La notte della Pasqua i cristiani la celebrano attorno alla mensa dell’agnello, mangiano il pane della vita e devono il calice della salvezza, nutriti quindi del corpo e del sangue di Cristo. Pane azzimo dell’ostia e calice del vino sono nel segno della continuità dell’eucarestia con il banchetto pasquale ebraico pur nella novità della presenza reale del Signore Gesù. Perciò la liturgia della Veglia pasquale canta così: “Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti del Cristo dall’oscurità del peccato e della corruzione del mondo, li consacra all’amore del padre e li unisce alla comunione dei santi.. Questa è la notte in cui Cristo , spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro.
Nel dialogo tra padre e figlio (Es.13,14) seduti intorno alla mensa del Pessach risuona una domanda : “ Perché questa notte è diversa da tutte le altre notti ?” Perché si fa memoria della schiavitù di Egitto , ci si dispone a gustare il sapore della libertà bevendo alle quattro coppe della salvezza.
Quattro, come le tipologie di figli, e di benedizioni, identificate dal midrash e che rappresentano la varietà di posizioni raggiunta nel tempo dalle generazioni, alla quale il genitore deve adeguatamente rispondere: il saggio, il malvagio, il semplice, colui che non sa porre domande. Il figlio saggio, che non esclude se stesso dall’obbligo di eseguire i comandamenti di Dio e che riconosce le sue radici; il malvagio, che considera quei “riti” irrilevanti per lui, autoescludendosi dalla comunità (secondo l’Haggadah è l’unico non meritevole della liberazione dalla schiavitù, l’unico che sarebbe stato lasciato in Egitto); il semplice, il quale domanda “che significato ha tutto questo?”, merita una risposta altrettanto semplice, lineare, elementare sulle ragioni dell’Esodo; infine il figlio che non sa porre domande: è disinteressato, non ribelle, e quindi — a differenza del malvagio — secondo la Torah è meritevole lo stesso della ritrovata libertà anche solo per la semplice appartenenza (non rinnegata) al popolo ebraico.
La notte di Pessach è la notte che rivela le innumerevoli meraviglie di salvezza che l’altissimo ha operato: quattro, dalle quali derivano tutte le altre e tutte e quattro si sono compiute nella notte e nel buio del cuore, la luce è venuta a salvarci. Il racconto delle quattro notti è riferito nella tradizione ebraica in rapporto alla benedizione ( o qiddush) delle quattro coppe in un antico documento che ne parla ed è il TARGUM ONKELOS a Es. 12,42.”In realtà quattro notti sono scritte nel libro del memoriale. LA PRIMA NOTTE fu quando il Signore si manifestò nel mondo per crearlo: il mondo era deserto vuoto e la tenebra si estendeva sulla superficie nell’abisso ma il Verbo del Signore era la luce e illuminava. Ed egli la chiamò notte prima (QIDDUSH della prima coppa) .
LA SECONDA NOTTE fu quando il Signore si manifestò ad Abramo dell’età di cento anni,mentre Sara sua moglie ne aveva novanta,affinché si compisse ciò che dice la scrittura : certo Abramo genera all’età di cento anni e Sara partorisce all’età di novant’anni. Isacco aveva trentasette anni quando fu offerto sull’altare. I cieli si abbassarono e discesero e Isacco ne contemplò la perfezione e i suoi occhi rimasero abbagliati per le loro perfezioni. Ed egli la chiamò : notte seconda (QIDDUSH della seconda coppa). LA TERZA NOTTE fu quando il Signore si manifestò contro gli egiziani durante la notte : la sua mano uccideva i primogeniti di Egitto e la sua destra proteggeva i primogeniti di Israele per compiere la parola della Scrittura : Israele è il mio primogenito (Es. 4,22) Ed egli la chiamò : la notte terza ( QIDDUSH della terza coppa).
LA QUARTA NOTTE sarà quando il mondo giungerà alla sua fine per essere redento. Le sbarre di ferro saranno spezzate e le generazioni degli empi saranno distrutte.E Mosè salirà dal deserto e il Re dall’alto: e il Verbo camminerà in mezzo a loro ed essi cammineranno insieme., E’ la notte di Pasqua nel nome del Signore ,notte predestinata e preparata per la redenzione di tutti i figli d’Israele in ogni generazione (QIDDUSH della quarta coppa).”
Far memoria di queste quattro notti aiuta ad entrare intensamente nella notte di Pasqua, culmine e fonte della salvezza nostra e di tutte le creature che sono al mondo. Come quattro tappe esse scandiscono il cammino, teso a fare sempre più di noi , per tanti aspetti figli della notte, i figli della luce redenti dall’Amore.
Perché questa notte è diversa dalle altre? Perché non mangiamo pane lievitato ma solo pane azzimo non lievitato? E perché erba amara al posto delle normali verdure? Festa della libertà ritrovata (dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto), festa della primavera (Torah e Talmud collocano l’avvenimento nella stagione dal clima migliore), Pesach — la Pasqua ebraica — è anche festa dei bambini. Le loro domande, durante le due cene del Seder (rito che apre gli otto giorni di celebrazione), sono frutto dello stupore di trovarsi davanti una tavola apparecchiata in modo differente, dopo che l’intera famiglia, per giorni, ha eliminato scrupolosamente dalla casa ogni forma di alimento lievitato. Le risposte le troveranno nell’Haggadah, la raccolta di interpretazioni rabbiniche narranti gli eventi che hanno portato all’Esodo, dalle dieci piaghe d’Egitto all’apertura del Mar Rosso guidati da Mosè, dalla manna scesa dal cielo ai dieci comandamenti. È infatti quasi sempre il più giovane, generalmente un bambino, a recitare e cantare i brani più significativi.
Nishtanah (Cosa differenzia questa sera dalle altre sere?), il testo con le tradizionali “quattro domande”. In quel preciso “ordine” (traduzione italiana del termine Seder), in quella sequenza di atti di intensa partecipazione, i più giovani scoprono le origini, una parte essenziale della loro storia.
Pesach, “passare oltre”, come fece il Signore (Esodo, 12, 13) vedendo il sangue d’agnello su stipiti e architravi delle case dei figli d’Israele — era stato Dio stesso a dire a Mosè e ad Aronne di segnare le porte in questo modo — la notte in cui colpì ogni primogenito nella terra d’Egitto. Ed è così che quel giorno, il quattordicesimo del mese di Nissan, è diventato per gli ebrei l’inizio, un “memoriale” (zikkaron), rito perenne da celebrare di generazione in generazione. Quest’anno, secondo il calendario ebraico, che è calcolato su base lunare, Pesach comincerà la sera del 27 marzo per concludersi il 4 aprile. La meticolosa preparazione al Seder è dunque già cominciata, preceduta dalla pulizia della casa, dalla quale deve scomparire qualsiasi residuo di lievito. Quella sera, la prima, sulla tavola imbandita compariranno piatti decorati dove non devono mancare — prodotti rigorosamente kasher — il pane non lievitato (matzot), a ricordare la precipitosa fuga dall’Egitto, un gambo di sedano, erba amara, il maror (i romani sono soliti mettere delle foglie di lattuga), a rappresentare la durezza della schiavitù, una zampa di capretto (a simboleggiare l’agnello sacrificato al posto dei primogeniti del popolo ebraico), un uovo sodo, per il lutto ma anche per la vita che ricomincia, il charoset, impasto che ricorda l’argilla per comporre i mattoni, e poi quattro bicchieri di vino.
Intorno alla tavola si riuniscono le famiglie, si invitano gli amici, anche gli ospiti di passaggio. Al termine, l’augurio “l’anno prossimo a Gerusalemme” con la speranza, anzi la certezza, di rivedersi al Pesach successivo. Dalla schiavitù alla libertà. Il testo dell’Haggadah è pieno di frasi che inducono a rinnovare questo passaggio. Una di esse si trova proprio all’inizio: «Chi ha fame venga e mangi, chi ha necessità venga e faccia Pesach (con noi)». La libertà, spiega il rabbino Giuseppe Momigliano su “Moked”, «non è un bene che si risolve nel privato, non ci autorizza a chiuderci in noi stessi; la celebrazione del Seder ci ricorda che libertà è anche “invitare a fare Pesach”, cioè condividere con chi è materialmente privo del necessario per la festa, e coinvolgere chi, per circostanze della vita, si trova in solitudine, fisica o esistenziale». Come l’arrivederci a Gerusalemme, Leshanà habbà beJerushalaim, che conclude la cerimonia, non è semplicemente un auspicio ma la promessa, il richiamo a una città, osserva ancora Momigliano, «luogo aperto e accessibile, di preghiera e di incontro per tutte le genti e per ogni fede».
L'ebraismo in breve spiegato ai bambini
Un breve video per aiutare anche i più piccoli ad incominciare a conoscere questa antica tradizione e a confrontarsi con culture diverse.
Angelo di Dio, che sei il mio custode illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen
La memoria dei Santi Angeli fu fissata al 2 ottobre da papa Clemente X nel 1670. La loro esistenza è un dogma di fede, definito più volte in maniera solenne dalla Chiesa. Il nome “anghelos” deriva dal greco e vuol dire “messaggero”. In questo ruolo appaiono nella Bibbia. Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto
La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio. Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)). Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta “angelologia”; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto. L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.
Qual è il fondamento evangelico della figura dell’angelo custode?
L’Angelo Custode indica l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.
Il termine angelo significa «messaggero» e in questo senso è colui (o colei) che porta i messaggi dei Dio (o degli dei) agli uomini. Gli angeli servono Dio, ma anche l’essere umano.
Nella tradizione cristiana abbiamo la figura degli angeli custodi, ma anche degli arcangeli come Michele, Gabriele e Raffaele.
La figura degli angeli nel corso degli anni si è svincolata dal discorso religioso in senso stretto e ha pervaso diversi contesti: si pensi, per esempio, ai libri fantasy con gli angeli. Ma non solo: il 2 ottobre, per esempio, memoria degli angeli custodi, si celebra la festa dei nonni, che sono visti come degli angeli quotidiani.
La tradizione cristiana afferma che ognuno di noi, alla nascita, riceve un angelo custode pronto ad offrire il proprio aiuto e a fare da guida nelle difficoltà. A parlarne sono stati anche diversi uomini di Chiesa fra cui dei Papi. Ad esempio Papa Pio X degli angeli custodi disse: “Si dicono custodi gli angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute […] ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene; offre a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie”.
Non ha mai avuto alcun dubbio anche Benedetto XVI: “Cari amici, il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali “custodi”, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione. E gli angeli fanno corona”
Nell’intera Bibbia per 221 volte ricorre la parola «angelo» e 96 vole la parola «angeli». Per l’esattezza, nell’Antico Testamento, in 119 versetti, ci sono 122 ricorrenze del singolare «angelo», mentre in altri 12 versetti ci sono altrettante ricorrenze del plurale «angeli». Nel Nuovo Testamento, in 97 versetti, si trovano 99 ricorrenze di «angelo», mentre in altri 82 versetti ci sono 84 ricorrenze di «angeli». In ebraico l’angelo si chiamava mal’ak (che il greco tradurrà con aggelos e il latino con angelus). Originata dal cananeo laaka (inviare), questa parola designava l’ambasciatore o il corriere che il re utilizzava per far conoscere i propri desideri e ordini.
Nella Sacra Scrittura l’angelo è inviato da Dio per manifestare la sua concreta presenza nel mondo e il suo intervento nella storia umana. Addirittura, in numerosi testi il soggetto dell’azione o della parola riportata è indifferentemente Dio o l’angelo di Dio. Per esempio nella Genesi: «La [Agar] trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto» (16,7ss.) e «Poi il Signore apparve a lui [Abramo] alle querce di Mamre» (18,1ss.); oppure nell’Esodo: «L’angelo del Signore gli apparve [Mosè] in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto» (3,2).
Nell’Antico Testamento si evidenzia la progressiva consapevolezza del monoteismo ebraico, successivamente condivisa dal cristianesimo e dall’islamismo, riguardo all’esistenza di creature puramente spirituali e appartenenti al mondo celeste, mediatrici fra il Dio unico, trascendente e inaccessibile, e gli uomini. Il numero complessivo degli angeli non è indicato in alcun luogo della Sacra Scrittura, ma comunque viene considerato molto grande: «Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» (Daniele 7,10).
Nel Nuovo Testamento, i brani che parlano degli angeli si possono classificare in due ambiti: il primo narra gli interventi angelici nella storia di Gesù o della Chiesa primitiva, l’altro sottolinea il posto che la credenza negli angeli riveste all’interno della fede cristiana. In particolare, Luca parla di un angelo che rivela a Zaccaria la nascita di Giovanni (1,11-20) e dell’arcangelo Gabriele che comunica a Maria l’incarnazione di Gesù (1,26-38), per poi descrivere gli angeli che proclamano la nascita del Bambino (1,26-38). Gli angeli tornano in forze nel giorno di Pasqua per annunciare la risurrezione di Gesù (Matteo 28,1-8), e in seguito sono testimoni privilegiati dell’ascensione di Gesù al cielo (Atti 1,10).
|| IL CANTO DEGLI ANGELI || (Paoline)
Cos’è l’esercito celeste e come è composto?
La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre. Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori. La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli. I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli armati rivolti verso Dio e così via. Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s. Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.
Lucifero era un angelo?
Sì. Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi. San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui. Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio. La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli. Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia. Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inferno XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli. “Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”
Cosa fanno gli angeli?
La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale. E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.
Quali sono gli attributi degli angeli?
Intelligenza e volontà. L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto di queste due facoltà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.
San Tommaso era un appassionato studioso delle attività degli angeli, tanto da essere soprannominato ‘Doctor Angelicus’. A suo avviso gli angeli custodi hanno il compito di illuminare le nostre immagini, aiutando la nostra intelligenza a farci comprendere la verità.
Approfondì l’opera di Dionigi, scrivendo nella Summa Teologica che la distinzione delle gerarchie angeliche si fonda sulle diverse nature intellettuali degli angeli, sui diversi modi in cui essi sono illuminati dall’Essenza di Dio. Per questo gli angeli superiori hanno una visione delle cose più universale rispetto agli angeli minori, perché apprendono la verità delle cose da Dio stesso, mentre gli angeli della seconda gerarchia le comprendono attraverso le cause universali e quelli della terza dall’applicazione delle cause sugli effetti particolari. In pratica, la prima gerarchia è composta da angeli più vicini e più somiglianti a Dio, in quanto tali capaci di conoscere tutte le cose in un’unica “forma”. Gli angeli della seconda gerarchia conoscono gli effetti divini dal modo in cui essi scaturiscono dalle cause universali e vengono illuminati dalla prima gerarchia. Gli angeli della terza gerarchia ricevono una conoscenza di effetti divini.
Sempre secondo Tommaso, la prima gerarchia (Serafini, Cherubini e Troni) ha un rapporto diretto con Dio grazie al quale può considerare il Fine; la seconda (Dominazioni, Virtù e Potestà) il mezzo, ovvero la disposizione universale delle cose da farsi, l’ordinamento e il governamento del mondo; la terza (Principati, Arcangeli e Angeli) applica le disposizioni agli effetti, cioè esegue l’opera.
Maria Vergine: l’amore e la devozione che ci guidano.
Introduzione
L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento è considerato un momento di grande importanza nella fede cattolica e viene celebrato il 15 agosto di ogni anno come la festa dell’Assunzione. La dottrina dell’Assunzione di Maria è stata ufficialmente proclamata come dogma nel 1950 da papa Pio XII.
La storia dell’Assunzione di Maria Vergine
L’Assunzione di Maria Vergine è un evento di grande importanza nella tradizione cristiana. Secondo la dottrina cattolica, Maria, madre di Gesù, fu assunta in cielo, sia con il corpo che con l’anima, dopo la sua morte. Questo evento è celebrato il 15 agosto di ogni anno come la festa dell’Assunzione.
La storia dell’Assunzione di Maria Vergine ha radici antiche che risalgono ai primi secoli del cristianesimo. Tuttavia, non esistono prove storiche o bibliche dirette che documentino l’evento. La credenza nell’Assunzione di Maria si è sviluppata gradualmente nel corso dei secoli, basandosi su tradizioni orali e scritti apocrifi.
Le prime testimonianze scritte dell’Assunzione di Maria risalgono al V secolo. In quel periodo, l’idea dell’Assunzione era già ampiamente accettata dalla Chiesa. Tuttavia, fu solo nel 1950 che il dogma dell’Assunzione di Maria fu ufficialmente proclamato dal Papa Pio XII. Questa proclamazione confermò l’importanza teologica dell’Assunzione e la sua centralità nella fede cattolica.
Secondo la tradizione, Maria visse una vita santa e senza peccato. Dopo la morte di Gesù, fu assunta in cielo da Dio come ricompensa per la sua fedeltà e devozione. Questo evento è considerato un segno della gloria di Maria e della sua unione con Dio.
L’Assunzione di Maria Vergine ha un significato profondo per i credenti cattolici. Rappresenta la speranza nella vita eterna e la promessa di una vita dopo la morte. Maria è considerata un modello di fede e virtù per i fedeli, e la sua Assunzione è vista come un esempio di come Dio premia coloro che vivono una vita santa.
L’Assunzione di Maria Vergine è anche un momento di gioia e celebrazione per i cattolici. La festa dell’Assunzione è una delle principali feste mariane nel calendario liturgico e viene celebrata con processioni, messe speciali e preghiere. È un momento per riflettere sulla vita di Maria e per chiedere la sua intercessione e protezione.
Nonostante l’importanza e la venerazione dell’Assunzione di Maria nella tradizione cattolica, altre confessioni cristiane hanno opinioni diverse sull’argomento. Alcune chiese protestanti, ad esempio, non accettano l’idea dell’Assunzione di Maria come un dogma di fede. Tuttavia, ci sono anche alcune chiese ortodosse che condividono la credenza nell’Assunzione di Maria.
In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine è un evento di grande importanza nella tradizione cattolica. La sua storia ha radici antiche e si basa su tradizioni orali e scritti apocrifi. L’Assunzione rappresenta la speranza nella vita eterna e la promessa di una vita dopo la morte. È un momento di gioia e celebrazione per i cattolici, che riflettono sulla vita di Maria e chiedono la sua intercessione. Nonostante le diverse opinioni tra le diverse confessioni cristiane, l’Assunzione di Maria rimane un punto centrale nella fede cattolica.
Le diverse interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine
L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento è stato oggetto di diverse interpretazioni teologiche nel corso dei secoli.
Una delle interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine è quella della Chiesa cattolica, che ha proclamato il dogma nel 1950. Secondo questa interpretazione, l’Assunzione di Maria è stata un privilegio speciale concesso da Dio a causa della sua santità e del suo ruolo unico come madre di Gesù. La Chiesa cattolica crede che Maria sia stata assunta in cielo in modo simile a come Gesù è stato assunto dopo la sua risurrezione.
Alcuni teologi cattolici sostengono che l’Assunzione di Maria sia stata un evento fisico, in cui il corpo di Maria è stato trasformato e glorificato in modo simile a quello di Gesù. Altri teologi cattolici interpretano l’Assunzione come un evento spirituale, in cui l’anima di Maria è stata assunta in cielo mentre il suo corpo è rimasto sulla terra.
Al di fuori della Chiesa cattolica, ci sono diverse interpretazioni sull’Assunzione di Maria Vergine. Alcune chiese ortodosse orientali, ad esempio, accettano l’Assunzione di Maria come una verità di fede, ma non hanno definito il dogma come la Chiesa cattolica. Alcuni teologi ortodossi sostengono che l’Assunzione di Maria sia stata un evento spirituale, in cui l’anima di Maria è stata assunta in cielo, ma il suo corpo è rimasto sulla terra.
Alcune chiese protestanti, invece, non accettano l’Assunzione di Maria come una verità di fede. Queste chiese sostengono che non ci sono prove bibliche sufficienti per sostenere l’Assunzione di Maria e che è un’invenzione della tradizione cattolica. Alcuni teologi protestanti interpretano la morte di Maria come un evento normale e sostengono che non ci sono ragioni teologiche per credere che sia stata assunta in cielo.
Nonostante le diverse interpretazioni teologiche sull’Assunzione di Maria Vergine, questo dogma rimane una parte importante della fede cattolica. La Chiesa cattolica considera l’Assunzione di Maria come un segno della sua santità e come un modello per i fedeli. Maria è considerata la madre della Chiesa e la sua Assunzione è vista come un segno della sua partecipazione alla gloria di Cristo.
In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine è stata oggetto di diverse interpretazioni teologiche nel corso dei secoli. Mentre la Chiesa cattolica ha proclamato il dogma dell’Assunzione nel 1950, altre chiese cristiane hanno interpretazioni diverse o non accettano l’Assunzione come una verità di fede. Nonostante queste differenze, l’Assunzione di Maria rimane un elemento centrale della fede cattolica e un segno della sua santità.
La “dormitio Virginis” e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica come dogma di fede l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus: « Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica». La Chiesa ortodossa e la Chiesa apostolica armena celebrano il 15 agosto la festa della Dormizione di Maria.
L’influenza dell’Assunzione di Maria Vergine nella spiritualità cattolica
L’Assunzione di Maria Vergine è un dogma della Chiesa cattolica che afferma che la madre di Gesù, Maria, sia stata assunta in cielo con anima e corpo alla fine della sua vita terrena. Questo evento, che non è menzionato esplicitamente nella Bibbia, ha avuto un’enorme influenza nella spiritualità cattolica.
L’Assunzione di Maria Vergine è stata proclamata come dogma nel 1950 da Papa Pio XII. Questa proclamazione ha confermato ufficialmente ciò che era già una credenza diffusa tra i cattolici. Secondo la dottrina cattolica, Maria è stata assunta in cielo perché era stata preservata dal peccato originale e aveva vissuto una vita di santità esemplare.
L’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un impatto significativo sulla spiritualità cattolica. Innanzitutto, ha rafforzato la venerazione di Maria come madre di Dio e come modello di santità per i fedeli. Maria è considerata la più grande dei santi e la sua assunzione in cielo è vista come un segno della sua speciale vicinanza a Dio.
Inoltre, l’Assunzione di Maria Vergine ha alimentato la devozione mariana tra i cattolici. La preghiera del Rosario, che è una delle preghiere più popolari nella tradizione cattolica, si concentra sulla vita di Gesù attraverso gli occhi di Maria. La credenza nell’Assunzione di Maria Vergine ha rafforzato la convinzione che Maria sia una potente intercessora presso Dio e che possa aiutare i fedeli nelle loro preghiere.
L’Assunzione di Maria Vergine ha anche avuto un impatto sulla liturgia cattolica. La festa dell’Assunzione, che cade il 15 agosto, è una delle principali feste mariane nel calendario liturgico cattolico. Durante questa festa, i fedeli celebrano la vita e l’ascesa di Maria al cielo. La liturgia della festa dell’Assunzione riflette la gioia e la gratitudine dei fedeli per il dono della salvezza attraverso Maria.
Inoltre, l’Assunzione di Maria Vergine ha influenzato l’arte e l’architettura cattolica. Numerose chiese e cattedrali sono state dedicate a Maria Assunta, e molte opere d’arte raffigurano l’Assunzione di Maria. Queste rappresentazioni artistiche hanno contribuito a diffondere la devozione mariana e a ricordare ai fedeli l’importanza di Maria nella loro vita spirituale.
Infine, l’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un impatto sulla teologia cattolica. La dottrina dell’Assunzione ha sollevato importanti questioni teologiche, come la natura del corpo umano e la relazione tra corpo e anima. La Chiesa cattolica ha approfondito la sua comprensione della redenzione e della vita eterna attraverso la riflessione sull’Assunzione di Maria.
In conclusione, l’Assunzione di Maria Vergine ha avuto un’influenza significativa nella spiritualità cattolica. Ha rafforzato la venerazione di Maria come madre di Dio e come modello di santità. Ha alimentato la devozione mariana tra i fedeli e ha influenzato la liturgia, l’arte e l’architettura cattolica. Ha anche sollevato importanti questioni teologiche. L’Assunzione di Maria Vergine continua ad essere una parte centrale della fede cattolica e continua a ispirare i fedeli nella loro ricerca di santità e salvezza.
Le celebrazioni e le tradizioni legate all’Assunzione di Maria Vergine
L’Assunzione di Maria Vergine è una festa religiosa che viene celebrata il 15 agosto di ogni anno. Questa celebrazione è molto importante per la Chiesa cattolica e per molti fedeli in tutto il mondo. Durante questa festa, si commemorano la morte, la resurrezione e l’ascensione di Maria al cielo.
Le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine variano da paese a paese, ma ci sono alcune tradizioni comuni che si svolgono in tutto il mondo. Una delle tradizioni più comuni è la processione. Durante questa processione, i fedeli si riuniscono in chiesa e camminano per le strade circostanti, portando con sé statue di Maria Vergine. Questa processione è un momento di preghiera e riflessione per i fedeli, che si uniscono per onorare la madre di Gesù.
Oltre alle processioni, ci sono anche altre tradizioni che si svolgono durante le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine. Ad esempio, in alcuni paesi, viene organizzata una messa speciale per commemorare questo evento. Durante questa messa, vengono letti passaggi della Bibbia che parlano dell’Assunzione di Maria e vengono recitate preghiere speciali in suo onore.
Un’altra tradizione comune è quella di decorare le chiese e gli altari con fiori e candele. Questo simboleggia la bellezza e la purezza di Maria Vergine. I fedeli portano anche fiori e candele per offrirli come segno di devozione e gratitudine verso Maria.
In alcuni paesi, come l’Italia, l’Assunzione di Maria Vergine è anche un giorno festivo nazionale. Durante questo giorno, molte persone si riuniscono per trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici. Si organizzano picnic all’aperto, si fanno gite fuori porta e si partecipa a eventi culturali e religiosi.
Oltre alle celebrazioni e alle tradizioni, l’Assunzione di Maria Vergine ha anche un significato spirituale profondo per i fedeli. Questa festa rappresenta la fede nella vita eterna e nella salvezza attraverso la grazia di Dio. Maria Vergine è considerata un esempio di fede e devozione, e la sua Assunzione al cielo è vista come un segno di speranza per tutti i credenti.
Durante le celebrazioni dell’Assunzione di Maria Vergine, i fedeli sono incoraggiati a riflettere sulla loro fede e a rinnovare il loro impegno verso Dio. Questa festa offre un momento di pace e di preghiera, in cui i fedeli possono chiedere l’intercessione di Maria e cercare la sua guida spirituale.
In conclusione, le celebrazioni e le tradizioni legate all’Assunzione di Maria Vergine sono un momento di devozione e riflessione per i fedeli cattolici in tutto il mondo. Durante questa festa, i fedeli si riuniscono per onorare Maria Vergine e per rinnovare la loro fede in Dio. Le processioni, le messe speciali e le decorazioni con fiori e candele sono solo alcune delle tradizioni che si svolgono durante questa festa. Ma, al di là delle celebrazioni esterne, l’Assunzione di Maria Vergine rappresenta un momento di profonda spiritualità e di rinnovamento della fede per i credenti.
Conclusione
La conclusione sull’Assunzione di Maria Vergine è che si tratta di una dottrina della Chiesa cattolica che afferma che Maria, madre di Gesù, fu assunta in cielo con anima e corpo dopo la sua morte. Questa dottrina è stata definita come dogma nel 1950 da Papa Pio XII. La festa dell’Assunzione di Maria viene celebrata il 15 agosto ed è considerata una delle principali feste mariane nella tradizione cattolica.