Conclusione

Conclusione

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino

Spero che questo lungo lavoro possa aiutare molte persone ad avere una visione e una percezione più “vicina” di questo Dio che spesso consideriamo lontano da noi e occupato in cose più importanti della nostra piccola vita.

Ho descritto come io ho percepito la sua presenza nella mia vita attraverso la sua bocca in dialogo con la mia voce, attraverso il Suo sguardo, che spesso guarda, parla, e mi rassicura con delicatezza.

 

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Spero che questo libro possa riuscire a trasmettere questa concretezza anche in chi si impegna a mettere in pratica i consigli che ho tentato di elencare al fine di collaborare con qualcuno di voi per migliorare il ministero del Lettore nelle Assemblee liturgiche.

E concludo con un ringraziamento per il tempo che mi avete dedicato sperando che questo tempo possa essere stato come proponevo all’inizio: un getto di luce, una carezza, un dialogo non filosofico ma antropologico col Voi, uno strumento di conoscenza e di riscoperta del linguaggio divino e umano per testimoniare che Dio, attraverso le Sacre Scritture, ieri, come oggi, desidera parlare ancora con tutte le forze con TE, si proprio personalmente con TE!

 

  Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza”
Racchiude 35 anni di esperienza nella Chiesa condensati in 430 pagine di puro valore.
Non perdertelo per niente al mondo!”

Questo articolo è stato estratto dal libro “La Bocca di Dio” di Marilena Marino.
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Esercitazioni finali ed Esempi – Sesta Parte

Esercitazioni finali ed Esempi – Sesta Parte

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino

Il contatto visivo in prossimità della Parola può suggerire l’importanza del concetto; una mano che si estende verso l’esterno descrive questo senso di allungamento; anche l’aumento di volume su queste parole racconta questa espansione delle parole.

Nella Bibbia quando incontriamo delle frasi scritte in corsivo significa che quella frase è una citazione che troviamo anche in un altro libro della Bibbia e in genere ci sono a fianco dei riferimenti che indicano il libro e il versetto dove troviamo le stesse parole.

Quindi è come se quelle frasi hanno un valore doppio, poiché richiamano un altro libro importante spesso dell’antico testamento. Questo significa che quelle parole hanno radici profonde e che tendono a dare più forza, e confermano la verità al brano che le contiene.

Questo ci suggerisce di usare un volume più alto per il corsivo, con un’enfasi particolare, ufficiale, forte e affermativa; quindi aggiungere adeguate pause, prima e dopo la citazione in corsivo, per staccare il brano in corsivo e dare proprio l’impressione che si sta leggendo qualcosa di “esterno”, al brano che stiamo proclamando in quel momento, ma che nello stesso tempo, la citazione ci conferma il valore e l’ importanza del brano declamato.

 

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Le virgolette (“) (“….”) sono usate per racchiudere parole citate dalla fonte originale, o per distinguere il dialogo dalla narrazione. Vanno sempre in coppia (in apertura e in chiusura)

Le virgolette sono usate per contraddistinguere una frase come citazione, o l’inizio di un discorso diretto e la sua chiusura. Alcune racchiudono lunghi dialoghi tra vari personaggi, ma altre volte possono racchiudere solo una parola o una frase molto breve.

L’interpretazione che suggeriscono dipende dal contesto, ma comunque è bene usare una breve pausa prima e dopo le virgolette; questo aiuta la comprensione dell’Assemblea nel separare la citazione dalle parti del narratore o i vari dialoghi tra i personaggi e il narratore.

In alcuni testi dove compaiono dei pronomi personali come: tu, noi, tuo, nostro, te; possono essere una occasione per coinvolgere ed attirare l’attenzione in modo più diretto, intimo ed efficace.

Vedi questi riferimenti: Genesi 16,11; Giovanni 4,10; Romani 10,8; Giovanni 8,(39,53,54); Luca 24,29; ecc.

In questi punti va sfruttata l’occasione per usare il contatto visivo diretto al fine di impressionare chi ascolta che il messaggio della Parola riguarda direttamente lui. Così il volume sarà un pò più alto e la proiezione della voce più diretta all’Assemblea; le pause saranno dosate per enfatizzare l’impatto personale.

Il clima emozionale avrà una empatia avvolgente, ma con una tonalità convinta, che richiama l’attenzione al fatto che questa Parola non è un messaggio indistinto per la massa, ma è stata concepita dall’amore di Dio per “Te” personalmente.

 

  Questo libro è dedicato a tutte le persone che desiderano imparare ad avere profonda consapevolezza delle PAROLE della Bibbia e riuscire a proclamarle con autorevolezza e sicurezza”
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Esercitazioni finali ed Esempi – Quinta Parte

Esercitazioni finali ed Esempi – Quinta Parte

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO di Marilena Marino

 

Prendiamo questo brano di esempio: Cantico dei Cantici capitolo 6, 4-10

Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa,

incantevole come Gerusalemme,

terribile come un vessillo di guerra.

Distogli da me i tuoi occhi,

perché mi sconvolgono.

Le tue chiome sono come un gregge di capre

che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore

che risalgono dal bagno;

tutte hanno gemelli,

nessuna di loro è senza figli.

Come spicchio di melagrana è la tua tempia,

dietro il tuo velo.

Siano pure sessanta le mogli del re,

ottanta le concubine,

innumerevoli le ragazze!

Ma unica è la mia colomba, il mio tutto,

unica per sua madre,

la preferita di colei che l’ha generata.

La vedono le giovani e la dicono beata.

Le regine e le concubine la coprono di lodi:

“Chi è costei che sorge come l’aurora,

bella come la luna, fulgida come il sole,

terribile come un vessillo di guerra?”.

 

Questo è il modo in cui si presenta scritta nella Bibbia, perché in origine era stesa in forma poetica; ma proviamo a trasformarla e rileggerla disponendo le frasi in un modo più discorsivo, in base anche alla punteggiatura:

Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa, incantevole come Gerusalemme, terribile come un vessillo di guerra.

Distogli da me i tuoi occhi, perché mi sconvolgono.

Le tue chiome sono come un gregge di capre che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli.

Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo.

Siano pure sessanta le mogli del re, ottanta le concubine, innumerevoli le ragazze! Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre, la preferita di colei che l’ha generata.

La vedono le giovani e la dicono beata. Le regine e le concubine la coprono di lodi: “Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un vessillo di guerra?”.

 

Se proviamo a rileggerla in questa forma più colloquiale, riusciamo noi stessi a capirne meglio il messaggio e di conseguenza riusciamo maggiormente ad imprimere un senso più scorrevole alle frasi.

Inserire le pause al momento giusto ora sarà più evidente e così potremo avere la giusta sicurezza per applicare la corretta enfasi a tutto il testo.


Dopo questa trasformazione riusciamo meglio ad esprimere nella lettura il messaggio che contiene.

C’è un’eco della formula dell’alleanza biblica, ed è evidente il legame che unisce Dio e Israele.

Si evidenzia anche un rimando allo stupore estatico dell’uomo di fronte alla donna nel giardino di Eden, dove la solitudine di Adamo è vinta da Dio con il dono di Eva, la donna.


Quindi anche se gli inni e le poesie sono strutturati in base alla metrica, al numero di sillabe, alla rima e altro ancora; per dare un senso migliore dobbiamo presentarli in un modo più familiare, in un modo più
da conversazione.

Così saremo facilitati ad applicare i vari strumenti di interpretazione che abbiamo visto nei capitoli precedenti come: l’andatura ritmica, l’intonazione espressiva, le giuste inflessioni e il volume adeguato ad ogni frase.

 

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Altri suggerimenti di esempio con altre casistiche che possiamo incontrare.

Molto spesso nella Bibbia ci sono delle “citazioni” di passi precedenti dei profeti o della legge che in genere sono evidenziati da parole come: “…sta scritto…” oppure “…come dice …” o “…Dio ha detto…”, o “…il profeta ha detto…” o vengono citati dei versetti dei salmi o ancora citazioni che sono messe in corsivo ed evidenziate senza essere anticipate da frasi che ricordano la provenienza della citazione.

Ecco alcuni riferimenti dove troviamo queste frasi di citazioni: Marco 4,12; Atti 15,15-18; 1 Corinzi 1,19; Ezechiele 30,2-6; Geremia 6,9; Luca 11,49; e naturalmente moltissimi altri.

In questi casi è bene fare una pausa prima di pronunciare la citazione poi osservare la punteggiatura e separare bene gli elementi al suo interno.

Questa citazione quindi va proclamata con un cambio di intonazione e con qualche modalità di enfasi, e un tono autorevole; questo fa capire a chi ascolta che stai proclamando qualcosa che sta nella “Legge Antica” o che è qualcosa che ormai tutti concordano sulla sua importanza.

Chiaramente tutto poi dipende dal contenuto di questa citazione, che suggerirà al lettore l’intonazione appropriata il volume, le inflessioni giuste e il contato visivo più o meno presente.

In altri casi possiamo incontrare dei testi che descrivono situazioni di vittoria o sconfitta, trionfo, dominio, comando, autorità, ammonizioni o simili.

Vedi alcuni riferimenti: Zaccaria 9,9; Esodo 15,1; Isaia 40,10; Esodo 16,16; Proverbi 6,23-26; ecc.

In questi casi è bene avere un ritmo più lento e autorevole, con tono medio senza eccedere in troppo fervore né troppa debolezza. Ma proiettando, appena la lettura lo permette, un contatto visivo diretto, forte e con un viso più serio ed espressione autoritaria.

In altri brani possiamo trovare parole che cercano di “elevare” il nostro Spirito, con l’uso di queste connotazioni: nobile, superiore, grandioso, migliore, santo, magnifico, onnipotente, ecc.

Vedi questi riferimenti: Salmo 76,5; Isaia 64,10; Ezechiele 17,23; 2 Maccabei 1,25; Sapienza 11,17; Salmo 145,21; ecc.

Anche qui, per comunicare emozioni positive, va usato un tono ufficiale e rispettoso con un ritmo lento; praticare una enfasi nei passaggi chiave principali e con voce più alta; usare una inflessione ascendente.

In opposizione possiamo incontrare spesso delle parole con connotazioni completamente “negative” del tipo: diavolo, cattivo, mortale, disgusto, Satana, tentatore, spregievole, malvagio, ecc.

Vedi alcuni riferimenti: 1 Tessalonicesi 3,5; Ezechiele 36,31; Siracide 14,5; Luca 4,13; Salmo 37,12; ecc.

Si può usare una espressione con sopracciglia aggrottate, un ghigno leggero che mostra una espressione di disprezzo; il contatto visivo in questi casi è da evitare. Usare una bassa tonalità di voce con ritmo ed andatura lenta per far comprendere il messaggio; e qualsiasi altra intonazione che comunichi disprezzo per la situazione descritta o per il soggetto negativo che viene presentato.

Altre parole che possono indicare una spinta verso il trascendente possono essere queste: perpetuo, infinito, immenso, superiore, eterno, illimitato, per sempre, ecc.

Ecco alcuni riferimenti da consultare: Isaia 13,4; Ezechiele 26,7; Proverbi 31,10; Ebrei 1,4; Giovanni 11,26; Michea 4,5; Salmo 117,2; ecc.

Il ritmo e l’inflessione devono essere enfatizzate, con una intonazione positiva e una certa timida soggezione per la grandiosità del pensiero. Si possono pronunciare queste parole allungando un po’ la durata della loro pronuncia; ad esempio: etee-rno, il-li-mi-ta-to, immee-nso, dando un suggerimento di “allargamento” alla Parola.

 

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Esercitazioni finali ed Esempi – Quarta Parte

Esercitazioni finali ed Esempi – Quarta Parte

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Vangelo di Giovanni 8, 34-47

Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro”. Gli risposero: “Il padre nostro è Abramo”. Disse loro Gesù: “Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro”. Gli risposero allora: “Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!”. Disse loro Gesù: “Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio”.

Gesù cerca con il ragionamento di convincere i Giudei della sua nuova verità; ma i Giudei fanno molta fatica a svincolarsi dalla “Legge”, Gesù tenta con la logica di spiegare al popolo la verità ma la mente degli uomini non riesce a capirlo.

Questa è anche la situazione attuale di oggi anche fra l’Assemblea spesso gli stessi cristiani faticano a capire il messaggio divino. Ecco come certe parole che seguono un processo ragionato vanno presentate con attenzione e cura perché hanno il potere di aiutarci nella conversione.

In questi brani il lettore deve individuare le parole “chiave” e presentarle all’Assemblea come punti di appoggio per accompagnare il ragionamento logico della Parola. Spesso certi concetti spirituali sono irragionevoli per l’esperienza umana quindi occorre pazienza nel guidare chi ascolta ad una profonda comprensione. Quindi è necessario usare al massimo tutte le caratteristiche comunicative della voce.

L’intonazione e l’espressione deve essere calma e amichevole come qualcuno che vuole aiutare a comprendere i misteri spirituali di Dio, mostrando empatia e comprensione per la probabile difficoltà dell’Assemblea a capire certe Parole difficili. Proclamare in modo non autoritario ma semplice, gentile e ragionevole con un tono positivo verso la conclusione desiderabile del brano. Quindi il ritmo deve essere lento, con pazienza dare tempo a chi ascolta di seguire la logica del discorso a volte molto complesso e quindi usare le pause nei punti giusti proprio perche i concetti vengano digeriti lentamente.

Usare una variabile gamma di intonazioni e di enfasi per non rendere la proclamazione monotona con un’adeguata variabilità del volume. Nei punti chiave individuati un diretto contatto visivo può essere sostenuto da espressioni facciali sincere e moderate.

 

Lettera ai Romani 1, 18-23

Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

 

Il tema riguarda la salvezza mediante la fede. Descrive in modo assurdo la condizione di peccato dei pagani, i quali, pur conoscendo Dio, hanno rifiutato il giusto rapporto con Lui scambiandolo con la venerazione delle creature animali.

 

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Per evidenziare l’assurdità del comportamento si potrebbe alzare le sopracciglia e spalancare gli occhi, anche alzando un pò le spalle. Adottare un volume medio ma leggermente più alto in prossimità delle frasi più contrastate.

Un ritmo più lento quando spiega le ragioni che denotano il comportamento ipocrita del peccato dei pagani. E il tono generale di sorpresa e stupore davanti al comportamento ridicolo che viene scelto, nonostante l’evidenza della manifestazione di Dio nella creazione.

Apocalisse 17, 5-8

Sulla sua fronte stava scritto un nome misterioso: “Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli orrori della terra”.

E vidi quella donna, ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore. Ma l’angelo mi disse: “Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, quella che ha sette teste e dieci corna. La bestia che hai visto era, ma non è più; salirà dall’abisso, ma per andare verso la rovina. E gli abitanti della terra il cui nome non è scritto nel libro della vita fino dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era, e non è più; ma riapparirà.

Questa scena dell’Apocalisse descrive le visioni misteriose e piene di complessi intrighi di questo libro ermetico. Un angelo fa vedere a Giovanni la grande prostituta, cioè Roma idolatra, nuova Babilonia. Ad essa appartengono i sette re. Tutto questo libro difficile va proclamato con attenzione cercando di aiutare la comprensione con gli strumenti che il lettore ha a sua disposizione.


L’intricato mistero richiede una lettura lenta ma non troppo, aiutata con pause nei punti adeguati, per distinguere le frasi a volte complesse e lasciare spazio a chi ascolta di raffigurarsi mentalmente le complicate visioni.

Il ritmo deve essere sempre lento, ad un volume moderatamente basso e con inflessioni accennate in alcune parole chiave.

Il linguaggio non verbale del corpo può denotare l’intrigo e il mistero usando gli occhi socchiusi con un leggero cipiglio, o aggrottare o sollevare le sopracciglia con un volto interrogativo o confuso completato a volte con l’inclinazione della testa.

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Nella Bibbia spesso troviamo brani di alcuni libri che sono scritti in forma poetica, come salmi, cantici, inni ecc:

Ma questi testi sono ancor più densi di contenuti spirituali.
La forma in cui si presentano non è ben comprensibile per noi oggi poiché derivata da traduzioni secolari, strutture poetiche schematiche antiche e adattamenti.

Questo certe volte ostacola il senso della lettura nonostante che negli anni una certa punteggiatura sia stata aggiunta per facilitarne la comprensione.

Anche il modo di leggerli nella Chiesa o una certa deformazione scolastica ci ha indotto a leggerli sempre nella stessa cadenza cantilenante, senza inflessioni, con un ritmo monotono. È come se ripetessimo certe formule che abbiamo sentito da altri pensando che quello sia il modo corretto di leggerle.

Ma la comprensione di questi inni poetici non riesce a trasmettere il profondo contenuto che contengono se li ripetiamo con la cadenza scolastica e poetica tradizionale.

L’efficacia del messaggio viene trasmessa se leggiamo questi testi secondo la modalità della conversazione; osservando bene la punteggiatura e eliminando di concludere ogni frase alla fine di ogni riga quando invece il senso della frase viene raggiunto alla riga successiva.

 

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Esercitazioni finali ed Esempi – Terza Parte

Esercitazioni finali ed Esempi – Terza Parte

Pillole dal Libro: LA BOCCA DI DIO  di  Marilena Marino

Vangelo di Luca 13, 23-30

Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi”.

Gesù descrive la diversa situazione dei destinatari della promessa fatta ad Abramo. Il pianto e lo stridore dei denti simboleggiano disperazione e fallimento, mentre il raccogliersi a mensa è segno di comunione e felicità piena. In molte letture vengono presentati questi contrasti tra il positivo e il negativo; il lettore deve quindi accentuare e ben connotare queste differenze.

Altri opposti a confronto possiamo trovare nelle letture come tra buono e cattivo; paradiso e inferno; vita e morte; spirituale e materiale; virtù e peccato; immortale e mortale; salute e malattia; ecc.

La lettura va caratterizzata pensando come estremizzare il passaggio dalle situazioni negative a quelle liberatorie positive e quindi passando da toni con voce sprezzante e irrispettosa, passando ad un’altra invitante e piacevole per l’ascoltatore. Come se il Lettore dia già un giudizio di non voler assecondare le cose presentate nella parte della lettura negativa.

Per rinforzare il senso della differenza dei due stati, fare una pausa quando si passa da una zona all’altra e connotare le parti negative con un volume più basso e un’inflessione più cupa; in opposizione ad un tono più alto, limpido e con volume più marcato.

Stessa cosa chiaramente sottolineata con il linguaggio del corpo, passando per il testo negativo un cipiglio aggrottato e scuotendo leggermente la testa da un lato; mentre per il lato positivo accennare sorrisi e annuire con la testa per l’approvazione. Il contatto visivo può essere usato nelle parti positive perché confermano la forza della Parola, mentre evitare nei momenti negativi di guardare l’Assemblea.

Ezechiele 40, 1-49

Nell’anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell’anno, il dieci del mese, quattordici anni da quando era stata presa la città, in quel medesimo giorno, la mano del Signore fu sopra di me ed egli mi condusse là. In visione divina mi condusse nella terra d’Israele e mi pose sopra un monte altissimo, sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno. 

Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare. Quell’uomo mi disse: «Figlio dell’uomo: osserva e ascolta attentamente e fa’ attenzione a quanto io sto per mostrarti. Tu sei stato condotto qui perché io te lo mostri e tu poi manifesti alla casa d’Israele quello che avrai visto».

Ed ecco, il tempio era tutto recinto da un muro. La canna per misurare che l’uomo teneva in mano era di sei cubiti, ciascuno di un cubito e un palmo. Egli misurò lo spessore del muro: era una canna, e l’altezza una canna…………..

(………il brano prosegue con la descrizione accurata della visione)

Il libro di Ezechiele si conclude con una visione maestosa, che descrive la vita futura di Israele, dopo l’esilio. Centro della vita del popolo sarà il tempio, di nuovo abitato dalla gloria del Signore.

La descrizione del nuovo tempio comincia dal muro esterno che separa l’area sacra dal resto della città, per passare poi alle porte e ai cortili ecc.

Queste visioni o sogni rappresentano profezie come esperienze oltre il mondo reale e vengono descritte con parole che sembra facciano fatica a descrivere un mondo ultrasensoriale.

 

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Il ritmo per la lettura deve essere anche un pò variato specialmente se il sogno o la visione è molto lunga, quindi alternando una lettura lenta nelle parti più difficili, e un ritmo più veloce in parti più descrittive, ma con una enfasi entusiasta per la gioia della rivelazione.

Poi vanno usate altre intonazioni che possano suggerire il mistero e la meraviglia che viene descritta, ma anche un senso di paura, entusiasmo e stupore per l’inspiegabile rivelazione.

Pause mirate nei punti giusti, dove sembra che le descrizioni scrutino nel ricordo vago della visione, ma senza esagerare se il brano è lungo.

Il volume e la velocità della lettura va dosato in modo medio naturale, per non stancare, ma alzandolo a tratti, in occasione di parti importanti o nei momenti di più grande stupore.

Usare il contatto visivo quando viene rivelato qualcosa di centrale ed importante e accompagnare la lettura con sorrisi nelle parti gioiose della visione o volto accigliato in parti più spaventose; ma anche ciglia corrugate nelle parti misteriose; fino ad espressioni del viso interrogative o meravigliate nelle parti più incomprensibili del brano.

Daniele 14, 34-41

L’angelo del Signore gli disse: “Porta questo cibo a Daniele a Babilonia nella fossa dei leoni”. Ma Abacuc rispose: “Signore, Babilonia non l’ho mai vista e la fossa non la conosco”. Allora l’angelo del Signore lo prese per la cima della testa e sollevandolo per i capelli lo portò a Babilonia, sull’orlo della fossa dei leoni, con l’impeto del suo soffio.

Gridò Abacuc: “Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato”. Daniele esclamò: “Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti amano”. Alzatosi, Daniele si mise a mangiare. L’angelo di Dio riportò subito Abacuc nella sua terra.

Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e, giunto alla fossa, guardò e vide Daniele seduto. Allora esclamò ad alta voce: “Grande tu sei, Signore, Dio di Daniele, e non c’è altro dio all’infuori di te!”.

Questo racconto ha i toni della polemica contro gli idoli; la satira è svolta qui in forma narrativa e confronta fra paganesimo e fede nel Signore. Molti brani nella Bibbia finiscono con grandi esclamazioni o forti affermazioni che confermano ed esaltano l’intervento di Dio.


In questi brani il ritmo deve essere più veloce nella parte introduttiva che descrive il contesto per poi rallentare nella parte esclamativa.

Il tono può essere misto tra la gioia e la sorpresa o in altri brani diversi può essere di paura, rabbia o disperazione.

Il ritmo veloce comporta di inserire poche pause, proprio per non rallentare l’andatura; ma una pausa anticipatoria prima dell’esclamazione finale potrebbe enfatizzare la conclusione.

L’esclamazione potrebbe essere accompagnata da una mano leggermente alzata, e con volume forte di voce enfatizzare, rallentando, nella frase chiave conclusiva.

 

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