“A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera nel segno della condivisione e della gratitudine.” inizia così la lettera di Giovanni Paolo II scritta il 29 giugno 1995, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, in vista della IV Conferenza Mondiale sulla Donna. Papa Wojtyła, sempre attento ad utilizzare parole capaci di arrivare dritto al cuore, con questa lettera si rivolge direttamente ad ogni donna. Papa Giovanni Paolo II con questa missiva voleva riflettere sui problemi e le prospettive della condizione femminile nel mondo, soffermandosi in particolare sul tema essenziale della dignità e dei diritti delle donne.
Vi proponiamo un estratto video della letteraParte Prima
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
Audio Video Voce Marilena Marino realizzazione Vocedivina.it
L’essere umano, al di là dell’appartenenza a qualche religione, può percepire la Presenza di Dio. In De André è palese, forte, profonda una voce che parte dal profondo dell’Uomo, che grida giustizia radicalmente. Quindi, al di là di ogni obiezione o considerazione, Fabrizio è a pieno titolo un testimone, portavoce della profonda coscienza, dell’energia vitale umana. Tutti noi siamo attratti dalla bellezza, dalla profondità, dalla struggente ricerca di riscatto della condizione umana. Questo è l’annuncio di Fabrizio. I suoi personaggi appaiono ricchi di una fragilità che ce li rende cari (come nel Vangelo di Gesù), personaggi capaci di coinvolgerci e di indurci a cercarli fra i vicoli della Città Vecchia e nelle periferie. Attraverso i testi delle sue canzoni, si possono esplorare quelle terre di confine dove Fabrizio De André ha seminato la sua ricerca, i suoi dubbi e raccontato i suoi “santi” senza aureola. Proprio in questa ricerca possiamo trovare il cuore, sempre attuale, del “Vangelo secondo De André”: se un Dio esiste, è nella croce dei poveri e nel cuore dei perduti, ma puri di cuore. Fabrizio De André non era un convinto credente, anzi, ma l’interrogativo sull’esistenza di una “paternità” superiore l’ha sempre accompagnato, spingendolo sul sentiero dei cercatori di verità per indagare il problema di Dio, il mistero di Gesù di Nazareth, la coscienza di chi ha fede e i dubbi dei non credenti. Ricordiamo canzoni come “Si chiamava Gesù”
Si chiamava Gesu’..E per quelli che l’ebbero odiato Nel getzemani pianse l’addio Come per chi l’adorò come Dio Che gli disse sia sempre lodato Per chi gli portò in dono alla fine Una lacrima o una treccia di spine Accettando ad estremo saluto La preghiera l’insulto e lo sputo..
Nella conclusione della canzone Città vecchia De André sintetizza quel senso di carità cristiana, di cura per il destino degli ultimi che è sempre stato al centro della sua poetica: «Se tu penserai e giudicherai da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese. Ma se capirai se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo». Fabrizio si definiva ateo, ma al tempo stesso terribilmente affascinato dalla figura di Gesù, che definì “il più grande rivoluzionario della storia”, tanto da dedicargli nel 1970, in pieno fermento post-sessantottino, un intero album, “La buona novella”, frutto di uno studio meticolosissimo dei Vangeli apocrifi. Anche in questo caso, alla perplessità degli ambienti laici si accompagnò invece il plauso di buona parte degli ambienti ecclesiastici. Molto spesso Radio Vaticana ha trasmesso brani musicali come “Preghiera in gennaio” , “Spiritual” e la canzone che chiude l’ultimo album inciso da Fabrizio De André nel 1996 “Anime salve” che si intitola “Smisurata preghiera”. Si conclude così: «Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco. Non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti. Come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere».
Dio del cielo se mi vorrai In mezzo agli altri uomini mi cercherai Dio del cielo se mi cercherai Nei campi di granturco mi troverai…Dio del cielo se mi vorrai amare Scendi dalle stelle, vienimi a cercare Oh, Dio del cielo se mi vorrai amare Scendi dalle stelle, vienimi a cercare…Senza di te non so più dove andare Come una mosca cieca che non sa più volare Senza di te non so più dove andare Come una mosca cieca che non sa più volare..Dio del cielo io ti aspetterò Nel cielo e sulla terra io ti cercherò
Ricorda Signore questi servi disobbedienti Alle leggi del branco Non dimenticare il loro volto…
(Fabrizio De André, Smisurata preghiera, 1996)
Una poesia su San Francesco, autore Fabrizio De Andrè. Lo scritto riemerge, inatteso, da un’agenda custodita presso la Facoltà di lettere di Siena. Scritta in stampatello appartiene agli ultimi mesi di vita del cantautore genovese. L’umiltà di San Francesco, la croce di Gesù. Fabrizio De Andrè ne era molto affascinato
E ancora il ritratto femminile che trapela dalla penna e dalla musica del cantautore
Il sogno di Maria.. e l’ angelo disse: “Non temere, Maria, infatti hai trovato grazia presso il Signore e per opera Sua concepirai un figlio…Lo chiameranno figlio di Dio Parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.”
“Deus Deus ti salve Maria
“Ave Maria, piena di grazia tu che di grazie sei sorgente e fonte d’acqua corrente
Dio onnipotente ti ha visitato e ti ha conservato immacolata
Prega tuo figlio per noi peccatori che tutti gli errori ci perdoni
Tantissime grazie ci doni nella vita e nella morte e un meraviglioso destino in paradiso”.
E te ne vai, Maria, fra l’altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare, siepe di sguardi che non fanno male nella stagione di essere madre.
Sai che fra un’ora forse piangerai poi la tua mano nasconderà un sorriso: gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso.
Tre Madri
Con troppe lacrime piangi, Maria Solo l’immagine d’un’agonia: Sai che alla vita, nel terzo giorno Il figlio tuo farà ritorno…E chi ti chiama Nostro Signore Nella fatica del tuo sorriso Cerca un ritaglio di Paradiso..
In questo canto che richiama la stazione della Madonna sotto la croce durante la Passione di Cristo, intitolato “Tre madri”, si ode il pianto e il lamento delle donne per l’imminente sorte dei figli :dalle stesse parole di De Andrè si avverte un richiamo al duecentesco Pianto della Madonna di Jacopone da Todi.
A colloquio con il francescano padre Paolo Benanti, autore del libro “Tecnologia per l’uomo” in uscita con il numero di Famiglia Cristiana dal 21 ottobre in edicola e in parrocchia: “Occorre uno sviluppo nel rispetto dei biosistemi, che però non accadrà naturalmente, ma solo se l’innovazione avrà a cuore il bene comune”.
Frate francescano del Terzo Ordine Regolare, 48 anni, padre Paolo Benanti è uno dei massimi esperti nella Chiesa degli aspetti etici e bioetici di tematiche di punta e quanto mai attuali: dalla gestione dell’innovazione a quello dell’impatto di internet e del Digital Age sul mondo contemporaneo, dalle biotecnologie e la biosicurezza alle neuroscienze e le neurotecnologie. Alla vigilia della 49^ edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani di Taranto (21-24 ottobre 2021) intitolata “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” e di fronte alla prospettiva di ingenti investimenti con il PNRR, il tema della tecnologia e del suo uso in chiave di futuro e ambiente è particolarmente interessante.
Padre Paolo, parlando di tecnica e di futuro, se una causa della crisi ambientale può esserci stato con il contributo della tecnologia, che cosa può fare essa per ovviare al futuro?
«Occorre non rimanere in un orizzonte ristretto e, pensando alla rivoluzione industriale, al consumo eccessivo di risorse e all’inquinamento di questi decenni – di cui oggi tanto si parla – vedere solo un problema legato alla tecnologia. Essa è presente fin dagli arbori dell’uomo, siamo in effetti l’unica specie che cambia l’habitat in cui vive usando la tecnica. La medusa, tanto per fare un esempio, e ogni altra specie vivente, non fa altrettanto ma si adatta all’ambiente attraverso successive mutazioni genetiche del DNA, che permettono in questo modo la sua sopravvivenza. Tutto questo lo capiamo meglio se riconosciamo che gli altri esseri viventi hanno tutto quello che serve per vivere, ma l’uomo no. L’uomo presenta un’eccedenza…».
Cosa intende per “eccedenza”?
«Intendo dire che l’uomo vive un “di più” rispetto alla sua costituzione biologica. Tale condizione è quella, per esempio, che ci fa prendere appunti durante una conferenza. La nostra condizione biologica – cioè la nostra memoria – non basta per contenere quanto ascoltiamo e abbiamo quindi bisogno di alcuni artefatti tecnologici, come la penna e il quaderno o un pc, per trattenere, esprimere e trasmettere quanto ascoltato. L’uomo, dunque, non si rapporta alla realtà in maniera solo biologica, ma anche attraverso le mediazioni offerte dagli artefatti tecnologici. La tecnologia è il modo con cui l’uomo trattiene, incanala ed esprime la sua eccedenza rispetto alla sua condizione biologica. È grazie all’artefatto tecnologico se, come specie, siamo diventati un fenomeno globale. Infatti, stando a quanto osservano gli antropologi, la nostra specie si è spostata dall’Africa meridionale, la culla della nostra origine, verso nord, colonizzando così tutto il mondo. Abbiamo raggiunto in questo modo ogni luogo in una maniera unica, dando mostra di quella che è una nostra unicità come specie. Fino a quel momento, infatti, ogni specie biologica abitava in un clima particolarmente adatto ad essa».
La tecnologia è, dunque, un fenomeno antico quanto l’uomo…
«Si, proprio perché questa eccedenza fa parte dell’unica dignità dell’uomo da sempre. La tecnologia, che accompagna l’eccedenza dell’umano rispetto alla sua mera biologia fin dall’inizio, è un’esperienza antica ma è sempre il cuore dell’uomo che ne decide l’utilizzo. La clava, ad esempio, poteva essere utile per aprire le noci di cocco ma anche per uccidere. Ogni utensile può essere utilizzato per il bene o per il male. Tutto passa – ripeto – attraverso il filtro del cuore dell’uomo: è, quindi, fondamentalmente una questione etica».
Cosa dire del sospetto verso la tecnica che alcuni nutrono?
«L’evoluzione tecnologica a servizio del mercato si è spinta a tal punto che per la prima volta ha cambiato la faccia del mondo, con tutti i rischi di sopravvivenza della specie umana di cui sentiamo parlare ogni giorno. L’inquinamento incontrollabile è un grosso tema legato però alla miopia che c’è stata dietro all’utilizzo degli artefatti tecnologici, nel senso di una ricerca smodata di guadagno da parte di molti agenti. Oggi abbiamo a disposizione strumenti digitali a tal punto evoluti, che ci aiutano a vedere con chiarezza l’impatto della tecnologia sull’ambiente e a orientarci bene verso una maggiore sostenibilità, garantendo uno sviluppo nel rispetto dei biosistemi. Questo processo, però, non accadrà naturalmente, ma solo se l’innovazione digitale e tecnologica avrà a cuore il bene dell’uomo, quello che nella dottrina sociale della chiesa chiamiamo “bene comune».
Dunque, innovazione e futuro sostenibile. Ma come?
«Dobbiamo idealmente metterci al posto di chi ha avviato la cosiddetta “rivoluzione industriale” nell’Ottocento. Cosa diremmo noi, che siamo i loro pronipoti, a costoro se potessimo andare indietro nella storia? Cosa consiglieremmo loro per evitare di trovarci al punto in cui siamo in termini di degrado ambientale e sfruttamento sconsiderato delle risorse? Bene, le stesse domande dobbiamo porci noi oggi, che siamo gli autori della rivoluzione digitale attualmente in atto, come se fossimo i nostri pronipoti fra un secolo: cosa fare perché la tecnologia digitale serva veramente per il bene dell’uomo? Quale sana cultura promuovere che sia in grado di orientare la risposta?».
Come è inscrivibile allora un’etica nella tecnologia? Dipende dalle leggi, dall’uso dei singoli uomini? O da cosa?
«Non basta né una legge né tanto meno un mero appello, ma un’azione di tutta la società civile. Si tratta di far partire una vera rivoluzione culturale, la stessa di cui parlano tanto le encicliche “Fratelli tutti” e “Laudato sì”. Non si può, quindi, in generale essere né “tecno-ottimisti” né “tecno-pessimisti”, ma solo “tecno-etici”. Alla base di ogni decisione c’è, infatti, quello che in latino si chiama “manicum”, l’impugnatura che fa da legame tra la mano dell’uomo e lo strumento che usa. Esso è in sé neutro, è la mano dell’uomo, che agisce per il bene o per il male, a determinare l’uso dello strumento. L’educazione, in questo senso, è fondamentale».
Qui c’entra anche la fede…
«Sì, decisamente. La fede è chiamata a dialogare con le culture umanistiche e con quelle tecniche perché l’innovazione digitale oggi si trasformi in vero sviluppo per il bene dell’uomo. I famosi algoritmi e i “big data”, cioè le grandi masse di dati da cui si possono estrapolare informazioni o risposte a singoli macro problemi, sono strumenti eccezionali sia per ridurre, ad esempio, gli sprechi di energia, necessari per la salvezza del pianeta e il bene dell’uomo, sia, al contrario, per incrementare al massimo i guadagni delle industrie elettriche. Dipende – ripeto – sempre dall’uso della mano dell’uomo».
La Chiesa quale contributo può dare in questo campo?
«Lo sta facendo ad esempio attraverso il “Call for an AI Ethics”, un documento sviluppato dalla Pontificia Accademia per la Vita, Microsoft, IBM, FAO e Ministero dell’Innovazione Italiano per supportare un approccio etico all’Intelligenza artificiale e promuovere un senso di sempre maggiore responsabilità tra organizzazioni non governative, governi, istituzioni e aziende del settore privato per creare un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana, e quindi al servizio dell’uomo, e non della loro graduale sostituzione, con tutti i rischi che questo comporta
Rosarium Virginis Mariæ 4° mistero La presentazione del Signore
Meditare pregando affinchè Maria stella dell’evangelizzazione ci mostri la via che porta al suo figlio Gesu’
Puoi ascoltarequi il canto Salve Regina per pregare insieme
Dal Vangelo secondo Luca “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore….Simeone lo prese tra le braccia e benedisse Dio: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (2,22.28-30). La Presentazione di Gesù al Tempio lo mostra come il Primogenito che appartiene al Signore. In Simeone e Anna è tutta l’attesa di Israele che viene all’Incontro con il suo Salvatore (la tradizione bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia tanto a lungo atteso, “luce delle genti” e “gloria di Israele”, ma anche come “segno di contraddizione”. La spada di dolore predetta a Maria annunzia l’altra offerta, perfetta e unica, quella della croce, la quale darà la salvezza “preparata da Dio davanti a tutti i popoli”.
“Segno di contraddizione”– Spazio di Riflessione
4) Mistero Gioia -Gesù è offerto al Padre nel tempio-
Pensa
Tutto quel che ci è dato, bisogna restituirlo, in meglio naturalmente!
O pensiamo che ogni cosa sia un bagaglio esclusivamente nostro?
Apriamo le porte alla contemplazione, a quella pura, profonda e necessaria dimensione spirituale e umana che è la meditazione del mistero di
Dio che ci riporta inevitabilmente alla fonte da cui scaturisce la il nostro stesso essere: offri a lui solo il culto del tuo talento purificato, anzi sbrigati anche ad impiegarlo bene e con tutte le tue forze, prima che il padrone torni e ti chieda come lo hai impiegato!
Guardati intorno e cerca di aprirti come dono all’altro che aspetta, al prossimo che bussa alla tua porta.
Invoca
Come Simeone, traduci le nostre attese, Maria, in quella proverbiale frase: “I miei occhi han contemplato la tua salvezza”!
Padre, Ave, Gloria, O Gesù mioper ogni mistero
Alla fine dei 5 misteri Salve Regina
Prega Spontaneamente
Salve, Regina, Viscere di misericordia, Maria: Sorriso, Dolcezza Carissima nostra, salve! Da te impariamo, esuli figli di Eva; con te sospiriamo, speranzosi del futuro: avvocata nostra, guardaci con i tuoi grandi occhi ricchi di tenerezza e gesta nel nostro ventre Gesù, il frutto benedetto della fede, o bella, o santa, o donna dell’amore, Maria
Maria, tu sei l’anti-Eva che non toccò frutto!
Recita Litanie
Signore, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Cristo ascoltaci Cristo, esaudiscici Padre del cielo che sei Dio abbi pietà di noi abbi pietà di noi Figlio Redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi abbi pietà di noi Spirito Santo che sei Dio abbi pietà di noi abbi pietà di noi Santa Trinità unico Dio abbi pietà di noi abbi pietà di noi Maria Madre della Chiesa prega per noi prega per noi Chiesa del futuro Chiesa attenta alle novità Chiesa delle nuove generazioni Chiesa degli Ideali Chiesa della Nuova Estetica
Madre dei Giovani prega per noi prega per noi Madre che genera altre Madri Madre che genera altri Padri Madre che genera altri cristiani che imparano a generare Madre del Parto del Fonte Battesimale Madre dei tanti Giovanni sotto la Croce Madre dei Lontani dalla Chiesa Madre coraggiosa Madre Filosofa Madre Mediatica Madre della nuova bellezza Vergine di tutti gli artisti prega per noi Vergine che difende i Casti Vergine che loda Dio Vergine del Dialogo tra i Popoli
Regina delle Case di Riposo prega per noi Regina delle Carceri Regina degli Ospedali Regina dei Missionari Regina di chi si Sposa Regina di chi Perdona Regina degli Uomini che Amano la Purezza prega per noi Regina Fedele Regina dell’Allegria Regina delle Donne di tutto il mondo Regina delle consacrate
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci o Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo ascoltaci o Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi
PREGHIAMO Concedici, Signore di sviluppare in noi la pienezza dei Misteri contemplati in questo Rosario perché pregandoli comunichiamo la gioia al mondo e comunicandoli preghiamoperchè venga il tuo regno Per intercessione di Maria ti chiediamo di partorire al mondo il frutto della fede: Gesù. AMEN
Puoi leggere questePreghiere Inedite
PREGHIERA DEL SACERDOTE
Chiedo a te, Signore alla luce della Pasqua un abito speciale:
bianco, stirato e profumato di: letizia, umiltà, sapienza e gratuità,
che mi offra sull’altare per la gente rivestito della grazia e della gioia di: servire gli ultimi ma anche i primi
il pubblicano come il fariseo, il cieco e chi ci vede, il povero e anche il ricco
chi conosce Dio e chi ancora fa fatica a cercarlo, il tiepido e il fervente, chi ha fede e chi l’ha smarrita
perchè io possa illuminare l’errore e incoraggiare lo zelo Un abito non vistoso, non firmato ti chiedo
che non abbia le pieghe grinzose dell’ alterigia, della freddezza, del distacco,
sgualcito dall’indifferenza del troppo pensare senza azione
Piuttosto che un abito desidererei un grembiule, Signore, sì
stirato, inamidato, che non faccia una piega
che diffonda intorno il profumo del fresco bucato libero di sventolare al sole come una tovaglia apparecchiata
per servirti e servire i fratelli come solo tu sai fare Chiedo un abito, Signore su misura per me,
griffato di opere buone, lavato e deterso
A consegnarmelo domani stesso, sia maria, quando il postino suonerà il campanello
Maria, l’umile donna di casa che sapeva usare bene anche la lavatrice, oltre che stendere al sole i panni per poi stiparli nel cassetto, belli pronti e piegati per l’indomani
O mio Gesù, il solo mite e umile di cuore, il presente non mi appartiene, il passato l’ho dimenticato per stare dietro a te, il futuro indicamelo tu e non abbandonarmi mai. Amen
PREGHIERA DEGLI ARTISTI (prima di ogni esibizione)
Signore, fa che in pubblico, porti te, non me! Fa ch’io canti te, non me! Che applaudino te, in me! Ch’io serva te, non me! Che quel riflettore illumini te! Attraverso me; ch’io ami te, allo specchio, non me! Ch’io reciti, balli, scriva e dipinga te, non me! Signore, sarai “famoso”, quando tutti conosceranno sempre più te, fino a scordarsi completamente di me! Amen!
AMO GLI ARTISTI Amo gli artisti e quel mondo sognante, Amo vederli “fragili infanti”, eccentrici “dei” di sé stessi, convinti assertori di “utopici mondi”, intrecciano favole e vissuti profondi; pittori teneri di colori e poesie, bivi di vita e di sottili armonie, non si arrendono mai alla ruga indiscussa, all’età che ormai avanza e inesorabile passa! Mette indietro, lo spirito, le lancette del tempo ma il rischio delude l’attesa e l’incanto! Dell’umano, il senso, perdono presto, alla morte, la vita, tristi, la danno in pasto!
Tutti i testi, le elaborazioni audio-video, le meditazioni, la voce podcast sono composizioni originali e inedite di
Marilena Marino Vocedivina.it
Grazie ai misteri contenuti nella recita, alle Litanie e ai versetti della Sacra Scrittura, l’autrice ha voluto dedicare al Rosario Mariano un ‘ispirazione, desiderando gettare, nel profondo, uno sguardo su questa antica devozione che tutti gli anni, nel mese di Maggio, coinvolge puntualmente la sensibilità popolare. Si è chiesta molte volte come fare per incastonare nella storia umana questa amatissima perla della tradizione, voleva cercare un modo perchè la splendida preghiera che tutti amano moltissimo non rimanesse solo un’ancora sospesa nel cielo, ma che potesse maggiormente attraccare anche alla terra!
“Gettare una luce sul sentiero della ricerca interiore che ci porti a Cristo e si rifletta anche nel tempo della nostra vita”..
“Formulando questo pensiero e seguendo il suo filo conduttore per arrivare, alla fine, alla soluzione-racconta l’autrice-piano piano ho delineato un percorso.. poi tutto, a un certo punto, è apparso chiaro, facile da intraprendere e persino incoraggiante.
Recitando il rosario, facendolo entrare nella mia realtà , mi sono accorta che ogni mistero di questa bellissima recita poteva riflettersi anche nelle mie comuni attitudini di vita…quella formula ritmata più volte non sembrava più ripetitiva, routinaria, anzi.. snocciolava mille riflessioni, punti di domanda, suggeriva in crescendo anche uno stimolo costruttivo e affascinante di vita.
Stava diventando quasi un itinerario, un iter da seguire come una strada con tanti cartelli stradali…
Ogni passo del Vangelo, ogni versetto della Parola che si appoggiava alla meditazione, recava in se un germe di vita potente, un mistero da svelare, un seme a volte anche un po’ nascosto, certe volte, che chiedeva prima di essere interiorizzato, poi sviluppato e infine donato anche agli altri!
Di questo passo, mi son detta, la vita vissuta alla luce della Parola di Dio può trovare una collocazione anche nella concretezza della storia e il Rosario con i suoi misteri rientra in questa attualizzazione che è l’esperienza concreta della vita
Ecco quello che cercavo, la sapienza divina trasferita nelle molteplici azioni di tutti i giorni che mi permettesse di capire i misteri del rosario non solo in modo intellettivo ma col cuore e in modo semplice, esperienziale e diretto!
Spirituale e pratico assieme!
Era possibile, dunque, ricercare, applicare e arrivare a questo traguardo.. altrimenti la preghiera mi sarebbe servita, certo, ad elevare il cuore a Dio, a cercare Maria, invocarla, ma quanto sarebbe durato l’effetto, la costanza del pregare sempre e incessantemente? E se, poi, il fuoco, lo zelo, si sarebbero affievoliti.. se pregare non raggiungeva anche la mia vita, non la trasformava più di tanto…che fare?
Avvalersi di strumenti di conoscenza antichi e nuovi, fondere tradizione, fedeltà al magistero e al tempo stesso liberare la vena artistica mescolandola alla componente umana, nel mio caso femminile…volevo percorrere questa strada, far risuonare quest’armonia dentro di me, farla ascoltare fuori, cercare e unire il vecchio e il nuovo, proprio come nel Vangelo si dice a proposito di quel padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
Bisognerebbe, anche, mi ripetevo spesso, fare più silenzio, lasciar molte più pause di riflessione dopo l’enunciazione di ogni mistero per riflettere e consentire al Signore, proprio in questo lasso di tempo, di portarci a Maria, lei che conosce il vino nuovo delle nozze di Cana, che sa parlarci della nuova primavera dello Spirito, che cerca, come il Figlio, adoratori di spirito e verità, lei che permette anche a noi, al nostro cuore, l’accesso a un rinnovato modo di pensare, agire, ascoltare,
Maria che resta la fedele umile ancella del Signore.
Tutti cerchiamo in mille modi di recitare il rosario…in tutti i tempi la storia di questa antichissima devozione ci è stata tramandata nelle più svariate forme…chi non conosce il rosario….lo si recita sempre, non solo a Maggio, in ogni ora e in ogni mese per chi lo vuole….ma se dovessi chiedermi veramente cosa sia esso per me, risponderei, anche, che corrisponde all’invito accorato di Dio e della Madonna a fermarmi, a sospendere tutti gli impegni, anche solo per un po’ per rientrare in me stessa, per chiedermi chi sono, dove vado, cosa cerco.. come se mi sussurrassero…vuoi lasciarti seriamente attraversare da quel potente fascio di luce che ti ferisce il cuore sì o no? .. Ogni grano della coroncina, scommetto che, mentre lo scorri tra le dita, vorresti ti parlasse, ti suggerisse un po’ la formula di come vivere, e magari ti desse persino la soluzione per ogni tuo problema, come la lampada di aladino, più o meno.. o quasi.. anche nella quotidianità…perche’ no…e non hai del tutto torto, anzi…molte volte non sai come fare se hai un problema, se c’è una necessità, è vero, c’è Maria che scioglie i nodi…poi la preghiera smuove le montagne, certo, domanda, chiede, ottiene...è vero anche che dal chiedere incessantemente, senza stancarsi mai, ne deriva una certa sapienza se insisti.. vivere ogni giorno con fede il quotidiano, questa è la cosa più difficile da realizzare..
Scommetto che questa dolce catena che ti rannoda come un vincolo d’amore nei momenti d’intimità col Signore, vorremmo fosse eterna e ci avvincesse anche tutti i giorni, tutti i momenti della vita, anche quando, dopo aver finito di pregare, usciamo fuori dal nostro spazio riservato e intimo e ci immergiamo nei mille problemi della vita …vogliamo sentire piu’ vicini i passi di Maria che si mette alla nostra ricerca, sempre…guidandoci verso suo figlio.. come possiamo, allora, colmare queste distanze per non sentirli lontani? Che linguaggio useremo nel rosario, quale dono delle lingue?
Entrare a pieno nel mistero di Maria e di Dio sarà sempre difficile se non impossibile, sicuramente, ma possiamo pur sempre con spirito di desiderio tentare di avvicinarci all’incontro tra Gesù e l’uomo pellegrino grazie alla preghiera del rosario che accomuna tutti nella continua ricerca del cielo mentre siamo ancora su questa terra. Invochiamo Maria che ci indichi la via e ricordiamo che il Rosario raggiungerà il suo effetto, se, pregato e incarnato, riuscirà a sviluppare in noi tutta la vita del Cristo, dal suo concepimento, alla sua missione definitiva.
Al quarto paragrafo del decreto del Concilio Vaticano II sull’Apostolato dei Laici c’è scritto testualmente: «Maria viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro».
CHARITAS CHRISTI URGET NOS!
Idea Progettazione Testi Video a cura diMarilena Marino Vocedivina.it
“Leggi dentro di te”, “Ricordati che sei unico”, “Fai emergere la tua bellezza”: le 15 piccole lezioni di felicità nel libro-manifesto di Papa Francesco
Esce in tutte le librerie “Ti voglio felice”, il nuovo libro del pontefice pubblicato da Libreria Pienogiorno in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana. Il volume rappresenta il naturale completamento del bestseller “Ti auguro il sorriso” ed è il nuovo manifesto di Bergoglio per un’autentica realizzazione di sé, che intreccia le sue parole con quelle dei libri e dei film che più ha amato, da Borges a Dante, da Dostoevskij a Sant’Agostino, da Fellini a Tolkiendi F. Q.
“La felicità è rivoluzionaria: abbiate il coraggio di essere felici”. Ora più che mai.
Si intitola Ti voglio felice (Il centuplo in questa vita) il nuovo libro di Papa Francesco, uscito in tutte le librerie dal 16 novembre. Pubblicato da Libreria Pienogiorno (272 pp, 16,90 euro), che ne gestisce i diritti internazionali, in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana, il volume rappresenta il naturale completamento del precedente bestseller Ti auguro il sorriso che, dato alle stampe nelle principali lingue da alcuni dei più importanti marchi editoriali del mondo e ormai giunto in Italia alla tredicesima edizione, è risultato il libro più diffuso del Pontefice negli ultimi anni.
Ti voglio felice è il nuovo manifesto di Papa Francesco per un’autentica realizzazione di sé in questi tempi difficili, e intreccia le parole del Pontefice con quelle dei libri e dei film che più ha amato, da Borges a Dante, da Dostoevskij a Sant’Agostino, da Fellini a Tolkien. Per un percorso concreto che non disconosce affatto le difficoltà dell’esistenza, ma le affronta, le sublima, le supera.
Ilfattoquotidiano.it pubblica un’anticipazione del volume: i 15 passi verso la felicità indicati da Francesco.
1.
Leggi dentro di te. La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, e proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino lo aveva compreso: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità”. È l’invito che voglio fare a tutti, e che faccio anche a me. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso.
2.
Ricordati che sei unico, che sei unica. Lo è ciascuno di noi ed è al mondo per sentirsi amato nella sua unicità e per amare gli altri come nessuno può fare al posto suo. Non si vive seduti in panchina a fare la riserva di qualcun altro. No, ciascuno è unico agli occhi di Dio. Quindi non lasciarti “omologare”: non siamo fatti in serie, siamo unici, siamo liberi, e siamo al mondo per vivere una storia d’amore, di amore con Dio, per abbracciare l’audacia di scelte forti, per avventurarci nel rischio meraviglioso di amare.
3.
Fai emergere la tua bellezza! Non quella secondo le mode del mondo, ma quella vera. La bellezza di cui parlo non è quella piegata su se stessa, come Narciso che, innamoratosi della propria immagine, finì per affogare nel lago dove si rispecchiava. E nemmeno quella che scende a patti con il male, come Dorian Gray che, a incantesimo finito, si ritrovò con il volto deturpato. Parlo della bellezza che non sfiorisce mai perché è riflesso della bellezza divina: il nostro Dio è inseparabilmente buono, vero e bello. E la bellezza è una delle vie privilegiate per arrivare a Lui.
4.
Impara a ridere di te stesso. I narcisisti si guardano continuamente allo specchio… Io consiglio ogni tanto di guardare nello specchio e di ridere sé. Ridete di voi stessi. Vi farà bene.
5.
Vivi una sana inquietudine, nei desideri e nei propositi, quell’inquietudine che spinge sempre a camminare, a non sentirsi mai “arrivati”. Non isolarti dal mondo rinchiudendoti nella tua stanza – come un Peter Pan che non vuole crescere – ma sii sempre aperto e coraggioso.
6.
Impara a perdonare. Ogni persona sa di non essere sempre il padre o la madre che dovrebbe essere, lo sposo o la sposa, il fratello o la sorella, l’amico o l’amica che dovrebbe essere. Tutti siamo “in deficit”, nella vita. E tutti abbiamo bisogno di misericordia. Ricorda di avere bisogno di perdonare, di avere bisogno del perdono, di avere bisogno della pazienza. E ricorda che sempre Dio ti precede e ti perdona per primo.
7.
Impara a leggere la tristezza. Nel nostro tempo è considerata solo un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme, che ci invita a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono. A volte la tristezza lavora come un semaforo, ci dice: è rosso, fermati! Accoglila, sarebbe molto più grave non avvertire questo sentimento.
8.
Fai grandi sogni. Non accontentarti del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia. Non siamo fatti per sognare solo le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita.
9.
Non dare ascolto a chi vende illusioni. Una cosa è sognare, e altra è avere illusioni. Chi parla di sogni e vende illusioni è un manipolatore di felicità. Siamo stati creati per una gioia più grande.
10.
Sii rivoluzionario, va’ controcorrente. Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi, di fare scelte definitive, perché non si sa cosa riserva il domani. Ti chiedo di essere rivoluzionario, di ribellarti a questa cultura che, in fondo, crede che tu non sia in grado di assumerti responsabilità. Abbi il coraggio di essere felice.
11.
Rischia, anche se sbaglierai. Non osservare la vita dal balcone. Non confondere la felicità con un divano. Non essere un’auto parcheggiata, lascia piuttosto sbocciare i sogni e prendi decisioni. Rischia. Non sopravvivere con l’anima anestetizzata e non guardare il mondo come fossi un turista. Fatti sentire! Scaccia le paure che ti paralizzano. Vivi! Datti al meglio della vita!
12.
Cammina con gli altri. È brutto camminare da soli. Brutto e noioso. Cammina in comunità, con gli amici, con quelli che ti vogliono bene: questo ti aiuta ad arrivare alla meta. E se cadi, rialzati. Non avere paura dei fallimenti, delle cadute. Nell’arte di camminare, quello che importa è non “rimanere caduti”.
13.
Vivi la gratuità. Chi non vive la gratuità fraterna fa della propria esistenza un commercio affannoso, sempre misurando quello che dà e quello che riceve in cambio. Dio dà gratis, fino al punto che aiuta persino quelli che non sono fedeli, e “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45). Abbiamo ricevuto la vita gratis, non abbiamo pagato per essa. Dunque tutti possiamo dare senza aspettare qualcosa. È quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Ed è il senso di una vita compiuta.
14.
Guarda oltre il buio. Sforzati di avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire, ma per vincere la tentazione di rimanere steso sui pavimenti delle nostre paure. Questo è il pericolo: che siano le nostre paure a reggerci. Di rimanere rinchiusi nei nostri pensieri a piangerci addosso. Questo è l’invito: alza lo sguardo!
15.
Ricorda che sei destinato al meglio. Dio vuole per noi il meglio: ci vuole felici. Non si pone limiti e non ci chiede interessi. Nel segno di Gesù non c’è spazio per secondi fini, per pretese. La gioia che ci lascia nel cuore è gioia piena e disinteressata. Non è mai una gioia annacquata, ed è una gioia che ci rinnova.