"Gridatelo dai tetti...."

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

La modalità con cui Gesù cercava di trasmettere la sua guida spirituale era affidata molto alla capacità di raccontare storie attraverso le parabole per raggiungere il pensiero di chi ascoltava in un modo semplice, pratico ed efficace.

Le parabole, o la modalità di raccontare storie, è una tecnica di narrazione efficace che cattura l’attenzione di tutte le persone, dai bambini agli adulti, quindi anche leggendo e impostando un tono o una cadenza del tipo c‘era una volta” questa modalità catalizza sicuramente l’attenzione di tutti.

Quando raccontiamo delle favole di buonanotte ai bambini stiamo cercando di aiutarli a prendere sonno; quando invece leggiamo storie ispirate da Dio, il nostro obiettivo sarà quello di stimolare al massimo il coinvolgimento dell’Assemblea che ci ascolta.

La narrazione orale ha radici ben profonde. Nella storia dell’uomo già dalle prime civiltà tutte le informazioni fondamentali, importanti anche per la sopravvivenza, così come altre storie epiche di quel popolo, sono state trasmesse di generazione in generazione attraverso storie narrate oralmente.

Quindi, potrebbe essere questo il motivo per cui questa forma di narrazione è quasi geneticamente rimasta in profondità nella nostra connotazione umana.

Forse è proprio per questo che istintivamente le persone prestano più attenzione alle storie narrate che a dei concetti teorici.

Per capire come impostare questa modalità di raccontare storie, basta pensare a come viene detta una favola ad un bambino: in genere si inizia con il fatidico “C’era una volta” cercando di impostare un tono, un ritmo particolare che suggeriscono un senso di avventura, di eccitazione; tutto creato facilmente con quelle paroline magiche che attirano e che catturano l’attenzione.

In seguito l’ascolto viene continuamente rilanciato con dei cambiamenti di voce per descrivere i vari personaggi e le varie situazioni: le variazioni di ritmo per sottolineare le azioni che avvengono, utilizzando anche qualche pausa, per dare tempo al bambino di pensare, di assorbire e gustare quello che abbiamo letto.

Tutto questo atteggiamento attira l’attenzione del bambino; questa “narrazione” solo per la modalità di come viene interpretata e presentata, lo mette in allarme e gli suggerisce che sta per ascoltare qualcosa di straordinariamente interessante.

Quindi la formula per mantenere l’attenzione di chi ascolta passa attraverso:

la “narrazione” usando variazioni di volume, di ritmo e di intonazioni;

– l’uso intelligente di pause per anticipare gli accadimenti e dare tempo alla riflessione;

– la capacità di creare ambienti e atmosfere diverse riempiti con stati d’animo particolari che rappresentano, con diverse impostazioni di voce, i diversi personaggi della storia.

– la modalità di raccontarla come se ci fossero più persone in azione; in pratica, cambiando “ruolo” all’interno di ogni narrazione e impersonando, cioè dando personalità concreta, ad esempio: al narratore o ad altri personaggi o all’eroe della storia.

Questi cambi di ruolo all’interno di una storia semplice, o complessa che sia, possono aiutare chi ti ascolta a comprendere meglio il carattere dei personaggi che agiscono nella storia narrata.

Ma attenzione, non stiamo dicendo che il nostro obiettivo è quello di rappresentare una storia della Bibbia in un modo “drammaturgico”!

Questa modalità “teatrale” confonde chi ti ascolta e sposta l’attenzione sull’ego personale del lettore e la sua capacità di recitazione.

La rappresentazione dei diversi ruoli che agiscono, nel racconto o nella storia, devono essere presentati sempre in modo naturale; che non vuol dire improvvisare in modo “superficiale”, perché anche in questo caso ogni narrazione va studiata prima.

Per prepararla bisogna individuare chi sono i personaggi che agiscono, che cosa stanno facendo, dove si svolge questa azione e in che ora del giorno sta accadendo questo, qual è il loro stato d’animo, che relazione c’è con il tema principale della lettura, perché quelle persone sono lì, quali sono i loro ruoli e perché dovrebbero essere importanti per chi ascolta.

La comprensione delle cose elencate prima, può suggerire al lettore di immedesimarsi meglio nei sentimenti e negli stati d’animo che la parola di Dio cerca di descrivere. La lettura, organizzata in questo modo, avrà il potere di comunicare a chi ascolta emozioni e sentimenti reali, lontani certamente da una finzione artificiale.

Quindi l’obiettivo non è quello di “recitare” bene ma raggiungere una consegna chiara e comprensibile del messaggio. Non si tratta di ricercare voci per caratterizzare e “spettacolizzare” le parti dei personaggi, ma presentare voci con sottili differenze per dare un significato diverso ai vari soggetti della storia, modificando “moderatamente” intonazione, voce, tono, volume, ritmo, pause ed enfasi.

Questo aiuterà chi ascolta a distinguere i vari ruoli che agiscono nella storia.

Facciamo un esempio con il capitolo 24 della 1Samuele:

In questa lettura agiscono diverse persone… il narratore, Saul, Davide, i soldati di Saul e quelli di Davide per cui a volte riesce difficile seguire gli interventi dei vari personaggi, per cui, utilizzando varie sfumature interpretative l’ascoltatore potrà seguire meglio l’azione che si svolge, al differenza di una lettura fredda secca priva di coinvolgimento emotivo.

Santa Monica

1 Davide da quel luogo salì ad abitare nei luoghi impervi di Engàddi. 2 Quando Saul tornò dall’azione contro i Filistei, gli riferirono: «Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi». 3 Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. 4 Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna. 5 Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: «Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi»». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere.  6 Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. 7 Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». 8 Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via. 9 Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò.  10 Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: «Ecco, Davide cerca il tuo male»? 11 Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: «Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore». 12 Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. 13 Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te. 14 Come dice il proverbio antico: «Dai malvagi esce il male, ma la mia mano non sarà contro di te». 15 Contro chi è uscito il re d’Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. 16 Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano». 17 Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse.  18 Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. 19 Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. 20 Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi.  21 Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele. 22 Ma tu giurami ora per il Signore che non eliminerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre». 23 Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio.


Analizziamo le varie parti:

Versetto 1: il narratore localizza dove avviene la scena. Quindi con una voce rilassata carica di aspettative la storia quasi come una “favola di mezzanotte” o un racconto epico.

Versetto 2: i soldati di Saul parlano con voce decisa ma anticipano la trappola che cercano di suggerire a Saul.

Versetto 3: il narratore racconta tutti i movimenti complessi che accadono, grandi spostamenti di truppe a caccia di Davide.

Versetto 4: il narratore racconta come Saul si mette in pericolo da solo. Qui il lettore deve andare più lento per far comprendere quale è la situazione di pericolo in cui per imprudenza Saul si è cacciato.

Versetto 5: gli uomini di David riconoscono che quello che sta succedendo è un evento favorevole permesso dal Signore.

Versetto 6: descrizione del pentimento di Davide, il lettore deve impostare un tono compassionevole di conversione.

Versetto 7: Davide proclama ai suoi soldati di non voler uccidere Saul per motivi Spirituali, qui un tono affermativo come un proclama chiaro, letto lentamente ma in modo inequivocabile.

Versetto 8: il narratore ordina ai suoi uomini con voce risoluta di non uccidere Saul; i soldati saranno rimasti perplessi da quell’ordine.

Versetto 9: Davide esce e cerca di parlare con il Re Saul da lontano, inginocchiato, per cui il tono è implorante; e la voce è come di uno che parla da molto lontano ad un altro.

Versetto 10: Davide cerca di presentare l’opera che Dio ha voluto compiere per tutti e due. Un atteggiamento di convinzione razionale ed evidente dell’accaduto.

Versetto 11-12-13: Davide racconta l’accaduto ma sempre con tono implorante ed umile, ma anche con stupore e meraviglia di quello che è successo ed è grato a Dio perché ha rivolto a lui la benedizione.

Versetto 14: Davide cita un Proverbio della Legge. Quindi il tono del lettore deve essere diverso più ufficiale di fronte ad una parola che è la Legge per gli ebrei.

Versetto 15-16: Davide sempre più umiliato ricerca la pietà del padre, ultime esortazioni disperate.

Versetto 17: Saul con meraviglia riconosce il figlio e grida ad alta voce e piange riconoscendo la contorta situazione in cui è caduto.

Versetto 18-19-20-21-22: Saul riconosce il suo peccato e capisce con estremo dolore che il Signore lo sta abbandonando e che il “suo favore” è passato dalla parte di Davide, rilancia così una richiesta di perdono e misericordia a Davide implorando suo figlio come al nuovo Re. Spesso abbiamo sentito proclamare questo dialogo intenso e sofferto tra padre e figlio in un modo neutro, freddo, senza la profonda sofferenza interiore che la lettura cerca di raccontare.

Versetto 23: Il narratore conclude lentamente e con voce normale, precisando gli spostamenti dei due gruppi.

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
Se anche tu vuoi ricevere il libro, clicca qui:


"Gridatelo dai tetti...."