Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino
È importante, dunque, che il lettore, che è un araldo, un credente, proclami la parola di Dio facendola udire con chiarezza al popolo, attraverso un annuncio che deve manifestarsi con forza, spessore, riuscendo a far vibrare la fede di quanti ascoltano.
È una questione di capire ciò che si legge e di farlo capire con il tono della voce, la dizione, l’articolazione delle parole, i ritmi, le pause, il fraseggio, gli stacchi, soprattutto, il rispetto dei vari generi letterari. Ma questo, è richiesto dalla parola di Dio proclamata nell’atto liturgico di fronte all’Assemblea cui è rivolta, e non si può ottenere da un lettore estemporaneo né tantomeno da bambini.
È questione di verità, di dignità, di serietà, anzi di fede: è un servizio da rendere all’Assemblea, non un favore da concedere al singolo fedele.
La proclamazione presuppone un’atteggiamento di ascolto da parte dell’Assemblea.
Nelle liturgie questo “ascolto” fa riferimento all’ascolto fisico della voce del lettore che esclude una lettura personale del testo biblico sui libri o foglietti. Perché è richiesto un ascolto dalla “parola viva”, che è il mezzo di comunicazione tra due persone, e a maggior ragione il rituale tende a mettere in evidenza che Dio parla “in questo momento” al suo popolo.
C’è una comunicazione psicologica mentre risuona la parola attraverso i nostri sensi per arrivare o provocare una reazione cosciente interiore.
La Bibbia contiene una parola che è stata “detta” prima di essere “scritta” e questa viene proclamata all’Assemblea perché riviva in quel momento la sua forza di salvezza e il timbro vocale originario.
L’ascolto contiene un valore oltre che psicologico, anche teologico e comunitario per cui è necessario eliminare le difficoltà pratiche che ci distraggono con una “lettura privata” durante la proclamazione.
Questo deforma il senso della proclamazione, e svaluta la funzione del lettore, “isola” il fedele dall’Assemblea e lo estrania dal dialogo diretto che Dio invece vuole instaurare con il suo popolo.
Se nelle pagine dell’Antico Testamento sentivamo la parola di Dio in maniera sensibile, forse un pò lontana, che faceva quasi paura, descritta in modo anche sensazionale, nel Nuovo Testamento, come abbiamo detto, questa Parola si fa sempre più vicina all’uomo fino ad assumere le sembianze di Gesù Cristo che, venuto nella carne come essere umano, incarna la stessa parola del Padre, di Dio, desidera essere voce ascoltata, pronunciata, trasmessa da uomini che lui stesso sceglie.
Ma Dio parla a ciascuno ed a ogni credente; questi, rivestito di Gesù nel battesimo, è mandato ad annunciare, a proclamare la sua grazia, a dire che Dio è vicino ad ognuno, senza distinzione.
Ascoltando la parola di Dio, ogni essere umano può sentire che essa parla proprio a lui, perché il Signore parla oggi, come ha parlato ieri, ma non in un passato lontano, né in un domani troppo distante, ma ogni giorno.
Oggi Lui viene, è nella Parola delle Scritture e nei Sacramenti della Chiesa e può trasformare la nostra esistenza, tutta la nostra storia e lo fa servendosi in modo unico, con ciascuno di noi che ha eletto fin dalle origini del mondo, essendo suoi figli.
Nonostante tutto, la Bibbia rischia di restare per tanti una illustre sconosciuta, ma Dio non si stanca di parlare attraverso di essa: siamo noi che abbiamo bisogno di ascoltare, tra le tante parole di ogni giorno, quella “sola Parola”.
Papa Francesco ha istituito “La Domenica della Parola” con il motu proprio Aperuit illis il 30 settembre 2019, memoria liturgica di San Girolamo; con questa lettera apostolica Papa Francesco ha stabilito che ogni anno, la terza domenica del tempo ordinario, sia dedicata alla celebrazione, alla riflessione e alla divulgazione della parola di Dio.
“Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore” (Is.61,1-2a).
Anche in questi tempi, Dio ha parlato e ha realizzato la sua Parola e quando un ascoltatore è pronto ad accoglierla, c’è sempre un oggi pronto a manifestarsi; la parola di Dio è qui, a portata di mano, oggi, adesso, ci interpella perché desidera farsi prossima alla nostra vita.
La missione profetica che Gesù ha inaugurato è affidata anche ai discepoli, affinché anche nel tempo presente, tutti possano ascoltare la gratuità dell’amore di Dio attraverso la voce degli annunciatori.
Proprio per volontà di Papa Francesco, dunque, la terza domenica del tempo ordinario nella seconda metà di gennaio, viene dedicata alla parola di Dio. In questo giorno si mette al centro la Sacra Scrittura, la Parola viva che il Signore ha pronunciato per il suo popolo.
La parola di Dio incarnata è Cristo, la Scrittura lo profetizza e attraverso personaggi e racconti, viene illustrata l’opera della salvezza nella storia dell’uomo.
Nella prima lettura che si proclama in questa giornata dedicata alla Parola, si legge il libro della Torah:
“Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’Assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge.
Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza, e accanto a lui stavano a destra Mattatia, Sema, Anaià, Uria, Chelkia e Maasia, e a sinistra Pedaià, Misaele, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullàm.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!».
Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza»” (Neemia 8,2-10)
… Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso…
Nel Salmo 18 leggiamo “Le tue parole O Signore sono Spirito e Vita”. Questo Salmo evidenzia come la Parola sia perfetta, come guidi l’uomo e tutte le sue azioni. Infatti “La parola di Dio è luce ed è lampada al cammino dell’uomo” (Salmo 118).
In 1 Corinzi 12,12-30 San Paolo manifesta ai Corinzi l’unità a cui è chiamato il popolo di Dio che rappresenta il corpo mistico di Cristo che, cioè, è la sua Chiesa (“Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”). In Lc 1,1-4; 4,14-21 (“Oggi si è compiuta questa Scrittura”) l’evangelista descrive, come uno storico, i fatti relativi a Gesù e tramandati da testimoni oculari e da quelli che sono diventati “ministri della Parola”, “servitori della Parola”, di Gesù Cristo stesso.
Infine, il passo di Isaia dove Gesù, che si nutre per primo della legge del Signore, proclama quelle parole che risuonano nella sinagoga.
Come sottolinea il grande padre della Chiesa San Girolamo, grande innamorato della parola di Dio, “Dialogare con Dio, con la Parola, è in un certo senso presenza del cielo, presenza di Dio… Lo studio e la meditazione della Scrittura rendono l’uomo saggio e sereno….. Leggere la Scrittura è conversare con Dio… Tu parli con lo sposo… Se leggi è lui che ti parla”…
“Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me” (Gv 5,39).
“Cercate e troverete” (Mt 7,7).
“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52,7).
“Poi io udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò e chi andrà per noi?” (Is 6,8).
Dio manda profeti e annunciatori in ogni tempo e luoghi della storia, affinché i suoi messaggi vengano tramandati ad ogni persona: sicuramente, possono sembrare parole che nascondono frasi di un libro a volte sigillato, misterioso, rivelano persone o figure particolari che non si possono interpretare perché rivestite di una certa sacralità, ma leggiamo che Dio parla rivolgendosi a ciascun battezzato come profeta (Gal 4,6) rassicurando:
“E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!»”.
Per concludere uno stralcio dalle “Opere” di Baldovino di Canterbury…
“La parola di Dio è viva ed efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (Eb 4,12).
Ecco quanto è grande la potenza e la Sapienza racchiusa nella parola di Dio! Il testo è altamente significativo per chi cerca Cristo, che è precisamente la Parola, la potenza e la Sapienza di Dio.
Questa Parola, fin dal principio coeterna col Padre, a suo tempo fu rivelata agli apostoli, per mezzo di essi fu annunziata ed accolta con umile fede ai popoli credenti. È dunque Parola del Padre, Parola nella predicazione, Parola nel cuore.
Questa parola di Dio è viva, e ad essa il Padre ha dato il potere di avere la vita in se stessa, né più né meno come il Padre ha la vita in se stesso. Per cui il Verbo non solo è vivo, ma è anche vita, come egli stesso dice: “Io sono la via la verità e la vita” (Giov 14,6).
È quindi vita, è vivo e può dare la vita. Infatti “come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole” (Giov 5,21) e dà la vita quando chiama il morto dal sepolcro che dice “Lazzaro, vieni fuori” (Giovanni 11,43).
“Quando questa Parola viene predicata mediante la voce del predicatore, dona alla sua voce, che si percepisce esternamente, la virtù di operare interiormente, per cui i morti riacquistano la vita e rinascono nella gioia dei figli di Abramo. Questa Parola è dunque viva nel cuore del Padre, viva sulla bocca del predicatore, viva nel cuore di chi crede e di chi ama. (Sir 1. 5.16) Sorgente di sapienza è la parola di Dio dall’alto, e sentieri di lei le leggi eterne. Ed è appunto perché questa Parola è così viva, non v’è dubbio che sia anche efficace”.
È efficace quando opera, è efficace quando viene predicata. Infatti non ritorna indietro vuota, ma produce i suoi frutti dovunque viene annunziata, creduta e amata: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11).
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).
“Che cosa infatti è impossibile a chi crede, che cosa è impossibile a chi ama? Quando parla questa Parola, le sue parole trapassano il cuore, come gli acuti dardi, scagliati da un eroe. Entrano in profondità come chiodi battuti con forza, e penetrano tanto dentro, da raggiungere le intimità segrete dell’anima. Infatti questa Parola è più penetrante di qualunque spada a doppio taglio, perché il suo potere di incisione supera quello della lama più temprata e la sua acutezza quella di qualsiasi ingegno. Nessuna saggezza umana e nessun prodotto d’intelligenza è fine e sottile al pari di essa è più appuntita di qualunque sottigliezza della sapienza umana e dei più ingegnosi raziocini.” Tratto dalle “Opere di Baldovino di Canterbury”, vescovo (Tratt. 6; PL 204, 451-453).
La parola di Dio, dopo il Concilio Vaticano II ha ritrovato la sua centralità nella vita della Chiesa. Sono molti che confermano come la riscoperta della parola di Dio sia l’evento più fecondo vissuto da parte dei credenti che da secoli non praticavano più il contatto diretto con le Scritture per la loro vita di fede nella Chiesa e nel mondo.
La parola di Dio richiede, per essere feconda, un impegno convinto, costante, totale; infatti la pagina biblica quanto più diventa bella tanto più sembra essere difficile.
Il Card. Martini scrive al riguardo: “Col tempo, quanto più la Scrittura mi si rivela nei suoi aspetti capaci di far risplendere la luce di Cristo in mezzo a noi, tanto più mi pesano le sue durezze, le sue pagine faticose da leggere e da accettare e soprattutto difficili da inquadrare nell’orizzonte del Cristo umile e misericordioso”.
Sappiamo che la Bibbia è l’insieme di una pluralità di libri generati nell’arco di un millennio circa. La Bibbia è una biblioteca frutto di una selezione, di un discernimento.
È evidente l’appartenenza del libro al popolo, e l’appartenenza del popolo al libro.
Le Scritture sono generate nel seno della Chiesa e appaiono a loro volta generatrici della fede dei credenti: trasmettere le Scritture significa trasmettere la fede!
La Bibbia contiene la parola di Dio ed è una mediazione, una traccia, un’impronta di Dio e in questo senso noi possiamo affermare che è un segno, un sacramento. La Scrittura è il segno visibile in cui la parola di Dio si comunica all’uomo.
Potremmo definire la Scrittura come: “tabernacolo della parola di Dio”.
La lettura diviene così operazione indispensabile alla scrittura, e i lettori subentrano all’autore ridando nuova vita allo scritto divenendo, co-autori caricando di nuovi significati il testo che si apre così a una interpretazione potenzialmente infinita.
La ricezione del libro avviene nell’Assemblea liturgica: così il luogo della generazione della Scrittura è anche il luogo della sua risurrezione. C’è una mano che prende il libro e lo apre, il libro viene a contatto con gli occhi e attraverso una voce che legge, resuscita a parola vivente rivolta all’Assemblea. Ecco la resurrezione del libro!
La Scrittura in cui la comunità si riconosce ha bisogno di una voce. La voce mostra ciò che è scritto e consegna la parola di Dio. La voce si sottomette alla Scrittura, ma nello stesso tempo la fa risuscitare. Proclamare infatti non significa solo “leggere ad alta voce”, ma rivolgere la parola a qualcuno in nome del Signore. Il Libro si trasforma in Parola per una comunità.
La parola di Dio che risuona nella comunità: desta, rinnova e sostiene la fede che nasce dall’ascolto e opera anche nel cuore dei fedeli trascinandoli a una crescita in una fede operativa.
Negli Atti degli Apostoli: “La parola di Dio cresceva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme” (At.6,7); “la parola di Dio cresceva e si diffondeva” (At. 12,24).
Così il crescere della Parola significa anche crescita dei convertiti, crescita della comunità. La parola di Dio è la forza e la grande protagonista della vita della Chiesa, della sua missione ed evangelizzazione, della conversione da parte dei pagani che gioiscono con gioia dell’annuncio della salvezza e abbracciano la fede.
La parola di Dio cresce al crescere della comunità, e in questa edificazione è sempre accompagnata dalla consolazione nello Spirito Santo. (Come leggi al versetto: Atti 9,31).
Tra Spirito e Parola c’è un inscindibile legame e attraverso la loro sinergia avviene l’edificazione della comunità cristiana come corpo di Cristo.
L’edificazione della comunità si manifesta come edificazione da parte dei doni, dei ministeri legati alla Parola: dice S. Paolo voi siete “edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti” (Ef. 2,20); è il Signore che “ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo” (Ef. 4,11-12), ma questi doni sono doni dello Spirito Santo: “Asceso in alto… ha distribuito doni agli uomini” (Ef. 4,8).
“Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza”
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!”
Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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