire la vita spirituale.
  4. La Libertà Interiore: Ha insegnato l’importanza della libertà interiore, indicando che la vera virtù non è forzata ma libera scelta. Invitava i fedeli a compiere le azioni virtuose con gioia e consapevolezza, senza sentirsi schiavi della perfezione esteriore.
  5. La Devotio Moderna: San Francesco di Sales ha tratto ispirazione dalla tradizione della Devotio Moderna, promuovendo una forma di devozione che integrasse la spiritualità contemplativa con l’azione pratica nella vita quotidiana.

La sua eredità nella direzione spirituale è stata particolarmente apprezzata, tanto che è diventato il patrono dei direttori spirituali. La sua saggezza e il suo approccio amorevole continuano a guidare coloro che cercano una vita spirituale più profonda e un rapporto più intimo con Dio. La sua santità, improntata alla dolcezza e all’umiltà, rimane un faro luminoso per coloro che desiderano seguire la via della fede con cuore aperto e amorevolezza.

DALLA “INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA”
“Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna “secondo la propria specie” (Gn 1, 11). Lo stesso comando si rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producono frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.
La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.
Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l’artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso, e il religioso si espone a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.
L’ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.
Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l’unisce alla devozione. La cura della famiglia è rèsa più leggera, l’amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili”.

La disperazione delle madri dei migranti

La disperazione delle madri dei migranti

Se Michelangelo fosse vissuto ai nostri giorni, forse La pietà l’avrebbe raffigurata così: con i volti straziati dalla disperazione delle madri che piangono i loro figli. Figli migranti, saliti a bordo di barche di fortuna in cerca di un futuro migliore lontano da casa e finiti, invece, inghiottiti dalle acque del mare, a causa di tragici naufragi.

Le madri ritratte in questa fotografia vivono nella città settentrionale siriana di Manbij, al confine con la Turchia. Le lacrime che rigano i loro volti sono quelle per nove migranti curdi, i loro figli che non torneranno mai più indietro, perché annegati, ad ottobre, al largo delle coste dell’Algeria.

Ma il pianto di queste donne siriane non è diverso da quello della madre del piccolo Hudaifa, di soli due anni, partito a settembre su un “barcone della speranza” da Antalya, in Turchia, e morto di sete in mare aperto, a circa 71 miglia dalla Libia. È stata la mamma ad accorgersi che il piccolo non respirava più. Ed è stata lei a lavarlo e a rivestirlo con abiti puliti, custoditi accuratamente in una busta e pensati per l’arrivo sulla terra ferma. Ed è stata sempre lei ad affidarlo alle acque del mare, che lo hanno travolto per sempre.

Lo stesso dolore e le stesse lacrime le immaginiamo sul volto e nel cuore della giovane mamma di 19 anni che, pochi giorni fa, è stata soccorsa al largo di Lampedusa insieme ad altri migranti e che ha visto morire suo figlio, un neonato di soli venti giorni. E a nulla serve dire che il piccolo soffriva di problemi respiratori, perché ciò non allevia lo strazio della madre.

Quel medesimo strazio accompagna da tempo le donne che partecipano al “Movimiento Migrante Mesoamericano”, organizzazione che, dal 2004, attraversa il Messico con una carovana. A comporla sono le madri di migranti scomparsi durante il loro viaggio dall’America Latina verso la frontiera settentrionale con gli Stati Uniti. Le statistiche diffuse dal Registro nacional de personas desaparecidas y no localizadas (Rnpdno) rivelano che le persone migranti delle quali non si ha più traccia sono quasi 3.000, a cui si aggiungono oltre 20.000 di nazionalità non identificata, per un totale di quasi 100.000 desaparecidos in tutto il Messico. Erano partiti in cerca di fortuna, ma hanno incontrato la morte. Pietà per loro, pietà per le loro madri.

di ISABELLA PIRO

Il Papa: con il Sinodo aprire la porta a chi è fuori della Chiesa

Il Papa: con il Sinodo aprire la porta a chi è fuori della Chiesa

Ad un anno dal suo avvio, Francesco dedica il videomessaggio con le intenzioni di preghiera per il mese di ottobre al percorso sinodale, che ora inizia la fase continentale: “Non si tratta di raccogliere opinioni o di creare un parlamento, si tratta di ascoltare e di pregare. Senza preghiera non ci sarà sinodo”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Non un sondaggio, né una raccolta di opinioni, tantomeno un parlamento, ma un’occasione per pregare insieme, per camminare tutti “nella stessa direzione” e, soprattutto, per “aprire la porta a chi è fuori della Chiesa”. Un anno dopo – era il 9 ottobre 2021 – dal suo avvio “dal basso”, cioè dalle chiese locali, Papa Francesco mette al centro del suo videomessaggio per le intenzioni di preghiera di ottobre il percorso sinodale. Percorso che, dopo la fase diocesana, cioè quella consultazione tra le Diocesi, le Conferenze episcopali e in tutto il popolo di Dio, si avvia verso la fase continentale, seconda tappa prima della grande assise che si celebrerà nell’ottobre 2023 in Vaticano.

Camminare insieme 

Novità per il Sinodo: si comincia dalle Chiese locali

Novità per il Sinodo: si comincia dalle Chiese locali

Che cosa significa “fare Sinodo”? Significa camminare insieme: si-no-do. In greco vuol dire questo, “camminare insieme” e camminare nella stessa direzione.

Questo, dice il Papa in spagnolo nei circa 2 minuti del video, tradotto in 23 lingue e con una copertura stampa in 114 Paesi, è ciò “che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Che recuperi la consapevolezza di essere un popolo in cammino e di doverlo fare insieme”.

Ascoltare, più di sentire

Una Chiesa con questo stile sinodale diventa “una Chiesa dell’ascolto, che sa che ascoltare è più di sentire”, afferma ancora il Pontefice, mentre scorrono immagini di donne, uomini, giovani, anziani, religiosi, suore, famiglie che camminano in diversi luoghi del mondo.

L’ascolto che il Papa auspica è un sentirsi a vicenda “nella nostra diversità”, in modo da “aprire la porta a chi è fuori della Chiesa”.

Non si tratta di raccogliere opinioni, né di creare un parlamento. Il Sinodo non è un sondaggio; si tratta di ascoltare il protagonista, che è lo Spirito Santo, si tratta di pregare. Senza preghiera non ci sarà Sinodo.

Una Chiesa della vicinanza 

Sinodo, al via la seconda fase: "Nessuno si senta escluso o non ascoltato nella Chiesa"

Sinodo, al via la seconda fase: “Nessuno si senta escluso o non ascoltato nella Chiesa”

Allora approfittiamo di questa opportunità per “essere una Chiesa della vicinanza, che è lo stile di Dio: la vicinanza”. Il Papa ringrazia, negli ultimi minuti del videomessaggio, “il popolo di Dio che, con il suo ascolto attento, sta percorrendo un cammino sinodale”.

Preghiamo affinché la Chiesa, fedele al Vangelo e coraggiosa nel suo annuncio, viva sempre più la sinodalità e sia un luogo di solidarietà, di fraternità e di accoglienza.

Fornos: servono ascolto, dialogo e discernimento

“Perché il cammino sinodale in corso sia un vero processo spirituale servono ascolto, dialogo, preghiera e discernimento. Non c’è discernimento senza preghiera”, commenta padre Frédéric Fornos S.J., direttore Internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ricordando che Francesco, peraltro, ha avviato nell’udienza generale del mercoledì un ciclo di catechesi sul discernimento. “Senza preghiera – sottolinea il gesuita – si possono condividere belle riflessioni ed esperienze, ma difficilmente si può stare in ascolto dello Spirito Santo, attore principale del Sinodo”.

La fase continentale del percorso sinodale 

Sinodo, redatto e consegnato al Papa il Documento della fase continentale

Sinodo, redatto e consegnato al Papa il Documento della fase continentale

L’intenzione di preghiera di Papa Francesco arriva in un momento importante del cammino sinodale, che – come detto – è iniziato nel 2021 e si concluderà nel 2023: conclusa la tappa iniziale, in cui le Chiese particolari, le Conferenze Episcopali e altre realtà ecclesiali hanno riflettuto sulla base del Documento preparatorio inviato da Roma, si inaugura infatti la tappa continentale, che pone l’accento su ascolto, discernimento e dialogo a livello regionale, partendo dagli apporti delle Chiese particolari. Nei giorni scorsi a Frascati si è riunito il gruppo di esperti che ha esaminato i diversi rapporti provenienti da questa grande consultazione del “popolo di Dio” e che ha elaborato il Documento per la fase continentale. Ieri, domenica 2 ottobre, il Documento è stato consegnato al Papa in un’udienza privata con una c