"Gridatelo dai tetti...."

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Non ci si può affidare solo al caso, all’istintività o alla quantità di doti che abbiamo o al fatto che, “avendo tanta fede”, il risultato sia scontato!

Impegniamoci affinché questo canto, questo nuovo approccio metodologico, queste tecniche e modalità di espressione riviste e corrette, questa voce, insomma, possano concorrere a formare una nuova figura competente e matura in grado di esercitare al meglio il ministero del lettore.

In definitiva, l’augurio è che si possa scoprire più equilibrio, armonia, passione in questo carisma e che possa essere anche sinonimo di pulizia, bellezza, gratuità, riconoscenza per l’alto compito ricevuto; che possa richiamare, in poche parole, alla perfezione e alla dignità dell’intero essere umano assieme a tutta l’autorevolezza e alla gioia per quello che è il grande ministero del lettore, dell’oratore o del catechista.

Sarebbe davvero un segno di gratitudine poter riconoscere un grande dono in quel fratello, sorella, lettore o lettrice che svolgono con amore il servizio e da parte di questi, allo stesso tempo, sentire la stessa benedizione divina per aver trasmesso con amore il senso della parola di Dio ai fedeli.

Se infatti pensiamo che grazie a questo ministero, dopo aver ascoltato con fede letture proclamate bene della Sacra Scrittura, il popolo si è sentito pienamente coinvolto, rivivendo appieno e assaporando con spirito di partecipazione il messaggio trasmessogli, una lode corale a nome di tutta la Chiesa salirebbe immediatamente al cielo!

Se poi Gesù stesso è presente e benedicente in questo corpo, quale esultanza e migliore occasione di grazia si spanderebbe nell’Assemblea, quale giubilo sperimenterebbe tutta l’adunanza per aver accolto e fatta sua la potenza di quella Parola, di quella Buona Notizia che cambia il cuore e lo rallegra?

Il fedele non ascolta, dunque, una “favola”, ma si anima pensando che lì c’è davvero qualcuno che è presente per raccontargli qualcosa di sensazionale, unico, prezioso, qualcuno che vuole parlargli sul serio, fargli una rivelazione importante, un regalo gratuito d’amore!

Oggigiorno, soprattutto con l’avvento dei mass media, abbiamo tutti la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa, ci sintonizziamo su tante notizie, ma quando si dà, invece, l’avvenimento con la “A” maiuscola che rivoluziona l’esistenza?

Si dà questo avvenimento solo quando la parola di Dio, in un’assemblea, ha la possibilità di calarsi in colui che è disposto ad ascoltare con fede.

Qual è la differenza fondamentale?

Tra l’ascoltare un vero oratore che ti fa cambiare quasi vita, che tu vai a sentire con curiosità e che è capace di coinvolgere tutti i tuoi sensi perché ti cattura dentro, perché ti colpisce quello che dice, come lo dice e perché lo dice e l’ascoltare, invece, una favola, un racconto da internet, una fiction, dove c’è un episodio accaduto ad altri che vorresti accadesse a te e che invece puntualmente non si verifica, restando purtroppo solo una mera illusione?

Poniti questo serio interrogativo!

E pensa se la tua voce, quello che tu leggi, o scrivi, o annunci, può catturare, ha il potere di entrare veramente nella vita delle persone, ha questa potenzialità; addirittura, medita se, la parola di Dio, che di per sé è già potente in quanto parola di Dio e, dunque è perfetta, veicolata grazie alla tua bocca può contenere in germe questa scintilla divina per cambiare il cuore della gente!

Certo, caro lettore, asserirai che è qualcosa di troppo grande, e in effetti lo è, ma non farti irretire dal timore o dalla paura che, proprio perché è qualcosa di grandioso, Dio non voglia servirsi di te per onorare e svolgere questo ministero del lettore o del catechista.

Alla fine l’intento è che si arrivi al cuore della gente, di tutta la gente, che si riesca a farla commuovere, che ci si provi a metterla in sintonia con Dio!

Essere servi della Parola, annunciatori della Parola, significa fare da ponte tra il lettore e Dio, essere messaggeri alati di una Parola che, dopo essere giunta al lettore, possa germogliare a sua volta nel cuore del fedele e, così, essere traghettatori, conquistatori di anime riempite di fede. Di questo Dio si compiace, che la sua Parola si faccia carne in chi l’ascolta, oggi, come allora!

Quindi è importante svolgere questo servizio facendo un’analisi profonda di tutto, ma soprattutto bisogna convincersi che essere lettore vuol dire anche avere l’attitudine di voler cambiare e mettersi in discussione, approfondire anche le motivazioni perché vogliamo essere lettori.

Si richiede una mentalità, un nuovo modo di essere, un’attenzione quasi psicologica e una delicata cura che promuova l’entrare in relazione con le persone che si hanno davanti quando ci esponiamo e regaliamo ad altri pezzi di noi stessi.

Certo la persona che hai davanti e che ti ascolta, è vero che deve avere l’orecchio aperto per recepire il messaggio, ma credo che debba essere anche del lettore, il vero compito di aprire l’orecchio agli altri, ma se per aprire questo orecchio alle persone il lettore si presenta visivamente in modo disordinato, sciatto, con una voce stancante, che non cattura l’attenzione, hai voglia ad aprire l’orecchio, al massimo il pubblico aprirà la bocca per sbadigliare!

Non si tratta di avere una voce formidabile, potente da grande attore o performer, ma parliamo di energia, di cura della voce, perché ogni voce può essere bella o particolare, può essere modificata, migliorata; soprattutto il “canto” che hai nella voce può essere trasformato in meglio, a patto che desideri anche tu incuriosirti e appassionarti a questa causa per il bene tuo e degli altri.

Pensiamo a Gesù, a come si comportava, a come agiva, quali sentimenti infondeva, a come parlava alle folle, con quale intimità, con quanto amorevole sguardo si avvicinava alle persone, ascoltando i loro cuori e guardandoli con occhi di profonda attenzione, pieni d’amore…

Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò”. Mc 10,21

Come possiamo pretendere che l’uditore ci ascolti, oppure che venga interessato, stimolato a reagire, che renda credibile in sé stesso il messaggio che Dio gli invia attraverso il lettore?

Isaia 50,4-5:

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,

perché io sappia indirizzare

una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio

perché io ascolti come i discepoli.

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio

e io non ho opposto resistenza,

non mi sono tirato indietro”.

È il Signore che apre l’orecchio, come dice la Scrittura, certo, molte volte anche il pubblico è distratto, viene ad ascoltare quello che gli pare, preso dai propri problemi, oppure capta soltanto quello che vuole, è attento in modo parziale, discontinuo, non si lascia, cioè, sedurre da un messaggio che sembra arrivare da troppo lontano, non allineato coi tempi… tutte cause che si verificano molto spesso, ma non dobbiamo arrenderci e farci impressionare!

Resta il nostro grande dovere, impegno e senso di responsabilità nell’attirare l’attenzione, o meglio ancora, distrarre l’ascoltatore dall’atteggiamento distaccato con cui era venuto già a sentire, e fare in modo che questa persona abbandoni il pensiero a cui stava dedicando le sue energie, che lo distraeva per riconvertirla verso il discorso che tu hai intenzione di portare avanti in modo incisivo, qualunque fossero gli impedimenti!

Ci vogliono tante componenti per fare l’oratore, il catechista, il lettore; senza bisogno di rielencarle tutte, ma riassumendo un pochino, abbiamo bisogno di:

  1. Rimuovere gli ostacoli che sono innanzitutto dentro di noi, perché anche la nostra lingua non sia impacciata nel parlare.

  2. Modificare anche esteticamente la nostra persona, per quanto possibile apportando miglioramenti anche piccoli.

  3. Rendere piacevole il “canto” che ci portiamo dentro da sempre e farlo fluire in modo naturale e consapevole facendoci aiutare anche dalla nostra sensorialità.

  4. Partecipare a qualche lezione di dizione per la pronuncia, se ci accorgiamo di qualche difetto, di qualche cadenza dialettale che pregiudica la lettura.

  5. Osservare e correggere anche la postura, l’articolazione facciale e la respirazione.

Conta avere anche la forza, la passione, l’energia necessaria affinché la parola di Dio possa diventare soffio vitale, brezza leggera, incarnata prima dall’oratore stesso, e poi, effusa dal soffio della bocca su chi l’ascolta, sul fedele, grazie all’azione dello Spirito Santo che agisce tramite il Signore stesso.

Sappiamo anche, però, che la potenza di Dio si manifesta nella debolezza dell’uomo, come dice San Paolo:

Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza(2 Cor 12,9) e che, dunque, siamo quello che siamo, (2 Cor 4,7-15): Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio”.

man kneeling in front of wooden cross

E ancora… Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà” (Rom 1,16-17).

Molte volte anche la tempistica delle omelie, la loro durata, l’intensità, lasciano a desiderare in quanto a ritmo e questo può compromettere la bellezza dell’intera liturgia, come anche la lentezza nel rispondere delle assemblee, la mancata partecipazione ai canti, l’acustica non proprio efficiente…

A volte si nota un’attitudine a stancarsi, a non ascoltare con emozione le Sante Eucarestie, non tanto per gli argomenti esposti o i contenuti che possono essere anche forti e ben evidenziati, ma proprio per il senso del ritmo che manca, per la tempistica non equilibrata che non conferisce il giusto valore alle funzioni celebrative.

Non bisogna scadere nell’abitudine routinaria che non fa decodificare bene quel che si ascolta dall’esterno: occorre riabilitare il senso del ritmo, la freschezza, la dinamicità delle azioni in seno alla liturgia dove la Parola occupa un posto importantissimo, anche per quanto riguarda la declamazione delle antifone, delle acclamazioni nella colletta, nell’offertorio, nelle preghiere universali, nella distribuzione dei canti e della musica; insomma, lo Spirito Santo esprime sempre un rinnovamento in seno al popolo di Dio.

Se la Chiesa, come corpo di Cristo che si raduna assieme, riesce a rivitalizzarsi con qualche piccola nota di perfezionamento, tutto riesce a vantaggio e gloria di Dio e dei fedeli.

Un esempio. Se tante volte le omelie, le celebrazioni durano tanto tempo, non è tanto per la formula con cui vengono dette, per il contenuto, ma è per il ritmo, il tempo, la durata: anche la celebrazione necessita di un ritmo, di una dinamicità.

La Parola, per sua natura, è dinamica, in movimento, e determina a far sì che poi quella liturgia abbia un inizio, uno svolgimento e una fine ma in modo dinamico, evolutivo, fluido, non stancante.

Tutto dovrebbe avere un certo sapore di evoluzione, partecipazione attiva, per essere vero servizio.

Dobbiamo anche metterci al posto di chi ascolta, delle persone, dell’Assemblea, del popolo che dovrebbe sentire anche il piacere di partecipare, deve venire come attratto da ciò che si svolge attorno.

A proposito della partecipazione attiva ideale della Sacrosanctum Concilium e, a proposito della natura, della modalità e delle nuove ministerialità laicali, è scritto…

La partecipazione attiva del popolo costituisce lo scopo primo e immediato della riforma liturgica, dal momento che la madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli vengano guidati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione delle Celebrazioni Liturgiche.

La Liturgia, infatti, è la prima e per di più necessaria sorgente, dalla quale i fedeli possono attingere uno spirito veramente Cristiano e, dal momento che la liturgia educa, forma, comunica, non è possibile sottovalutare questo strumento di comunicazione. La partecipazione attiva del popolo di Dio è il modo ordinario di prendere parte al mistero Pasquale nella dinamica umana della comunicazione, per cui il rito non è un semplice rivestimento esterno, ma costituisce l’evento stesso di grazia. La persona incontra il mistero di Dio con tutta la sua umanità e non solo con le idee. La celebrazione ha un ritmo che non tollera né fretta, né lungaggini e chiede equilibrio tra parola, canto e silenzio” (VMP8).

Viviamo tempi in cui la nostra società si evolve in maniera anche troppo precipitosa, con ritmi serrati, frenetici e anche se una celebrazione ha diritto ad avere i propri tempi, bisogna capire che le persone sono soggette a questi cambiamenti e forse si è perso, purtroppo, il senso del silenzio, di concentrazione, di ascolto, di apprezzamento di certe simbologie; cercare di ottimizzare questa partecipazione attiva e ideale del popolo cristiano significa trovare delle maniere idonee per consentire, all’interno delle liturgie, di stimolare questa partecipazione senza stravolgere nulla ma, intuendo quali miglioramenti apportare per valorizzare ancora di più questo incontro tra Dio e l’uomo.

Cerchiamo di rendere più snelle, a volte, le ambientazioni delle letture, arricchirle, appunto, di dinamicità e freschezza nel modo di esporle, non allungarle eccessivamente per evitare di stancare, di allontanare l’ascolto per eccesso di tempi, stiamo attenti alla forma esponenziale delle omelie, delle catechesi, anche della lettura, facendo anche un piccolo passo indietro, partendo da questi piccoli accorgimenti di cui si è parlato finora e analizzare cosa c’è che non va nei tempi, nella forma, nel ritmo di queste liturgie.

Spesso la gente si annoia, critica i lunghi i tempi delle assemblee, vorrebbe che tutto si svolgesse in modo più leggero, energico, con più bellezza, armonia, partendo proprio, dalla gestione della voce, di come lo stesso orante o lettore svolge questo compito.

Da ricordare che questo compito affidato, non è per un tornaconto personale, ma per essere in sintonia anche con tutti gli altri membri che stanno in quel momento celebrando la liturgia: c’è bisogno, quindi, di rinfrescare il carisma con metodologie di apprendimento che possono tornare utili allo scopo. E operare una concatenazione di accorgimenti determinanti che vanno presi come inizio di una riflessione innovativa.

Per aprire uno spaccato di quello che sta succedendo nei nostri giorni, nella nostra epoca che si è aperta ormai da anni alla tecnologia e all’uso dei media, capita di vedere molti sacerdoti, laici, consacrati registrare le loro catechesi attraverso canali YouTube e altre piattaforme di cui il panorama digitale è pieno.

Questo, da una parte può essere anche positivo, dal momento che la Parola giunge all’orecchio anche di chi non va in Chiesa e non frequenta i sacramenti, di chi è immobilizzato dalla malattie e altri impedimenti, di chi è lontano da Dio e, per questo, è cosa anche buona il fatto che possa loro giungere una Parola, una catechesi attraverso internet.

Al tempo stesso ci si pone un serio punto di domanda:

perché, in tali condizioni, certe persone dovrebbero scegliere di venire in celebrazione, visto che una messa è anche a portata di click?

E escludendo chi davvero non può muoversi da casa per malattia, perché non scegliere fra le alternative un motivo ben più convincente, come quello di venire attratti dalla modalità di partecipare in maniera attiva e personale all’Eucarestia e ascoltare “dal vivo” la parola di Dio in maniera sicuramente più emozionante?

Non potrebbe bastare ed essere convincente il fatto davvero saliente che venire ad una celebrazione significa avere “voglia” di gustare, percepire, ascoltare, sentire, toccare in prima persona la bellezza della presenza di Dio? Cosa permette di fare quello scatto in più, di avere quella voglia in più, per venire a Messa nell’epoca attuale?

Sono interrogativi che dobbiamo porci per avere sufficiente criticità per migliorare il nostro carisma, il nostro ministero di lettore o catechista.

Come un’ape che viene attirato dal fiore o il fiore che nella sua fioritura attira l’ape, bisognerebbe un pò anche prendere spunto da queste meditazioni per far sì che le persone possano davvero andare in una Chiesa e trovare l’accoglienza, la bellezza anche di certe forme espressive, della Parola proclamata nelle varie forme.

Certo in rete si sviluppano queste nuove possibilità innovative, sotto forma di evangelizzazione mediatica che, ripeto, possono essere anche a volte interessanti, ma che non possono mai raggiungere la concreta possibilità di nutrirsi attraverso i segni sacramentali del pane e del vino nella forma Eucaristica, né tanto meno sostituire la presenza vera delle persone, per quanto riguarda il contatto dal vivo reale e fisico.

Considerazioni queste che danno per scontato che tutti “comprendano” il valore e l’efficacia dei Sacramenti; mentre il web potrebbe essere uno strumento molto interessante per un primo avvicinamento delle persone lontane dalla Chiesa.

Non resta dunque che svegliarsi e cercare di mettere in pratica anche questi accorgimenti che abbiamo suggerito ed escogitare tutte quelle forme per far risplendere questa bellezza di cui abbiamo parlato finora. Affascinare di nuovo le persone ad incontrare il Signore, non solo attraverso i media, ma accompagnandoli sui sagrati delle chiese e all’interno per poter ascoltare una bella omelia di un sacerdote, una edificante lettura proclamata in maniera consona ed efficace, che faccia vibrare alle orecchie del popolo di Dio che:

Dio è un Padre presente e mai lontano nelle storie dell’umanità.

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
Non perdertelo per niente al mondo!"

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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