L’uomo è fatto, è intessuto dalla comunicazione.
Il suo essere è costituito, fondato, dalla comunicazione.
L’assenza di comunicazione è assenza di uomo.
L’uomo, infatti, vive scambiando materia, energia e informazione, con l’ambiente naturale e sociale.
Quando si nutre, quando agisce, quando pensa, di fatto comunica con la natura, con gli altri e con se stesso.
La comunicazione non è solo quella delle informazioni, ossia delle parole e degli altri tipi di segno.
La comunicazione è anche quella dello scambio di materia, ovvero di beni e di servizi che è oggetto dell’economia.
Allo stesso modo è comunicazione anche quella che avviene nell’amore attraverso la sessualità e la procreazione.
La comunicazione nelle sue tre forme (economica, genetica e informativa) è, tra l’altro, anche l’esclusivo tessuto connettivo della vita sociale.
Si può addirittura affermare che la vita sociale, al pari di quella individuale, senza una sola di queste forme di comunicazione non potrebbe esistere, nemmeno come ipotesi.
Queste tre forme di comunicazione sono il segno del vivente.
Tutto il vivente esiste all’interno di queste tre forme di comunicazione.
L’uomo si differenzia dalle altre forme del vivente perché possiede, unico, oltre ad un modo di comunicare informazioni del tutto particolare, il linguaggio simbolico, un «qualcosa» che, addirittura, organizza e ordina tutti e tre i tipi di comunicazione.

Mario Pollo

L'impegno dell'animazione

Ora, l’elaborazione di processi alternativi che modifichino questa nuova cultura che si sta formando, è nelle mani delle nuove generazioni, oltre che nella responsabilità educativa degli adulti.
L’animazione deve quindi mettere al centro della propria azione questo obiettivo. È però necessario che gli adulti educatori e, quindi, gli animatori comprendano che non è sufficiente proporre una sorta di pregiudiziale rifiuto della nuova cultura ai giovani.
Se si facesse così, si negherebbe di fatto il futuro ai giovani. L’animazione deve aiutare il giovane a costruire una sintesi culturale che sia più evoluta ma, nello stesso tempo, inglobi questa cultura emergente.
Per fare questo è necessario che si rimetta in collegamento il giovane con la tradizione, costituita dalle vecchie e disprezzate culture locali.
Questa nuova sintesi, infatti, può nascere solo se la tradizione, scontrandosi con il nuovo, perde la propria inadeguatezza e, nello stesso tempo, il nuovo, scontrandosi con la tradizione, decanta la propria potenziale distruttività aprendosi alle più antiche dimensioni di senso dell’esistenza umana. Questo compito è possibile perché si vive una transizione culturale che è ancora aperta nel suo esito, nonostante i tentativi del potere dominante di chiuderla.
Sono i giovani, come in ogni epoca di transizione, che possono produrre i germi di una sintesi originale e feconda. L’animazione può essere il laboratorio sperimentale di questa sintesi. Non è un compito facile, ma certamente è un compito affascinante per un animatore.