Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino
La varietà di una qualsiasi comunicazione parlata è quella che non ci fa perdere l’interesse ad ascoltare, mentre una lettura monotona diventa senza novità se è prevedibile e noiosa.
Tutte le persone reagiscono in modo attivo e favorevole ad una comunicazione articolata e variata nella sua espressione: è una reazione istintiva, perché quando non sai e non è prevedibile quello che succede dopo ogni frase, allora la mente è più attenta a recepire qualsiasi cosa sta succedendo.
Per questa reazione umana ogni lettore dovrebbe essere così intelligente da comunicare attraverso questa strategia. Tutto questo certamente, non per un utilitarismo personale, ma perché l’Assemblea sia attenta a interpretare il messaggio di Dio in modo più profondo.
Nel ciclo delle letture liturgiche ricorrono spesso alcune parole ripetute nei tempi forti o nel ciclo triennale; questo non vuol dire che la stessa lettura a distanza di un anno o più anni debba essere letta nella stessa maniera.
Ogni volta se il lettore è creativo e se lui stesso, attraverso una crescita spirituale, troverà nuovi modi per presentare questa lettura in forme diverse, detesterà una migliore ricezione da parte dell’ascoltatore.
Sappiamo che la parola di Dio è sempre nuova e non cade sulla terra senza che lo Spirito la irrighi; il lettore quindi deve sforzarsi consapevolmente di capire i nuovi contesti con nuove intuizioni: il brano si propone anche in rapporto al contesto del periodo storico in cui viene proclamato, in maniera che anche questa consegna porti frutto e nuove ispirazioni all’Assemblea che ascolta.
Questa varietà può essere innescata nella parola con lo strumento dell’enfasi.
L’enfasi è una figura retorica di tipo sintattico che consiste nell’accentuare mediante una determinata costruzione una parola o una frase, in modo da sottolinearne il significato e le implicazioni connesse.
L’enfasi è infatti un modo per attirare l’attenzione su specifiche parole frasi o idee.
Sappiamo bene che il senso della frase cambia a seconda di dove noi mettiamo l’accento principale. In base a dove cade questo accento, essa viene pronunciata un pò più forte, un pò più lenta e magari con una intonazione più alta.
Prendiamo una frase con cinque parole ad esempio:
“Lunedì Pietro consegna il pacco ad Andrea”.
Ora pronunciamo la stessa frase ripetendola per cinque volte e mettendo l’accento la prima volta sulla prima parola, poi sulla seconda, ecc. Vedremo che il senso della frase cambierà per 5 volte in questo modo:
Viene caricato il senso temporale preciso …il Lunedì… perché forse è la cosa più importante da comunicare, cioè il giorno in cui avverrà la consegna.
Qui viene enfatizzato …Pietro… e cioè la persona unica, precisa, incaricata, che deve compiere assolutamente questa azione.
Ora la cosa più importante è la …consegna… che avverrà. Questo pacco così necessario passerà finalmente da una persona ad un’altra, ma non è così essenziale: quando e chi lo farà.
Il …pacco… adesso sembra che è la cosa più importante; non so, forse un pacco che contiene qualcosa di prezioso, per cui nel messaggio si capisce che bisogna fare attenzione a questo pacco.
Enfatizzando l’ultima parola è come se comunichiamo a qualcuno che sta lontano, ma che è molto più vicino ad Andrea, che l’azione descritta finirà nelle mani di …Andrea…
È curioso vedere che per ognuna delle 5 enfatizzazioni possiamo ipotizzare tutta una serie di frasi e motivazioni non scritte. Ma la posizione di quell’accentuazione riesce a stimolare la nostra immaginazione e la mente va subito alla ricerca del perché quella particolare parola è stata enfatizzata e di conseguenza è diventata una PAROLA CHIAVE per l’interpretazione di tutto il messaggio.
Possiamo quindi definire L‘ENFASI come una modalità (o figura retorica) che consiste nel porre in rilievo un termine o un’espressione o una frase grazie a una “sottolineatura” che può avvenire in modo verbale (con parole), o in modo paraverbale (tono, ritmo, volume, timbro, intonazione, inflessione), ma anche non verbale (postura, gestualità, mimica facciale, ossia con il “linguaggio del corpo”).
Questa funzione che richiama l’attenzione su parole e idee che definiamo parole chiave si può attuare anche attraverso varie strategie:
uso delle parentesi che evidenziano qualcosa di fondamentale
o altre forme grafiche come il grassetto o la sottolineatura,
oppure usando un Volume più alto nel pronunciare certe parole
o rallentando e pronunciando più lentamente certe parole
o con un ritmo più lento in prossimità della particolare parola chiave
o con tonalità particolari diverse dalla modalità normale della lettura
con pause più lunghe posizionate prima o dopo una determinata parola
ma anche con altri modi non verbali cioè con il linguaggio del corpo, la sua postura, il contatto visivo
il lettore potrebbe anche cambiare l’enfatizzazione che lo scrittore ha stabilito, ad esempio in grassetto, sminuendolo questa ed enfatizzando invece un’altra parola particolare della frase.
L’enfasi può essere considerata una tecnica “dell’insistenza”, giacché viene utilizzata dall’emittente del messaggio per attirare o ravvivare l’attenzione del ricevente e per rafforzare l’idea che si vuole esprimere.
Ci sono molti motivi per enfatizzare il testo che viene letto; ma in ogni caso questo artificio deve sembrare “naturale” senza esagerazioni. Ed ora possiamo elencare una serie di “motivazioni” che possono giustificare l’uso dell’enfasi in determinate parti delle frasi. L’ENFASI deve avere una precisa motivazione, va usata nei punti giusti e per delle ragioni concrete e motivate; non può essere usata a caso banalmente solo per stupire chi ascolta.
Chi ascolta, non può certamente vedere la punteggiatura del brano e le lettere Maiuscole o Minuscole; a volte nei brani possiamo incontrare parole che si presentano con iniziale “minuscola” anche se sono determinanti e anche “chiavi” del discorso. Il lettore deve capire il contesto e se necessario enfatizzare anche alcune parole che sono scritte con il minuscolo.
Le parole che sono delle evidenti “Parole Chiave” devono essere enfatizzate per aiutare l’ascoltatore a centrare l’obiettivo del messaggio.
Le parole fra parentesi, trattini o virgolette, a volte sono aggiunte come clausole subordinate. Solo il Lettore dopo aver analizzato il testo e compreso il contesto può decidere se sottolinearle con enfasi.
Concetti nuovi o altri già sentiti: la prima volta che si presenta una idea nuova va certamente enfatizzata per cercare di imprimere il concetto nella coscienza di chi ascolta. La seconda volta che viene toccata la stessa idea è meglio di no perché ormai ha il sapore di una cosa già sentita e quasi “vecchia”.
Parti del testo che hanno un sapore “insolito”, “intrigante”, vanno enfatizzate perché catturano l’interesse con il sapore del mistero o della sorpresa.
Parole che proiettano al trascendente. Certe parole ci spingono per il loro contenuto verso qualcosa di superiore alla materia come per esempio: sconfinato, infinito, moltitudine, tutto, espansione, aumento, ampliamento e altre del genere. Queste parole con questo potere di elevazione dello spirito possono essere leggermente enfatizzate allungandole un pò o con un tono più carico per aiutare chi ascolta ad elevare il pensiero verso il trascendente.
Altre parole possono suggerire forza e potere come: comandare, impossibile, deve, insistere, assolutamente ecc. L’enfasi potrebbe essere immessa con un ritmo lento con un contatto visivo all’Assemblea e separando le sillabe, come questo esempio: AS-SO-LU-TA-MEN-TE!
Ci sono anche alcune frasi molto “Forti”, come perle di saggezza o idee radicali che accendono lo spirito personale. Qui il Lettore può trasmettere il suo apprezzamento testimoniato con la propria vita, e il desiderio di condividere l’efficacia di queste frasi importanti con l’Assemblea; oppure presentarle con cordialità, importanza, o in un tono lento e paziente.
Testi che presentano conclusioni logiche e ragionamenti efficaci. Un testo che presenta un ragionamento logico in genere contiene parole tipo: perché, quindi, se, allora, quando ecc. Enfatizzando queste frasi o parole si ottiene l’effetto di smuovere e costringere l’ascoltatore a porsi questi interrogativi e accendere la propria mente per darsi risposte logiche.
Un altro esercizio interessante per giungere ad una lettura naturale ma con profonda comprensione, è quella di trasformare la lettura biblica in una modalità chiara ed attuale, così da riproclamare la lettura originale con una enfasi generata da una interpetazione più vissuta e personale.
Abbiamo già detto che i testi sacri sono frutto di traduzioni molteplici di scritti originari fatti millenni prima e quindi con un linguaggio un pò arcaico e innaturale. A volte non riusciamo a trasmettere il senso della lettura poiché le terminologie e la costruzione della frase possono essere un pò “spigolose”.
Una tecnica per esercitarsi è questa:
Riscrivi il testo traducendolo in un linguaggio attuale, in un modo semplice e colloquiale come potresti dirlo oggi ai tuoi amici.
Poi rileggi ad alta voce questa “traduzione” conversativa, adatta ai nostri giorni, che hai elaborato; leggendola ripetutamente annotati il tono della tua voce, il ritmo e il volume che usi, le enfatizzazioni che introduci e i punti in cui ti fermi o cambi velocità. Ripetendola così a voce alta ti permetterà di assorbire anche meglio il significato della Parola.
Infine ritorna al brano originale da leggere e proclamalo ad alta voce, ma immettendo l’enfasi, i ritmi e l’intonazione che avevi percepito nella seconda fase precedente. Ti accorgerai che il brano non ha più questo sapore arcaico e anche la lettura prende un fluire naturale e comprensibile.
Questo effetto automatico è dovuto all’impegno che hai messo per trasformare il brano con parole semplici e più attuali e questo ha prodotto una tua comprensione profonda del testo, che poi si riflette nell’interpretazione generale che darai alla lettura, una volta che ne avrai compreso seriamente il messaggio.
"Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!"
Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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