Il matrimonio civile unisce la coppia ma la rende incompleta

Il matrimonio civile unisce la coppia ma la rende incompleta

Da

 Rosalia Gigliano

Una delle preoccupazioni che sorgono a molte coppie, che non hanno scelto il rito religioso, è proprio quello di sentire un senso di inadeguatezza

matrimonio

Ha maggior validità il rito civile o quello religioso? Nel caso del solo matrimonio civile, cosa manca effettivamente alla coppia? Un sacerdote chiarisce le idee.

Matrimonio civile e non religioso?

Sposarsi solo con il rito civile ha meno valore di quello religioso? Perché, dopo questo tipo di matrimonio, alcune coppie si sentono “mancare di qualcosa”? Una fedele ha chiesto consiglio a Padre Angelo: “Sono una donna di 30 anni cresciuta con la classica educazione cattolica di facciata, nel senso che, come accade spesso, ho fatto tutti i sacramenti fino alla Cresima perché andavano fatti […] Negli anni ho avuto un rapporto di tira e molla con la fede, ma senza essere mai realmente convinta né in un senso né nell’altro” – inizia a spiegare la donna.

Da qualche mese, infatti, sto però attraversando un periodo particolare, e penso che la leva sia stata il mio matrimonio avvenuto, per coerenza solo civile: mio marito è entrato nella mia vita in un momento particolare […] mi ha fatto di nuovo credere nell’amore, e non ho mai avuto alcun dubbio sui miei sentimenti per lui e su quanto mi sia sentita fortunata (o forse benedetta?) per l’averlo incontrato.

Ecco, nonostante questo mi sono ritrovata ad affrontare il periodo immediatamente precedente e subito successivo al matrimonio con grossa difficoltà, grossi dubbi, addirittura voglia di fuggire. Calmate le acque mi sono resa conto, però, di qual è il problema, e cioè che nella nostra unione manca qualcosa, ossia il consolidamento davanti a Dio.

Sto avendo anche difficoltà a vivere l’intimità con lui, perché sento che non è una situazione regolare, e la vivo doppiamente male perché ho la consapevolezza che potremmo tranquillamente risolverla” – continua la donna.

“Sento di dover intraprendere un cammino spirituale. E se dovessi sposarmi anche in chiesa?”

Mio marito tra l’altro è agnostico (come lo ero anch’io fino a poco tempo fa), e pur avendo profondo rispetto per la fede altrui non ha vissuto la mia stessa crisi spirituale. Ecco, io sento di dover intraprendere in primis un percorso spirituale personale, ma per un percorso finalizzato a un autentico.

Immagino che sia imprescindibile la condivisione spirituale nella coppia. Pregherò affinché anche per lui la fede si manifesti e gli dia la forza di intraprendere questo percorso, ma qualora non fosse possibile si può ricorrere a un rito misto?” – spiega la donna.

Padre Angelo cerca di darla una risposta quanto più completa possibile: “Eri all’inizio di un rapporto ritrovato con Dio. E ritrovato subito dopo aver contratto un matrimonio civile. Dici che senti che manca ancora qualcosa al tuo matrimonio. È vero, manca quella benedizione che rende immortale a tutti gli effetti la vostra donazione vicendevole.

Certamente vi è donazione fra voi. C’è il desiderio da parte vostra che questa donazione sia immortale. Ma l’immortalità effettiva, e non soltanto auspicata, può venire solo da Colui che è il Signore della vita. Quando ti sarai sposata col matrimonio sacramento sentirai che le cose stanno diversamente. Vi sentirete una cosa sola in Dio immortale ed eterno”.

Padre Angelo cita, anche, Tertulliano

Il sacerdote, continua, citando anche uno scrittore cristiano del II sec. D.C, Tertulliano: “Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica? Quale giogo quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un unico desiderio, in un’unica osservanza, in un unico servizio!

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Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito”.

Padre Angelo: “Il valore del matrimonio sacramento”

Un pensiero, quello di un matrimonio anche religioso, del tutto approvato anche dal sacerdote: “Fai bene a pensare al matrimonio sacramento con tuo marito. Penso che sia tuo desiderio e sia desiderio anche di tuo marito sentire quelle parole divine che hanno il potere di rendervi una cosa sola, indistruttibile: “E ciò che Dio ha unito l’uomo non lo divida”. Uniti per sempre! Una cosa sola per sempre: nella preghiera, nell’offerta, nel servizio di Dio!”.

Padre Angelo continua la sua risposta, citando anche citando San Paolo, “Il servizio di Dio si esprime nella dedizione vicendevole, nella preghiera comune e talvolta anche nella sopportazione reciproca che Dio stesso ripaga per tutte e due con una ricompensa eterna: “Le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”.

Fai bene ad aspirare a quella perfetta unione nella quale non vi sarà alcuna divisione tanto nello spirito quanto nella carne e vi sentirete tutti e due sono figli dello stesso Padre e servi dello stesso Signore.

Sì, prega perché il Signore ti conceda presto di poter vivere una simile unione con tuo marito. Chiedi a Maria che intervenga per te davanti a Gesù come è intervenuta un giorno a Cana di Galilea. Quando è la Madonna che chiede la grazia è certa” – conclude Padre Angelo.

Fonte: amicidomenicani.it

ROSALIA GIGLIANO

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

San Valentino vs San Cirillo e Metodio: 14 febbraio chi vincerà?

In tutto il mondo, o quasi, fuso orario permettendo, il 14 Febbraio si festeggia San Valentino però…
Pochi sanno che il santo cosiddetto degli innamorati non è il solo a festeggiare oggi, ma che si trova in compagnia dei due patroni d’Europa: San Cirillo e San Metodio. Avere un santo in famiglia è una cosa che accade di rado, soprattutto con i tempi che corrono. Averne addirittura due è un caso unico al mondo. I due santi, fratelli di sangue e nella fede, sono anche conosciuti come “gli apostoli degli slavi” e il 14 febbraio vengono festeggiati dalle religioni ortodosse, la cui chiesa romena a Sanremo, che ne porta i nomi, è un esempio.

I festeggiamenti di quest’anno saranno ancora più importanti dal momento che ricorre proprio oggi il loro bicentenario.

Ma cosa hanno fatto San Cirillo e San Metodio, e sopratutto, San Valentino rischia di essere spodestato dal trono di fiori e cioccolatini che il marketing ha voluto costruirgli?

Cirillo e Metodio, nacquero in Tessalonica e la loro opera di evangelizzazione avvenne in Moravia dove intrapresero il lavoro di traduzione dei libri sacri a scopo liturgico gettando le basi di tutta la letteratura nelle lingue dei popoli slavi. Per questo motivo i santi fratelli vengono considerati i padri della cultura, dalle suddette popolazioni.

Nel 1980 Giovanni Paolo II li nominò, assieme a San Benedetto, patroni d’Europa
San Valentino invece ha avuto un notevole successo da tempo immemorabile in quanto la sua festa risulterebbe tra le prime registrate nel calendario liturgico fin dal V Secolo. La tradizione è nata nei paesi anglosassoni dove ancora oggi viene festeggiato il “Saint Valentine’s Day”.

Di San Valentino la tradizione ne cita due, tutti due martiri e ricordati il 14 febbraio: il primo, sacerdote romano, amico dell’imperatore romano Gotico ma, avendo convertito il prefetto Asterio e tutta la sua famiglia, fu mandato al supplizio nel 268 e sepolto lungo la via Flaminia, dove sorse una chiesa a lui dedicata: il secondo Valentino, nato intorno al 175 ad Interamna (Terni), divenuto vescovo, fu chiamato a Roma dal filosofo Cratone per far guarire il figlio epilettico; ottenuto il miracolo tutta la sua famiglia si convertì al cristianesimo.
SAN VALENTINO, CHI ERA MAI COSTUI?
di Angelo Siro (da FilateliaReligiosa.it)

Come per molte altre feste di Santi anche quella dedicata a San Valentino è stata declassata! Anche se “la società dei consumi” non se ne è accorta.

Nel nuovo calendario liturgico il 14 febbraio vengono infatti festeggiati i Santi Cirillo e Metodio, i fratelli monaci, considerati “gli apostoli degli Slavi”, vissuti nel IX Secolo, inventori dell’alfabeto cirillico e proclamati da Papa Giovanni Paolo II compatroni d’Europa il 31 dicembre 1980 (con San Benedetto).

San Valentino invece ha avuto un notevole successo da tempo immemorabile in quanto la sua festa risulterebbe tra le prime registrate nel calendario liturgico fin dal V Secolo. La tradizione è nata nei paesi anglosassoni dove ancora oggi viene festeggiato il “Saint Valentine’s Day”.

Di San Valentino la tradizione ne cita due, tutti due martiri e ricordati il 14 febbraio: il primo, sacerdote romano, amico dell’imperatore romano Gotico ma, avendo convertito il prefetto Asterio e tutta la sua famiglia, fu mandato al supplizio nel 268 e sepolto lungo la via Flaminia, dove sorse una chiesa a lui dedicata: il secondo Valentino, nato intorno al 175 ad Interamna (Terni), divenuto vescovo, fu chiamato a Roma dal filosofo Cratone per far guarire il figlio epilettico; ottenuto il miracolo tutta la sua famiglia si convertì al cristianesimo. L’imperatore Marco Aurelio Claudio Quintillo ordinò la lapidazione e la decapitazione che avvenne il 14 febbraio del 273! Il suo corpo fu riportato a Terni dai giovani seguaci Procolo, Efebo e Apollonio che per questo atto subirono pochi giorni dopo la stessa sorte.

Finisce qui la storia (o meglio le storie) di San Valentino. Recenti studi hanno stabilito che il ruolo di questa “vita” fosse quello della propaganda monastica, ad uso del monastero benedettino esistente a Terni dal IX Secolo; il testo ha le caratteristiche canoniche replicate infinite volte nelle vite dei martiri dell’epoca! San Valentino è ritratto semplicemente come un uomo che visse pienamente la propria fede, annunciando con parole e opere il nome di Cristo.

In epoca moderna il testo della “Vita” fu manipolato; Valentino venne spogliato dei connotati monastici per essere rivestito di quelli del martire in difesa dell’ortodossia, in piena sintonia con la Controriforma. (I Santi nella storia – ed. San Paolo 2006).

E allora i bacetti, i fidanzatini… da dove arrivano? Sono numerose le leggende che sono entrate a far parte della cultura popolare sulla vita di San Valentino.

Bisogna risalire al IV secolo a.C. quando i Romani iniziarono a celebrare i Lupercali, festeggiamenti in onore del dio Lupercus, protettore delle greggi, nel mese di febbraio, mese in cui ci si preparava all’arrivo della primavera. Era tradizione pagana che i giovani partecipassero ad una “lotteria dell’amore” dove le coppie venivano estratte a sorte e potevano vivere per tutto l’anno in intimità. Questa tradizione rimase in vita fino al V Secolo dopo Cristo ed entrò in conflitto con i principi del Cristianesimo. Il Papa Gelasio I (492-496), per sopprimere la connotazione pagana della festa individuò in Valentino, martirizzato due secoli prima, proprio il 14 febbraio (secondo altre fonti il 24 febbraio), il santo su cui far convergere le caratteristiche “sentimentali” proprie dei Lupercali.

Quindi incominciarono a fiorire le più curiose leggende:

fu consacrato vescovo, su proposta di Papa Vittore (189-199) a soli 27 anni
come Vescovo donò una rosa a due giovani che stavano litigando e questi si riconciliarono…
unì in matrimonio una cristiana con un giovane centurione romano
numerose guarigioni e conversioni
promosse la festa della promessa e unì in matrimonio cristiano moltissime coppie
Valentino, in attesa dell’esecuzione, si innamorò della figlia del guardiano e prima di morire le lasciò un biglietto “dal vostro Valentino”… (ipotesi curiosa visto che, secondo le leggende, visse circa 100 anni). Da questa leggenda, nei Paesi Anglosassoni, si diffusero i “biglietti d’amore o di amicizia” che per gli americani si chiamano ancora oggi i “Valentine”.

La città di Terni l’assunse, nel 1644 come Patrono cittadino, anche se, pare che le reliquie fossero un dono di Papa Paolo II (1464-1471) alle nubili della città. Da allora Terni si è considerata la “città degli innamorati” e annualmente, nella Basilica a lui dedicata fin dal 1605, si celebrano importanti manifestazioni tra cui “Terni – San Valentino: un anno d’amore” che assegna ogni anno un riconoscimento a chi si è distinto per un atto d’amore.

Da molti anni il Comune di Terni promuove un annullo filatelico nel giorno del loro santo Patrono.

La Quaresima che porta alla Pasqua

La Quaresima che porta alla Pasqua

La vita è un cammino da sempre e per tutti. Anche la QUARESIMA vuol essere un cammino da scoprire per rimetterci in viaggio con più animo e consapevolezza!

Nella Quaresima vivremo alcuni riti molto significativi. Con l’imposizione delle CENERI sulla testa ci ricorderemo che il nostro deve essere un cammino di CONVERSIONE che comincia dal rinnovare il nostro modo di pensare, per uno sguardo più profondo e una vita più umana. Come dimenticare, poi, quel rito del giovedì santo, così sentito, della lavanda dei PIEDI. Qualcuno diceva che la quaresima è un percorso di conversione dalla testa propria ai piedi degli altri!

Dobbiamo lasciarci lavare, purificare dalla Parola e dallo Spirito di Gesù per accogliere, come famiglia di Gesù, uniti, quell’esplosione di VITA che è la Pasqua e testimoniarla agli uomini e alle donne di oggi con coraggio e amore.

Un percorso, quello della quaresima, consapevole, da vivere con leggerezza e con serietà per decidere la meta e poi non sbagliare strada nella vita. Aiutati dalla Parola di Dio saremo spinti a guardare oltre il presente che a volte ci pesa. Come in tutti i viaggi impegnativi avremo bisogno di fermarci e trovare acqua buona per dissetarci. Sarà fondamentale chiedere al Signore il dono della luce per vedere nel buio e ritrovare vita, calore, quando le forze ci mancheranno e ci verrà voglia di desistere dal camminare. Ma fondamentale sarà contemplare Gesù in croce per attraversare con Lui la sofferenza di oggi e di domani, nostra e di chi incontriamo e per ripartire con speranza, noi e gli altri.

Mercoledì delle Ceneri 2023

Il Mercoledì delle Ceneri segna, nella tradizione cristiana, l’inizio della Quaresima, il tempo di preparazione alla Pasqua.

(*) Il rito ambrosiano, osservato nella maggior parte delle chiese dell’arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, fa iniziare la Quaresima con la prima domenica di Quaresima; l’ultimo giorno di carnevale è pertanto il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì in cui termina per chi osserva il rito romano.

Le domeniche di quaresima sono indicate anche da un nome latino, derivato dall’introito del giorno, a sua volta tratto dall’Antico Testamento.

quaresima

Il significato etimologico, Quaresima è dal latino quadragesima, sottintendendo dies come giorno, da cui quarantesimo giorno. Il dizionario ci informa che nella liturgia cattolica è il periodo di penitenza e astinenza di quaranta giorni, dalle Ceneri al Sabato Santo.

40 GIORNI: ORIGINI E SIGNIFICATO SIMBOLICO

Vediamo subito il perché dei quaranta giorni. Questo numero simboleggia una misura di tempo spesa alla presenza di Dio. Il popolo ebraico trascorre quarant’anni nel deserto prima di raggiungere la terra promessa. Gesù trascorre quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua predicazione.

Quaranta è il tempo di una generazione. Il Diluvio Universale è durato quaranta giorni e quaranta notti. La flagellazione, secondo la legge mosaica, prevedeva quaranta colpi. È un periodo di prova e isolamento, vi ricordate che, per alcune malattie, si veniva messi in quarantena? Nella liturgia cattolica le quaranta ore sono il periodo che intercorre tra la morte di Gesù, il venerdì alle quindici, e la sua risurrezione, la domenica mattina.

La storia della Quaresima è davvero antica, anche se la sua evoluzione è stata graduale, infatti, sino al II secolo, la celebrazione della Santa Pasqua era anticipata da un digiuno che non durava più di due giorni, ed era riservato soprattutto ai catecumeni oltre che alla comunità tutta. È nel secolo successivo che inizia ad abbozzarsi quella che poi diverrà la Settimana Santa, la settimana della Passione di N.S.G.C., anche se per ora i due giorni interessati erano il mercoledì e il venerdì, dove non si celebrava neppure l’Eucarestia.

Nelle settimane di preparazione era letto e commentato il Vangelo di Giovanni, il più ricco di spiritualità e di riferimento alla Passione e Risurrezione di Gesù. Dobbiamo arrivare al IV secolo perché s’inizi a parlare di Quadragesima, dove i fedeli si sottoponevano a un periodo di penitenza che durava, appunto, quaranta giorni e che iniziava con l’imposizione delle ceneri e con l’utilizzo di un sacco che fungeva da abito, segno di penitenza. Poco prima del VI secolo, il mercoledì diviene giorno dedicato alla somministrazione delle ceneri, e il rito è esteso a tutta la cristianità. Le settimane di Quaresima si allungano a sei, dando un carattere ascetico e non solo penitenziale.

LA QUARESIMA OGGI

Oggi il tempo della Quaresima è dettato dalle nuove disposizioni del Concilio vaticano II; leggasi alla voce Sacrosanctum Concilium, n. 109, che ha ripristinato il vero senso pasquale-battesimale. Ha stabilito l’inizio quaresimale il mercoledì delle ceneri sino il Giovedì Santo, Messa in Coena Domini. Il tempo di Passione inizia la Domenica delle Palme, dando inizio alla Settimana Santa. Nel Rito Ambrosiano la settimana è chiamata Settimana Autentica.

La Quaresima è l’opportunità di vivere e partecipare al Mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, puntando l’attenzione non tanto sull’atto del digiuno, ma sull’azione salvifica di Gesù. Il significato del digiuno, il Mercoledì delle Ceneri, il Venerdì per gli ambrosiani, e il Venerdì Santo vogliono sottolineare il cammino verso la propria conversione. L’astinenza dalle carni il venerdì pone l’accento come segno di rinuncia al lusso e alla mondanità, rilevando il senso cristiano della povertà, esaltando l’atto di carità verso il prossimo, così come la preghiera, che deve trovare un posto privilegiato.

L’11 FEBBRAIO SI FESTEGGIA LA MADONNA DI LOURDES

L’11 FEBBRAIO SI FESTEGGIA LA MADONNA DI LOURDES

L’11 febbraio 1858 la Madonna apparve per la prima volta a Bernardette Subirous nella grotta di Massabielle, tra i Pirenei francesi. Da allora, questo luogo è divenuto meta incessante di pellegrinaggi da ogni parte del mondo. Sono circa una settantina i miracoli di guarigione giudicati inspiegabili e riconosciuti dalla Chiesa che l’11 febbraio, per volontà di San Giovanni Paolo II, celebra la Giornata mondiale del malato

Ogni anno Lourdes è meta incessante di circa 5 milioni di ammalati che invocano protezione e conforto. La grotta in mezzo ai Pirenei francesi evoca le apparizioni mariane più famose della storia, riconosciute ufficialmente dalla Chiesa. Avvennero nel 1858 ed ebbero come protagonista una ragazza di quattordici anni, Bernadette Soubirous.
La Vergine le apparve per ben diciotto volte in una grotta, lungo il fiume Gave. Le parlò nel dialetto locale, le indicò il punto in cui scavare con le mani per trovare quella che si rivelerà una sorgente d’acqua, al contatto con la quale sarebbero scaturiti molti miracoli. Tutto ebbe inizio giovedì, 11 febbraio 1858, quando Bernadette si recò a raccogliere legna secca nel greto del fiume Gave, insieme ad una sorella e ad una loro amica. Un rumore che proveniva dal cespuglio che si trovava nella grotta attirò la ragazzina alla quale apparve la Vergine presentandosi come Immacolata concezione e confermando quindi  il dogma del concepimento immacolato di Maria promulgato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854, quattro anni prima.

Per questo l’11 febbraio la Chiesa celebra la memoria della Madonna di Lourdes alla quale San Giovanni Paolo II volle associare la Giornata Mondiale del Malato. Le apparizioni di Lourdes vennero ufficialmente riconosciute dal vescovo di Tarbes il 18 febbraio del 1862. Ben presto fu eretta una grande chiesa così come la Vergine aveva richiesto. Lourdes divenne subito il più celebre dei luoghi mariani. Un ufficio speciale (le Bureau médical) fu incaricato di vagliare scientificamente le guarigioni che iniziarono a verificarsi immediatamente. Di miracoli finora ne sono stati riconosciuti una settantina, ma di fatto sono molti di più. Ancora più numerose sono le conversioni.

IL RACCONTO DELLE PRIME APPARIZIONI

Quella mattina dell’11 febbraio 1858 era un giovedì grasso e a Lourdes faceva tanto freddo. In casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernadette, che allora aveva 14 anni, era andata con la sorella Toinette e una compagna a cercar dei rami secchi nei dintorni del paese. Verso mezzogiorno le tre bambine giunsero vicino alla rupe di Massabielle, che formava, lungo il fiume Gave, una piccola grotta. Qui c’era “la tute aux cochons”, il riparo per i maiali, un angolo sotto la roccia dove l’acqua depositava sempre legna e detriti. Per poterli andare a raccogliere, bisognava però attraversare un canale d’acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume. Toinette e l’amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell’acqua fredda. Bernadette invece, essendo molto delicata e soffrendo d’asma, portava le calze. Pregò l’amica di prenderla sulle spalle, ma quella si rifiutò, scendendo con Toinette verso il fiume. Rimasta sola, Bernadette pensò di togliersi anche lei gli zoccoli e le calze, ma mentre si accingeva a far questo udì un gran rumore: alzò gli occhi e vide che la quercia abbarbicata al masso di pietra si agitava violentemente, per quanto non ci fosse nell’aria neanche un alito di vento. Poi la grotta fu piena di una nube d’oro, e una splendida Signora apparve sulla roccia.
 

La Signora aveva l’aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. Vestita di bianco, con una fascia azzurra che scendeva lungo l’abito, portava sulla testa un velo bianco che lasciava intravedere appena i capelli ricadendo all’indietro fino all’altezza della fascia. Dal braccio le pendeva un grande rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro, mentre sui piedi nudi brillavano due rose, anch’esse di un oro lucente. Istintivamente, Bernadette s’inginocchiò, tirando fuori la coroncina del Rosario. La Signora la lasciò fare, unendosi alla sua preghiera con lo scorrere silenzioso fra le sue dita dei grani del Rosario. Alla fine di ogni posta, recitava ad alta voce insieme a Bernadette il Gloria Patri. Quando la piccola veggente ebbe terminato il Rosario, la bella Signora scomparve all’improvviso, ritirandosi nella nicchia, così come era venuta. Tre giorni dopo, il 14 Febbraio, Bernadette – che ha subito raccontato alla sorella e all’amica quanto le è accaduto, riferendo della cosa anche in casa – si sente chiamata interiormente verso la grotta di Massabielle, munita questa volta di una bottiglietta di acqua benedetta che getta prontamente sulla S. Vergine durante la nuova apparizione, perché, così le è stato detto, su queste cose non si sa mai e potrebbe anche essere il diavolo a farle un tiro mancino… La Vergine sorride al gesto di Bernadette e non dice nulla. Il 18 febbraio, finalmente, la Signora parla. “Non vi prometto di farvi felice in questo mondo – le dice – , ma nell’altro. Volete farmi la cortesia di venire qui per quindici giorni?”. La Signora, quindi, confida a Bernadette tre segreti la giovane deve tenere per sé e non rivelare mai a nessuno.

La Francia, patria del Positivismo

La Provvidenza non sceglie a caso il luogo in cui manifestarsi in maniera così dirompente. Siamo nella Francia del XIX secolo, in cui trionfa la filosofia positivista secondo cui l’uomo, nella sua bontà o, al contrario, nella sua cattiveria, è interamente determinato dall’essere inserito in una società che sia, appunto, buona o cattiva. Maria a Lourdes sovverte tutto questo, ricordando l’esistenza del peccato originale e del libero arbitrio. Dunque, prima di agire sulla società, dice Maria, bisogna agire sul cuore dell’uomo. Bisogna convertirsi.

11 febbraio 1858

Per lanciare al mondo il suo messaggio di preghiera e carità, la Madonna sceglie Bernadette, una pastorella di 14 anni. Fa molto freddo a Lourdes quel giorno, così la giovane, assieme alla sorella e a un’amica, va a raccogliere legna dalle parti della grotta di Massabielle. Rimasta indietro rispetto alle altre, all’improvviso avverte come un colpo di vento, ma non vede le cime degli alberi scuotersi, poi una grande luce e, attraverso questa, la figura bianchissima di una giovane. Non le parla, la Signora, ma le insegna a fare correttamente il segno della croce e insieme, in silenzio, recitano il Rosario. Al termine della preghiera la visione scompare.

“Io sono l’Immacolata Concezione”

Tre giorni dopo, il 14 febbraio, Bernadette sente il desiderio irrefrenabile di tornare alla grotta, ma lo fa portando con sé dell’acqua benedetta. Quando la Signora appare, cerca di aspergerla, ma lei resta lì, sorride e insieme ricominciano a recitare il Rosario. È il 18 febbraio la prima volta che la Signora parla a Bernadette e le raccomanda di tornare per 15 giorni, di dire ai sacerdoti di recarsi in quel luogo in processione e di edificarvi una chiesa. Il 25 febbraio la Signora chiede a Bernadette di mangiare l’erba e di scavare: così scaturirà l’acqua della fonte miracolosa in cui ancora oggi i malati si immergono pregando per la propria guarigione. Finalmente, il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, la Madonna si rivela: “Sono l’Immacolata Concezione”, dice, e Bernadette lo ripete al parroco. Non poteva sapere, una pastorella, che il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria era stato stabilito appena quattro anni prima da Papa Pio IX. Sono tante le cose che Maria rivela a Bernadette nei loro incontri, ma soprattutto indica a lei e al mondo il Cielo e la santità come unico obiettivo della vita terrena e la penitenza per l’eliminazione dal mondo del peccato come unico mezzo che l’uomo ha per raggiungerla.

Lourdes, santuario mariano internazionale

Le apparizioni di Lourdes hanno attirato a Massabielle fin dall’inizio molti curiosi, con l’inevitabile bagaglio di scetticismo. La stessa Bernadette fu sottoposta a esami medici e interrogata dalle autorità ecclesiastiche, finché Maria non concesse che si verificassero degli eventi prodigiosi in modo che alcuni credessero. Fu costruita una chiesa, e nel 1862 arrivò dal vescovo di Tarbes la lettera pastorale con cui Lourdes fu consacrata alla sua vocazione di santuario mariano internazionale.

Come proclamare il comandamento nuovo? 

Come proclamare il comandamento nuovo? 

c) Dottrina sociale, evangelizzazione e promozione umana

66 La dottrina sociale è parte integrante del ministero di evangelizzazione della Chiesa. Tutto ciò che riguarda la comunità degli uomini — situazioni e problemi relativi alla giustizia, alla liberazione, allo sviluppo, alle relazioni tra i popoli, alla pace — non è estraneo all’evangelizzazione e questa non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell’uomo.85 Tra evangelizzazione e promozione umana ci sono legami profondi: « Legami di ordine antropologico, perché l’uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche. Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della Redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell’ingiustizia da combattere, e della giustizia da restaurare. Legami dell’ordine eminentemente evangelico, quale è quello della carità: come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nella pace la vera, l’autentica crescita dell’uomo? ».86

67 La dottrina sociale « ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione » 87 e si sviluppa nell’incontro sempre rinnovato tra il messaggio evangelico e la storia umana. Così compresa, tale dottrina è via peculiare per l’esercizio del ministero della Parola e della funzione profetica della Chiesa: 88 « per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore ».89 Non siamo in presenza di un interesse o di un’azione marginale, che si aggiunge alla missione della Chiesa, ma al cuore stesso della sua ministerialità: con la dottrina sociale la Chiesa « annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo ad ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l’uomo a se stesso ».90 È, questo, un ministero che procede non solo dall’annuncio, ma anche dalla testimonianza.

68 La Chiesa non si fa carico della vita in società sotto ogni aspetto, ma con la competenza sua propria, che è quella dell’annuncio di Cristo Redentore91 « La missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d’ordine politico, economico o sociale: il fine che le ha prefisso è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa derivano un compito, una luce e delle forze che possono servire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la Legge divina ».92 Questo vuol dire che la Chiesa, con la sua dottrina sociale, non entra in questioni tecniche e non istituisce né propone sistemi o modelli di organizzazione sociale: 93 ciò non attiene alla missione che Cristo le ha affidato. La Chiesa ha la competenza attinta al Vangelo: al messaggio di liberazione dell’uomo annunciato e testimoniato dal Figlio di Dio fatto uomo.

d) Diritto e dovere della Chiesa

69 Con la sua dottrina sociale la Chiesa « si propone di assistere l’uomo sul cammino della salvezza »: 94 si tratta del suo fine precipuo ed unico. Non ci sono altri scopi tesi a surrogare o ad invadere compiti altrui, trascurando i propri, o a perseguire obiettivi estranei alla sua missione. Tale missione configura il diritto e insieme il dovere della Chiesa di elaborare una propria dottrina sociale e di incidere con essa sulla società e sulle sue strutture, mediante le responsabilità e i compiti che questa dottrina suscita.

70 La Chiesa ha il diritto di essere per l’uomo maestra di verità della fede: della verità non solo del dogma, ma anche della morale che scaturisce dalla stessa natura umana e dal Vangelo.95 La parola del Vangelo, infatti, non va solo ascoltata, ma anche messa in pratica (cfr. Mt 7,24; Lc 6,46-47; Gv 14,21.23-24; Gc 1,22): la coerenza nei comportamenti manifesta l’adesione del credente e non è circoscritta all’ambito strettamente ecclesiale e spirituale, ma coinvolge l’uomo in tutto il suo vissuto e secondo tutte le sue responsabilità. Per quanto secolari, queste hanno come soggetto l’uomo, vale a dire colui che Dio chiama, mediante la Chiesa, a partecipare al Suo dono salvifico.

Al dono della salvezza l’uomo deve corrispondere non con un’adesione parziale, astratta o verbale, ma con tutta la propria vita, secondo tutte le relazioni che la connotano, così da non abbandonare nulla ad un ambito profano e mondano, irrilevante o estraneo alla salvezza. Per questo la dottrina sociale non è per la Chiesa un privilegio, una digressione, una convenienza o un’ingerenza: è un suo diritto evangelizzare il sociale, ossia far risuonare la parola liberante del Vangelo nel complesso mondo della produzione, del lavoro, dell’imprenditoria, della finanza, del commercio, della politica, della giurisprudenza, della cultura, delle comunicazioni sociali, in cui vive l’uomo.

71 Questo diritto è nel contempo un dovere, perché la Chiesa non vi può rinunciare senza smentire se stessa e la sua fedeltà a Cristo: « Guai a me se non predicassi il vangelo! » (1 Cor 9,16). L’ammonimento che san Paolo rivolge a se stesso risuona nella coscienza della Chiesa come un richiamo a percorrere tutte le vie dell’evangelizzazione; non solo quelle che portano alle coscienze individuali, ma anche quelle che conducono alle istituzioni pubbliche: da un lato non si deve « costringere erroneamente il fatto religioso alla sfera puramente privata »,96 da un altro lato non si può orientare il messaggio cristiano verso una salvezza puramente ultraterrena, incapace di illuminare la presenza sulla terra.97

Per la rilevanza pubblica del Vangelo e della fede e per gli effetti perversi dell’ingiustizia, cioè del peccato, la Chiesa non può restare indifferente alle vicende sociali: 98 « è compito della Chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime ».99

PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

COMPENDIO
DELLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA

A GIOVANNI PAOLO II
MAESTRO DI DOTTRINA SOCIALE
TESTIMONE EVANGELICO
DI GIUSTIZIA E DI PACE

2 Febbraio Presentazione di Gesù al tempio

2 Febbraio Presentazione di Gesù al tempio

Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione di Gesù al Tempio (dal vangelo di Luca 2,22-39) che avvenne secondo le usanze dell’epoca previste dalla legge giudaica per i primogeniti maschi. Viene popolarmente chiamata festa della  Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele ricordando il Cristo (ovvero il messia “unto” dal signore per essere luce che illumina le genti), così come il bambino Gesù venne definito dal vecchio Simeone, saggio e profeta.
La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
Celebrazioni legate alla luce in questo periodo dell’anno esistevano feste e celebrazioni in alcune tradizioni religiose precristiane. Alcuni studiosi rilevano come la Candelora cristiana possa essere stata introdotta in sostituzione di una festività preesistente; vista la coincidenza del periodo dell’anno con il periodo di 40 giorni dopo la nascita di Gesù.
Nell’antica Roma era usanza nel periodo della februatio, la purificazione della città, che le donne girassero per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce. Ben presto, però, prevalsero i significati legati all’aspetto luminoso dell’imminente primavera, in corrispondenza con i riti propiziatori agresti per l’inaugurazione del nuovo anno agricolo. I Lupercali o Lupercalia si festeggiavano alle Idi di febbraio, il 15; per i Romani ultimo mese dell’anno. Servivano a purificarsi prima dell’avvento dell’anno nuovo, propiziandone la fertilità. La cerimonia era legata alla famosa Lupa che allattò Romolo e Remo.
Ancora oggi si usa il detto :“Nella Festa della Candelora dall’inverno semo fora”.

Come spiegare la Candelora ai bambini del catechismo?

E’ il giorno in cui si benedicono le candele e i ceri nelle chiese, simbolo di Cristo e “luce per illuminare le genti“, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

Dal punto di vista simbolico, questa celebrazione indica il passaggio dall’oscurità e dal buio alla luce alla rinascita e, dunque, a una nuova stagione che coincide con la primavera.

Presentazione del Signore 
Nel vangelo di Luca leggiamo: «Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore..» (Lc 2,22). La festa che celebriamo quest’oggi è dunque la “presentazione del Signore”, anche se la fede popolare la chiama da tempo “candelora”.

L’episodio è inoltre talmente importante da far parte dei misteri gioiosi del Rosario, preghiera che, come sappiamo, ha riassunto in passato i momenti cruciali della vita di Gesù, offrendoli alla meditazione della gente semplice, illetterata.

Perché dovremmo festeggiare il fatto che Gesù bambino viene presentato al tempio?
L’evangelista, anzitutto, mette insieme due cerimonie: la purificazione della madre, quaranta giorni dopo il parto, e la consacrazione del figlio primogenito, da offrire al Signore (o, più precisamente, da “riscattare” ad un prezzo, nel caso di Gesù, una coppia di tortore). Questa duplice motivazione è ben sottolineata dal cambio di nome che ha subito tale festività: se per lungo tempo la si è definita “Purificazione della SS. Vergine Maria”, la riforma liturgica del 1960 le ha restituito l’antico nome di “Presentazione del Signore”.

Ma quando nasce come vera e propria festa nella Chiesa?
La prima testimonianza ci parla del IV secolo, a Gerusalemme. In seguito l’imperatore Giustiniano decretò il 2 febbraio come giorno festivo in tutto l’impero d’Oriente, mentre Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo: papa Sergio I istituì la più antica processione penitenziale romana, che partiva dalla chiesa di S.Adriano al Foro, e si concludeva a S.Maria Maggiore.

Perché la gente continua tuttavia a chiamarla “candelora”?
Per via del rito della benedizione delle candele, durante la processione in chiesa, rito che risale intorno all’anno Mille e che si ispira alle parole di Simeone: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32).

Già, Simeone ed Anna, qual è il ruolo dei due anziani in questa scena?
Simeone, tenuto in vita dalla speranza di incontrare il Messia, corona il suo “sogno”: prende in braccio il piccolo e, sconvolto, proclama che a quel punto può morire in pace, alla sua vita non può chiedere di più!
Anna, da parte sua – una profetessa rimasta vedova giovanissima e non più risposatasi – è il prototipo delle vecchiette che si incontrano nelle Messe feriali, la cui fede viene talvolta giudicata con troppa superficialità: un esempio di fede semplice e robusta, sicuramente non dominata dalle mode del tempo, di cui spesso siamo schiavi un po’ tutti..

C’è qualcosa che accomuna i due anziani, oltre all’età? Cos’hanno visto di speciale in quel bambino? Cosa cercavano?
Entrambi hanno saputo cogliere l’essenziale. La legge ebraica esigeva la presenza di almeno due testimoni per instaurare una causa.. ecco che due testimoni, Simeone ed Anna, riconoscono l’inizio di un tempo nuovo. Grazie a loro due tutto ci è chiaro fin dall’inizio: Gesù è il Messia promesso da Dio e venuto ad illuminare tutti i popoli.

Peccato non avere più tra noi due personaggi così bravi ad indicarci la luce..
Nient’affatto! La Chiesa, oggi, celebra anche – e non a caso – la Giornata della vita consacrata: questo Vangelo «costituisce un’icona – dice papa Francesco – della donazione della propria vita da parte di coloro che, per un dono di Dio, assumono i tratti di Gesù vergine, povero e obbediente..». E aggiunge: «Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambiti di vita.. Ogni persona consacrata è un dono per il popolo di Dio in cammino».

Illuminati da tali guide, ringraziamo allora il Signore con le parole di San Sofronio: «Nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola.. le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo.. nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio».

2 Febbraio Festa della Giornata Mondiale della vita consacrata. In questo giorno, ricco di storia e di molteplici significati, che ricorre la Giornata mondiale della Vita Consacrata voluta da Papa Giovanni Paolo II nel 1997.

In questa occasione la Chiesa celebra il “sì” dei consacrati e delle consacrate alla chiamata di Dio. Nella “icona evangelica” della presentazione di Gesù, Simeone rende grazie a Dio perché finalmente può stringere tra le braccia il Messia atteso. Così in questa Giornata si vuole rendere grazie a Dio per la presenza della Vita Consacrata dentro la Chiesa che ricorda a tutti i battezzati la bellezza della vocazione cristiana che a ciascuno chiede di testimoniare nella vita la luce di Gesù e del Vangelo.