Le erbe amare della ricerca di Dio- Fabrizio De André

Le erbe amare della ricerca di Dio- Fabrizio De André

L’essere umano, al di là dell’appartenenza a qualche religione, può percepire la Presenza di Dio. In De André è palese, forte, profonda una voce che parte dal profondo dell’Uomo, che grida giustizia radicalmente. Quindi, al di là di ogni obiezione o considerazione, Fabrizio è a pieno titolo un testimone, portavoce della profonda coscienza, dell’energia vitale umana. Tutti noi siamo attratti dalla bellezza, dalla profondità, dalla struggente ricerca di riscatto della condizione umana. Questo è l’annuncio di Fabrizio. I suoi personaggi appaiono ricchi di una fragilità che ce li rende cari (come nel Vangelo di Gesù), personaggi capaci di coinvolgerci e di indurci a cercarli fra i vicoli della Città Vecchia e nelle periferie. Attraverso i testi delle sue canzoni, si possono esplorare quelle terre di confine dove Fabrizio De André ha seminato la sua ricerca, i suoi dubbi e raccontato i suoi “santi” senza aureola. Proprio in questa ricerca possiamo trovare il cuore, sempre attuale, del “Vangelo secondo De André”: se un Dio esiste, è nella croce dei poveri e nel cuore dei perduti, ma puri di cuore. Fabrizio De André non era un convinto credente, anzi, ma l’interrogativo sull’esistenza di una “paternità” superiore l’ha sempre accompagnato, spingendolo sul sentiero dei cercatori di verità per indagare il problema di Dio, il mistero di Gesù di Nazareth, la coscienza di chi ha fede e i dubbi dei non credenti. Ricordiamo canzoni come “Si chiamava Gesù”

Si chiamava Gesu’..E per quelli che l’ebbero odiato
Nel getzemani pianse l’addio
Come per chi l’adorò come Dio
Che gli disse sia sempre lodato
Per chi gli portò in dono alla fine
Una lacrima o una treccia di spine
Accettando ad estremo saluto
La preghiera l’insulto e lo sputo
..

Fabrizio de André - Si chiamava Gesù
Si chiamava Gesu’

Nella conclusione della canzone Città vecchia De André sintetizza quel senso di carità cristiana, di cura per il destino degli ultimi che è sempre stato al centro della sua poetica: «Se tu penserai e giudicherai da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese. Ma se capirai se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo».
Fabrizio si definiva ateo, ma al tempo stesso terribilmente affascinato dalla figura di Gesù, che definì “il più grande rivoluzionario della storia”, tanto da dedicargli nel 1970, in pieno fermento post-sessantottino, un intero album, “La buona novella”, frutto di uno studio meticolosissimo dei Vangeli apocrifi. Anche in questo caso, alla perplessità degli ambienti laici si accompagnò invece il plauso di buona parte degli ambienti ecclesiastici.
Molto spesso Radio Vaticana ha trasmesso brani musicali come “Preghiera in gennaio” , “Spiritual” e la canzone che chiude l’ultimo album inciso da Fabrizio De André nel 1996 “Anime salve” che si intitola “Smisurata preghiera”. Si conclude così: «Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco. Non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti. Come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere».

https://www.famigliacristiana.it/articolo/papa-francesco-cita-de-andre-storia-del-rapporto-tra-il-cantautore-e-la-fede.aspx

Spiritual

Dio del cielo se mi vorrai
In mezzo agli altri uomini mi cercherai
Dio del cielo se mi cercherai
Nei campi di granturco mi troverai
Dio del cielo se mi vorrai amare
Scendi dalle stelle, vienimi a cercare
Oh, Dio del cielo se mi vorrai amare
Scendi dalle stelle, vienimi a cercare
Senza di te non so più dove andare
Come una mosca cieca che non sa più volare
Senza di te non so più dove andare
Come una mosca cieca che non sa più volare
..Dio del cielo io ti aspetterò
Nel cielo e sulla terra io ti cercherò

Ricorda Signore questi servi disobbedienti
Alle leggi del branco
Non dimenticare il loro volto…

(Fabrizio De André, Smisurata preghiera, 1996)

Smisurata preghiera - Fabrizio De Andrè

Una poesia su San Francesco, autore Fabrizio De Andrè. Lo scritto riemerge, inatteso, da un’agenda custodita presso la Facoltà di lettere di Siena. Scritta in stampatello appartiene agli ultimi mesi di vita del cantautore genovese. L’umiltà di San Francesco, la croce di Gesù. Fabrizio De Andrè ne era molto affascinato

Una poesia su San Francesco di Fabrizio De Andrè ritrovata all'Università di Siena

E ancora il ritratto femminile che trapela dalla penna e dalla musica del cantautore

Il sogno di Maria.. e l’ angelo disse: “Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio…Lo chiameranno figlio di Dio
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.”

Fabrizio De André - Il sogno di Maria (Live)

“Deus Deus ti salve Maria

“Ave Maria, piena di grazia
tu che di grazie sei sorgente

e fonte d’acqua corrente

Dio onnipotente
ti ha visitato
e ti ha conservato immacolata

Prega tuo figlio
per noi peccatori
che tutti gli errori
ci perdoni

Tantissime grazie ci doni
nella vita e nella morte
e un meraviglioso destino
in paradiso”.

Deus ti salvet Maria (Ave Maria)

E te ne vai, Maria, fra l’altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un’ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Fabrizio De Andrè - Ave Maria

Tre Madri

Con troppe lacrime piangi, Maria
Solo l’immagine d’un’agonia:
Sai che alla vita, nel terzo giorno
Il figlio tuo farà ritorno
E chi ti chiama Nostro Signore
Nella fatica del tuo sorriso
Cerca un ritaglio di Paradiso
..

In questo canto che richiama la stazione della Madonna sotto la croce durante la Passione di Cristo, intitolato “Tre madri”, si ode il pianto e il lamento delle donne per l’imminente sorte dei figli :dalle stesse parole di De Andrè si avverte un richiamo al duecentesco Pianto della Madonna di Jacopone da Todi.

08 di 10 - Tre madri - Fabrizio de André

Idea Progettazione Marilena Marino Vocedivina.it

ASSISI Un libro di meditazioni sulla porta di S Francesco

ASSISI Un libro di meditazioni sulla porta di S Francesco

Il volume dell’arcivescovo Sorrentino sul portale che segnò la trasformazione della vita del Poverello

Un libro meditazione sulla «Porta di san Francesco»

Tre momenti storici, tre situazioni, tre chiavi di volta. La Porta di Francesco, la meditazione scritta dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, Domenico Sorrentino, pubblicata dalle Edizioni francescane italiane in italiano e inglese e da lunedì prossimo in libreria, conduce innanzi tutto il lettore a conoscere alcuni accadimenti importanti, ma meno noti, nella vita di Francesco d’Assisi. Sessantaquattro pagine, tra illustrazione storica e poesia, con spunti di riflessione interessanti e foto che partono da un fatto di recente cronaca: il ritrovamento e la riapertura dell’antica porta del vescovado avvenuto il 21 maggio 2022. Alcuni scavi ipogei, a seguito di ricerche su documenti d’archivio e fonti francescane, hanno confermato che quel portale, sotto l’attuale sala della Spogliazione, era l’accesso principale al palazzo vescovile in epoca medioevale, quando lo stesso si sviluppava su un livello inferiore rispetto a quello attuale. Quella Porta è l’arco di passaggio che segna la vita di Francesco: il giovane re delle feste vi entra ricco e ne esce povero.


Nella riflessione l’antico accesso al palazzo vescovile di Assisi diventa un invito a meditare sul senso della vita, sulle scelte da prendere per realizzare l’armonia. La dedica al Papa e ai giovani di “The economy of Francesco”


È la Porta della decisione: è il 1206 quando Francesco dirà di fronte al padre, al vescovo Guido e a tutta la cittadinanza: «Non più padre mio Pietro Di Bernardone ma Padre nostro che sei nei cieli ». Nel libro questo momento fondamentale nella vita di Francesco viene attualizzato, attraverso verso poetici. «A quanti ispirerà, ora che è ridiventata visibile, l’orrore della mediocrità, la noia insopportabile di una vita priva di sogni e sempre restia ad ogni avventura? Quella porta di Francesco è una segnaletica dello spirito». Ma questo arco, che ha ancora i segni di un intonaco rosato come quello del palazzo dipinto da Giotto nel celebre affresco della Spogliazione, è anche la Porta della Riconciliazione. In pochi sanno infatti che, dopo il suo peregrinare nel mondo per annunciare il Vangelo, Francesco torna nella sua Assisi, dal “suo” vescovo, che in questo momento è un altro vescovo con lo stesso nome di Guido come il primo che lo aveva accolto e benedetto.

Il suo ritorno avviene in un momento di forte tensione tra lo stesso vescovo e il podestà. Siamo nel 1225 e il Poverello d’Assisi, che aveva composto il Cantico delle Creature fino alla strofa della terra “sora nostra Madre Terra”, ormai “stimmatizzato”, è in una condizione fisica precaria e dolorante. Ed è di fronte a questa situazione conflittuale che, secondo le memorie storiche, Francesco avrebbe composto l’ultima strofa (“Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, e sostengo infirmitate e tribulatione. Beati quelli ke ’l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati”). All’armonia cosmica delle precedenti strofe subentra qui l’orizzonte drammatico dell’umano, con le sue disarmonie, le sue sofferenze, le sue conflittualità, che solo attraverso la misericordia possono ritrovare la via di una ricomposizione che le riporti all’armonia originaria.


Il santo trascorse i suoi ultimi giorni proprio nel vescovado che divenne meta di pellegrinaggi. Poi la morte alla Porziuncola


Un’armonia che riesce a placare anche gli animi di vescovo e podestà. Ora quella stessa Porta spinge chiunque l’attraversi a un vero esame di coscienza per liberarsi da odio, ira, rancori e aprire il cuore alla misericordia e al perdono. C’è infine un ultimo episodio legato al passaggio di Francesco attraverso quella Porta ed è quello, forse, il più importante, verso l’eterno. Francesco passa qui gli ultimi giorni prima di andare a morire alla Porziuncola e il vescovado diventa luogo di pellegrinaggio continuo da parte degli assisani che ormai lo veneravano come un santo. «La porta dell’antico vescovado è ora visibile – scrive l’autore –. Riemersa dall’oblio per essere ancora varcata, come porta delle decisioni esistenziali importanti (“conversione”), porta che apre gli spazi del perdono e della riconciliazione, porta che si spalanca verso l’eterno, per dare anche all’ultimo momento della vita non la tristezza del distacco, ma la gioia di un tuffo nel grembo di Dio». La meditazione di Sorrentino è profondamente attuale perché, attraverso la vita di san Francesco d’Assisi, porta il lettore alla riflessione interiore, alla scelta, alla conversione e all’armonia. Questo volumetto, dedicato al Papa e ai giovani di “The Economy of Francesco” che da oggi saranno in Assisi per gettare le basi per una nuova economia, rispondendo proprio all’appello del Santo Padre, è un libro-messaggio per chi cerca seriamente il senso della vita.

Avvenire,it