Il Rosa della IV Domenica di Quaresima Laetare

Il Rosa della IV Domenica di Quaresima Laetare

Rallégrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell’abbondanza
della vostra consolazione.
Antifona di ingresso
(cf. Is 66,10-11)

In questo giorno la Chiesa sospende le tristezze della Quaresima; i canti della messa non parlano che di gioia e di consolazione;
si fa risentire l’organo, rimasto muto nelle tre Domeniche precedenti,si sostituiscono i paramenti viola con quelli rosa.
Gli stessi riti li abbiamo visti praticare durante l’Avvento, nella terza domenica chiamata Gaudete.
Perché in questa quarta domenica di quaresima la Chiesa ci invita a gioire, a rallegrarci?
Perché la domenica “laetare”?
Il motivo è il grande amore di Dio verso l’umanità, anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia.
«Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza» (antifona d’ingresso).
Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità, si “immischia” nella nostra vita, entra, per animarla con la sua grazia e salvarla.
“Può capitare di essere presi dall’angoscia, dall’inquietudine per il domani, dalla paura della malattia e della morte, ma questo non deve spaventarci.
E’ bene conoscere i propri limiti, le proprie fragilità, dobbiamo conoscerle, ma non per disperarci, ma per offrirle al Signore” (papa Francesco).
Lui ci aiuta, ci prende per mano, e mai ci lascia da soli!
Dio è con noi e per questo ci “rallegriamo” oggi: “Rallegrati, Gerusalemme”, dice, perché Dio è con noi.
La nostra gioia è avere accanto un Dio ricco di misericordia, che ci tiene a noi.
E’ vero ci sono limiti, tristezze, debolezze, ma il nostro alleato è un “prode valoroso” (Ger. 20,11).
Per molti studiosi la domenica Laetare, con stazione papale a S. Croce in Gerusalemme, trae la sua origine dalla terza domenica di quaresima del rito bizantino, che comportava, e comporta a tutt’oggi, l’adorazione della S. Croce, cui si tributava un omaggio di fiori profumati. A Roma si volle imitare l’uso, per cui il papa andava nella basilica di S. Croce in Gerusalemme dove si conservava un grande frammento della vera Croce, portando in mano una rosa d’oro profumata di musco, in memoria della Passione e della Resurrezione del Signore, volendo così ricordare l’omaggio fatto a lui da Maria nella cena di Betania (Gv 12,3).

La prima testimonianza diretta della rosa è del papa Leone IX nell’anno 1049, ma dal testo del pontefice si desume che questa era già una consuetudine romana. Le monache di S. Croce in Bamberga dovevano ogni anno mandare al papa la rosa dorata o di prezioso materiale affine, che con l’andare del tempo venne consacrata col crisma per poi, dopo l’omaggio alla Croce, essere donata a qualche uomo insigne o ad una città. Ancora con Paolo VI si conservava questo uso.

Dalla centralità nella celebrazione della rosa potrebbero essere sorti i colori liturgici di questa domenica che non solo esprimeva la grande gioia nella dimensione liturgica, ma anche era ricca di chiassose feste popolari.

Per la domenica terza di avvento, la cosiddetta Gaudete dalla prima parola dell’antifona di ingresso, diversi studiosi pensano ad una derivazione dalla domenica Laetare del ciclo quaresimale.

Tra tutte le domeniche di avvento questa era la più popolare per la particolare stazione papale in S. Pietro caratterizzata da una particolare ufficiatura descritta nei rituali del sec. XII (Ordo XI) e XII (Ordo X). In questa domenica piena di gioia tutta particolare per l’approssimarsi del Natale del Signore, contro l’uso di tutto il tempo di avvento, si cantava anche il Gloria.

Il colore liturgico, l’uso dei fiori e il suono dell’organo possono essere, dunque, derivati dalla domenica quaresimale. Comunque sia, al di là del gusto del nostro lettore, la collocazione che la Chiesa romana ha dato a queste particolari domenica risponde alla necessità di interrompere i lunghi e serrati ritmi del digiuno di questi due tempi liturgici. Non una prefesta, ma la risposta ad una necessità «fisiologica» dei fedeli tutti tesi a preparare le grandi solennità seguenti, il Natale del Signore e la sua Resurrezione.

Il colore rosa è un misto tra il viola, il simbolo della penitenza, e il bianco, usato nelle festività.

Questo colore, come detto, che viene utilizzato solo due volte in tutto l’anno liturgico, è tradizionalmente associato ad un senso di gioia in mezzo a una stagione di penitenza. In entrambe le domeniche (“Gaudete” in Avvento e “Laetare” in Quaresima), il rosaceo ci ricorda che la stagione di preparazione sta arrivando al termine e si sta rapidamente avvicinando una grande festività.

colori dei paramenti liturgici, quali il piviale, la casula, la dalmatica, la stola, rimandano al tempo liturgico o all’occasione festiva presente. I colori liturgici in uso sono stati codificati per volontà di Paolo VI nel Rito romano nel 1969 e sono quattro: biancoverderosso e viola. A questi colori se ne aggiungono altri, come il rosa, l’azzurro, l’oro e il nero, utilizzati nei paramenti liturgici solo in alcune occasioni particolari o come alternativa ai colori canonici. Esaminiamoli uno per uno.

Il bianco simboleggia la gioia e la purezza derivanti dalla Fede. È uno dei colori più ricorrenti nei paramenti liturgici che vengono utilizzati ogni giorno dai sacerdoti, a prescindere dal tempo liturgico e dalla festività in corso. È legato in particolare all’adorazione di Gesù e della Madonna e agli Uffici pasquali e natalizi. Simboleggia anche la risurrezione, il Cristo risorto nell’esultanza della Fede.

Dopo il bianco, il colore più utilizzato nelle messe domenicali e feriali, al di fuori di festività definite, è il verde, simbolo di speranza, costanza e ascolto perseverante. Accompagna il cammino quotidiano dei sacerdoti e dei fedeli che ad essi si rivolgono.

Il colore viola richiama la penitenza, l’attesa e il lutto. Viene utilizzato in particolare durante l’Avvento e la Quaresima. I paramenti liturgici viola caratterizzano le Messe per i defunti, nelle quali possono essere sostituiti da paramenti di colore nero.

Il rosso simboleggia la passione di Cristo e il sangue versato nel martirio da lui e dai santi. Per questo viene utilizzato per i paramenti liturgici la domenica delle Palme, il Venerdì santo, a Pentecoste, nelle celebrazioni dedicate alla Passione del Signore, nelle feste degli Apostoli, degli evangelisti e dei Santi Martiri.

Per quanto riguarda i colori non codificati, l’azzurro si utilizza soprattutto per le celebrazioni in onore della Beata Vergine Maria, specialmente nei paesi di cultura spagnola o portoghese, il rosa, indica gioia e solennità per la III domenica di Avvento e la IV domenica di Quaresima, mentre infine l’oro simboleggia la regalità e può sostituire tutti i colori in ogni occasione, sebbene di solito venga utilizzato solo in alcune Solennità di particolare importanza.