Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino
La voce è qualcosa di molto importante, specialmente, per esempio, per chi svolge un servizio come lettore. Per questa mansione assegnata bisogna davvero prendere maggiormente coscienza che dal modo con cui si usa la voce e la si articola, la si espone, dipende la reale efficacia del messaggio.
Pertanto, l’uso corretto della fonetica, della dizione, l’interpretazione, ecc., sono di assoluta importanza, perché avvalorano ancora di più l’enorme dono che si ha a disposizione.
Vorrei soffermarmi ancora sulla grande importanza che la Parola occupa nelle Sacre Scritture.
Bisogna prendere consapevolezza di cosa stiamo leggendo, di cosa stiamo spiegando, e situarci anche fisicamente nel racconto che abbiamo sotto gli occhi. Prendiamoci, esempio, un momento di pausa prima di proclamarlo, perché dobbiamo arrivare ad una conoscenza non solo intellettuale del testo: bisogna approfondire, cioè, vivere, quello che stiamo dicendo, altrimenti non possiamo utilizzare neanche la voce in maniera consona; e al contrario, analizzando anche com’è la nostra voce, il timbro, la modalità, il tono, noi possiamo apprendere la conoscenza persino di noi stessi, riappropriarci anche della nostra persona, conoscerci più a fondo.
Non è esagerato questo discorso, e se pensiamo di conoscere molto bene la nostra personalità, dovremmo anche riflettere sul fatto che la nostra interiorità, è soggetta a profondi cambiamenti, nel tempo, e questo influenza tantissimo anche il nostro modo esteriore di parlare. Col trascorrere degli anni, attraverso le situazioni che mutano, anche il nostro carattere, la nostra personalità è soggetta a cambiamenti, per cui quando diciamo che Dio parla oggi e la Parola raggiunge oggi la tua vita, diciamo allo stesso tempo che anche il modo di formulare un discorso esternamente è soggetto a trasformazioni col trascorrere degli anni.
La voce, infatti, non è un qualcosa di esterno a noi, come siamo abituati a credere, ma qualcosa di interno che ci appartiene, che è legato al nostro stesso essere, per cui, la voce non può essere scissa dalla nostra individualità, nel momento in cui apriamo la bocca per parlare!
La persona, infatti, la creatura umana è da sempre al centro dell’amore di Dio. Ricordate il Salmo 8,5?
“….Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?”.
Così dice il bellissimo Salmo e così l’uomo deve prendersi cura di se stesso, risplendere come un vaso bellissimo, un contenitore prezioso dove si possa incarnare la divinità di Dio, dal momento che è Lui stesso a prendersene cura.
Se osserviamo tutta la creazione, la natura, gli alberi, i fiori, il cielo, gli animali, tutto risplende di questa bellezza che è in continua evoluzione verso un miglioramento, in crescendo.
Per questo anche il messaggero di Dio ha il dovere di evolversi, cercando di cogliere il meglio anche nella bellezza della propria persona senza denaturalizzarla, rispettando sicuramente i propri limiti fisici ma cercando di mettersi al posto di chi ha bisogno di recepire il messaggio di Dio che viene travasato anche da una certa estetica migliorata.
Così come non si può pretendere di apparire in un social o da qualche altra parte in pubblico se uno trascura anche la propria forma fisica, il proprio aspetto (nei limiti ovviamente della propria persona).
Per quanto riguarda l’aspetto della dizione, dell’articolazione, del tono, delle pause, delle nozioni scientifiche di quelle che sono le regole anche della pronuncia, bisognerebbe comprendere che se qualche lettore o catechista ha dei difetti inerenti a questo dovrebbe fare primariamente anche un corso a parte per migliorare, soprattutto, la pronuncia, se ci sono difetti particolari.
Bisognerebbe approcciarsi ad un vero e proprio metodo di dizione, di public speaking, per addentrarsi ancora più profondamente in quelle che sono le regole della pronuncia, per perfezionare la propria espressione per consentire al messaggio di arrivare in modo comprensibile alle platee, al popolo, al pubblico, all’ascoltatore.
Ritornando allo studio della Parola, ripetiamo che la parola di Dio è viva e può dare la vita a chi la ascolta.
E tu, vuoi essere un annunciatore “morto”?
E come la annunci? Accontentandoti dei tuoi difetti di pronuncia senza correggerli? Non pensi, invece, che occorre bellezza, perfezione, studio, contemplazione del mistero, affinché questa Parola possa essere degna di essere annunciata?
Ricordiamoci che, siccome noi veicoliamo il messaggio, anche la nostra persona non può essere diversa da quello che diciamo, sia interiormente, che esternamente, che esteticamente!
“Come il Padre risuscita i morti e dà la Vita” dice Giovanni al capitolo 5,21,… “così anche il Figlio dà la vita a chi vuole” e prosegue Giovanni in 11,43 quando chiama il morto dal sepolcro “Detto questo, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori!“.
Quando questa Parola viene predicata mediante la voce del predicatore, essa dona, a chi la ascolta esteriormente, la virtù di operare interiormente, per cui i morti riacquistano la vita e rinascono nella gioia di Abramo. Questa Parola è dunque viva nel cuore del Padre, viva sulla bocca del predicatore, viva nel cuore di chi crede e di chi ama e, siccome questa Parola è viva, non c’è dubbio che sia anche efficace.
E tu, sei efficace come questa Parola?
Sei bello come questa Parola? È importante, quindi, leggere con professionalità la parola di Dio.
A tutti gli operatori pastorali urge una vera scuola di dizione per utilizzare al meglio la voce ed entrare nelle profondità della comunicazione, per potersi degnamente esprimere senza quei difetti di pronuncia che potrebbero ostacolare e distrarre l’ascolto.
Finora hai pensato fosse già abbastanza essere lettore per proclamare un salmo, una lettura, fare catechesi e non hai mai approfondito la ricchezza della voce, non hai mai curato la sua modulazione, le varie tonalità dalle variegate espressioni, non ti sei mai accorto dei difetti che hai quando annunci la parola dall’ambone o di come arriva all’orecchio dell’uditore.
Ti sei mai registrato per sentire la tua voce?
Hai fatto mai nei tuoi confronti un’umile autocritica degli errori di pronuncia? Come puoi pretendere, poi, che l’altro ti ascolti, che non si annoi e che quel messaggio arrivi al suo cuore in modo efficace?
Scopri, dunque, la bellezza della tua voce, valorizzala, valuta l’importanza che essa ricopre, soprattutto se svolgi un servizio al pubblico, se sei un catechista, se vuoi essere un animatore o un liturgista che si fa ascoltare per l’autorevolezza con cui annuncia la parola di Dio!
Bisogna uscire dal vecchio concetto che Dio non guarda a queste cose, che noi siamo soltanto degli umili servi inutili! Vero, che siamo dei servi inutili, ma ricoperti di dignità a cui il Signore ha fatto enormi doni.
Proprio perché siamo dei servi inutili, non bisogna arroccarsi su noi stessi, ma avere il coraggio di sfruttare questi talenti, per cui è nostro dovere servire la parola di Dio nel migliore dei modi.
Il non cimentarsi nel miglioramento personale di questo mezzo di comunicazione che è la voce, potrebbe essere semplicemente una scusa per non metterti in crisi, per non evolversi e forse Dio non si compiacerebbe fino in fondo del nostro servizio.
Il Carisma della Parola si esplicita anche nel dono delle guarigioni, soprattutto quando in essa viene sviluppato quel sentimento di tenerezza, di incoraggiamento, di compartecipazione, che non può far altro che donare amore a quelli che si aspettano anche di essere “guariti” dal dono della Parola.
Se non esprimiamo la parte vitale che è il cuore e l’anima, otterremo l’effetto sonoro di una lettera proclamata senza sentimento, senza polso, inanimata; dobbiamo riscoprire quel soffio leggero dello Spirito che attraversa la Parola, la bagna, la irrora di humus, di vento, di pioggia, che è capace di irrigare il secco terreno del nostro cuore, facendo rinascere il giardino verde della speranza in chi desidera trovare un anelito di vita.
Come un tenero germoglio che sboccia a primavera, questo vento leggero contiene una forza di vita tale da raggiungere chi l’ascolta e lo risuscita a vita nuova.
Che cos’è la predicazione, dunque, se non la missione di resuscitare dalla disperazione ontica gli esseri umani che si trovano nella morte? Anche le ossa aride di Ezechiele 37,1-5 riprendono vita quando lo Spirito le raggiunge …
“La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: Profetizza su queste ossa e annuncia loro: «Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete».”
Riassumendo, quindi, un pò in breve, i principali aspetti della proclamazione della lettura, della parola di Dio, possiamo concludere che:
1 ) È importante un certo “fervore” nel pronunciare la Parola, dal momento che pronunciare la parola di Dio significa esprimere l’intensità, l’espressione dei nostri sentimenti, l’ardore, l’animazione, lo zelo, la sincerità, ma anche la tenerezza del momento, poiché leggendo in tale modo, dimostriamo un desiderio compassionevole nel conoscere i bisogni anche dell’altro che ascolta, soddisfacendo il suo desiderio di sentire la tenerezza di Dio, attraverso la consegna della sua Parola.
2) È necessario fortemente “sentire” anche noi stessi quando leggiamo, perché, connettendoci con la nostra interiorità, si conferisce valore a ciò che leggiamo, a ciò che trasmettiamo, lo facciamo nostro, lo incarniamo, diamo credibilità a Dio stesso, diciamo Amen, “è vero che Dio ha detto così”, lasciando agli altri la certezza che stiamo parlando di un Dio accessibile, vicino e non lontano dai sentimenti e dalle vicissitudini dell’uomo.
Bisogna prendere coscienza di ciò e lavorare molto sul tipo di espressione, sul tipo di tono che usiamo nel proclamare le letture con la nostra voce.
"Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!"
Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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