Strumenti per la Consegna: 10 – Il Ritmo

Strumenti per la Consegna: 10 – Il Ritmo

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Il ritmo nella lettura è dato dal succedersi degli accenti della frase.

La differenza tra una lettura con la mente ed una ad alta voce, sta nel diverso rapporto tra il lettore e il testo. Nella lettura con il pensiero, virgole e punti sono considerati visivamente, esistono solo in un modo grafico e grammaticale.

Rivolgendosi all’Assemblea la punteggiatura potrebbe essere interpretata in diversi modi e, in base al contenuto del brano, un punto può generare una sospensione più o meno lunga o addirittura può essere ignorato nella velocità della proclamazione. Il lettore adotterà un processo di personalizzazione del testo per conferire alle parole una individuale spontaneità comunicativa.


Come la frase melodica musicale, anche la frase di un testo ha un ritmo che il lettore deve capire e saper rendere. Si tratta del modo in cui viene regolata la successione delle sillabe e delle parole.

La maggior parte dei lettori legge troppo in fretta: la velocità con cui si legge dev’essere più lenta che nella comune conversazione. Inoltre la velocità e il Ritmo collegato devono variare secondo il genere letterario del testo che si legge (la poesia, ad esempio, un salmo, si legge più lentamente che: brani di battaglie dell’antico testamento).

Il lettore deve preoccuparsi di lasciare sempre il tempo adeguato alle parole non soltanto di essere pronunciate, ma soprattutto di essere capite da chi ascolta. Chi ascolta ha un ritmo diverso di comprensione rispetto a chi parla, sicuramente dipendente dalla complessità del testo che viene presentato. La regola generale è: una andatura che possiamo descrivere come “adagio” ma che tiene conto del “senso” del testo.

Va evitata una lettura a strappi, caratterizzata da pause troppo frequenti; il ritmo della frase dev’essere sempre scorrevole e uniforme.

Il ritmo può essere lento, incerto, incalzante, tormentato, eccetera eccetera. Con il ritmo il lettore può rimodellare la punteggiatura; e chi ascolta troverà più piacevole e musicale se questo ritmo, all’interno del brano, sarà più coerente al contenuto letto.

Una scena movimentata richiederà un ritmo di lettura sostenuto; un brano descrittivo suggerirà una lettura lenta per dar modo al lettore di vedere mentalmente i particolari descritti e “colorarli” attraverso la maniera impostata per leggerli; i punti fermi e ancor più i punti e a capo rallenteranno la lettura.

Ad esempio la frase: “Sbrigati, il taxi sta partendo!” dovrà essere pronunciata con un tono di voce alto ma con un ritmo veloce.

Un brano concitato deve far fluire le parole come un fiume in piena; quindi con pochissime pause, ma solo una sequenza di parole, idee, concetti, incalzanti con delle brevissime soste solo per riprendere il fiato.

Il ritmo nella lettura può essere immesso istintivamente dal lettore o frutto di uno studio che si è fatto in precedenza per l’interpretazione di quel brano.

Considerate la capacità di attrazione dell’intensità che può avere una pausa messa al momento giusto in una lettura; una pausa anche lunga, se interviene in un susseguirsi di parole, ha una capacità comunicativa che sorprende l’Assemblea e che, per un attimo, rimane col fiato sospeso e si domanda interiormente: “e ora? Che succede dopo?”, “perché questa sospensione?”.

Quando il lettore prepara il testo deve approfondire il contenuto in modo da scegliere la modalità ritmica di lettura: neutra, accelerata o rallentata o determinare i punti dove inserire delle pause.

Queste pause potrebbero essere annotate graficamente nel testo con una o due o tre barre diagonali che denotino visivamente la lunghezza più o meno intensa delle pause stabilite. Certo non ci sono regole o una grammatica assoluta per queste annotazioni personali ma ogni lettore ha la sua sensibilità per inserire questi segni nel posto giusto.

Ci sono diverse persone che tendono a leggere molto più lentamente o molto più rapidamente di come parlano durante una conversazione normale; altri leggono ad un ritmo normale ma senza nessuna variazione, senza rallentare o accelerare, producendo una lettura monoritmica che è molto innaturale, noiosa e fa crollare l’attenzione.


Così come nelle nostre normali conversazioni con familiari amici, cambiamo spesso il ritmo del parlare; allo stesso modo è assolutamente indicato ed efficace variare il nostro ritmo di lettura quando proclamiamo la Parola.

Ora una serie di indicazioni e di motivazioni quando è opportuno o incontriamo motivi validi per cambiare ritmo accelerando o rallentando la lettura:

  • ritmo più lento quando leggiamo un elenco di cose

  • ritmo più lento se vengono precisati una serie di punti importanti

  • ritmo più lento se incontriamo parole poco usate o leggiamo una lettura con concetti complessi

  • ritmo più lento quando si declamano delle frasi conclusive

  • ritmo più veloce o più lento per adattarsi all’umore della situazione gioiosa o un pò triste

  • ritmo più veloce se viene descritta una situazione di urgenza o di pericolo

  • ritmo più veloce davanti a una lettura di semplice comprensione

  • ritmo più veloce se viene descritta una situazione di eccitazione

  • ritmo più veloce quando si presenta o si inizia una lettura con un nuovo argomento

Santa Monica

Per concludere una esercitazione sul RITMO della lettura.

Leggi questo brano ed esercitati ad usare Ritmi diversi di lettura: 1Re 18,1-40:

(L’incontro di Elia con Abdia e Acab)

Dopo molti giorni la parola del Signore fu rivolta a Elia, nell’anno terzo: «Va’ a presentarti ad Acab e io manderò la pioggia sulla faccia della terra». Elia andò a presentarsi ad Acab.

A Samaria c’era una grande carestia. Acab convocò Abdia, che era il maggiordomo. Abdia temeva molto il Signore; quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, Abdia aveva preso cento profeti e ne aveva nascosti cinquanta alla volta in una caverna e aveva procurato loro pane e acqua.

Acab disse ad Abdia: «Va’ nella regione verso tutte le sorgenti e tutti i torrenti; forse troveremo erba per tenere in vita cavalli e muli, e non dovremo uccidere una parte del bestiame». Si divisero la zona da percorrere; Acab andò per una strada da solo e Abdia per un’altra da solo.

Mentre Abdia era in cammino, ecco farglisi incontro Elia. Quello lo riconobbe e cadde con la faccia a terra dicendo: «Sei proprio tu il mio signore Elia?». Gli rispose: «Lo sono; va’ a dire al tuo signore: «C’è qui Elia»». Quello disse: «Che male ho fatto perché tu consegni il tuo servo in mano ad Acab per farmi morire?

Per la vita del Signore, tuo Dio, non esiste nazione o regno in cui il mio signore non abbia mandato a cercarti. Se gli rispondevano: «Non c’è!», egli faceva giurare la nazione o il regno di non averti trovato. Ora tu dici: «Va’ a dire al tuo signore: C’è qui Elia!».

Appena sarò partito da te, lo spirito del Signore ti porterà in un luogo a me ignoto. Se io vado a riferirlo ad Acab, egli, non trovandoti, mi ucciderà; ora il tuo servo teme il Signore fin dalla sua giovinezza.

Non fu riferito forse al mio signore ciò che ho fatto quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, come io nascosi cento profeti, cinquanta alla volta, in una caverna e procurai loro pane e acqua? E ora tu comandi: «Va’ a dire al tuo signore: C’è qui Elia»? Egli mi ucciderà». Elia rispose: «Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, oggi stesso io mi presenterò a lui».

Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa. Acab si diresse verso Elia. Appena lo vide, Acab disse a Elia: «Sei tu colui che manda in rovina Israele?». Egli rispose: «Non io mando in rovina Israele, ma piuttosto tu e la tua casa, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito i Baal.

Perciò fa’ radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele».

(Il sacrificio del Carmelo)

Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. Elia si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando salterete da una parte all’altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla.

Elia disse ancora al popolo: «Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Invocherete il nome del vostro dio e io invocherò il nome del Signore. Il dio che risponderà col fuoco è Dio!». Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!».

Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco». Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non vi fu voce, né chi rispondesse.

Quelli continuavano a saltellare da una parte all’altra intorno all’altare che avevano eretto. Venuto mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà». Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue.

Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell’offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d’attenzione. Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!». Tutto il popolo si avvicinò a lui e riparò l’altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata rivolta questa parola del Signore: «Israele sarà il tuo nome».

Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scavò intorno all’altare un canaletto, della capacità di circa due sea di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: «Riempite quattro anfore d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero.

Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: «Fatelo per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. L’acqua scorreva intorno all’altare; anche il canaletto si riempì d’acqua. Al momento dell’offerta del sacrificio si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola.

Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!». Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto.

A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!».

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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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Strumenti per la Consegna: 9 – Altezza e Intonazione

Strumenti per la Consegna: 9 – Altezza e Intonazione

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Ora parliamo del tono o intonazione delle parole e della sua inflessione.

Questi sono degli ottimi strumenti per guidare i nostri ascoltatori a concentrarsi sulle frasi più importanti della Parola e attraverso queste particolari intonazioni trasmettere diversi stati d’animo, sensazioni ed atmosfere.

Il tono è un elemento misurabile; se prendiamo la tastiera di un pianoforte vedremo che a sinistra c’è una zona con una intonazione più bassa mentre sulla destra i tasti ci portano verso intonazioni e tonalità più acute fino al grido e allo stridio al limite delle possibilità vocali umane.

Queste componenti aggiungono espressione alla lettura e, in modo sempre sapiente ed equilibrato, secondo il nostro senso estetico, evitano la monotonia della lettura o del parlare in modo monocorde.

Dicevamo che il tono è misurabile; infatti misurando l’onda sonora emessa si può definire la frequenza precisa con l’unità di misura della frequenza acustica che è l’Hertz (Hz). Vedi questi valori per quantificare:

  • 20 Hz: frequenza minima udibile dall’uomo.

  • 25 e 150 Hz: le fusa dei gatti o anche da 1,5 a 6 kHz.

  • 261,626 Hz: la nota musicale DO centrale nel temperamento equabile.

  • 440 Hz: Il LA usato per accordare gli strumenti musicali (diapason).

  • 16 ÷ 24 kHz: limite superiore delle frequenze udibili dall’uomo.

Senza andare troppo sul tecnico possiamo facilmente assimilare questi valori alle note provenienti dai tasti di un pianoforte.

Quando parliamo e ci esprimiamo con la nostra voce, l’intonazione sale e scende senza che ce ne rendiamo conto, seguendo il nostro temperamento e piazzandosi in modo istintivo lungo una gamma di frequenze che è propria caratteristica di ogni persona.

L’applicazione dell’intonazione nel nostro parlare o nella lettura utilizzerà diverse modulazioni: o sulle frequenze alte o sulle frequenze basse, in rapporto al contesto del discorso o del brano letto, mediato dal gusto personale e da un uso proprio intelligente della voce nella comunicazione.

La gamma di intonazione che si usa per il canto è di circa due ottave ma per la normale voce parlata è di circa un’ottava e mezza.

Ogni persona ha una sua “istintiva” modulazione della tonalità parlata più o meno ricca e ricamata, e spontaneamente queste diverse intonazione ci aiutano ad esprimere i concetti nei nostri discorsi o a connotare emozioni e ambientazioni nei brani letti: ma tutto deve assumere un andamento spontaneo.

Le persone, in genere quando parlano, usano un tono più acuto quando sono eccitati, stressati, impazienti o arrabbiati; mentre usano un tono più più basso quando sono riservati o in un discorso serio o usano premura verso qualcuno.

La tonalità va distribuita in modo efficace ed armonico nel nostro parlare o nella lettura cercando con questo strumento di sottolineare e valorizzare ciò che è più interessante ed utile per il discorso o nel brano letto.

Bisogna fare attenzione a intendere che con “un’intonazione media”, intendiamo quella per noi più naturale e comoda; spesso, invece, si va a leggere in pubblico in un tono diverso da quello che per noi è abituale, con il risultato di apparire diversi da noi stessi, per chi ci conosce, innaturali e di affaticare la voce.

Va evitata assolutamente sia la cantilena, sia gli sbalzi eccessivi dai toni acuti a quelli gravi e viceversa.

Bisogna imparare ad usare nel modo corretto la “modulazione” della voce. Si faccia attenzione poi a lasciare l’intonazione “in sospeso” al termine di una prima parte della frase che è seguita da un’altra parte da essa dipendente, e di “chiudere”, invece, l’intonazione al termine di una parte compiuta della frase o al termine della frase stessa.


Le frasi “esclamative ed interrogative” richiedono l’uso di un’intonazione particolare. Evitare la cantilena nelle frasi interrogative o l’errore di fare cadere l’accento interrogativo solo sull’ultima parola, invece di estenderlo a tutta la frase di senso interrogativo.

Alcune volte il testo stesso contiene e suggerisce l’interrogazione (es.: “Che cosa mangeremo?”; “Quale merito ne avrete?”) in questo caso l’interpretazione sarà immediata. Altre volte invece sarà necessario farla sentire estesa in tutta la frase. L’intonazione interrogativa normalmente deve cadere sul verbo (es.: “Non sapete che siete tempio di Dio?”).

Ponete attenzione alle finali di ogni frase: non potete far “cadere”, o smorzare il tono della voce, ma la stessa intonazione va mantenuta e sostenuta fino al punto fermo e qui conclusa in modo determinato, deciso.

Così attenzione a considerare bene l’intonazione dell’inizio di frase. Dev’essere sempre più alta dell’intonazione con cui si è terminata la frase precedente, per connotare la ripresa del discorso e nello stesso tempo la separazione fra le due frasi.


Spesso si confonde il volume con l’intonazione, e senza rendersene conto, alzando l’intonazione si alza anche il volume e viceversa, mentre il livello della loro regolazione deve sempre essere mantenuto separato.


Per il Lettore nella Liturgia siccome sta valorizzando non il suo eloquio, ma le parole di un “altro”, sarà importante che consideri bene l’uso di questa particolarità vocale.


Una caratteristica più coordinata dell’intonazione è L’INFLESSIONE.

L’inflessione può essere definita come una “cadenza” del modo di parlare, o una modulazione composta dell’intonazione di una frase.

L’inflessione è l’impostazione ed il “cambio delle intonazioni” che si danno ad una frase completa. Alcuni tipi di inflessioni vengono usati per dare un carattere o procurare attenzione ad un’intera frase del discorso, ma anche per mettere meno in evidenza alcune frasi che non sono così importanti per la nostra lettura.

Possiamo elencare e descrivere alcuni tipi di inflessione:

DARE UNA INFLESSIONE NEUTRA cioè nessuna inflessione particolare:

In questo caso le parole sono pronunciate con un tono basso, in modo: sommesso, senza modulazione, piatto, uniforme quasi monotono, senza nessun cambiamento di tono.

Nel brano Giovanni 8,8-11, nel finale della donna adultera:

E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?. Ed ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

La situazione intima e sommessa, il dialogo pacato e misericordioso, suggerisce di non fare nessuna inflessione ma con tono basso e volume basso pronunciare queste parole nella loro semplicità, dolcezza e bellezza straordinaria.

DARE UNA INFLESSIONE PIENA cioè iniziare la frase da un tono basso e poi in crescendo fino ad un picco nel punto focale del discorso, per poi richiudere l’inflessione ricadendo al tono basso di partenza.

Esempio Matteo 11, 28-30:

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

L’inflessione da dare in questo caso parte con un tono moderato ma in crescendo fino al centro della soluzione per l’uomo: “…troverete ristoro per la vita…”; per poi ridiscendere gradualmente al tono di partenza sulla frase finale del “giogo…”.

Santa Monica

DARE UNA INFLESSIONE INVERTITA cioè il contrario della precedente: iniziare la frase da un tono alto, ma poi in discesa fino ad una zona relativamente più bassa per poi risalire al tono più alto di partenza.

Esempio Luca 10, 25-28:

“Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Gesù gli disse: Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? Costui rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso. Gli disse: Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.

In questo caso, che spesso corrisponde a delle domande nei Vangeli, parte con un tono alto, una domanda chiesta con forza al Maestro; poi la risposta citando la Legge in tono più moderato, perché è una cosa che tutti sanno, è una citazione non è una cosa importante nuova… ma il finale è in crescendo fino al tono forte dove viene proclamata la “soluzione” alla domanda “…fai questo e vivrai!…” con tono alto, deciso, autorevole, definitivo.

DARE UNA INFLESSIONE IN CRESCENDO cioè iniziare la frase da un tono basso ma in crescendo continuo fino ad un massimo nel finale della frase.

Esempio Luca 11, 29-32:

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”.

Questo brano è una ammonizione forte di Gesù che parte con un tono moderato ma in crescendo continuo progressivo fino alla tonalità forte che vuole richiamare alla conversione “…si alzeranno contro questa generazione…” come un grido per svegliare e ammonire le coscienze.

DARE UNA INFLESSIONE CALANTE cioè iniziare la frase da un tono alto ma diminuendo di continuo fino ad un minimo nel finale della frase.

Esempio Luca 11, 52-54:

Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito. Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca”.

Questo brano è sempre una ammonizione decisa di Gesù che parte con un tono alto accusatorio, gridato, ma il seguito è in una continua progressiva discesa di intonazione “…per sorprenderlo…” ecc… che richiama il contesto delle trame nascoste intessute alle spalle di Gesù.

Per centrare la giusta intonazione e il tipo di inflessione da usare, è importante considerare il contesto del dialogo specifico che avviene o il contesto generale della Lettura. Prima di affrontare una proclamazione pubblica è sempre bene aver chiaro dove si colloca quel testo: il periodo, la posizione geografica, la storia, ed altro… sono tutte indicazioni importanti per scegliere il giusto tono e l’inflessione da dare a quello che stiamo per leggere.

Per capire meglio l’importanza del contesto faremo un esempio con una frase unica che vedremo così come prenderà interpretazioni completamente diverse in rapporto alle situazioni in cui si colloca.

Useremo come test questa frase: …“Adesso Vieni a Tavola”…


Certo ogni persona può applicare un’intonazione e un’inflessione diversa, per ora faremo solo quattro esempi ma ci sono moltissime altre possibili variazioni.

1 – immagina un primo incontro galante con la fidanzata presso un ristorante di lusso, il tono sarà lento il volume basso e una inflessione calda e suadente per invitare la persona a sedere con tono accogliente.

2 – un’altra situazione familiare, può essere quella che potrebbe verificarsi con un parente che viene spesso a pranzo da te e mentre lui sta seduto a guardare la TV, lo inviti a sedersi, come al solito, al suo posto a tavola perché il pranzo è pronto; ma con un tono neutro, così come lo fai di routine tutti i giorni, in modo quasi indifferente. La voce sarà naturale con nessuna emozione e un tono relativamente basso e nessuna variazione di tono.

3 – ora pensa alla scena, dopo una discussione accesa con un figlio, che è stato sorpreso a fare qualcosa di gravemente sbagliato, e dopo che la discussione ha degenerato in un tono troppo acceso, vuoi interrompere il discorso che non sta prendendo una strada costruttiva, ma comunque vuoi rimarcare e mantenere la tua autorità di padre. La voce sarà un pò rapida, affermativa, brusca, un volume tendente all’alto, con una inflessione autoritaria e un tono forte come per un “ordine” quasi minaccioso.

4 – immagina una riunione di lavoro, con un collega che sta contrastando il tuo nuovo progetto, ma dopo 3 ore di riunione ancora non si è arrivati ad una conclusione concreta e è già ora della pausa pranzo da fare nel luogo di lavoro. Sei un pò disturbato dalla sua presenza, ma devi invitarlo a pranzo per forza, la tua voce sarà un pò bassa di volume e con una inflessione “scocciata” che tradisce la tua insofferenza imbarazzata, e così sei costretto tuo malgrado ad invitarlo a consumare il pranzo.

Esercizio con valori numerici

Anche se il nostro ruolo non è quello di essere degli attori, però ora possiamo fare un esercizio per cercare di usare attraverso la nostra voce delle intonazioni diverse che potremmo esprimere sempre con dei numeri.

L’esempio sotto riportato è una guida per l’esercitazione ma potete anche cambiare i valori, usando diversi livelli di intonazione, determinati dal gusto estetico personale: le possibilità sono certamente illimitate.

Per convenzione useremo il valore di 1 per l’intonazione più bassa; il valore di 9 per la l’intonazione più acuta; e il valore di 5 per una intonazione centrale normale e altri valori intermedi tra questi estremi.


Useremo sempre il brano precedente del Vangelo di Matteo, Capitolo 5 dal versetto 13 al 29.

Sotto alle parole segneremo dei numeri per indicare questa volta un valore che ci suggerisca la possibile INTONAZIONE da dare della voce; questi valori rappresentano dei suggerimenti per pronunciare le parole con un particolare tono più o meno grave o alta o media.

Dopo questo esercizio prendi un brano a tuo piacimento e prova a svolgere in autonomia questo compito studiando bene il testo ed attribuendo il valore che ti sembra più coerente con il contesto e cerchi di posizionarlo nella giusta corrispondenza delle parole.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e

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molti sono quelli che entrano per essa;

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quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli

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che la trovano!

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Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.

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Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?

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Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;

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un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.

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Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.

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Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.

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Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del

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Padre mio che è nei cieli.

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Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e

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cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?

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Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.

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Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha

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costruito la sua casa sulla roccia.

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Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa

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non cadde, perché era fondata sopra la roccia.

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Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha

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costruito la sua casa sulla sabbia.

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Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa

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cadde, e la sua rovina fu grande».

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Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:

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egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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Strumenti per la Consegna: 8 – Volume e Proiezione del Suono

Strumenti per la Consegna: 8 – Volume e Proiezione del Suono

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Nell’Assemblea liturgica tutti meritano di ascoltare la parola di Dio nel migliore dei modi. Per ottenere questo è necessario parlare ad alta voce e chiaramente in modo che le persone dell’ultima fila possano sentire e capire bene, considerando anche le persone più anziane con un udito meno sensibile.

Il volume è dato dall’ampiezza dell’onda sonora che imprimiamo con la nostra voce e che può essere modulato e variato per riflettere più precisamente il carattere dell’idea che viene letta.

Il volume dipende dalla potenza di fiato con cui carichiamo il suono che esce dalla nostra bocca; quanto più fiato impieghiamo quanto maggiore sarà il volume ottenuto.

Al contrario se smorziamo la forza di uscita del nostro fiato minore sarà la potenza del volume della nostra voce.

La lettura in pubblico richiede anche che si parli con un volume più alto di quello che si userebbe nella comune conversazione, anche in presenza di un microfono.

Di fronte ad un pubblico, bisogna sempre parlare rivolgendosi alle persone dell’uditorio che sono più lontane, sia per aumentare la “portata” della voce, sia per abbracciare con il nostro sguardo l’intera assemblea.

Quindi il lettore uscirà con un volume più debole in determinati passi più intimi e delicati del discorso e più forte e imperativo nei testi più aggressivi. Spetta al lettore con uno studio preventivo o attraverso la creatività personale di individuare il carattere del brano che leggerà e usare le giuste variazioni di volume.

A volte determinate “condizioni ambientali” richiedono di utilizzare un volume vocale più forte è impegnativo. Se lo spazio liturgico è munito di un adeguato sistema di amplificazione sonora la preoccupazione per il volume sonoro della propria voce è più agevolata; i microfoni e i sistemi di diffusione sonora possono aiutarci e se utilizzati bene possono dare man forte ad apportare importanti modifiche alla voce.

Quando il testo richiede di parlare molto forte ti consiglio di “allontanarti” un poco dal microfono ma quando invece c’è un brano che va presentato a bassa voce il consiglio è quello di avvicinarti al microfono.

Anche Gesù avrà usato un volume di voce molto potente quando rovesciò i tavoli dei cambiavalute nel tempio e forse arrivando pure a gridare; in altre situazioni Gesù “sussurra” con parole molto gentili e misericordiose qualcosa di personale agli apostoli.

Quindi un volume “debole” suggerisce il raccoglimento di un brano soffuso e delicato; un volume forte caratterizza un brano con parole scagliate come rimproveri o come decise affermazioni.

Quindi è importante usare il volume della voce nel modo più coerente; ma spesso questo viene utilizzato male o addirittura completamente dimenticato, conferendo alla lettura una modalità assolutamente monotona, debole, sciatta, senza espressione, senza emozione.

Un’altra componente per il volume della voce è la spinta del flusso d’aria tra le corde vocali. Il volume si ottiene anche attraverso la “direzione” che imprimiamo all’aria che esce dalla nostra bocca.

Importante ricordare che il suono si trasmette verso chi ascolta attraverso onde acustiche che mettono in vibrazione l’aria e, per fare un esempio che rende l’idea, le onde acustiche sono come quei cerchi concentrici che si creano quando gettiamo un sasso nell’acqua.

Cioè se leggiamo a testa bassa con la bocca che punta sul libro poggiato sull’ambone, la spinta dell’aria che esce dalla nostra bocca si infrange sull’ambone, sullo stesso libro e la potenza del volume di dimezza sensibilmente e sicuramente non arriva in fondo alla sala e facendo così forse nemmeno dirigiamo le nostre onde acustiche verso il microfono che ci sta davanti.

Diverso invece se la nostra bocca è diretta verso l’ultima fila dell’Assemblea e il microfono è ben direzionato in mezzo a questa traiettoria. L’Assemblea udrà la nostra voce certo dai diffusori acustici della chiesa, ma anche una parte del suono naturale della nostra voce arriverà direttamente agli ascoltatori specialmente quelli delle prime file di sedute.

Questo possiamo descriverlo come la Proiezione o

la “Spinta della nostra voce” verso chi ascolta.

Anche la respirazione va considerata!

Certo è un’azione che ormai facciamo involontariamente senza pensarci; ma dobbiamo considerare che ogni suono o parola che produciamo avviene esclusivamente nel momento della “espirazione” cioè quando spingiamo fuori l’aria dai polmoni.

È importante considerare che c’è un momento in cui: non possiamo parlare né emettere alcun suono, e questo è nella fase della “inspirazione”, cioè quando immettiamo l’aria nei polmoni. Nella fase successiva quando spingiamo fuori quest’aria allora facciamo vibrare le corde vocali e possiamo parlare, cantare, mugolare, piangere o emettere qualsiasi suono.

Questo per dire che è molto importante nelle pause della lettura ricaricare rapidamente e con molta forza l’aria dentro ai nostri polmoni per ottenere poi una voce con un volume più potente e una emissione dei suoni più duratura. Se non “inspiriamo” adeguatamente la nostra forza di voce sarà debole e poco efficace.

Il Lettore deve calcolare bene le “pause” e sfruttarle sapientemente per ricaricare continuamente l’aria nei polmoni ed avere una riserva pronta al momento di sostenere la voce con la forza sufficiente.

Ma come si fa a creare e controllare un forte flusso d’aria costante dalle profondità dei polmoni? Se hai preso qualche lezione con insegnanti di canto sicuramente avrai fatto qualche esercizio con il diaframma.

Santa Monica

Se ti eserciti a parlare con il diaframma prendi consapevolezza dell’importanza di questo muscolo e della sua funzione che, nell’inspirazione si contrae, facendo spazio all’aria nei polmoni e nell’espirazione, controllando la sua forza e la velocità di espansione, imprime la giusta spinta d’aria per formare e proiettare all’esterno i suoni delle parole.

Quindi nelle pause è importante prendere tanta aria, il più rapidamente possibile, evitando rumori strani dell’inalazione che potrebbero essere ripresi e amplificati dai microfoni. Per fare questo è importante tenere ben aperti i passaggi d’aria della bocca e del naso.

Anche la gola deve essere rilassata e ben aperta!

Una gola stretta potrebbe causare dei sibili fastidiosi durante l’inalazione e nel momento di parlare può produrre un suono opaco e nasale che poi uscendo molto dal naso non riesce a proiettarsi in direzione dell’Assemblea.


Per esercitarsi ed annotare queste variazioni di volume possiamo usare le abbreviazioni tipiche musicali; ma anche dei valori numerici da appuntare sotto le parole o le frasi da leggere.

Ecco una tabella esemplificativa:

Simbolo musicale

valore numerico

Livello di intensità

fff

9

più forte possibile

ff

8

fortissimo

f

7

forte

mf

5

mezzo forte

p

3

piano

pp

2

pianissimo

ppp

1

più piano possibile

crescendo <<

123

graduale aumento dell’intensità

diminuendo >>

321

graduale diminuzione dell’intensità

Segue ora un’esercitazione su un brano del Vangelo di Matteo, Capitolo 5 dal versetto 13 al 29.

Sotto alle parole annoteremo dei numeri per indicare il Volume della voce e questi saranno dei “suggerimenti” per pronunciare le parole con una certa intensità.

Successivamente, prendi un brano a tuo piacere e prova a rifare una esercitazione di questo tipo annotando i livelli di Volume che ti sembrano più adatti.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e

—————–7——————–5——————————–( 1 2 3 <<<)—————————————–

molti sono quelli che entrano per essa;

—-3———————————————

quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli

————3———————————-5————————————-7—————3——5——3———

che la trovano!

——————–

Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.

———–8———————————3——————————2—————————7———–

Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?

————-5—————————-(>>>3 2 1 )——————————————–5—-

Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;

—–3—————————————————–2—————————————————

un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.

—–5————————6—————-3——————————-5———————3————

Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.

———–7—————————————————–8——————–9——-

Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.

————5——————————————

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del

7—————————-3———–6———-4———————————-3——————5——–

Padre mio che è nei cieli.

—-7——————–6—–

Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e

—5——————————————7———-5———-3——————————————-5——

cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?

—————————-7—————–8—————–6————–5———–

Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.

–3——————————5———————7————-8———–5———-4———————

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha

3———-5———6————–4——————–2———————-5————————————

costruito la sua casa sulla roccia.

——-7————————-8——

Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa

—-2———————-3————————-5————————7——————————–3——

non cadde, perché era fondata sopra la roccia.

——–5———————–4—————-5——

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha

——5——————————————-3——————————-7———————-8——–3—-

costruito la sua casa sulla sabbia.

—————-5—————–6——

Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa

——-2———————3———————–5—————————-7—————————-3——-

cadde, e la sua rovina fu grande».

—5—————–6————7—–

Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:

–3——————————————————————-5——–3———————————

egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

2—————————————5—————–6——-4————————-

 

  "Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza"
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore. 
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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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Strumenti per la Consegna: 7 – Il Timbro o Colore

Strumenti per la Consegna: 7 – Il Timbro o Colore

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Uno dei più importanti elementi espressivi della voce è il timbro o detto anche il colore.

È un pò difficile definire il colore perché mentre per gli altri elementi abbiamo dei criteri con quantità più misurabili; per questa componente siamo davanti a qualcosa di imponderabile fisicamente, paragonabile a un’emozione, a un sentimento.

L’effetto che produce la modifica del Timbro è quello del cambio di sonorità o di voce all’interno di una frase in modo che il testo proclamato assume un determinato valore espressivo che forse la punteggiatura non riesce a connotare perfettamente.

Per comprendere meglio il timbro possiamo fare un paragone con le immagini: cioè quando leggiamo in silenzio un testo scritto, gli occhi fanno da porta di ingresso per la Parola alla nostra coscienza umana; come se fosse una fotografia in bianco e nero.

Leggere ad alta voce la Parola aggiunge una dimensione che anche le orecchie ricevono, quindi è come se questa foto unidimensionale, ferma e silenziosa si trasformasse in un filmato in bianco e nero ma con l’aggiunta del sonoro.

Quando questa Parola viene letta è proclamata con il timbro e il colore giusto associato alla voce molte altre “dimensioni” comunicative si aggiungono alle immagini e all’audio e il tutto diventa come un “film a colori” multidimensionale che ha una capacità maggiore di trasmettere emozioni e sentimenti profondi.

Il lettore che legge la parola di Dio deve impegnarsi a dare colore, ad interpretare la lettura: l’importante è farlo nel modo giusto, cioè con estremo senso della misura. Non si può leggere in modo piatto, come se non c’interessasse ciò che presentiamo, al contrario, dobbiamo mettere tutto il nostro slancio, il nostro entusiasmo, la nostra gioia di annunciatori della Parola. Ma non si deve nemmeno eccedere nel colore, nell’interpretazione forzata, per il solo timore d’essere monotoni o per voler dare un taglio troppo personale.

Il colore dev’essere calibrato in funzione del tipo di lettura, dell’Assemblea che abbiamo di fronte, e altre variabili particolari.

È importante aiutarsi ed immedesimarsi cercando d’immaginare, sia prima sia durante la lettura, la scena che viene descritta nel brano che stiamo leggendo.


Un timbro ed una interpretazione diversa vanno date invece nell’omelia, o nelle iniziali o finali parole di saluto, nelle monizioni e nelle introduzioni; cioè nei momenti dove ci esprimiamo con pensieri e parole nostre personali allora è necessario usare una formula interpretativa più individuale, allo scopo di rendere i nostri interventi più convincenti ed ascoltati.

Se il Lettore usa in modo appropriato il Timbro questo può imprimere alla Parola alcune di queste caratteristiche positive:

Connotare un’atmosfera dove il messaggio può essere trasmesso in modo efficace.

Intrattiene l’ascoltatore coinvolgendolo in modo costruttivo spiritualmente.

Esprimere sentimenti, emozioni e stati d’animo per trasmettere l’essenza spirituale della Parola.

È quindi uno strumento efficace per convertire la “lettera” in pensieri spirituali e in “lettere Vive”.

Il timbro quindi si può paragonare a un “sentimento”; cioè la voce riflette e trasmette a chi ascolta “l’immagine sonora” di uno stato d’animo. È la particolare modulazione con cui noi articoliamo la voce per pronunciare frasi o parole.

La tonalità della nostra voce è una qualità unica specifica di ogni voce, ma questa ha la capacità di trasmettere la natura soggettiva o spirituale della parola di Dio.

La combinazione di queste coloriture sarà un risultato vocale unico di ciò che il lettore sente o pensa emotivamente di quel testo.

Dare una coloritura a dei testi o discorsi di cui noi stessi siamo gli autori certo risulterà molto più facile, perché è legata intimamente alla nostra personalità emotiva ed intellettuale; ma leggere brani di altri e soprattutto brani sacri e dare un’immagine sonora limpida e comprensibile è un compito ben più complesso.

Nel caso della lettura dei brani sacri coesistono due personalità, quella dello scrittore autore principale e quella del lettore; il risultato ottimale è quello che nessuna delle due personalità venga “mortificata”.

Il lettore dovrà quindi individuare e verificare i punti essenziali del testo sacro, quelli che contengono parole significative di importanza superiore alle altre e cercare di restituire la Parola con una calibrata misura interpretativa, evitando di farlo con ritmi eccessivi, ma puntare ad armonizzare il tutto valorizzando l’idea di base del testo.

Nella comunicazione è bene evitare una lettura sfilacciata, noiosa, fredda che fa notare il disinteresse del lettore, un tono di voce piatto monotono o cantilenante fa sicuramente distrarre chi ascolta fino ad annoiarlo. Ma anche evitare una lettura “cantante”, cioè ricca d’inflessioni non necessarie, con un Timbro innaturale o con cadenze sempre uguali, un pò falsa, forzata. Allo stesso modo evitare una lettura enfatica, cioè piena di “troppo” calore, che diventa enfasi scolastica, cioè esprime solo freddo convenzionalismo.

Quindi per connotare e mettere in risalto certi stati d’animo o i sentimenti che la parola di Dio vuole esprimere bisogna cambiare con un dosaggio misurato il timbro o il colore della voce: un argomento “triste” richiederà un tono più basso, un argomento “esaltante” al contrario un tono più brillante e gioioso.

Santa Monica

Il Timbro o colore è uno degli strumenti più complessi ma anche più difficili da controllare. Quindi per questa missione non bisogna ricercare forzatamente un colore, un timbro esagerato; ma il lettore esperto ed educato saprà dosare la sua interpretazione senza che il troppo zelo personale tenda a sporcare e complicare la comunicazione invece di renderla più limpida e diretta.

Il metro sarà il gusto, la sensibilità, il senso estetico, che guideranno il lettore alla ricerca del giusto equilibrio dei chiaroscuri e delle inflessioni vocali di cui il testo avrà bisogno.

Il potere di questa missione potrebbe anche spaventarci in quanto ci avvicina alle emozioni che gli scrittori della parola devono aver provato mentre fissavano su carta le ispirazioni di Dio.

Ma quando riusciamo a “sentire” l’emozione che hanno avuto questi scrittori della Parola, dovremmo sentirci onorati e persino obbligati ad imprimere il nostro contributo vocale ed esprimerlo nella nostra lettura.

Immagina le volte in cui Gesù nella Parola, prima di guarire le persone, provava qualcosa di particolare che viene descritto così… “aveva compassione di loro”; questa descrizione ci fa immaginare come doveva essere evidente nel suo modo di parlare e nel suo timbro di voce questa compassione mentre si rivolgeva a loro. Ecco ora, anche tu sei incaricato ed onorato di presentare la parola di Dio all’Assemblea con lo stesso atteggiamento di compassione.

Il tuo timbro di voce attraverso la Parola può evocare sentimenti complessi e profondi che possono essere determinanti per aiutare chi ti ascolta a comprendere in profondità le intenzioni e l’ispirazione di Dio.

Se vogliamo che i nostri ascoltatori sperimentino la conversione dello spirito, il nostro impegno nella lettura deve essere veramente serio e chi ci ascolta deve “sentire” l’ispirazione che pervade la nostra proclamazione e percepire una concreta elevazione spirituale.

Questi sentimenti per essere veramente efficaci devono essere, vissuti e genuini; non possono essere una ipocrita “performance teatrale”. Il servizio del lettore deve partire dal cuore, dal nostro sentimento autentico, vissuto, nel messaggio che stiamo proclamando.

E attenzione a non cadere nel versante opposto quello di paralizzarsi e non usare le proprie capacità interpretative del timbro perché le riteniamo irrispettose, o ci sembra di essere troppo melodrammatici, o che la Parola è così “pia” che meglio leggerla in modo freddo, o che siamo timidi e impacciati, o che non abbiamo mai sentito altri che la leggono in modo così impegnato o peggio ancora perché non capiamo bene quello che la lettura vuole dirci……….. in questi casi forse è meglio che rinunci a svolgere questa missione!

Il timbro o colore può assumere sfumature estremamente diverse.

Esempio di frasi….

da te, proprio non me l’aspettavo…..”

vai via! non voglio più vederti!….”

perché torni a quest’ora? dove sei stato? ….”

non ne posso più!…”

sei una persona molto particolare…..”

Il timbro o colore può connotare le frasi appena elencate con sfumature estremamente diverse.

La stessa parola o le frasi scritte sopra si possono dire in 100 modi diversi se impostiamo originali coloriture timbriche.

Prova, per sperimentare le varie possibilità, a pronunciare qualche frase connotandola con questi “colori”, con questi aggettivi qui sotto riportati:

Neutro dolce allegro incerto meravigliato arrogante disperato affettuoso bonario scherzoso drammatico solenne grave implorante umile minaccioso fiero ironico cordiale amoroso sincero malizioso romantico narrativo indifferente aggressivo violento volgare triste affermativo ansioso conclusivo interrogativo esplicativo sensuale squillante solenne bonario convincente imperioso afflitto lacrimoso iroso stupito arrabbiato angosciato apatico autoritario audace traditore brillante caustico attento compassionevole condiscendente fiducioso confuso oscuro ingannatore ribelle umiliante disperato disapprovante disgustato disprezzante sgomento sbrigativo irrispettoso dubbioso desideroso accattivante energico entusiasta frustrato grato altezzoso esitante impotente speranzoso impaziente incredulo indignato intrigante gioioso leggero razionale soddisfatto supplichevole elogiante meravigliato isterico sconsolato affettuoso scocciato cordiale imbarazzato amareggiato contrariato conciliante rasserenato……………

Ma la lista, come capite, potrebbe continuare aggiungendo anche connotazioni miste, unendo due o tre parole per descrivere nel dettaglio queste infinità di coloriture che possiamo dare ad una stessa frase.

Quindi gli scrittori delle sacre parole, nel modo in cui scrivono, possono suggerirci degli “indizi sul tono”, il colore, del brano ispirato da Dio.

Le frasi della Scrittura a volte cercano di descrivere i personaggi di una storia o particolari situazioni, emozioni, ruoli, comportamenti, temperamenti, motivazioni, personalità, umore e così via.

Il compito del lettore è quello di aiutare ad esprimere questa “colorazione” e trasmetterla a chi ascolta con l’impostazione del proprio timbro di voce nella proclamazione.

Riassumendo la Strategia pratica è :

1 – Capire a fondo il significato del testo

2 – Rileggerlo più volte silenziosamente

3 – Esercitarsi con la voce a trovare la giusta intonazione per esprimere quei sentimenti.

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Strumenti per la Consegna: 6 – Trova o ritrova la tua Voce!

Strumenti per la Consegna: 6 – Trova o ritrova la tua Voce!

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Arrivati a questo punto consideriamo più nel dettaglio le tecniche, ovvero mi riferisco a tutti quegli strumenti particolari che ogni uomo utilizza per comunicare le proprie idee.

Gesù nella sua missione sulla terra ha usato le modalità semplici umane della parola, utilizzando la propria voce in mezzo alle folle in parabole o, nei momenti più colloquiali, nei dialoghi con gli apostoli.

Queste modalità semplici di Gesù con le parole, con il proprio corpo, con le proprie emozioni sono state lo strumento principale per spingere ogni persona alla conversione e al proprio progresso spirituale.

Ogni lettore dovrebbe quasi intimorirsi considerando che Dio ha predisposto le cose perché: con la bocca, con il corpo, con la mente e il nostro spirito potessimo aiutare altre persone a progredire nel personale cammino spirituale.

Il lettore per le sue comunicazioni utilizza ogni suono che esce dalla propria bocca e anche tutto quello che il proprio corpo comunica e anche quella parte emozionale individuale che l’oratore o il lettore trasmette mentre svolge la sua funzione.

Sottolineo ancora che il lettore non sta facendo uno spettacolo teatrale ma sta svolgendo una missione di un’importanza trascendentale e cioè “serve” la parola di Dio che ha il potere di salvare, che ha il potere di convertire, il potere di guarire lo spirito dell’uomo.

Questa è una missione importante! Il lettore, come dicevamo, fa da intermediario tra Dio e l’uomo; quindi va da sé che la sua responsabilità in questo ministero è alta per cui va messo il massimo impegno per catturare l’attenzione dell’Assemblea e coinvolgerla più possibile nei progetti predisposti da Dio.

Il Cristiano spesso veniva rappresentato nei dipinti come una persona con un orecchio molto grande e aperto: una persona che ascolta! Ma anche se la potenza dello Spirito di Dio potrebbe compiere qualsiasi miracolo su ogni uomo, Dio ha predisposto le cose in questo modo, cioè una modalità di parlare all’uomo attraverso le sue parole scritte nelle Sacre Scrittue ma che quotidianamente hanno bisogno per farsi carne di essere proclamate da un lettore nell’Assemblea.

Un lettore preparato può indurre l’Assemblea ad aprire l’orecchio dell’ascolto e farlo rimanere concentrato sulla Parola destinata alla coscienza di ogni uomo.

Ogni lettore è un esempio di coincidenza dell’umano con il divino se riesce ad avere un benefico effetto sulla condizione umana. Il Lettore deve superare ogni ostacolo e ogni distrazione che l’Assemblea possa avere.

La missione di ogni lettore è catturare la tensione spirituale di ogni persona nel momento liturgico in cui proclama dall’ambone la parola di Dio.

Considerando l’importanza di questa missione è altrettanto importante avere la padronanza degli strumenti espressivi della nostra voce ed essere lettori efficaci altamente qualificati nell’uso di ogni Carisma speciale che Dio ha messo a nostra disposizione.

Potremmo pensare che Dio non ha nessun bisogno di tutti questi sforzi, di tutte queste tecniche che suggeriamo di apprendere in questo libro, per comunicare le sue idee Divine. Certo Dio potrebbe non aver bisogno di niente, di nessuna chiesa, di nessun servizio religioso, di nessun libro, di nessun sermone, o di nessun lettore… ma resta il fatto che Dio dall’inizio ha istituito questa modalità continuando la tradizione degli Ebrei nelle sinagoghe e cioè di servirsi di Lettori umani che trasmettano la sua speranza spirituale ad altri essere umani.

Ogni lettore deve impegnarsi davanti a Dio per fare un uso appropriato completo e professionale di ogni strumento espressivo, di ogni Carisma spirituale e umano in proprio possesso per collaborare in questa missione.

E allora questo non può presentarsi all’ambone pensando che quello che deve fare è “solo” leggere un qualsiasi testo in modo semplicistico.

L’importanza di questo incarico è molto più impegnativa, poiché deve essere in grado di convogliare tutte le emozioni nella sua voce, partecipando anche se in modo impercettibile con il corpo, avere una chiara comprensione del brano e controllare la propria voce per proclamare adeguatamente la Parola.


Questa azione è molto più difficile di quello che può fare un attore di teatro che ha più libertà espressiva e un ventaglio di azioni più individuali. Ma il lettore sta presentando una Parola Divina in un certo senso incarnando una funzione sacramentale per cui deve controllare con sapiente equilibrio ogni singola parola e azione che compie di fronte all’Assemblea.

Per concludere questa introduzione una domanda diretta a te che leggi:

ma tu in che misura e fino a che punto sei disposto a utilizzare e perfezionare tutti gli strumenti per la consegna e la lettura della parola di Dio?”


Dopo questa provocazione imbarazzante la strada che si apre è quella di TROVARE o RITROVARE la tua VOCE.

Sulla base di una corretta respirazione, si tratta di utilizzare al meglio le possibilità del tuo apparato vocale. Una buona voce dev’essere corposa e non debole, sicura e non tremolante, calda ma non acuta e stridente.

Per evitare, voci “ingoiate”, gutturali o nasali, occorre apprendere le funzioni dei nostri risonatori naturali (cavità orale, seni nasali, ecc.).

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Per ottenere, una voce veramente personale, ciascuno dovrebbe individuare in quale registro (acuto, medio o grave) essa risuona più naturalmente. Solo attraverso una serie di esercizi specifici si possono ottenere risultati apprezzabili. Per andare più nel concreto possiamo affermare che:

La tua voce naturale e autentica è quella che usi durante

una conversazione normale parlata.

Le persone hanno bisogno di essere se stesse. Cerca di essere la persona che sta gustando un pasto, parlando di qualcosa di semplice in famiglia e godendosi la vita durante una vacanza. Quella voce sarà la più efficace, autentica e convincente.

Ciascuno ha la sua tonalità. Attorno ad essa la voce può variare dal grave all’acuto per esprimere la vasta gamma degli atteggiamenti e dei sentimenti umani. Un lettore idoneo deve esercitarsi su testi diversi per riuscire a trovare la voce che meglio si addice ai singoli brani.

Quindi quando accade che veniamo eletti e nominati per fare il servizio del lettore possiamo già avere un’esperienza strana sentendo la nostra voce amplificata dall’impianto sonoro della chiesa. Alcuni possono percepire come che sia “estranea” da loro stessi la voce che gli ritorna dai diffusori mentre sta leggendo o altri invece si meravigliano di sentire una così bella voce amplificata che stentano a riconoscersi.

Oltre a questo possono aggiungersi altre cause che potrebbero indurti ad “impostare” artificialmente o “teatralmente” o peggio quasi “radiofonicamente” la tua voce! Questo poi suonerà un pò innaturale e falso soprattutto per chi già ti conosce nella vita di tutti i giorni.

Altre cause possono innescarsi: dal fatto di sentirsi semplicemente a disagio nel momento di parlare in pubblico; o avere un timore reverenziale consideriamo che stai leggendo degli strani scritti un pò arcaici e per di più opera di Dio!

Altri motivi per non essere naturali, potrebbero essere il leggere troppo lentamente o velocemente o con voce cupa o poco comprensibile o troppo arrogante o troppo sacra o troppo tranquilla o troppo dolce o senza conferire la adeguata autorità.

E ancora dare troppo ascolto ai consigli degli “specialisti” che ti diranno come non deve o come deve “suonare” la tua voce quando leggi e quindi perdersi nei labirinti dei suggerimenti contrastanti degli amici e conoscenti. E peggio ancora dare troppa corda al proprio ego considerandosi migliori degli altri e anche più ”santi” e degni di tutti!

Il pericolo, per concludere, è che ognuno può immettere una certa parte del proprio modo di essere che disturba e distrae l’ascoltatore e fa sembrare la Voce del Lettore come innaturale, e questo trasmette falsità: perché siamo fuori o lontani dal nostro carattere normale.

In questi modi elencati sopra non saremo dei “testimoni” veri e dei “servitori” della parola di Dio.

Cosa fare?

Ascoltati: come sei al naturale quando parli con i tuoi amici con la tua famiglia o al lavoro. Registrati con un telefono durante le normali conversazioni familiari, senza pensare che ti stai registrando.

Poi registrati mentre proclami una lettura.

Confronta le due registrazioni e analizza le modalità differenti che usi, come usi le pause, il timbro, la velocità, l’intonazione e come esponi ritmicamente le frasi e in che modo riesci a comunicare le emozioni che provi.

Fai sentire le registrazioni a qualche amico sincero che possa aiutarti a rilevare le differenze: se ce ne sono poche stai andando bene; se invece trovi molte diversità devi lavorarci un pò e in questa sezione del libro cercheremo di aiutarti.

Una precisazione, per chi non ha mai fatto l’esperienza di registrare la propria voce e risentirsi. Ti avverto subito, quando ascolti te stesso registrato per la prima volta, odierai la tua voce. Il motivo è che quando parli con qualcuno, senti la tua voce in due modi diversi allo stesso tempo.

La voce esce dalla tua bocca e attraverso l’aria rimbalza sulle pareti e sui mobili e torna nel tuo orecchio. Ma allo stesso tempo, ti ascolti anche internamente. Questo avviene attraverso le ossa e i muscoli del collo, della testa e dell’orecchio. Il suono si conduce e trasmette tra i tuoi organi e viaggia più lentamente del primo. Ha un suono di basso smorzato. Se ti copri le orecchie con le mani e parli, sentirai come è la versione “interna” della tua voce.

Quando combini i due modi, ecco quella è la voce che sei abituato a sentire. Se ti registri e lo riproduci, senti solo la versione “esterna” della tua voce, che suona molto più metallica.

Dopo aver ascoltato il timbro della tua voce, analizza anche se ci sono difetti di pronuncia che il nostro modo di parlare colloquiale lascia passare nelle relazioni sociali; controlla se la grammatica viene sbagliata; se ci sono pesanti inflessioni regionali; e se le nostre parole sono ben scandite oppure qualche sillaba viene “bruciata” soprattutto nelle finali.

Insomma controlla se il tuo modo “naturale” di parlare non si sia impigrito in vizi di pronuncia o in modi colloquiali un pò troppo sregolati. Dobbiamo essere naturali, ma senza essere artificiosi o formali; dobbiamo indossare il ruolo che ci compete con eleganza e sentirci a nostro agio in modo che anche l’Assemblea percepisca questo nostro atteggiamento e si senta a suo agio per assorbire il messaggio della Parola.

Questo incarico è un dono prezioso, stai servendo la parola di Dio, non sono le tue parole quindi non devi AGGIUNGERE nulla e nemmeno TOGLIERE nulla, devi solo “proclamare” con la tua Voce.

Trova la tua vera voce, ma anche quella che stimola la tua passione. La voce che usi ogni giorno (il modo in cui parli, il modo in cui presenti le tue parole, il vocabolario che usi, tutto ciò che fai a un livello normale e colloquiale) ha un valore comunicativo immenso.

Una volta che hai trovato la tua voce, devi ascoltare te stesso.

E tu? Come pensi di essere?

Per svolgere seriamente l’incarico del Lettore, resta comunque un fatto:

che dovrai essere te stesso!

Ma raggiungere una prestazione seria e veritiera, significa ritagliarsi la propria nicchia e attingere a ciò che ti rende unico e ti distingue dagli altri. E oltre a sbloccare le riserve di fiducia, TU STESSO dovrai tenere a bada: delusioni e critiche che possono arrivarti.

Proclamare la Parola significa portare all’Assemblea la tua vera esperienza umana e le sue emozioni. Quindi, per farlo in modo autentico, dovrai attingere alle tue esperienze ed emozioni di vita. Più sarai naturale nella lettura e meno aggiungerai degli elementi personali ed egocentrici nella lettura lasciando così la parola di Dio in primo piano.

L’Assemblea deve essere messa a proprio agio con la nostra lettura, deve sentire che siamo persone naturali genuine e che ispiriamo fiducia, che affrontiamo questo incarico con sapienza e sincerità.

È così che renderai il tuo servizio credibile di fronte a tutti; ti impegni a connetterti con gli esseri umani e le persone a un livello ultra-personale. L’unico modo in cui puoi farlo è cercare la tua verità e convincere chi ascolta della tua coerenza.

È per questo che le tematiche di questo libro possono spesso sembrare una tortura emotiva e una terapia allo stesso tempo: dobbiamo cercare in profondità dentro di noi, a volte in luoghi profondi che vorremmo anche evitare. Quindi non aver paura di andare in queste zone, e di scoprire, imparare e mostrare continuamente chi sei veramente.

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Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino. 
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