Ad Mariam-S.Francesco di Assisi

Ad Mariam-S.Francesco di Assisi

“Voglio mandarvi tutti in paradiso!”

Santa Maria Vergine, nel mondo tra le donne non è nata alcuna simile a te, figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Amen

Sebbene abbia lasciato pochissimi testi riguardanti Maria, negli scritti di S Francesco di Assisi è evidente la testimonianza della devozione verso la Madonna. Tra i suoi scritti pervenuti fino ad oggi, ne troviamo soltanto due riguardanti Maria: il Saluto alla beata Vergine Maria e l’antifona mariana composta per l’Ufficio della Passione del Signore. Inoltre troviamo altre tracce di devozione mariana da parte di Francesco nella Regola non bollata e in alcune fonti agiografiche.

Un vero e proprio “Saluto alla Beata vergine Maria” (FF259-260). E’ questa una lode in onore della Vergine

Leitch: Fratello Sole Sorella Luna

La Porziuncola in Santa Maria degli Angeli Assisi

Marilena Canta Dolce Sentire ( Fratello sole Sorella Luna)

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PREGHIERA
Ave Signore, santa regina,
santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa

ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata

insieme con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito;

tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene. Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa

Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre.

E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo

venite infuse nei cuori dei fedeli, perché da infedeli

fedeli a Dio li rendiate .Gloria.

Che Gran Dono La Porziuncola

Un Perdono che riconcilia con la parte più profonda di ogni uomo

Nella Porziuncola

Si vive ogni giorno questa esperienza intensa che trasforma la vita

La Porziuncola viene anche definita una porta sempre aperta

Francesco sentiva anche una forte affinità con Maria, perché come lei aveva scelto di vivere nella povertà e nell’umiltà. Egli si sentiva figlio suo prediletto e le affidava la sua vita e quella dei suoi frati. Francesco amava particolarmente il luogo dove era stata costruita una chiesetta, la Porziuncola. Qui egli ebbe l’inizio della sua vocazione francescana e qui ricevette una grazia speciale da parte della Vergine: il sogno del perdono.

In questo cuore pulsante di bellezza e devozione santuario il fraticello di Assisi chiese al Signore il Paradiso per tutti, e così come nelle altre chiese francescane, qui si può chiedere l’indulgenza plenaria per riconciliarsi nel cuore e nello Spirito.

Il cuore pulsante-la porta della Porziuncola

Maria nella vita e nella devozione di san Francesco

Maria-Madonna Cimabue

San Francesco di Assisi è stato uno dei più grandi santi della storia della Chiesa, fondatore dell’Ordine dei Frati Minori e modello di vita evangelica. Tra le caratteristiche della sua spiritualità, spicca la sua profonda devozione per la Vergine Maria, che egli considerava sua madre, avvocata e regina. In questo Mese di Maggio particolarmente dedicato alla Madonna, vogliamo descrivere lo sguardo del Poverello di Assisi con cui la guardava e omaggiava.

Francesco, infatti, aveva una grande venerazione per il ruolo di Maria nel mistero dell’incarnazione e della redenzione. Egli la salutava con titoli di gloria e grandezza, come “vergine fatta Chiesa”, “santa genitrice di Dio”, “sposa dello Spirito Santo”. In lei riponeva tutta la sua fiducia e le chiedeva di intercedere per lui e per i suoi frati presso il suo santissimo Figlio.

La considerava la sua avvocata e protettrice. Egli le attribuiva molti titoli di gloria e grandezza, come si può leggere nel suo bellissimo “Saluto alla Beata Vergine Maria”, una preghiera che sintetizza tutto il suo amore per lei: “Ave Signora, santa Regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa (…) tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene”. Francesco riconosceva in Maria il ruolo fondamentale che ha avuto nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Egli contemplava con ammirazione come Maria abbia detto il suo “sì” a Dio con piena disponibilità e fiducia. Per questo motivo Francesco la chiamava anche “vergine fatta Chiesa”, perché in lei si realizza la perfetta adesione alla volontà divina.Ebbe una grande gratitudine nei suoi confronti, perché grazie a lei abbiamo ricevuto il dono più grande: Gesù Cristo nostro fratello e salvatore. Francesco vedeva in Maria la madre dell’umanità redenta dal sangue del suo Figlio. Per questo motivo egli digiunava con devozione dal 29 giugno al 15 agosto, dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell’Assunzione di Maria in cielo.

La devozione mariana di Francesco si manifestò anche nella scelta dei luoghi dove fondare le sue comunità. Egli prediligeva le chiese dedicate alla Madonna, come quella citata della Porziuncola, Santa Maria degli Angeli, dove ebbe inizio la sua missione francescana. Questo luogo era il più caro al suo cuore, tanto che lo raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine.

San Francesco ci invita a seguire il suo esempio di devozione verso Maria, madre nostra celeste che ci ottiene il perdono dei nostri peccati e ci accompagna nel cammino verso il suo Figlio Gesù.

Ideazione Progetto a cura di Marilena Marino Vocedivina.it

Mese di Maggio Mese di Maria

Mese di Maggio Mese di Maria

Maggio è tradizionalmente il mese dedicato alla Madonna. Dal Medio Evo a oggi, dalle statue incoronate di fiori al magistero dei Papi, l’origine e le forme di una devozione popolare molto sentita

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Il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro abbiniamo alla Madonna. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari, sono frequenti (visto che adesso finalmente si può di nuovo partecipare) i pellegrinaggi ai santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere speciali alla Vergine. Una necessità avvertita con particolare urgenza nel tempo, drammatico, che stiamo vivendo. L’ha sottolineato più volte il Papa che già nella “Lettera” inviata a tutti i fedeli il 25 aprile di due anni fa evidenziava l’importanza di rivolgersi a Maria nei momenti di difficoltà. Un invito caldo e affettuoso a riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa. Lo si può fare insieme o personalmente, diceva, ma senza mai perdere di vista l’unico ingrediente davvero indispensabile: la semplicità. Contemplare il volto di Cristo con il cuore di Maria, aggiungeva papa Francesco, “ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova”.

Il re saggio e la nascita del Rosario

In particolare la storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quando Alfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, in “Las Cantigas de Santa Maria” celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via (…)». Di lì a poco il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366 nel Libretto dell’eterna sapienza si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Ma il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Siccome alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo. In particolare a Roma san Filippo Neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di mortificazione in suo onore. Un altro balzo in avanti e siamo nel 1677, quando il noviziato di Fiesole, fondò una sorta di confraternita denominata “Comunella”. Riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominiciava a cantar meggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria….». Si cominciò con il Calendimaggio, cioè il primo giorno del mese, cui a breve si aggiunsero le domeniche e infine tutti gli altri giorni. Erano per lo più riti popolari semplici, nutriti di preghiera in cui si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. Parallelamente si moltiplicavano le pubblicazioni. Alla natura, regina pagana della primavera, iniziava a contrapporsi, per così dire, la regina del cielo. E come per un contagio virtuoso quella devozione cresceva in ogni angolo della penisola, da Mantova a Napoli.


O Maria, Tu risplendi sempre nel nostro cammino come segno di salvezza e di speranza. Noi ci affidiamo a Te, Salute dei malati, che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede. Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché, come a Cana di Galilea, possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova. Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione. Amen. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.


L’indicazione del gesuita Dionisi

L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita: Annibale Dionisi. Un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza. Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei”. Tra le novità del testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine». In ogni caso lo schema da seguire, possiamo definirlo così, è semplice: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. Negli stessi anni, per lo sviluppo della devozione mariana sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Alfonso Muzzarelli che nel 178 pubblica”Il mese di Maria o sia di Maggio” e di don Giuseppe Peligni.

Da Grignion de Montfort all’enciclica di Paolo VI

Il resto è storia recente. La devozione mariana passa per la proclamazione del Dogma dell’Immacolata concezione (1854) cresce grazie all’amore smisurato per la Vergine di santi come don Bosco, si alimenta del sapiente magistero dei Papi. Nell’enciclica Mense Maio datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia». Nessun fraintendimento però sul ruolo giocato dalla Vergine nell’economia della salvezza, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Un ruolo, una presenza, sottolineato da tutti i santi, specie da quelli maggiormente devoti alla Madonna, senza che questo diminusca l’amore per la Madre, la sua venerazione. Nel “Trattato della vera devozione a Maria” san Luigi Maria Grignion de Montfort scrive: «Dio Padre riunì tutte le acque e le chiamò mària (mare); riunì tutte le grazie e le chiamò Maria»

«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio». Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione. O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro. Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia. Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute. Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti. Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus. Assisti i Responsabili delle Nazioni, perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà. Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro. Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza ad un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce, perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza nella fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare. O Maria, Consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, cosicché la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale. Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.

Giovanni Paolo II il Papa di Maria

Maria è, naturalmente, molto presente nel magistero dei Papi. Basti pensare a san Giovanni Paolo II il cui motto: “Totus tuus” richiamava esplicitamente il legame con la Vergine. Wojtyla è stato beatificato il 1° maggio 2011. Nell’omelia, quel giorno Benedetto XVI disse: «Tutti siamo lieti che la beatificazione di Giovanni Paolo II avvenga nel primo giorno del mese mariano, sotto lo sguardo materno di Colei che, con la sua fede, sostenne la fede degli Apostoli, e continuamente sostiene la fede dei loro successori, specialmente di quelli che sono chiamati a sedere sulla cattedra di Pietro. Maria non compare nei racconti della risurrezione di Cristo, ma la sua presenza è come nascosta ovunque: lei è la Madre, a cui Gesù ha affidato ciascuno dei discepoli e l’intera comunità. In particolare, notiamo che la presenza effettiva e materna di Maria viene registrata da san Giovanni e da san Luca nei contesti che precedono quelli del Vangelo odierno e della prima Lettura: nel racconto della morte di Gesù, dove Maria compare ai piedi della croce (cfr Gv 19,25); e all’inizio degli Atti degli apostoli, che la presentano in mezzo ai discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo (cfr At 1,14)».

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ecco-perche-maggio-e-il-mese-di-maria