Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino
Sai che la voce raggiunge le corde più invisibili della tua anima?
Sai che si possono rimuovere le barriere che ti impediscono di leggere nel migliore dei modi?
Sai che la Parola può guarire chi l’ascolta, recare conforto?
Sai che con la Parola sei chiamato a diffondere il messaggio di Dio attraverso il ministero di catechista, lettore, oratore?
Addentrandosi sempre più nelle profondità conoscitive dell’organo vocale, si può arrivare a comprendere l’importante servizio che esso può svolgere a favore del catechista e di chi svolge questo servizio soprattutto nell’ambito ecclesiale.
Prendere consapevolezza attraverso i propri sensi dell’importanza della vocalità e del coinvolgimento di tutto il nostro corpo, segna un passo ulteriore nel processo evolutivo della voce: il passaggio dalla semplice fonetica al linguaggio esperienziale emotivo.
Cosa significa questo?
Che apporto e beneficio possiamo trarre da questa scoperta?
Che cosa è, soprattutto, il passaggio dalla fonetica al linguaggio esperienziale emotivo?
Intanto dobbiamo sapere che la Fonetica è un ramo della Scienza linguistica che studia i fonemi, cioè i suoni articolati dell’apparato di fonazione umano.
Un simbolo fonetico è un segno convenzionale usato per significare la descrizione articolatoria di un suono, nonché una sua approssimata collocazione in determinate classi detti foni, dal momento che nessuno è in grado di riprodurre due volte lo stesso identico suono.
Nella fonetica, la voce si riferisce ai suoni del parlato prodotti dalle corde vocali.
Abbiamo descritto, infatti, precedentemente, negli altri paragrafi del libro, come la voce ha dei suoni prodotti dalle corde vocali e come la sua qualità si riferisce a determinate caratteristiche in una persona, mentre la gamma della voce appartiene alla gamma di frequenza o intonazione da essa utilizzata.
Le corde vocali vibrano quando un flusso d’aria passa tra di loro, producendo quella che viene chiamata voce, cioè una sorta di ronzio che si può sentire e ascoltare nelle corde vocali e in alcuni suoni. Se le corde vocali vibrano, sentiremo il suono che chiamiamo voce, o fonazione.
Affinché questa voce, da semplice fonazione ed emissione di suono, si trasformi ad essere esperienza vissuta, Parola proclamata, deve attraversare, però, un processo di consapevolezza attraverso il quale la persona, in questo caso l’oratore, attraverso la propria vocalità e parola articolata, diventi completamente un grande messaggio vivente, incarnato, un emblema, cioè, veramente reale e presente nella storia e nel vissuto di tutti i giorni.
Per questo motivo, tutto il linguaggio espressivo che l’individuo ha a sua disposizione, a maggior ragione anche la sensibilità corporea, deve divenire materia di studio e di approfondimento per capire come il fascino della voce si trasforma in realizzazione finale compiuta, dell’uomo, universale e totalizzante!
Si può arrivare a constatare che, passando dalla semplice articolazione a tutte le tappe di uno studio approfondito, la Parola possa giungere davvero alla sua totale manifestazione nella vita concreta delle persone. Qualora essa viene supportata dalla testimonianza forte e verace di chi la proclama con fede, l’annuncia e l’incarna con assoluta credibilità cristiana.
Quello di andare a prendere consapevolezza attraverso i propri sensi dell’importanza della vocalità e del coinvolgimento di tutto il nostro corpo, l’evoluzione, in sintesi, della voce passa dalla più profonda conoscenza di sé, dall’interiorizzare anche i concetti, le frasi, le espressioni contenute nella Scrittura.
Esiste anche la percezione interiore dell’individuo, che tocca le vibranti corde dell’anima, dal momento che egli è la somma di tante componenti, non solo di quelle riguardanti le parti professionali e tecniche con cui ci si approccia a leggere bene un testo.
Sicuramente i principi fondamentali di dizione, public speaking sono importantissimi, ma c’è qualcosa di più profondo e coinvolgente da esaminare: la dinamica voce-stato emozionale-psicofisico di cui ogni persona e ogni lettore necessita per sentirsi al top nelle sue nelle proprie espressioni comunicative.
Facciamo un passo, quindi, all’interno di noi stessi, per ascoltare l’infinito, attraverso una voce che poi diventa “Voce Divina” perché è espressione del messaggio che Dio consegna agli uomini per parlare al suo prossimo.
Cerchiamo nella voce questo spirito, questa componente che innalza l’uomo, e innalza l’anima alle vette di chi ha sete del Dio vivente!
Ripensando alla voce di Dio che ci parla e ha sempre dialogato con l’uomo, come nelle Sacre Scritture, vediamo se la sentiamo, questa voce, se la percepiamo o se siamo tanto distratti da non riuscire a distinguerla… perché nella nostra voce possiamo avere sul serio qualcosa di divino che ci può rapportare con Dio e metterci in sintonia con Lui.
Solitamente non ci accorgiamo di questa bellezza, di questa sacralità della voce; molte volte ci affidiamo soltanto alla nostra bravura, alla nostra volontà di fare bene attraverso determinate tecniche che pure sono importanti per migliorarci, mentre dobbiamo poter far emergere dalla nostra voce qualcosa di infinitamente profondo che può scaturire dalla nostra sorgente interiore.
Esiste una vibrazione primordiale, un’energia, l’energia creatrice dell’universo. Che sia soffio vitale, Verbo, Parola Sacra, canto, palpito, la vibrazione Divina costituisce qualcosa di veramente importante perché i suoni che scaturiscono dal profondo, racchiudono preziosi messaggi inviati alla nostra anima e che attendono di essere liberati attraverso la Parola che andiamo ad enunciare.
Sono Parole che anche i profeti hanno cercato di decodificare per parlare agli uomini, messaggi che il Signore stesso vuole comunicare attraverso i suoi testimoni.
Quando riusciamo ad ascoltare anche il nostro corpo in silenzio, assieme alla nostra anima e a prendere coscienza del nostro respiro, in qualche momento di contemplazione, placando le tante voci esterne che infastidiscono la pacificante quiete, sperimentiamo l’ascolto in profondità e ci connettiamo anche, attraverso i nostri sensi, con la parte di noi più intima e rappresentativa.
Non a caso la preghiera, che tanto ricorre nei Vangeli di Gesù, è il colloquio più importante che il Cristiano è chiamato a vivere per ascoltare cosa Dio vuole comunicare.
La preghiera, soprattutto la preghiera silenziosa, anche di qualche minuto, è il momento più importante per relazionarsi nella dimensione spirituale di cui l’uomo necessità per stabilire una connessione speciale con il Creatore e prendendo una pausa e la giusta distanza dall’ascoltare banalmente i propri istinti.
Quando Gesù si ritirava sul monte a pregare, quando era nel deserto, nei momenti di maggiore difficoltà, come nell’orto degli ulivi, quando si isolava dalle folle per prendere una decisione, per parlare ai suoi discepoli, per isolarsi dal clamore delle folle, per non essere fatto re, la preghiera ha sempre rappresentato un’oasi privilegiata per ristabilire quel contatto unico, prezioso, indefettibile con il Padre che gli suggeriva parole piene di sapienza e di verità.
Come si fa a distinguere la vera preghiera, il vero contatto con Dio?
Anche il corpo, se ci pensiamo bene, partecipa a questo stato di sospensione quasi eterna: sembra esularsi dalle mille contraddizioni che giungono ai suoi sensi, cercando di stare fermo in contemplazione, con le mani giunte o ferme sulle ginocchia, o alzate in gesto di resa provvidenziale, o che chiedono aiuto al cielo.
Si domina la propria postura per dominare un moto improvviso di insofferenza per il tanto tempo che passa, si cerca di restare immobili per evitare gesti sollecitati continuamente da rumori esterni, si chiudono gli occhi per evitare distrazioni, il respiro viene automaticamente controllato per non essere dominato dall’ansia.
Osserveremo, se siamo attenti e ci ricordiamo di tutte le volte che siamo stati in preghiera, di come anche la stessa contemplazione estatica, silenziosa, che assumiamo nel volto, senza rendercene conto, ha il sapore come di una certa trascendenza spirituale e anche lo stesso corpo, dunque, può sentire, dopo aver vinto gli istinti nella carne, una certa pace, può ascoltare anche una primordiale gioia che attraversa la sua anima.
La voce interiore del cuore oltrepassa, a volte, i significati e le parole per giungere ad esprimere realtà ineffabili, come se l’incapacità di tradurre in parole i propri moti interiori, desidera lasciar spazio all’alta espressione della preghiera silenziosa.
Quando lo spirito è nella pace, anche il corpo avverte una grande sensazione di pace, i suoi lineamenti assumono serafici atteggiamenti di tranquillità, persino la voce sembra fluire con una certa leggerezza.
Vibrare armonicamente, dunque, con il nostro corpo ci aiuta, non solo ad essere partecipativi e attivi, ma possiamo dare suono ai nostri pensieri alle nostre emozioni e quindi questo permette di riattivare in noi un processo di ricreazione perché il nostro corpo è un’orchestra e si adatta e ci sentiamo bene quando vibriamo armonicamente.
“Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l’intelligenza” (1 Cor.14,15).
“Prendi anche tu la cetra affinché la corda dei tuoi sentimenti più nascosti, toccata dal plettro dello Spirito, mandi il suono delle buone azioni, prendi l’arpa affinché risuoni l’armonia delle tue parole e delle tue opere, prendi il tamburello affinché lo Spirito adoperi interiormente lo strumento del tuo corpo e la grata amabilità della tua vita sia resa manifesta dall’esercizio delle tue opere” (Origene, Omelie sui Salmi Ts 5,23).
La preghiera è, dunque, una delicata creazione che attraverso la voce si libra nell’aria e raggiunge il cielo.
Come sorgente sgorghi alla fonte
disseti la sete, sfami la fame
come sorgente che tace si effonde
da gola stillante acuti sonori
gemiti accendono il ciel di filanti solfeggi.
Preghiera notturna cangiante colore
la notte si accende, riprende sapore
all’alba si spegne quel dolce rumore
di labbra sospese nel dolce fragore
e frasi brillanti sono fili che tesson
con preziosi diamanti
quei ricami di salmi come fil luccicanti.
Come sorgente, come scia celeste
quell’ugola canta e di luce si veste
una voce assomiglia proprio a un Dio che già esiste
e raggiungere vuole, sotto il manto stellato
il cuore dell’uomo perché d’amor ubriacato!
Testo di Marilena Marino
"Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!"
Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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